giovedì, gennaio 31, 2013

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 83/12 DEL MESE DI GENNAIO

Consiglio Generale della Federazione del 29.01.2013

Mozione conclusiva

 

Il giorno 29.01.2013, presso la sala Centro Congressi Cavour, si è tenuto il Consiglio Generale della Federazione Confsal-Unsa dove ha visto la partecipazione dei vari componenti a livello nazionale e si è concluso con la seguente mozione.

 

 

MOZIONE CONCLUSIVA

«Il Consiglio Generale della Federazione Confsal-Unsa, riunito in Roma, presso il Centro Congressi Cavour,

UDITA la relazione del Segretario Generale e dopo un approfondito dibattito l'approva.

Il Consiglio Generale CONDIVIDE la linea politica intrapresa dalla Federazione Confsal-Unsa volta a ottenere l'immediato sblocco degli stipendi pubblici e l'apertura delle trattative per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego;

IMPEGNA la Segreteria generale a raccogliere le proposte dei coordinamenti per la realizzazione di un'agenda politico-sindacale da sottoporre a tutte le forze politiche e al nuovo governo che si costituirà subito dopo le elezioni;

REITERA la rivendicazione di una pronta politica di detassazione volta ad intervenire positivamente sul potere di acquisto degli stipendi

CHIEDE al nuovo governo di prendere immediate misure volte recuperare le risorse finanziarie utili al rinnovo dei contratti; a tale fine

SUGGERISCE la vendita selettiva del patrimonio immobiliare statale valutato in oltre 320 miliardi di euro

INVITA a effettuare decisi risparmi sull'acquisto di armamenti quali aerei e sommergibili militari

RECLAMA una reale lotta all'evasione fiscale

PRETENDE un'interruzione immediata dell'utilizzo delle risorse pubbliche indirizzate a coprire la mala gestione degli istituti di credito

RITIENE necessaria l'abolizione dell'IMU sulla prima casa quale misura volta ad assicurare l'equità sociale

CHIEDE l'impegno del governo per evitare ogni tipo di discriminazione, anche razziale, dei lavoratori impiegati nella struttura diplomatico-consolare italiana

ASSICURA pieno sostegno alla Segreteria generale per la realizzazione delle iniziative necessarie volte a esprimere la voce dei lavoratori alla classe politica

PLAUDE alla creazione dell'Unsa TV quale nuovo canale di comunicazione diretta con gli iscritti e i lavoratori,

ACCOGLIE CON ENTUSIASMO la proposta del segretario generale di realizzare un Centro studi della Federazione Confsal-Unsa intitolato all'ex segretario generale "Renato Plaja"»

Massimo Battaglia

 

 

Consiglio generale della Federazione del 29.01.2013

Proposte del Coordinamento Nazionale Beni Culturali

 

Con riferimento a quanto emerso nella riunione del Consiglio Generale del 29.01.2013, relativamente alla richiesta di almeno due problematiche per ciascun Dicastero rappresentato tramite il relativo coordinamento nazionale, il Coordinamento Nazionale Beni Culturali ritiene necessario evidenziare quanto segue:

- Mancato rinnovo dei comandi presso il MiBAC a causa della Spending Review, che comporta inevitabilmente la sottrazione di professionalità competenti che potrebbero garantire al meglio la valorizzazione e tutela del patrimonio storico, artistico e culturale in genere italiano;

- Necessità della soppressione di Enti controllati dal Mibac, (Ales, Arcus, e quant'altro), veri e propri carrozzoni e palla al piede della società, utili solo a dare poltrone e distribuire soldi ed incarichi, Naturalmente questo deve avvenire salvaguardando il posto di lavoro dei dipendenti.

Si potrebbe aggiungere anche un ulteriore punto, riguardante i processi di riqualificazione del personale del MiBAC che hanno coinvolto migliaia di dipendenti e sottratto alle casse dello Stato fior di soldi per la loro realizzazione senza però concretizzare le legittime aspettative dei dipendenti che, al di là dei pochi vincitori, si trovano ora nel limbo di una graduatoria che non si è ancora capito se mai sarà utile e quando visto che la Funzione Pubblica non ne vuole sapere dello scorrimento.

