venerdì, luglio 27, 2012

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 77/2012 DEL MESE DI LUGLIO 2012

APPELLO CONTRO LA SOPPRESSIONE

DELL'ICBSA (EX DISCOTECA DISTATO)

 

L'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi (ICBSA) è stato soppresso con il decreto legge 95 del 6 luglio 2012. L'Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi (ICBSA), già storica Discoteca di Stato- Museo dell'Audiovisivo, non c'è più

CHIEDIAMO

Perché nel testo di un dispositivo legislativo finalizzato a reali risparmi a livello nazionale viene espressamente nominato un Istituto storico, unico nel nostro paese, che non ha auto blu, non effettua alcuno spreco di denaro pubblico, con un budget ridotto a livelli di sussistenza?

Perché contemporaneamente si ritiene di istituire un nuovo organismo di Istituto Centrale Sperimentale di cinematografia  i cui costi prevedibili saranno incomparabilmente maggiori per le pubbliche finanze e che nulla hanno a che vedere con la tutela e la valorizzazione della nostra memoria sonora ed audiovisiva?

Perché il Ministero per i Beni e le Attività Culturali negli ultimi 10 anni ha promesso uno sviluppo dell'ICBSA (già Discoteca di Stato-Museo dell'Audiovisivo) spendendo milioni di euro per la nuova sede dell'Istituto a Palazzo della Civiltà Italiana all'EUR e ne cancella oggi le attività in modo immotivato ?

Perché non si considerano le funzioni, le competenze e le iniziative svolte dall'Istituto Centrale , tutte verificabili e riconosciute, ed alcune delle quali essenziali come il Deposito Legale dei beni sonori ed audiovisivi  (L. 106 del 2004)?

Perché si annullano decine di collaborazioni con università, enti ed istituzioni culturali, anche a livello internazionale, a cui l'ICBSA ha sempre dato una disponibilità istituzionale, culturale e civile non comuni ?

Perché dimenticare uno straordinario patrimonio di quasi 500.000 supporti che mai come oggi riveste una specificità e un interesse, peraltro segnalato, a suo tempo, anche dall'Unesco nel progetto Memoria del mondo"?

Chi e come assolverà ai compiti di tutela e valorizzazione del patrimonio sonoro ed audiovisivo vista la soppressione dell'Istituto e la legittima vocazione cinematografica del nuovo Istituto Centrale?

Sono alcune domande per le quali si attende una risposta.

La convinzione è che la soppressione dell'ICBSA sia un nuovo, grave colpo alla conservazione della memoria ed alla diffusione della cultura nel nostro Paese.

Sottoscrivere questo documento sarà  un aiuto per richiedere la revisione del decreto di soppressione

PER SOTTOSCRIVERE L'APPELLO INVIATE UNA E-MAIL ALL'INDIRIZZO:

nonchiudiamoicbsa@yahoo.it

CON ALL'OGGETTO "SOT-TOSCRIZIONE APPELLO" E NEL TESTO NOME E COGNOME O NOME DELL'ISTITUZIONE, ENTE, ASSOCIAZIONE CHE SI RAPPRESENTA.

Seguono firme

 

 

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 77/2012 DEL MESE DI LUGLIO 2012

VALORIZZAZIONE:

SI VOLTA PAGINA CON L'ARRIVO DI ANNA MARIA BUZZI

IN SOSTITUZIONE DI MARIO RESCA

 

Nella riunione tenutasi il giorno 24/07/2012 presso la Biblioteca del Ministero, il Direttore Generale della Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, Dott. Mario Resca ha ufficializzato che dal prossimo 5 agosto lascerà la guida della Direzione Generale e sarà sostituito dalla Dott.ssa Anna Maria Buzzi.

Ricordiamo che nel luglio 2009 allorquando ci fu la nomina del Dott. Mario Resca – Ex Manager del Mec-Donald's – fortemente voluta dall'allora Ministro Bondi, enorme era lo scetticismo da parte di tutti in merito alla sua nomina, lui stesso a suo tempo dichiarò di non saper nulla di musei ed aree archeologiche.

