venerdì, settembre 22, 2006

Che cosa cambia al Ministero

Ma Rutelli ha un piano
Interim fino a dicembre per Giuseppe Proietti
che accorpa in sé le funzioni dei quattro Capi Dipartimento
mentre il Ministro prepara una sua strategia triennale
roma. Tra i primi passi da Ministro, sembra che Francesco Rutelli abbia come prossimo obiettivo raggiungere, nella struttura del Ministero, nuovi punti di equilibrio tra esigenze di coordinamento ed esigenze di autonomia gestionale, oltre che ridurre le spese.
La programmazione 2007-2009 sarà compiuta sulla base di un documento di strategia del Ministro per la politica dei beni culturali, in fase di preparazione. Ridefinire in via generale l’articolazione del Ministero potrà coincidere con le decisioni sulla collocazione delle strutture amministrative dedicate al turismo. Infatti (cfr. lo scorso numero, p. 13), sono state trasferite alla Presidenza del Consiglio (Ministro senza portafoglio Giovanna Melandri) le funzioni già del Ministero per i Beni e le Attività culturali (Mibac) in materia di sport. Sono state, inoltre, trasferite le funzioni che erano del Ministro dello sviluppo economico in materia di turismo alla Presidenza del Consiglio (Vice Presidente Rutelli), mentre (e si rileva la singolarità e la scarsa coerenza della scelta) le relative strutture amministrative sono state trasferite al Mibac. Tale trasferimento dovrà avvenire a costo zero: i Dipartimenti non dovranno aumentare ma, anzi, è addirittura possibile la loro eliminazione e il ritorno al Segretario generale e alle Direzioni generali.
I primi segnali della nuova linea sono venuti da:
q la conferma, tra i Capi Dipartimento nominati dal precedente Governo, del solo Giuseppe Proietti, a capo del dipartimento per la Ricerca, l’Innovazione e l’Organizzazione, e l’assegnazione a questi (fino al 31 dicembre) dell’interim per la direzione dei dipartimenti per i Beni Culturali e Paesaggistici, per i Beni Archivistici e Librari e per lo Spettacolo. Proietti, è dunque attualmente (con la fuoriuscita di Salvatore Italia e Paolo Carini), l’unico capo dipartimento del Ministero.
q la generale indicazione, trasmessa dal Ministro, di delegare funzioni dal livello del Capo Dipartimento a quelli dei Direttori generali e dei Direttori regionali, e altrettanto dalle Direzioni regionali a quello delle Soprintendenze;
q la non proroga dell’attribuzione, scaduta l’1 agosto, ai Direttori regionali di incarichi ad interim di Soprintendente. Per l’impossibilità di nominare nuovi dirigenti, tale situazione si era verificata per ben un terzo del totale delle Soprintendenze. Gli interim sono stati ora attribuiti ad altri Soprintendenti di analoga professionalità (cfr. box), seguendo il criterio della vicinanza territoriale, ma affermando insieme la necessità di «un intervento più ponderato e complessivo». A questo proposito, è in via di conclusione (accompagnato da discussioni e polemiche) un concorso per 11 posti di dirigente storico dell’arte;
- l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro, di uno schema di regolamento (da sottoporre al parere delle competenti commissioni parlamentari) che rimodula le competenze e la composizione del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici e dei Comitati Tecnico Scientifici, di cui viene in generale valorizzato il ruolo rispetto alle concrete scelte da assumere nelle politiche del Ministero. I Comitati sono rimasti sei, con l’istituzione di un Comitato per l’economia della Cultura, che dovrà occuparsi degli aspetti attinenti all’impatto economico degli interventi per i beni culturali, e la fusione dei due preesistenti comitati per i Beni archivistici e per i Beni librari.
- l’istituzione da parte del Ministro per i Beni culturali e di quello dell’Economia di una commissione per studiare le questioni dei finanziamenti alla cultura (cfr. lo scorso numero, p. 13), guidato da Davide Croff, presidente della Biennale di Venezia.
Marta Romana
(Il Giornale dell' Arte)

martedì, settembre 05, 2006

Custodiamo il custode Ovvero: Rutelli, di "qualcosa di centrosinistra". (di Stefano Innocentini)