Così come già proposto in sede di Consiglio Generale, si ritiene utile dare il nostro contributo circa le modalità delle azioni politiche da intraprendere, rinnovando il suggerimento di un coinvolgimento di esponenti politici candidati alle elezioni di febbraio affinché si impegnino sin d'ora, anche eventualmente in modo formale, a portare avanti le nostre rivendicazioni una volta eletti. A tal fine potrebbe essere utile organizzare un apposito convegno, preferibilmente a Roma e prima delle elezioni, dove invitare esponenti dei diversi schieramenti e chiedere pubblicamente tale impegno. Il passo successivo dovrà essere, a nostro avviso, quello di monitorare costantemente il lavoro dei parlamentari che si sono impegnati in tal senso anche eventualmente attraverso la creazione di una commissione politica della Federazione.

Stefano Innocentini

 

 

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 83/12 DEL MESE DI GENNAIO

BASTA AI TAGLI INDISCRIMINATI NEL PUBBLICO IMPIEGO E SI' AL RINNOVO DEL CONTRATTO !!!

 

Tagli, tagli, tagli. Ecco l'eredità che ci lascia il Governo Monti riguardo al Pubblico Impiego. Con un temine inglese, quasi impronunciabile "Spending review" , che poi altro non sarebbe che la revisione della spesa pubblica, si sta giustificando quanto di peggio un Governo di presunti tecnici ha potuto escogitare.

Siamo stati sempre dell'idea, e lo ribadiamo anche in questa sede, che un Governo di veri tecnici avrebbe dovuto agire diversamente, soprattutto nei confronti delle fasce più deboli della popolazione tra le quali ormai possiamo annoverare anche i pubblici dipendenti.

Si poteva agire con riduzioni della spesa, come ad esempio quella sugli armamenti, e anche con la vendita del patrimonio immobiliare dello Stato, per non parlare della riduzione degli scandalosi privilegi economici della "Casta".

Gli economisti, quelli veri, sono concordi nell'affermare che aumentare la pressione fiscale e agire come ha il Prof. Monti nei confronti del Pubblico Impiego,  porta inevitabilmente ad una fase di recessione.

Gli stipendi sono fermi, l'occupazione è bloccata, le pensioni sono un miraggio.

Viene da dire: "povera Italia" e poveri noi che siamo passati dal Bunga Bunga di Berlusconiana memoria alle grinfie di qualcuno che doveva agire come asettico tecnocrate ed invece ha svelato il suo vero volto di ambizioso politico che partecipa persino alla ormai imminente campagna elettorale in qualità di leader di un movimento che porta il suo nome.

Tornando ai tagli nel Pubblico Impiego, è notizia recente che sono stati firmati i tre decreti che aprono la strada alla riduzione delle piante organiche in 76 amministrazioni centrali dello Stato. In poche parole, sono coinvolti 9 ministeri (tra i quali anche il MiBAC), 21 enti di ricerca, 20 enti pubblici non economici, 24 Enti Parco, Inps ed Enac.

La "cura dimagrante" comporterà 7.576 esuberi complessivi (tra Dirigenti e personale non dirigenziale) e a questo "grazioso regalo" del Governo tecnico si aggiunge il blocco dei salari e del turnover. Anche il 2013, pertanto, sarà un anno di sacrifici per noi dipendenti pubblici che ci vedremo applicare quanto previsto dalla normativa sulla "Spending review" ovvero, sintetizzando:

pensionamento ordinario;

prepensionamento;

mobilità volontaria;

part-time;

messa in disponibilità (con l'80% della retribuzione per due anni e che può concludersi anche con il licenziamento).

Leggendo alcuni quotidiani, colpisce come tali notizie vengono accuratamente riportate ma con la precisazione che i pubblici dipendenti non si devono allarmare poiché tanto si tratta di misure estreme che verranno successivamente concordate con le Organizzazioni Sindacali.