Gli diamo atto di non aver prodotto danni. In merito al "lavoro eccellente", francamente è difficile concretizzare le "molte diversità positive" che gli si attribuiscono.

Resca ha valorizzato ben poco e a conferma di questo parlano i fatti.

Nessun boom di visite nei musei, tranne che nei pomposi comunicati ministeriali realizzati ad hoc senza che nessuno potesse realmente verificare quei dati che puntualmente venivano gonfiati e che contenevano anche una marea di biglietti omaggio che tutto si può dire ma non possono certamente essere considerati ingressi validi ai fini del conteggio dei reali visitatori.

Quali sono i risultati di Resca per esempio se andiamo a parlare di merchandi-sing?

Nessuno, i nostri musei non vivono e quindi continuano ad essere poco frequentati, all'interno di essi solo paccottiglia e solo qualche bel catalogo d'arte (ovviamente opera di privati).

Che fine hanno fatto tutti quei trionfalistici progetti sul merchandising (alcuni costati pure diverse migliaia di euro) fatti anche con la fallimentare Arcus ? Ben venga quindi che Resca abbia lasciato il suo posto ad Anna Maria Buzzi, siamo certi che con la sua esperienza al Mibac saprà rilanciare e valorizzare veramente il nostro Patrimonio culturale facendolo tornare a capeggiare nel mondo e portando alle casse dello Stato quella linfa che  i nostri beni culturali, il nostro"petrolio" inestratto può certamente offrire.

La dott.ssa Buzzi conosce perfettamente le tecniche per far vivere i nostri musei, siamo sicuri che d'ora in poi torneranno ad essere frequentati e non assisteremo più a spettacoli di musei deserti ausilio solo di qualche scalmanata scolaresca in visita.

Siamo perplessi riguardo alle critiche che la UIL fa in merito alla scelta della dott.ssa Anna Maria Buzzi che opera da giovanissima nell'Amministrazione dei beni culturali dall'età di 20 anni, dapprima come restauratrice di libri e successivamente, partecipando a vari concorsi, scala tutti i gradi dell'Amministrazione dirigendo dapprima la Divisione formazione nella Direzione generale del personale, successivamente, in qualità di dirigente archivista di stato, coordina presso la Direzione generale degli archivi il Servizio Ispettivo.

Assume poi l'incarico di dirigente del Segretariato generale dal 2001 al 2004 e coordina l'attività internazionale dell'Amministrazione in qualità di Autorità nazionale presso la Comunità Europea per la restituzione dei beni culturali illecitamente esportati. In quegli anni inizia ad occuparsi degli incentivi fiscali

riservati a coloro che investono in cultura.

Profonda conoscitrice delle problematiche amministrative nonché della organizzazione e delle dinamiche del Ministero, approfondisce la conoscenza di numerosi settori e, in particolare, quello dell'economia della cultura.

Ad esso ha dato negli anni un significativo apporto di studio e di gestione, partecipando, a livello divulgativo, a trasmissioni radiofoniche e televisive sui consumi culturali, e consapevole del ruolo fondamentale che gli investimenti privati possono rivestire nel settore dei beni e delle attività culturali, ha pubblicato, inoltre, Investire in cultura", una Guida alle agevolazioni fiscali, indirizzata alle aziende che investono in beni culturali e nello spettacolo.

Durante la sua attività lavorativa si è impegnata a consentire una maggiore accessibilità dei luoghi culturali statali alle persone diversamente abili, coinvolgendo altresì il mondo del volontariato, del quale è una profonda conoscitrice, avendo anche pubblicato due libri sulla tematica del volontariato nei beni culturali per l'ultimo dei quali è stata insignita del premio alla Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell'anno 1998.

Le sue capacità manageriali, affinate in tanti anni di attività nel Ministero, l'hanno portata ad assumere nel 2004 le funzioni di dirigente generale,  dapprima di staff al Gabinetto e poi al Segretariato Generale  con l'incarico di approfondire le tematiche in materia di marketing e di promozione dell'immagine dei beni e delle attività culturali.

