venerdì, dicembre 21, 2012

DAL NOTIZIARIO DI DICEMBRE 2012

IMU: Patrimoniale dei poveri

I meno abbienti sono i più tartassati

 

Il 90 per cento delle famiglie italiane non ce la fa più. Troppo fisco, troppe tasse, troppi balzelli. Ed ora, come ha lasciato chiaramente intendere Monti, ci saranno nuove imposizioni fiscali perché la spesa per la sanità pubblica è divenuta insostenibile. Quindi niente defiscalizzazione di retribuzioni e pensioni, che poi sarebbe la misura minima da prendere per un governo che sia tale, ma nuovi e ormai insostenibili inasprimenti fiscali perché non si sa dove reperire nuove risorse economiche. Eppure, volontà politica permettendo, la soluzione è a portata di mano perché le risorse si possono trovare facilmente: basta far pagare di più chi più ha e più guadagna. In una parola introdurre quella patrimoniale, già in vigore in paesi come Stati Uniti e Francia, per evitare che le tasse ricadano indistintamente in percentuale su ricchi e poveri. Ma Monti, sostenuto com'è da quel variegato e potente mondo della finanza e dell'economia, di patrimoniale non vuole nemmeno sentir parlare.

Eppure in tale direzione qualcosa ha fatto introducendo l'imu sulla prima casa che altro non è che una "patrimoniale dei poveri" dal momento che va a gravare in percentuale su tutta la popolazione e, in particolare, sui cittadini meno abbienti che ovviamente risultano i più penalizzati.

Una tassa l'imu che, tra l'altro, non si giustifica in alcun modo dal momento che non si può ragionevolmente tassare ciò che non produce reddito.

Questo è l'egualitarismo montiano che siamo costretti a subìre almeno fino a dopo le prossime elezioni quando, almeno si spera, qualcuno di buona volontà restituirà al sostantivo uguaglianza il suo reale significato.

f.d.l.

 

 

DAL NOTIZIARIO DI DICEMBRE 2012

I BAMBOCCIONI

Promozione del lavoro e della buona occupazione in funzione dello sviluppo Riduttiva e malevola interpretazione di un drammatico disagio sociale

Una situazione sconvolgente che la politica fa finta di non vedere

 

 

In Italia si intensifica il desiderio di vivere in famiglia o comunque a distanza ravvicinata ai propri genitori oppure ai parenti.

In una parola, come usano dire gli addottorati in materia, "fare comunità".

Questa è almeno l'interpretazione del tutto soggettiva che viene data al fenomeno dagli esponenti politici e propagandata con grande evidenza dai media.

Interpretazione palesemente falsata e interessata dei dati che emergono dal Rapporto Coldiretti-Censis secondo il quale il 31 per cento degli italiani abita con la madre e il 42,3 per cento abita a meno di 30 minuti di distanza dalla sua abitazione.

I giovani italiani, dunque, sarebbero, semplicisticamente, un popolo di mammoni e bamboccioni incapaci di staccarsi dal nucleo familiare originario e quindi di vivere autonomamente la propria esistenza.

Uno squallido inganno questo per mascherare la drammatica situazione in cui versa la maggior parte dei giovani.

Pertanto, invece di considerare, con una venatura piuttosto accentuata di sarcasmo mista a compatimento, mammoni e bamboccioni i giovani e meno giovani che vivono in famiglia, i politici che interpretano in modo poco obiettivo e fuorviante il Rapporto Coldiretti-Censis, abbiano il coraggio di dire come stanno realmente le cose oppure tacciano almeno per pudore pensando alle loro laute e non sempre meritate retribuzioni.

Come si fa, infatti, a far finta di non sapere che il continuare a vivere in famiglia ha motivazioni ben precise che derivano dalla oggettiva impossibilità di operare scelte diverse anche se fortemente desiderate?