E' un po' come dire che è scoppiata la guerra, dobbiamo andare al fronte ma tanto non si farà male nessuno, è solo un gioco.

La realtà è che dobbiamo lottare per far cambiare queste normative vessatorie che fanno seguito ad un clima intimidatorio e diffamatorio che va avanti da anni ed ha visto il suo culmine con le lotte anti pubblico impiego e anti pubblici dipendenti (definiti addirittura fannulloni), dell'ex Ministro Renato Brunetta.

E' su questo che dobbiamo riflettere e su questo la nostra Federazione CONFSAL-UNSA sta già lavorando con la predisposizione di un'agenda politica da sottoporre alle forze politiche affinché si impegnino a lavorare per il rinnovo dei contratti, per una più equa tassazione e si definisca una volta per tutte quale Pubblica Amministrazione vogliamo (che non è certo quella definita da Brunetta o dei tagli del Governo attuale).

Per quanto riguarda il nostro Dicastero, il MiBAC, proprio a seguito dei tagli dovuto alla "Spending review" l'attività di tutela del patrimonio storico, artistico e culturale in genere sta collassando a seguito di una pessima gestione del nostro perennemente assente Ministro Ornaghi che ci sta facendo rimpiangere persino Bondi o Galan (ed è dire tutto).

Perché non tagliare le consulenze? Oppure chiudere definitivamente le Società controllate dal Ministero, salvaguardando naturalmente il posto di lavoro dei dipendenti?

Si preferisce invece bloccare il rinnovo dei comandi, privando il MiBAC della preziosa collaborazione di tanti lavoratori esperti che hanno sempre dato il loro prezioso contributo.

Giuseppe Urbino

 

 

 

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ASSOCIAZIONE DEI LETTORI DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE DI FIRENZE

RESOCONTO INCONTRO DEL 9 GENNAIO TRA RAPPRESENTANTI

DIRETTIVO ASSOLETTORI E DIREZIONE BNCF

 

Oggi io, Natalia ed Eric Nicholson abbiamo incontrato la direttrice.

L'incontro si è svolto nel modo consueto: la direttrice ha risposto punto per punto alla nostra lettera parlando per un'ora e mezza senza fermarsi e senza lasciare spazio ad un colloquio o ad un confronto. Riporto intanto le considerazioni su i punti che mi stanno più a cuore:

Bilancio: La direttrice ha detto che i bilancio sono pubblicati sui siti del Mibac, del MEF e della Ragioneria generale dello Stato. Ho provato a controllare e finora non sono riuscito a trovare nulla. Invito tutti voi a fare altrettanto.

Dubito che su tali siti si trovi un bilancio della BNCF; al limite ci saranno gli assegnamenti di fondi fatti dallo Stato alla Biblioteca. Ad ogni modo mi pare evidente che non c'è nessuna trasparenza nel rimandare agli oscuri documenti generali di contabilità dello Stato: gli utenti (che sono utenti e non giornalisti di Report) dovrebbero essere in grado di controllare un bilancio accurato con tutte le dovute voci sul sito della Biblioteca stessa.

Ho chiesto pertanto alla direttrice se sia possibile pubblicare sul sito della Biblioteca le singole voci riguardanti la BNCF tratte dai suddetti bilanci generali. La direttrice mi ha risposto vivacemente di essere tenuta a rispettare la legge e che tale richiesta andava assolutamente contro la legge, ci ha quindi invitato a rispettare la legge (visto che siamo delinquenti) e ad informarci sul diritto amministrativo.

Guarda la coincidenza: proprio oggi mi è arrivata la risposta ad una lettera inviata tempo fa al Difensore Civico in cui chiedevo notizie sui dati che la BNCF è tenuta a pubblicare. Ve la metto in calce.

Segnalo qui che l'a. 11 del d.lgs. 150/2009 prevede che vi sia trasparenza come "accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell'attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità."