Successivamente è stata componente del Servizio di Controllo Interno e a seguire Direttore dell'Organismo Indipendente di Valutazione della Performance, struttura di nuova istituzione deputata a traghettare le Amministrazioni pubbliche verso un concetto di trasparenza dell'attività amministrativa e di rendicontazione sociale.

Dal 6 agosto 2012 assume l'incarico di direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, una direzione trasversale a tutti i settori dell'amministrazione che richiede conoscenza dell'apparato, competenze strategiche e gestionali, imprenditorialità e creatività.

Per le sue particolari competenze professionali e di conoscenza dell'apparato della pubblica amministrazione, nel 2011 è stata nominata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri componente del Comitato dei garanti dei dirigenti pubblici in materia di responsabilità dirigenziali.

A nostro avviso la Dott.ssa Anna Maria Buzzi, rappresenta una significativa presenza per le qualità e le esperienze maturate nel tempo.

In merito alle voci che corrono sull'opportunità di un accorpamento della Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale e la Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee, riteniamo invece possa essere più opportuno e congruo l'accorpamento della Direzione Generale del Cinema e dello spettacolo dal vivo.

Sembra opportuno inoltre ricordare che non si possano cancellare con un colpo di spugna nomine di dirigenti poco simpatici, è possibile solo se, così come previsto dalla spending review si ponesse in essere una riorganizzazione del ministero

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 77/2012 DEL MESE DI LUGLIO 2012

RICORSO CONTRO LA RITENUTA DEL 2,50% SULL'80% DELLA RETRIBUZIONE PREVISTA ALL'ART 37 DEL DPR N. 1032/1973

 

Pervengono allo scrivente Coordinamento Nazionale numerose richieste di chiarimenti ed iniziative intraprese in merito al ricorso contro la ritenuta del 2,50% sull'80% della retribuzione prevista all'art 37 del DPR n. 1032/1973 e tal fine si comunica che la Federazione Confsal-Unsa, sentito il parere dell'Ufficio Legale e valutate le questioni organizzative, ha deciso di intraprendere la strada del ricorso a cui lo scrivente Coordinamento Nazionale ha inteso aderire. Pertanto, l'iniziativa di cui sopra si articolerà nel seguente modo: Sarà presentata una singola Class Action da parte del Segretario Generale della Federazione Confsal-Unsa, quale legale rappresentante presso il foro di Roma. A tal fine si allega "atto di dichiarazione e conferimento" da compilare e sottoscrivere in virtù del quale lo scrivente attiverà l'azione di classe che, se superato il giudizio di ammissibilità, darà possibilità con un semplice "atto di adesione" (che si allega anch'esso e che sarà successivamente depositato) di prendervi parte e veder così tutelati i propri diritti con risparmi notevoli di tempo e denaro. Contestualmente alla sopra indicata iniziativa, la Federazione Confsal-Unsa presenterà ricorsi davanti al giudice ordinario, territorialmente competente su base circondariale. In tal caso, questo Coordinamento collazionerà i rispettivi mandati raccolti dagli iscritti, dividendoli su base circondariale e consegnandoli alla Segreteria generale. A tal fine, sin d'ora, alleghiamo mandato ad litem che deve essere debitamente compilato e sottoscritti dinanzi ad un nostro rappresentante sindacale e autenticate nei modi di legge. La documentazione da allegare e copia del documento di identità e una o più buste paga a campione dal 1.1.2011 ad oggi per dimostrare la ritenuta e il rapporto di servizio. Sarà cura della Segreteria generale della Federazione Confsal-Unsa unire i mandati così consegnati da ogni Coordinamento, affidandoli per ogni provincia ad un avvocato domiciliatario che si occuperà della presentazione del ricorso. L'iniziativa è in favore dei soli iscritti alla Federazione Confsal-Unsa. Il costo pro capite è di € 30,00 onnicomprensivo per tutte le fasi della procedura, per coprire le spese di domiciliazione e organizzative di una procedura nazionale, articolata su base circondariale. Si fa presente che, in caso di esito positivo della controversia, il beneficio per l'interessato varia, a seconda della sua fascia retributiva, da un minimo di 30,00 € fino a 60,00 € al mese, da calcolarsi a decorrere dal 1 gennaio 2011. Pertanto, avendo questo Coordinamento aderito all'iniziativa, invita tutti i responsabili locali ad attivare le conseguenti azioni organizzative interne al fine di darne la massima diffusione, affinché venga esplicitata correttamente la raccolta dei mandati e delle relative quote di partecipazione direttamente presso la sede del Coordinamento Nazionale. Si inviano in allegato la documentazione di cui sopra da far compilare e sottoscrivere agli interessati in propria presenza, in modo da risolvere, in un solo momento, la fase della raccolta dei mandati. Gli interessati potranno aderire all'iniziativa legale, sottoscrivendo i mandati e saldando la corrispondente quota di partecipazione che dovrà essere inviata contestualmente ai plichi tramite assegno bancario o bonifico bancario intestato a:

Federazione Confsal Unsa - Coordinamento Nazionale Beni Culturali sul conto corrente BNL n. 3292 - IBAN: IT47I0100503393000000003292

Lo scrivente Coordinamento, dopo aver ricevuto la documentazione di cui sopra e il relativo importo suindicato, provvederà alla consegna direttamente alla Segreteria Generale, entro il 20 settembre 2012 dividendoli nel seguente modo: prima raccolta: "dichiarazione e conferimento incarico" e "atto di adesione" per la Class Action, divisi per provincia.

seconda raccolta: mandati ad litem per il ricorso ordinario, divisi per provincia, e dichiarazione reddituale ai fini dell'esenzione dal contributo unificato.

Gli allegati sono scaricabili dal nostro comunicato n. 45 pubblicato sul nostro sito www.unsabeniculturali.it

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 77/2012 DEL MESE DI LUGLIO 2012

Restauro del Colosseo: si parte il 31 luglio 2012

Sintesi della situazione allo stato attuale e nostre considerazioni

 

Un annuncio in pompa magna quello fatto dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, con una location ad effetto e di tutto rispetto (la terrazza del Pincio) in occasione della presentazione della lista civica che lo sosterrà alle prossime elezioni.

Stiamo parlando del restauro del Colosseo (o meglio, dell'Anfiteatro Flavio), che dopo mesi di dispute vedrà inizio il 31 luglio 2012.

Il restauro, così com'è noto, sarà sponsorizzato dall'imprenditore Diego della Valle e tale intervento privato ha suscitato nel tempo numerose perplessità e polemiche da più fronti, comprese alcune associazioni di consumatori, ma anche da parte di chi scrive.

Infatti, l'accordo concede a Diego della Valle, in cambio di un finanziamento di 25 milioni Iva inclusa, l'esclusiva per 15 anni sul logo del monumento simbolo dell'Italia nel mondo.

Sempre per la cronaca, i tempi per la conclusione dei lavori si stima saranno di circa 24-36 mesi per ciascun cantiere, ovvero un totale di sei.

I primi tre cantieri si occuperanno della sostituzione dell' attuale sistema di chiusura delle arcate perimetrali (fornici), del restauro dei prospetti settentrionale e meridionale, del restauro degli ambulacri.

Il Centro servizi, invece, sarà di 1600 mq., posizionato nella parte sud-ovest del Colosseo e consentirà di portare all'esterno attività di accoglienza, biglietteria, bookshop e servizi igienici.

Durante i lavori di restauro, sulle recinzioni, sono previsti pannelli di due metri che potranno contenere pubblicità.

Per quanto riguarda le possibili attività culturali all'interno dell'Anfiteatro Flavio (il set di un film o un concerto) sara' la Soprintendenza a vagliare la richiesta.