Così come stanno oggi le cose si resta mammoni e bamboccioni per forza, perché mancano i presupposti essenziali per potersi affrancare da una simile situazione non certo gradita:

il lavoro, la casa, la totale o sufficiente disponibilità economica. per quanto riguarda il lavoro è il Rapporto dell'ISTAT "noi Italia, 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo" che ci fornisce un quadro assai preciso della situazione.

già nel 2010 in Italia più di due milioni di giovani, pari al 22,1 per cento, ovvero 1 su 5, della popolazione tra i 15 e i 29 anni era fuori dal circuito formativo e lavorativo.

Il numero di disoccupati più elevato dell'Unione Europea dopo la Bulgaria.

Inoltre il 48,5 per cento di costoro era disoccupato da oltre un anno.

Oggi, nel 2012 la situazione è fortemente peggiorata dal momento che il numero dei disoccupati oscilla, a secondo delle Regioni, tra il 31 e il 55 per cento con punte anche dell'80 per cento.

E veniamo al problema abitazioni. il costo medio di una casa di 100 metri quadri, secondo il "Rapporto immobiliare 2012" realizzato dall'agenzia del Territorio con la collaborazione dell'ABI, è di circa 160 mila euro ovvero 1,584 euro al metro quadro.

Il costo per l'acquisto richiede un mutuo di circa 700 euro al mese per 23 anni.

Somma questa inavvicinabile per un disoccupato ma anche quasi impossibile per un lavoratore dipendente sia pubblico che privato la cui retribuzione oscilla tre i 900 e i 1.200 euro mensili. né potrebbe essere diversamente se si considera, tra l'altro, che i salari e gli stipendi dei lavoratori italiani hanno subìto un deleterio blocco pluriennale mentre, contestualmente, il loro potere d'acquisto è stato falcidiato da inflazione e tasse.

per quanto riguarda l'inflazione bisogna considerare quella reale ovvero percepita dalla popolazione che va valutata intorno al 7/8 per cento annuo mentre per l'imposizione fiscale sugli stipendi, un quadro preciso ce lo fornisce l'Ocse.

L'Italia sulla retribuzione media di un lavoratore single senza figli applica un prelievo del 46,9 per cento. Quasi un primato europeo che costringe il lavoratore a ricorrere a mille espedienti per sopravvivere.

Da questo quadro decisamente poco confortante, sempre secondo il citato "Rapporto ISTAT", scaturisce anche la difficoltà delle famiglie nel dover sostenere il peso di disoccupati, sottopagati e super tassati.

E non è che le famiglie abbiano grandi disponibilità economiche. bisogna infatti considerare che in Italia si contano 8,3 milioni di individui poveri, il 13 per cento della popolazione residente. La povertà totale colpisce il 4,6 per cento delle famiglie per un totale di 3,1 milioni di poverissimi, completamente indigenti.

il 58 per cento delle famiglie italiane, poi, ha un reddito inferiore all'importo medio annuo necessario per condurre una vita dignitosa.

E nel 2012 la situazione generale si è ancor più aggravata per il cumulo di tasse, imposte e balzelli vari di cui la popolazione è stata gratificata dal governo Monti.

Su tutto l'imposizione dell'imu sulla prima casa e l'aumento spropositato delle accise sulla benzina nonché la necessità di provvedere in qualche modo ai mammoni e ai bamboccioni che taluni vorrebbero identificare come i parassiti della società e che per vivere devono necessariamente cercare aiuto in ambito familiare.

Così sono aumentati vertiginosamente i casi di famiglie una volta benestanti che hanno varcato o si accingono a farlo la soglia fatidica della povertà tant'è che, dopo aver esaurito i modesti risparmi e venduti gli ori di casa, per il 36 per cento hanno già ridotto drasticamente anche i consumi di prodotti alimentari essenziali nonché i controlli e le cure per la salute.

Questa la realtà dei fatti. Situazione dunque tragica in cui versa la maggior parte della popolazione italiana nella quale si agitano disperatamente i mammoni e i bamboccioni cercando di sopravvivere in attesa che la politica faccia ciò per cui è deputata.