2) Armadietti: è stata accantonata la nostra proposta di sponsorizzazione tecnica perché incompatibile con la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro (e qui la direttrice, amante del diritto amministrativo, ha tirato in ballo il d.lgs 81/2008). Natalia ha giustamente ricordato come i genitori tinteggino le aule nelle scuole pubbliche. La direttrice ha risposto che i presidi che accordano tali permessi sono anch'essi dei fuorilegge.

No comment: mi limito a stupirmi di come non violi invece la sicurezza organizzare nella Biblioteca una festa notturna con 750 invitati.

Adoperare dei cacciavitini nel vestibolo, questo sì che è pericolosissimo!

Ma sono rimasto assai più perplesso dei seguenti cambiamenti che la direttrice ha annunciato:

-Al posto del banco centrale nel vestibolo con gli armadietti più grandi sarà allestita una postazione in cui verranno date le chiavi degli armadietti e ritirati i documenti.

La direttrice si è pure premurata di stilare un elenco, preso dal sito dei Carabinieri, dei documenti validi che possono essere dati per ottenere la chiave.

La domanda è: Dovremo portarci tutti una carta di identità per l'armadietto ed un passaporto per i libri in deposito?

Mi pare una pretesa quantomeno irragionevole, visto che molte persone non hanno neppure il passaporto.

-L'orario della campana di chiusura sarà anticipato alle 18.15 onde evitare code.

Mi pare assurdo; se si anticipasse di mezz'ora la campana si formerebbero paradossalmente più code di quanto non ce ne sarebbero lasciando la campana alle 18.45.

E' infatti sotto gli occhi di tutti che, normalmente, gli utenti defluiscono tra le 17.45 e le 18.30 e che alle 18.45 nelle sale rimangono poche persone, mentre alle 18.15 gli utenti ancora presenti in biblioteca sono ben numerosi.

Con tale provvedimento si avrebbe il doppio danno di una chiusura anticipata e di file assai più lunghe.

Credo che in merito a questa assurdità dovremmo far sentire la nostra voce.

Non sono riuscito a fare queste ultime importanti osservazioni in quanto il clima concitato e l'impostazione dell'incontro non hanno permesso un confronto sereno (erano presenti anche tutte le RSU).

Si è parlato a lungo anche della digitalizzazione di Google e del sistema internet wireless, ma adesso debbo salutarvi.

A presto, Edoardo Caterina

Ringrazio Edoardo dell'eccellente resoconto cui aggiungo solo alcune notazioni:

Ci siamo recati a questo incontro dietro invito della direttrice. I punti all'odg erano solamente due: digitalizzazione e sistemazione degli armadietti in guardaroba.

In effetti, all'incontro hanno presenziato un numero consistente di lavoratori BNCF, e piuttosto che procedere alla discussione dei punti all' odg, la direttrice ha risposto alla lettera da noi inviata alle lavoratrici e ai lavoratori BNCF e alle rappresentanze sindacali.

2) Quello che ho trovato indecoroso è stata l'affermazione (nemmeno troppo velatamente minatoria) della direttrice che in futuro, coloro che scatteranno foto in biblioteca saranno denunciati (è necessaria un'autorizzazione).

Dunque il problema non è tanto che piova in biblioteca o che una rampa di scale venga chiusa per un mese, quanto scattare foto che documentino l'ordinario, quotidiano stato di incuria e degrado della biblioteca.

Credo che questo atteggiamento - questo sì - vada denunciato pubblicamente.

3) La direttrice ha commentato la nostra affermazione riguardo ai "piani ambiziosi" della biblioteca (emeroteca nazionale, grandi progetti che investono sia le caserme Curtatone che la Manifattura tabacchi) dicendo che è "offensi-va".

Ovviamente - e Repubblica lo riportava con chiarezza - mi riferivo al fatto che, a fronte di quei progetti, fino a giugno non c'erano i fondi nemmeno per pagare gli 80 euro di abbonamento al taxi per il trasporto dei periodici dal magazzino al Forte Belvedere alla sala periodici in BNCF.

E sorvoliamo sul tetto che fa acqua, le sedie che ci siamo dovuti riparare, le sale gelide perché il riscaldamento costa troppo, o le sale di lettura torride d'estate perché i condizionatori non funzionano e non possono essere sostituiti per mancanza di fondi, etc.