Per quanto ci riguarda, la nostra è una soddisfazione a metà perché, se da un lato finalmente potranno partire dei lavori di restauro importanti per questo monumento (bisogna considerare che erano 73 anni che non si faceva un restauro organico dell'Anfiteatro Flavio), la modalità scelta,

ovvero la sponsorizzazione, manifesta a nostro avviso una grave lacuna del MiBAC ed un pericoloso precedente.

In buona sostanza, se si è arrivati a chiedere l'intervento di un privato per risollevare le sorti di un bene pubblico ( o meglio, di un bene dell'umanità), non c'è da stare molto allegri ed il rischio esternalizzazione è alle porte.

Purtroppo il discorso arriva al Colosseo ma parte da lontano, figlio di una politica sterile che negli ultimi anni ha voluto sminuire il ruolo del settore pubblico, anche in termini di finanziamenti, favorendo il graduale inserimento dei privati.

La stessa "privatizzazione del pubblico impiego" è figlia di una mentalità analoga che ha voluto ridurre il ruolo dei pubblici dipendenti, paragonandoli ai lavoratori del settore privato ( senza nulla togliere a quest'ultimi), dimenticandosi del ruolo di servitori dello Stato che sempre li ha contraddistinti.

Il tutto, peraltro, senza dare nulla in cambio, anzi, togliendo quelle poche certezze che l'impiego statale dispensava e creando una situazione vessatoria e di precariato nei confronti di questa categoria di lavoratori.

In buona sostanza, le misure inique che si stanno abbattendo sul pubblico impiego non lasciano ben sperare e ci uniamo al grido di allarme della nostra Confederazione che non lascerà nulla di intentato.

Tornando al nostro settore, i Beni Culturali, ribadiamo la nostra piena contrarietà a qualsiasi forma di intervento privato e chiediamo a gran voce una maggiore attenzione del Governo e del mondo politico ai problemi legati alla cultura, che necessita non di annunci ad effetto ma di sostanziali cambiamenti ed interventi che possono essere possibili con cospicui finanziamenti che, ribadiamo, devono essere pubblici perché pubblici sono i beni da conservare e tutelare.

Giuseppe Urbino

mercoledì, luglio 25, 2012

comunicato stampa del 25/07/2012

MARIO RESCA  BOCCIATO IN VALORIZZAZIONE. MUSEI E MERCHANDISING MIBAC SEMPRE PIU' IN BASSO.

BENE L'ARRIVO DI ANNA MARIA BUZZI, DIRIGENTE CRESCIUTA AL MIBAC COL PALLINO DI FAR VIVERE I NOSTRI MUSEI

 

Ieri Mario Resca ha ufficializzato che dal prossimo 5 agosto lascerà la guida della Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale.

A sostituirlo sarà Anna Maria Buzzi, già direttore generale del Mibac.

Si ricorda – afferma Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali - che nel luglio 2009 allorquando ci fu la nomina di Mario Resca – Ex Manager del Mc-Donald's – fortemente voluta dall'allora Ministro Bondi, enorme era lo scetticismo da parte di tutti in merito alla sua nomina, lui stesso a suo tempo dichiarò di non saper nulla di musei ed aree archeologiche.

Gli diamo atto di non aver prodotto danni. In merito al "lavoro eccellente", francamente è difficile concretizzare le "molte diversità positive" che gli si attribuiscono.

Resca - prosegue Urbino - ha valorizzato ben poco e a conferma di questo parlano i fatti. Nessun boom di visite nei musei, tranne che nei pomposi comunicati ministeriali realizzati ad hoc senza che nessuno potesse realmente verificare quei dati che puntualmente venivano gonfiati e che contenevano anche una marea di biglietti omaggio che tutto si può dire ma non possono certamente essere considerati ingressi validi ai fini del conteggio dei reali visitatori.

Quali sono i risultati di Resca per esempio se andiamo a parlare di merchandising? Nessuno, i nostri musei non vivono e quindi continuano ad essere poco frequentati, all'interno di essi solo paccottiglia e solo qualche bel catalogo d'arte (ovviamente opera di privati).