Ma la politica fino ad ora ha solo elargito sterili promesse di una fantomatica crescita.

Eppure molto ci sarebbe da fare: creare posti di lavoro incoraggiando le assunzioni attraverso la defiscalizzazione degli oneri contributivi, diminuire l'imposizione fiscale sulle retribuzioni, rivitalizzare il piano-Casa dandogli concreta attuazione, fornire alle famiglie aiuti concreti attraverso una diminuzione generalizzata delle imposte.

Solo così si potrà recuperare il potere d'acquisto perduto, rivitalizzare l'intera economia, consentire al paese di riprendere il cammino interrotto dalla grande crisi.

Se la politica farà il suo dovere finalmente mammoni e bamboccioni cesseranno di essere tali anche nell'immaginario politico e troveranno quella tanto agognata strada del riscatto sociale.

Federico De Lella

DAL NOTIZIARIO DI DICEMBRE 2012

UN ANNO DI ATTIVITÀ SINDACALE DELLA CONFSAL-UNSA

ORGANIZZARE LA CATEGORIA PER LA DIFESA DEL SALARIO E DEL LAVORO STATALE

 

È con vero piacere che cedo questo mio spazio a Massimo Battaglia, Segretario Generale della Federazione Confsal Unsa a testimonianza del suo impegno nel guidare la nostra Federazione verso più ambite mete e nuove aspirazioni di crescita sindacale nel nostro comparto.

 

2011-2012 UN ANNO DI  attività SINDACALE

Cari Segretari,

si sta per concludere un intenso anno di attività sindacale, che ci ha visti protagonisti su più fronti a tutela dei lavoratori pubblici, sempre più spesso colpiti da misure politiche ed economiche di estrema durezza.

L'anno scorso, proprio in questo periodo, siamo scesi in piazza con uno sciopero generale contro la riforma delle pensioni che ha allungato di molto l'età lavorativa, penalizzando in particolar modo chi era già ad un passo dalla pensione. Nel 2012 si sono susseguiti interventi di riforma, a carattere sempre costrittivo, mai concertativo, con cui si sono aperti scenari ancor più foschi per i dipendenti pubblici.

Mi riferisco specialmente al modo in cui è stata realizzata la famosa "spending review", che dal nostro punto di vista si è dimostrata un'altra enorme occasione persa per risanare questo Paese dalle fondamenta.

Infatti, al posto di una seria rimodulazione della spesa pubblica e di una sua razionalizzazione, si è preferito ancora una volta colpire il dipendente pubblico, anzi per essere precisi il "ministeria-le", prevedendo tagli degli organici, esuberi, processi di mobilità ed eventuale cassa integrazione per due anni seguita dal licenziamento. Un iter agghiacciante contro il quale ci siamo mossi con tutti i mezzi a nostra disposizione, come testimoniano le molte iniziative in piazza che abbiamo realizzato, a giugno, a luglio e a novembre, passando per un altro sciopero generale nel settembre scorso.

Parallelamente a questa mobilitazione, la Federazione Confsal-Unsa si è resa protagonista nel porre a livello nazionale, da sola, la questione dello sblocco delle retribuzioni nel pubblico impiego.

Abbiamo raccolto decine di migliaia di firme negli uffici ministeriali di tutta Italia il 22 ottobre scorso. Abbiamo manifestato a Roma il 10 novembre in piazza Santi Apostoli, dando vita ad un eccezionale "Stipendio Day". Abbiamo contattato i gruppi parlamentari consegnando loro le firme raccolte, sottoponendo al questione anche al Presidente del Consiglio dei Ministri. Tutto ciò per chiedere la riapertura dei contratti di lavoro scaduti al 31 dicembre 2009 e lo sblocco della dinamica retributiva, poiché oggi lo stipendio di un lavoratore pubblico medio è totalmente inadeguato per poter garantire a sé e alla propria famiglia una vita al riparo dall'incertezza e dall'indigenza.