Aggiungerei che, potendo nutrire progetti ambiziosi, e avendo le risorse per farvi fronte, non si capisce perché non si adotti in guardaroba una soluzione seria e duratura quale la predisposizione di (solidi) armadietti a combinazione (non come quelli scadenti che c'erano una decina d'anni fa).

4) Riguardo alla futura sistemazione del guardaroba, non solo verrà adottato il sistema chiave-in cambio del documento, ma la direttrice ha chiarito che ogni qual volta si uscirà dalla biblioteca - anche solo per un caffè -sarà necessario liberare l'armadietto.

Devo dire che ho trovato che la riunione e il tono usato dalla direttrice allontanino la prospettiva di una collaborazione e di un dialogo tra noi e la direzione. Registro che la notizia (che già circola) che anche per uscite temporanee dalla biblioteca si debba ogni volta ripetere la trafila armadietto documento, sta provocando molto malumore tra gli utenti.

Come ha commentato Leonardo Cappelletti (un utente) in BNCF la regola sembra essere "più disservizi, più obblighi".

Grazie e a presto, Natalia

a cura di Edoardo Caterina— (FACEBOOK)

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NUOVE TASSE:

La "crescita" di Monti: un paradossale raggiro Penalizzata la parte più debole del Paese

 

Oltre un anno fa, all'atto di assumere la guida del governo, Mario Monti, chiamato da tutte le forze politiche con il compito specifico di salvare il paese dalla bancarotta, delineò sinteticamente le linee del suo programma riconducibili a due punti essenziali: rigore e crescita. programma a cui si è attenuto puntualmente dimostrando grande professionalità anche se con qualche variazione interpretativa personalissima e decisamente discutibile. Infatti per quanto riguarda il rigore non c'è certamente da lamentarsi.

Ha tassato tutto il tassabile e anche di più dal momento che la pressione fiscale è salita mediamente nel 2012 al 44,3 per cento e nel gennaio 2013 è già schizzata al 45,3 per cento con conseguenze assai prevedibili dal momento che già ora l'inflazione per quanto concerne il carrello della spesa ha toccato ufficialmente il 4,3 per cento ma quella percepita è assai più elevata. Le previsioni per il futuro, pertanto sono semplicemente drammatiche. Direttamente o indirettamente hanno pagato e pagheranno tutti: dai lavoratori dipendenti, ai pensionati, alle casalinghe, ai terremotati e quant'altro. Analogo discorso si può fare per la crescita perché è oggettivamente indiscutibile che siano cresciuti i poveri dal momento che oltre il 30 per cento degli italiani è indigente o vicino alla soglia di povertà mentre il 60 per cento degli stessi fa fatica a tirare avanti tant'è che ha alienato risparmi e ori di famiglia, è cresciuto il numero delle aziende costrette a chiudere, oltre 150 mila nel 2012 e le chiusure si stanno intensificando al ritmo di 200 al giorno, sono cresciuti in maniera esponenziale i disoccupati dei quali oltre un milione è under 35, è cresciuto il numero di coloro che impoveriti oltre misura e privi dell'ombrello del welfare in ben nove milioni rinviano le spese sanitarie, sono cresciuti i malati in cerca di un posto letto che la soppressione di tanti ospedali ha reso quasi introvabile, sono cresciuti del 55 per cento gli aspiranti all'acquisto di una casa per i quali è quasi impossibile ottenere un mutuo, è cresciuta la carenza di uomini e mezzi atti a garantire la sicurezza dei cittadini. E come se non bastasse il 2013 è iniziato con una raffica di aumenti che ha colpito in particolare il settore dei servizi e poi come Monti aveva già stabilito scatterà un aumento dell'iva di un punto a partire dal prossimo mese di luglio (dal 21 al 22 per cento) che comporterà una crescita supplementare dei prezzi e inoltre, come aveva già lasciato intendere il premier, a breve vi sarà un ulteriore incremento dell'imposizione fiscale per far fronte al deficit della Sanità pubblica. Che questo esasperato, puntiglioso, indefesso e forse anche un po' rancoroso attivismo fiscale possa avere attinenza con la crescita del paese è, oggettivamente, un vero e proprio paradosso. Quello che è cresciuto ed anzi si è molto impoverito è infatti lo stato in cui versa la parte più debole del paese per il gap esistente tra i poveri e i ricchi: i poveri sono sempre più poveri mentre i ricchi sono ancora più ricchi tant'è che pur rappresentando solo il dieci per cento della popolazione detengono ormai il 45 per cento della ricchezza nazionale complessiva. Un gap che si è notevolmente ampliato nel 2012 rispetto agli anni precedenti.