Che fine hanno fatto tutti quei trionfalistici progetti sul merchandising (alcuni costati pure diverse migliaia di euro) fatti anche con la fallimentare Arcus ?

Ben venga quindi che Resca abbia lasciato il suo posto ad Anna Maria Buzzi, siamo certi che con la sua esperienza al Mibac saprà rilanciare e valorizzare veramente il nostro Patrimonio culturale facendolo tornare a capeggiare nel mondo e portando alle casse dello Stato quella linfa che i nostri beni culturali, il nostro"petrolio" inestratto  può certamente offrire.

Anna Maria Buzzi – dice ancora Giuseppe Urbino - conosce perfettamente le tecniche per far vivere i nostri musei, siamo sicuri che d'ora in poi torneranno ad essere frequentati e non assisteremo più a spettacoli di musei deserti ausilio solo di qualche scalmanata scolaresca in visita.

Siamo perplessi  riguardo alle critiche che la UIL fa in merito alla scelta della dott.ssa Anna Maria Buzzi che opera da giovanissima nell'Amministrazione dei beni culturali, dall'età di 20 anni, dirigendo la Divisione formazione nella Direzione generale del personale, ha coordinato l'attività internazionale dell'Amministrazione in qualità di Autorità nazionale, dal 6 agosto 2012  assume l'importante incarico di direttore generale Oiv, una direzione trasversale a tutti i settori dell'amministrazione che richiede conoscenza dell'apparato, competenze strategiche e gestionali, imprenditorialità e creatività.

A nostro avviso– continua il sindacalista - la Buzzi, rappresenta una significativa presenza per le qualità e le esperienze maturate nel tempo.

In merito alle voci che corrono sull'opportunità di un accorpamento della Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale e la Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee, - prosegue Urbino - riteniamo invece possa essere più opportuno e congruo l'accorpamento della Direzione Generale del Cinema e dello spettacolo dal vivo.

Sembra opportuno inoltre ricordare che non si possano cancellare con un colpo di spugna nomine di dirigenti poco simpatici, ciò è possibile solo sé, così come previsto dalla spending review si ponesse in essere un'ennesima riorganizzazione del ministero.

 

Roma, 25 lugio 2012

Tel. 06 67232348 -2889

 

martedì, luglio 24, 2012

RICORSO CONTRO LA RITENUTA DEL 2,50% SULL’80% DELLA RETRIBUZIONE PREVISTA ALL’ART 37 DEL DPR N. 1032/1973 - NOSTRO COMUNICATO N.46/12

RICORSO CONTRO LA RITENUTA DEL 2,50% SULL'80% DELLA RETRIBUZIONE PREVISTA ALL'ART 37 DEL DPR N. 1032/1973

Pervengono allo scrivente Coordinamento Nazionale numerose richieste di chiarimenti ed iniziative intraprese in merito al ricorso contro la ritenuta del 2,50% sull'80% della retribuzione prevista all'art 37 del DPR n. 1032/1973 e tal fine si comunica che la Federazione Confsal-Unsa, sentito il parere dell'Ufficio Legale e valutate le questioni organizzative, ha deciso di intraprendere la strada del ricorso a cui lo scrivente Coordinamento Nazionale ha inteso aderire. 
Pertanto, l'iniziativa di cui sopra si articolerà nel seguente modo:
Sarà presentata una singola Class Action da parte del Segretario Generale della Federazione Confsal-Unsa, quale legale rappresentante presso il foro di Roma.
A tal fine si allega "atto di dichiarazione e conferimento" da compilare e sottoscrivere in virtù del quale lo scrivente attiverà l'azione di classe che, se superato il giudizio di ammissibilità, darà possibilità con un semplice "atto di adesione" (che si allega anch'esso e che sarà successivamente depositato) di prendervi parte e veder così tutelati i propri diritti con risparmi notevoli di tempo e denaro.
Contestualmente alla sopra indicata iniziativa, la Federazione Confsal-Unsa presenterà ricorsi davanti al giudice ordinario, territorialmente competente su base circondariale. In tal caso, questo Coordinamento collazionerà i rispettivi mandati raccolti dagli iscritti, dividendoli su base circondariale e consegnandoli alla Segreteria generale.
A tal fine, sin d'ora, alleghiamo mandato ad litem che deve essere debitamente compilato e sottoscritti dinanzi ad un nostro rappresentante sindacale e autenticate nei modi di legge.