Il tema dello stipendio è fondamentale, perché è legato alla possibilità di milioni di famiglie di sopravvivere. Per questo, al fine di continuare a porre l'attenzione della classe politica su tale questione cruciale, a gennaio saremo a Reggio Calabria per la prima delle manifestazioni locali legate allo "Stipendio Day" per rivendicare proprio lo sblocco dello stipendio e per affermare, anche ai partiti impegnati nella campagna elettorale, che i veri risparmi sistemici per stabilizzare il nostro Paese non vanno fatti sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie.

Nel ringraziare ognuno di voi per l'impegno dimostrato in quest'anno, grazie al quale abbiamo ottenuto un risultato straordinario in termini di rappresentatività sindacale certificata dall'Aran, Vi sprono a fare ancora di più con rinnovata passione nel 2013, perché questa Federazione ha bisogno di ciascuno di Voi.

Vi auguro serene feste, in compagnia dei vostri cari.(Massimo Battaglia)

 

Va raccolto l'appello di Massimo Battaglia, che con slancio e passione ha improntato la sua azione sindacale al servizio della Federazione, affinché quest'ultima, possa espandersi e svilupparsi in maniera capillare su tutto il territorio nazionale.

A questo proposito è importante ora, che vengano salvaguardati i livelli retributivi riequilibrandoli al potere di acquisto con l'effettivo  sblocco dei contratti, solo così il Paese può far girare la propria economia e contare su una fase di crescita, stabilità e di serenità politica. Occorre una nuova forza motivante perché si sprigioni ed operi la volontà collettiva. Occorre coraggio civile e sguardo rivolto verso il futuro.

Giuseppe Urbino

DAL NOTIZIARIO DI DICEMBRE 2012

Natale in crisi…o crisi del Natale?

 