Ora Monti si ripresenta agli italiani non più come tecnico ma come politico con una agenda tutta sua nella quale si impegna a proseguire sulla strada precedentemente intrapresa dal suo governo con le due già sperimentate priorità: il taglio delle tasse (sembra di un punto percentuale ma solo se ve ne sarà la possibilità) e, naturalmente, il suo cavallo di battaglia ovvero la crescita. Se il programma è questo, e non v'è dubbio che lo sia per la solennità con cui è stato presentato, dopo la grandine dobbiamo attenderci non tanto la tempesta quanto il diluvio. È la riproposizione di un metodo che è costato alle famiglie oltre 2 mila euro nel 2012 e che costerà loro altri 1.500 euro nel 2013 per un totale di 3.500 euro nell'arco di poco più di dodici mesi. Non resta che coprirsi bene, sempre che Monti non si accorga che anche le coperte si possono tassare, e magari trovare un antidoto sicuro che ci protegga da tanta e decisamente troppo improvvida ed indigesta crescita montiana.

Federico De Lella

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 CARBURANTI

Troppi gli aumenti: economia a picco Diminuiscono potere d'acquisto e produzione

 

Sono ormai in molti gli italiani che hanno rinunciato all'uso dell'automobile.

La crisi economica ha inciso con virulenza sulle già modeste disponibilità economiche della maggior parte delle famiglie italiane obbligandole a pesanti rinunce sia per quanto riguarda l'alimentazione che per la tutela della salute. Data la situazione gli italiani sono stati costretti a eliminare tutte le spese non strettamente indispensabili e quindi a rinunciare all'uso dell'auto ed ad utilizzare per i loro trasferimenti i mezzi pubblici, scomodi, lenti, affollatissimi ma certamente meno costosi. inevitabile, a questo punto, il crollo verticale delle vendite di carburanti che gli aumenti continui delle accise decisi dal governo Monti hanno trasformato in un prodotto inaccessibile per i comuni mortali.

Conseguenza logica di tanto attivismo montiano una forte contrazione della vendita  dei prodotti petroliferi in calo dell'11 per cento rispetto al 2012 con solo 63 milioni di tonnellate, cifra più bassa anche di quella raggiunta ai tempi dell'austerity.

Malgrado questo il Fisco ha incassato 42 miliardi di euro ovvero il 10 per cento in più rispetto al 2011 toccando il record assoluto ricavato dalla tassazione del settore. Monti con tali introiti è riuscito a coprire il 17 per cento della stretta economica imposta agli italiani ma, al tempo stesso, con una tassazione così sconsiderata per la sua entità, ha penalizzato i consumi dell'intera nazione perché la produzione, industriale e agricola il commercio all'ingrosso e quello al dettaglio, l'artigianato e quant'altro hanno riversato sulla collettività i maggiori costi derivanti dall'aumento dei carburanti.

E per collettività, in questo caso, bisogna intendere quel 90 per cento delle famiglie italiane che arrancano per tirare avanti e si barcamenano con mille espedienti per sopravvivere e vedono avvicinarsi sempre più quella soglia di povertà oltre la quale già vivono disperatamente e senza speranza alcuna oltre dieci milioni di italiani.

Le sempre più frequentate ed affollate mense allestite dalla Caritas sono in tal senso un indicatore assai probante.