La documentazione da allegare e copia del documento di identità e una o più buste paga a campione dal 1.1.2011 ad oggi per dimostrare la ritenuta e il rapporto di servizio.
Sarà cura della Segreteria generale della Federazione Confsal-Unsa unire i mandati così consegnati da ogni Coordinamento, affidandoli per ogni provincia ad un avvocato domiciliatario che si occuperà della presentazione del ricorso.
L'iniziativa è in favore dei soli iscritti alla Federazione Confsal-Unsa.
Il costo pro capite è di € 30,00 onnicomprensivo per tutte le fasi della procedura, per coprire le spese di domiciliazione e organizzative di una procedura nazionale, articolata su base circondariale.
Si fa presente che, in caso di esito positivo della controversia, il beneficio per l'interessato varia, a seconda della sua fascia retributiva, da un minimo di 30,00 € fino a 60,00 € al mese, da calcolarsi a decorrere dal 1° gennaio 2011.
Pertanto, avendo questo Coordinamento aderito all'iniziativa, invita tutti i responsabili locali ad attivare le conseguenti azioni organizzative interne al fine di darne la massima diffusione, affinchè venga esplicitata correttamente la raccolta dei mandati e delle relative quote di partecipazione direttamente presso la sede del Coordinamento Nazionale.
Si inviano in allegato la documentazione di cui sopra da far compilare e sottoscrivere agli interessati in propria presenza, in modo da risolvere, in un solo momento, la fase della raccolta dei mandati.
Gli interessati potranno aderire all'iniziativa legale, sottoscrivendo i mandati e saldando la corrispondente quota di partecipazione che dovrà essere inviata contestualmente ai plichi tramite assegno bancario o bonifico bancario intestato a:

Federazione Confsal Unsa - Coordinamento Nazionale Beni Culturali sul conto corrente BNL n. 3292 - IBAN: IT47I0100503393000000003292

Lo scrivente Coordinamento, dopo aver ricevuto la documentazione di cui sopra e il relativo importo suindicato, provvederà alla consegna direttamente alla Segreteria Generale, entro il 20 settembre 2012 dividendoli nel seguente modo:
- prima raccolta: "dichiarazione e conferimento incarico" e "atto di adesione" per la Class Action, divisi per provincia.
- seconda raccolta: mandati ad litem per il ricorso ordinario, divisi per provincia, e dichiarazione reddituale ai fini dell'esenzione dal contributo unificato. 
(vedi nostro comunicato n. 46/12 pubblicato sul sitowww.unsabeniculturali.it)

Cordialità e saluti.
IL SEGRETARIO NAZIONALE
(Dott. Giuseppe Urbino)

lunedì, luglio 09, 2012

COMUNICATO STAMPA DELLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA DEL 09.07.2012

SPENDING REVIEW – VALUTAZIONE NEGATIVA

 

"Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge n. 95-2012 sulla spending review, viene confermato l'approccio delineato da parte del governo, spesso in modo vago e aleatorio, rispetto al mondo del lavoro pubblico e ai lavoratori che prestano servizio per la pubblica amministrazione. Non possiamo che valutare negativamente questo provvedimento" afferma Massimo Battaglia, Segretario generale della Federazione Confsal-Unsa.