Ecco che siamo nella fiaba de "La piccola fiammiferaia". Ma sì, proprio quella,la conoscete, spero… Ah no, è la vita reale. Come nella fiaba però, le persone, gli italiani,accendono ancora una volta un fiammifero, forse l'ultimo, 'sta volta. Sarà vero che la speranza è l'ultima a morire, forse proprio per questo siamo ancora qui, l'Italia non vuole morire. E adesso, cosa dire, per strada le luci, il solito albero di Natale a piazza Venezia e i soliti film Natalizi in tv. Per i più piccini, ignari, nulla cambia, Babbo Natale c'è sempre, per loro. Ma gli adulti, loro, che fine fanno? Apparentemente un Natale come gli altri, ma la crisi, si ripercuote sugli italiani? La mia risposta, forse errata, è sì, cambia quotidianamente le vite di ciascuno. Le vetrine addobbate, il freddo gelido, Natale incombe….ma gli italiani lo sentono? Questo è un Natale triste, i negozi vuoti, i regali ridimensionati, le tavole meno imbandite del solito, il freddo esterno tocca anche gli animi. C'è anche chi si precipita nei negozi con gli ultimi guadagni, perché, essendo senza soldi, si illude di averne spendendo di più. C'è chi scende in piazza e lotta, senza essere ascoltato, per i propri diritti, e non ha tempo per queste "formalità" che un tempo erano la gioia del Natale. Credo che gli italiani stiano facendo molto, anche troppo forse, per la nostra Cara Italia, come uccidere un popolo che vuole vivere? Beh, ci stanno riuscendo bene, tasse su tasse, diritti guadagnati dopo anni di protesta, ora negati, stipendi sempre più bassi e costi sempre più alti, tagli a istruzione e sanità. Cosa resta? Quel solo, ultimo barlume di speranza. Forse è l'unico modo per rialzarci, questo, eppure, perchè fingere un Natale felice, quando non lo è? Come può esserlo per quelle persone che affollano la Caritas, e via, non parlo di immigrati clandestini o chissà quali sventurati, ma di italiani rispettabili che hanno perso il lavoro, o non l'hanno mai trovato. Come fingere una solidarietà che non esiste, stando in casa, in famiglia, a pregare un qualsiasi Dio mentre la gente si suicida per disperazione o muore di freddo, di fame, di solitudine. La gente sola in casa, senza lavoro e con un affitto troppo alto; persone, lavoratori con stipendi esigui e miseri e una famiglia alle spalle…come passeranno questo Natale 2012? Ma si, ci si adatta, direte voi, ma adattarsi non è essere felici, è solo fingere di esserlo. Come non essere colti dai sensi di rimorso per il proprio vicino, e per quelli come lui, che riempiono le prigioni italiane con la sola colpa di aver rubato per sfamare la famiglia o di non aver pagato tasse troppo alte? Mi chiedo, è così che vanno riempite le prigioni, sono loro che meritano di finirci dentro? Eppure c'è chi non compatisce queste persone, non per cattiveria, forse perchè è già troppo occupato ad arrivare a fine mese, allora preferisce vivere la giornata. C'è chi, torturato dai fantasmi del passato, non vive nel presente ma spera nel futuro; chi preferisce comprarsi un Panettone, far l'albero e non pensarci, almeno per un giorno all'anno. Come biasimarli? Ancora alcuni si scambiano regali come gesti di solidarietà…il gesto c'è, ma la solidarietà…? Forse il regalo più bello per l'Italia sarebbe riportare il sorriso, quello che caratterizza il nostro popolo, sul volto dei giovani,degli italiani, senza distinzione di ceto sociale o religione o altro. Eppure, siamo spenti, sarebbe meglio, allora, spegnere qualche luce per strada e accendere qualche animo. Avete presente, anche per chi non crede, quel qualcosa di magico che porta il Natale? Per alcuni sarà solo una vacanza piena di doni, ma è una festa non solo religiosa,anche simbolica,tutti (o quasi) sono più buoni, a Natale. Penso che per essere più buoni non servano luci e regali,solo un bel viaggio introspettivo, perché, come suggerisce Dickens, è questo, per me, il simbolo del Natale, un appuntamento al buio con la propria coscienza. Ecco che ancora c'è chi festeggia felice e illuso, fa come la bella addormentata, è lì che dorme e attende un cambiamento, senza agire, imitando falsi idoli. Ma si, in fondo, cos'è l'italiano senza la pizza e la mafia, senza le notizie censurate e adattate secondo la richiesta…? Meglio vivere in modo sereno, seppur limitato e senza libertà, dicono. Ma chi ci dovrebbe rappresentare non lo fa più, e visto che a Natale si è tutti più buoni, e visto che noi l'IMU la paghiamo e non poco, perché i nostri rappresentanti non ci invitano a casa loro (perdono,nelle case) e ci offrono un bel banchetto natalizio, così, come augurio per un anno nuovo e, speriamo,migliore? La verità è che il Natale ora è solo una delle tante feste capitaliste, creata per il consumo, come tutto del resto, e la crisi è ormai diventata quasi abitudine. Forse agli italiani manca la volontà, o la fiducia. Quindi cosa dire, pongo fine alle mie considerazioni e vi lascio riflettere, spero di non avervi annoiati troppo. Ma sì, un bel bicchiere di vino, o birra o quello che volete e passa tutto,anche le brutte notizie, i tristi ricordi, per poi tornare, il giorno dopo, di fronte alla realtà. Buon Natale Italia (e italiani)!

Ylenia Urbino

DAL NOTIZIARIO DI DICEMBRE 2012

FIRENZE: Galleria degli Uffizi: Chiusura di alcune sale della Galleria dovuta ad incerta gestione – Richiesta di intervento e Vigilanza

 

La Confsal-Unsa Beni Culturali è intervenuta presso il Ministro Ornaghi, il Segretario Generale Recchia, il Direttore Generale OAGIP Guarany, il Direttore Generale per il Paesaggio, le Belle arti, l'Architettura e l'Arte contemporanee Ragni, in merito alla Chiusura di alcune sale della Galleria degli Uffizi.