Conclusione. precipita il potere d'acquisto, calano a picco i consumi, la produzione si inaridisce perché è inutile produrre per chi non può acquistare. È il totale fallimento di una politica fiscale miope, oppressiva e vessatoria, dagli obiettivi volti solo all'immediato e che non si cura minimamente dello stato di indigenza in cui versa la popolazione e del futuro stesso del paese. E ciò che maggiormente preoccupa tutti coloro che attendono dalla politica risposte certe in termini di crescita economica e a cui si spera ponga riparo il futuro governo, è che per il mese di luglio è stato già stabilito un aumento dell'iva di un punto percentuale (dall'attuale 21 al 22 per cento), aumento che andrà ad incidere ulteriormente sul prezzo dei carburanti con un effetto domino ancor più destabilizzante sull'economia dell'intera nazione.

S'impone pertanto una decisa inversione di rotta che impedisca tanta inettitudine che si tramuta poi in autentica scelleratezza.

E non si possono certo investire di tale compito coloro che ne sono stati artefici e che si ripropongono con ulteriori appesantimenti fiscali su un settore che è il traino di tutta l'economia nazionale.

L'appello è dunque ai futuri governanti finalmente provenienti dalla politica che devono porsi, accantonando gli sterili e controproducenti calcoli ragionieristici del governo Monti, come imperativo categorico la crescita reale dell'economia che rappresenta l'unica via percorribile per la salvezza della nazione.

F.D.L.

 

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LIBRI

La crisi economica incide anche sulla cultura

Prezzi troppo alti per un'Italia povera

 

 

Gli italiani non leggono più o quasi tant'è che la vendita di libri, già da tempo in notevole calo, sta precipitando sotto il livello di guardia. per coloro che non se ne fossero ancora accorti basta consultare i dati del Rapporto sull'editoria in Italia a cura dell'Ufficio Studi aie, presentato alla recente fiera internazionale del libro a Francoforte.

Il mercato del libro nel nostro paese nel 2011 aveva già registrato un preoccupante 3,7 per cento nel giro d'affari che, nei primi otto mesi del 2012, è diventato un inquietante 8,7 per cento.

I motivi di tale calo sono molteplici e vanno dall'avvento della televisione che consente una forma di lettura assai semplificata attraverso le immagini, ai molteplici mezzi di comunicazione disponibili a larga diffusione e a basso costo ma, principalmente, sono ascrivibili alla sottovalutazione in cui è stato tenuto negli ultimi decenni il ruolo della scuola e quindi dell'istruzione, causa prima questa del degrado o meglio dell'imbarbarimento culturale in cui è precipitata la popolazione italiana.

Ed infine un motivo non secondario: il costo. per i libri scolastici si arriva anche a 7/800 euro per la scuola superiore e a 3/400 euro per la scuola media. E per i libri non scolastici le cose non vanno certo meglio: prezzo medio di copertina 18 euro che per una famiglia che non arriva economicamente alla metà del mese rappresentano il vitto di due giorni.

Tuttavia ci vengono a dire che viviamo nella società dell'informazione e che l'economia della conoscenza è divenuta il principale motore della globalizzazione.

Tutto vero, forse, ma certamente non grazie ai libri. La drammatica ed implacabile realtà del momento, purtroppo, non lascia spazio a certi voli pindarici a quel 90 per cento di famiglie italiane che vivono in uno stato di forte precarietà economica, sommerse come sono da inflazione, tasse e balzelli vari, e che non possono permettersi certi "lussi".

E del resto, i libri, dopo averli letti, hanno saziato lo spirito ma non certo il corpo.

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ELEZIONI POLITICHE 2013

Lavoro e sviluppo per dare una seria prospettiva all'Italia e all'Europa

Dal voto deve scaturire l'autorevolezza necessaria per soddisfare le attese

 

 

Il 24 febbraio 2013 il popolo italiano sarà chiamato alle urne per esprimere una volontà politica finalizzata a governare il presente e garantire il futuro attraverso lo sviluppo dell'Italia nella prospettiva di una "nuova" Europa, in gran parte da costruire. i cittadini italiani avvertono la grande responsabilità del voto nella consapevolezza della gravità della situazione sociale, economica e finanziaria determinatasi per effetto della perdurante crisi finanziaria globale e dell'Eurozona.