L’ uomo, sin dai tempi più remoti, ha sempre visto nella figura del custode, quanto di più rassicurante e protettivo potesse esistere.
Il custode è colui che protegge, si prende cura di qualcuno o qualcosa, tutela, sorveglia. E’ una presenza rassicurante e discreta.
Nella mitologia romana, Giano era il dio custode dell'universo ed il dio dell'inizio. Era una delle divinità romane più importanti, il primo ad essere invocato nelle preghiere, prima ancora di Giove. È Ovidio che lo indica come custode dell'universo e per questo, la sua effige viene messa ad ogni ingresso. Egli apriva e chiudeva ogni cosa, guardava all'interno e all'esterno, da qui la sua raffigurazione bifronte.
Fornace era, invece, custode del buon funzionamento del forno per il pane il cui culto fu introdotto da Numa Pompilio.
Anche qualcosa di intangibile, come la memoria, può essere custode, ad esempio, del tempo, perché in essa il tempo è contenuto e trattenuto.
Persino una città può essere custode, ad esempio, del proprio patrimonio di storia ed arte.
Recentemente, due quotidiani nazionali, “Il Sole 24 Ore” e “La Nazione”, hanno riportato le dichiarazioni di Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi, in merito alla grave e cronica carenza di custodi nel Museo da lui diretto.
E’ un grido di allarme che va preso in seria considerazione poiché, come dichiara lo stesso Natali, “viene messa a dura prova la possibilità di sorvegliare adeguatamente i tesori conservati all'interno del museo, soprattutto in questa stagione, perché i turisti aumentano e ci sono le ferie dei dipendenti. Basti dire che per coprire i 7mila metri quadrati della Galleria servirebbero almeno sessantacinque custodi per ognuno dei due turni di lavoro, e invece adesso non riusciamo a superare il numero di quaranta”.
In merito alla possibilità di assumere nuovo personale, il Direttore precisa, giustamente, che “Non possiamo farlo autonomamente: spetterebbe al Ministero, cioè allo Stato, che però ha il problema di alleggerire la spesa per il pubblico impiego. Neppure sostituisce chi va in pensione”.
In questo “caldo mese d’agosto” anche un altro quotidiano, “Il Mattino” nell’edizione del giorno 10, lancia un analogo allarme: “anche i custodi dei musei vanno in ferie. E l'assenza di una consistente fetta del personale - almeno il 40 per cento - si traduce nella chiusura al pubblico di alcune sale”. Polemico il sovrintendente del Polo museale Nicola Spinosa: «Troppi errori nella programmazione, il massimo che diamo, d'estate, sono quattro canzonette sul lungomare. Città inospitale? Direi proprio di sì».
A margine delle dichiarazioni del Dott. Natali, la Segreteria Regionale della Toscana del Sindacato UNSA Beni Culturali, così come riportato da “ Il Giornale” e “Il Sole 24 Ore, ha attaccato il direttore del museo accusandolo di «fare demagogia tramite la stampa e in pieno agosto» e auspicato che «invece di "sentire" un solo sindacato convochi - per quanto di sua competenza - al più presto tutte le OO. SS: ed affronti seriamente i problemi che ha denunciato, dato che i suoi conti non tornano». Secondo il sindacato, Natali sa bene che con meno di 50 custodi presentì per turno «si commette reato» così come si augura il non «inserimento di "tecnologie giocattolo" e la gestione della vigilanza "ballerina" a scapito della professionalità».
Alle dichiarazioni del Direttore degli Uffizi, risponde anche, sul “Sole 24 Ore” del 10 agosto, Gianfranco Imperatori, segretario generale di Civita, associazione che gestisce i servizi aggiuntivi di 50 musei. La sua proposta è molto semplice: «Per salvare gli Uffizi la custodia ai privati».
Non ci sono fondi, lo Stato ormai deve prenderne atto».
“Dove non arriva lo Stato si deve lasciare spazio ai privati. E’ questa la ricetta per sostenere i musei italiani e salvarli da un sicuro collasso per mancanza di fondi”.
Sembra quasi di assistere ad un’anticipazione del dibattito LA LIBERTÀ NELLE LIBERALIZZAZIONI. PIÙ SUSSIDIARIETÀ MENO STATALISMO (Meeting di Rimini 2006. N.d.A.), che ha visto contrapporre le tesi del centrodestra, esposte dal Senatore Giuseppe Pisanu, a quelle del centrosinistra, esposte dal Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro ai Beni e Attività Culturali On. Francesco Rutelli.
Nel dibattito in questione, il Senatore Giuseppe Pisanu ha ulteriormente confermato la predilezione del concetto di “Sussidiarietà” da parte dello schieramento di centrodestra.