Infatti, come riportato da alcuni articoli di stampa dei locali quotidiani di domenica 9 dicembre e giorni seguenti (vedasi Rassegna stampa Ministero), si apprende di un continuo balenare di chiusura delle nuove sale espositive comunemente dette " Blu" presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, dovuta, una volta a malfunzionamento dell'impianto di condizionamento, un'altra volta a momentanea e/o errata manutenzione degli impianti, altra volta per mancanza di personale imputabile ad "indifferenza" del Ministero, e altro.

Oggi, invece, si comunica che è stata trovata una soluzione e pertanto dette "Sale blu" da domani verranno riaperte al pubblico con affermazioni  concitanti...

Sulla scorta di quanto da noi evidenziato, ci si chiede se sia il caso che le SS.LL. non possano disporre la possibilità di una immediata e concreta visita ispettiva volta ad accertare quanto di anomalo risulta nella gestione delle aperture che da questi continui ripensamenti comunicati alla stampa senza alcuna presa di posizione del Dirigente titolare, certo non facilitano il ruolo e l'immagine del Ministero che in simili circostanze, comunque, è sempre stato presente ed attento alle reali necessità richieste dal Polo Museale Fiorentino.

Anche per questo il Sottosegretario ai Beni Culturali, Roberto Cecchi (ex segretario generale mibac), ha preso posizione con la seguente dichiarazione stampa:

 

Cecchi su chiusura "Sale Blu".Problemi DI personale - AVVIO ALLE VERIFICHE

 

14 dicembre (ANSA) Alla Galleria degli Uffizi di Firenze ''certamente dei problemi di personale ci sono; bisognerà verificare''. Lo ha detto oggi, a margine di un'iniziativa a Firenze, il sottosegretario al Mibac Roberto Cecchi, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano della chiusura delle 'sale blu' del museo avvenuta nei giorni scorsi. Gli spazi, inizialmente resi inaccessibili al pubblico per consentire lo svolgimento di alcuni lavori, lo erano poi rimasti per un giorno anche a lavori finiti, per 'carenza del personale necessario alla loro vigilanza', aveva spiegato il direttore degli Uffizi Antonio Natali. Sul punto, Cecchi ha oggi tenuto a precisare che ''in Galleria, negli ultimi sei mesi sono stati inviati diversi custodi, circa 30 persone''. Quanto ai problemi causa della chiusura delle sale ha aggiunto che ''si spiegherà tutto; verificheremo''.

Inoltre, riportiamo quanto  il Coordinamento Nazionale ha diffuso tramite l'Agenzia stampa dell'Ansa in un proprio comunicato:

 

Confsal-Unsa, manca chiarezza sulla gesiotne deLle Sale blu degli uffizi

 

11 dicembre (ANSA) ''Sale chiuse, aperte, poi chiuse, poi di nuovo aperte: il direttore Natali ci faccia sapere una volta per tutte cosa vuole fare, con gli spazi degli Uffizi...'' Così il sindacalista della sigla Confsal Unsa, Learco Nencetti, commenta oggi la riapertura delle sale blu della celebre galleria fiorentina. ''A Natali - insiste Nencetti - chiediamo spiegazioni: se a monte di questo valzer di annunci sulla riapertura delle sale c'e' un problema di personale ne deve parlare con noi. Se invece c'e' un problema di gestione, allora forse dovrebbe occuparsi di piu' della Galleria''. Sulla questione Nencetti ha tra l'altro inviato una lettera al Mibac per chiedere una ''immediata e concreta visita ispettiva volta ad accertare quanto di anomalo risulta nella gestione delle aperture, comunicate con continui ripensamenti comunicati alla stampa''.

Learco Nencetti