La complessa vicenda parlamentare e governativa dell'ultima legislatura, caratterizzata, tra l'altro, dall'avvento a fine 2011 di un governo tecnico di emergenza richiederebbe la dovuta responsabilità da parte della politica nel presentare agli elettori programmi concreti, chiari e trasparenti, nell'ambito di una campagna elettorale tenuta nel pieno rispetto della sensibilità dei cittadini, i quali vanno incoraggiati ad esprimersi con il voto, e di tutte le parti in competizione elettorale, recuperando l'indispensabile correttezza del confronto.

Eppure, al momento, il "teatrino" della politica non sembra aver cambiato né copione, né stili relazionali del recente passato nell'uso improprio del mezzo televisivo, radiofonico e della comunicazione in generale. a questo punto si rende imperativo il rapido recupero di un reale e leale confronto incentrato sul necessario approfondimento delle questioni centrali italiane della società civile, dell'economia e della finanza, nonché del rapporto con i processi in atto orientati a costruire su solide basi la "nuova" Europa. La politica, innanzitutto, ha il compito primario di creare le condizioni affinché i giovani possano essere i veri protagonisti nel presente e nel futuro e tornino ad essere la vera forza del paese e dell'Europa. però, affinché le giovani generazioni possano collocarsi al centro di mirate politiche di prospettiva, hanno bisogno delle giuste opportunità per il loro ingresso nelle responsabilità sociali e nel mondo del lavoro. La disoccupazione dei giovani costituisce la vera emergenza in Italia, in Eurozona e in Europa e pertanto si rende indispensabile un piano pluriennale per l'occupazione.

Sul lavoro, in un'economia regolare e legale e in una pubblica amministrazione  razionalizzata ed efficiente, si può costruire la crescita economica e in parallelo il graduale risanamento della finanza pubblica e l'abbattimento del debito pubblico, a condizione che la politica si impegni concretamente sul fronte delle riforme strutturali.

il lavoro, quale primario valore sociale e fattore determinante della produzione, può trovare la sua affermazione attraverso concrete politiche che alimentino un processo di riforme organiche per centrare obiettivi essenziali quali:

• un fisco giusto;

• un'economia regolare e legale;

• un adeguato livello di investimenti pubblici strategici nei settori della istruzione e della formazione, della ricerca e dell'innovazione, dell'energia e delle infrastrutture;

• un welfare europeo;

• un effettivo riequilibrio socio-economico del territorio.

Riguardo all'Europa, la politica in italia dovrà farsi carico della realizzazione dei  progetti approvati a livello comunitario per l'economia reale, ovvero per l'industria, le infrastrutture, l'ambiente, l'energia e la ricerca, nonché della struttura del bilancio comunitario 2014-2020 con le connesse destinazioni finanziarie nei settori strategici.

Queste ed altre importanti questioni dovrebbero essere organicamente presenti nei programmi dei partiti e degli schieramenti politici ed essere sviluppate correttamente in un necessario e utile approfondimento nel confronto politico per raggiungere almeno i due primari obiettivi della partecipazione democratica:

• sventare il rischio reale di una larga astensione dal voto;

• rendere l'esercizio del diritto di voto dell'elettore il più consapevole e responsabile possibile.

infatti, l'esito di un voto largamente partecipato, consapevole e responsabile potrà dare al nuovo parlamento e al futuro governo l'indispensabile autorevolezza politica per portare a soluzione le grandi questioni sociali ed economiche del paese e assicurare all'Eurozona e all'Europa l'indispensabile contributo dell'italia secondo le legittime aspettative dei cittadini italiani ed europei.

La Confsal, quale Confederazione sindacale autonoma e soggetto generale della politica, ritiene che la valorizzazione del lavoro, la crescita economica e lo sviluppo del paese debbano tornare al centro del dibattito politico, del confronto parlamentare e soprattutto della futura azione governativa.

Marco Paolo Nigi