Così come ha ricordato lo stesso Pisanu, la nozione di sussidiarietà fu enunciata per la prima volta nel 1838, da Antonio Rosmini, quando disse: “Lo stato faccia solo quello che i cittadini non possono fare”. Centoventi anni dopo, il “Manifesto di Godesberg”, praticamente il manifesto dei socialdemocratici tedeschi, avrebbe ripreso questo concetto, dicendo più laicamente: “Il mercato ovunque possibile, l’intervento pubblico solo quando è necessario”.
Così come sappiamo, Il termine sussidiarietà deriva dal latino subsidium ferre che significa prestare aiuto e, nella terminologia militare romana, subsidium stava ad indicare le truppe di riserva che rimanevano dietro al fronte, pronte a intervenire in aiuto delle truppe che combattevano in prima linea.
Questo principio, nel nostro caso, sta a significare che le responsabilità pubbliche devono essere attribuite all’autorità territorialmente più vicina ai cittadini interessati e lo Stato deve intervenire solo dove e quando le Regioni e gli Enti locali (nel caso di sussidiarietà verticale) oppure la famiglia o le associazioni (nel caso di sussidiarietà orizzontale) non riescono assolutamente a provvedere.
Contestualizzando queste teorie nel discorso iniziale, potremmo affermare che la strada già intrapresa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è proprio quella di un intervento sempre più massiccio, dei privati - per quanto intesi come associazioni o fondazioni e quindi senza scopo di lucro- nella gestione della cosa pubblica, ovvero dei musei statali.
Recentemente, il famoso e storico Museo Egizio di Torino, è stato affidato ad un’apposita Fondazione il cui presidente è Alain Elkann, uomo di cultura, giornalista e scrittore.
Questa sorta di “Privatizzazione” dei musei apre però una serie di interrogativi: il privato sa gestire la cosa pubblica meglio dello Stato? Un museo gestito da una fondazione è più efficiente e produttivo di uno gestito direttamente dal Dicastero competente? I custodi privati sono più bravi e preparati di quelli dipendenti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali?
E’ difficile rispondere a queste domande, anche se, i soliti luoghi comuni, farebbero propendere per una risposta favorevole alla gestione privata.
Purtroppo, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali sin dalla sua creazione voluta dal Senatore Giovanni Spadolini - allora si chiamava Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - non ha mai avuto fama di grande ed efficiente tutore e custode del patrimonio culturale italiano.
Nonostante tutto, sono convinto che una buona e diretta gestione dei beni culturali italiani da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sia possibile e concretamente realizzabile. I tempi sono cambiati così come è cambiata, in meglio naturalmente, la mentalità e la professionalità degli operatori del settore.
Per quanto riguarda il caso specifico dei custodi, il Sindacato Nazionale Autonomo CONF.SAL – U.N.S.A. Beni Culturali ha sempre sostenuto la necessità di dotare il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di un apposito “Corpo di Agenti di Custodia”.
Tutto sommato, non sarebbe una grande novità, poiché già altri Ministeri hanno dei Corpi analoghi, come ad esempio, il Corpo Forestale dello Stato, che fa capo al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, oppure la Polizia Penitenziaria, appartenente al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Non proseguo con l’elenco degli esempi perchè sarebbe esageratamente lungo, basti pensare alla Guardia di Finanza, ai Vigili del Fuoco o alla Polizia Municipale. Tutti Corpi appositamente creati per fini specifici e dipendenti da diversi Ministeri o da Comuni.
La creazione di un apposito Corpo degli Agenti di Custodia dei Beni Culturali darebbe maggiore professionalità agli addetti alla vigilanza e costerebbe sicuramente meno di un analogo Corpo gestito da privati.
Ad ogni buon conto una cosa è sicura: il principio di Sussidiarietà è interessante e condivisibile ma ogni volta che lo Stato necessita di un subsidium ferre, ovvero di aiuto, vuol dire che da solo non ce la fa e se necessita di aiuto questo è interpretabile più come una sconfitta dello Stato che una vittoria della libertà.
Ministro Rutelli, per favore, almeno tu di "qualcosa di sinistra" o perlomeno “di centrosinistra”.