"si prevedono subito 24mila dipendenti pubblici in esubero, di cui solo 11mila nei ministeri, con attivazione dei processi di mobilità. Questo è un accanimento vero e proprio che colpisce sempre un numero limitato di settori della P.a., tra cui appunto i ministeri, la quale invece è composta da una platea di 3,3 milioni di occupati e molte caste di notabili rimaste sempre intoccate e intoccabili, alla faccia dell'equità" "ciò che ci indigna" prosegue Battaglia "è il fatto di dover constatare sempre misure contro il lavoro pubblico, mentre nulla si fa contro i veri sprechi della pubblica amministrazione, molto spesso utilizzata dal sistema politico per mantenere il proprio potere. Si mettono in mobilità padri e madri di famiglia, ma ci chiediamo perché dal decreto sulla spending review è saltata la norma che riduceva a 3 il numero massimo dei componenti dei consigli di amministrazione delle società controllate o partecipate a capitale pubblico?"

"diciamo basta" conclude Battaglia "a questo gioco al massacro, sia mediatico che politico. La Confsal-Unsa, insieme alla Confsal, è in mobilitazione generale al fine di ottenere in sede di conversione in legge del decreto, quelle modifiche ineluttabili per un Paese che vuole rilanciarsi seriamente puntando sull'equilibrio sociale"

venerdì, luglio 06, 2012

comunicato stampa del 05/07/2012

“SPENDING REVIEW,  LIQUIDATA ARCUS SPA

 

UNA VITTORIA DELLA CONFSAL-UNSA BENICULTURALI CHIUDE LA SPA DEL MIBAC CHE HA SEMPRE OPERATO AL LIMITE DELLA LEGALITA’

“Apprendiamo  favorevolmente la notizia che sul Decreto Legge sulla Spending Review, la società per lo sviluppo dell’arte della cultura e dello spettacolo, Arcus Spa viene liquidata - afferma Giuseppe Urbino, Segretario Nazionale della Confsal- Unsa Beni Culturali – si pone così la parola fine su una società in house, 100%  del Ministero Beni Culturali in condominio con quello delle Infrastrutture che ha sempre operato all’insegna della “NON TRASPARENZA”.

Dell’Arcus, dei suoi  progetti, della sua gestione, degli oltre 200 milioni di euro annui si è sempre saputo ben poco, navigando sul sito internet della società non si è mai riuscito a comprendere nulla se non quello che si voleva far sapere – prosegue Urbino - sempre  promesse di grande trasparenza, ma solo a chiacchiere,  Arcus ha sempre navigato al limite della legalità. Lo dimostra per esempio quel finanziamento  a Propaganda Fide di 5 milioni di euro per cui è attesa una sentenza della procura della Corte dei Conti per danno erariale e non solo.

Ora – conclude Urbino – ci auguriamo che il commissario liquidatore dia un taglio agli sperperi gestionali di Arcus a cominciare dalla sede di lusso in via  Barberini (18 MILA EURO MENSILI PER ALLOGGIARE MENO DI 10 DIPENDENTI). Riporti Arcus nella sede del Mibac e ridimensioni gli stipendi al personale agli standard ministeriali.”

Roma, 05 lugio 2012 Tel. 06 67232348 -2889

 

comunicato stampa del 05/07/2012

“ALTRO CHE SPENDING REVIEW,  MONTI & C. ABBIANO IL CORAGGIO DI TAGLIARE I PRIVELEGIATI.

PROVINO AD ABOLIRE IL COMMA 6 del D. Lgs. n.165/2001

CHE PREVEDE LA NOMINA POLITICA DI DIRIGENTI PUBBLICI ”.

“Monti è i suoi ministri travestiti da tecnici in questi giorni si riempiono la bocca con la parola inglese “spending review” facendo credere agli italiani di poter risolvere il problema del debito pubblico ma in realtà proseguendo in quella presa per i fondelli cominciata il 16 novembre scorso con il loro insediamento a Palazzo Chigi,  afferma Giuseppe Urbino, Segretario Nazionale della Confsal- Unsa Beni Culturali .

Si sono accaniti sui più deboli, sulla massa, parlano di tagliare i buoni pasto mentre nelle loro ‘mense ristoranti’ mangiano  a spese nostre con pochissimi euro, basta!!! Non vogliamo continuare ad essere il bancomat dei governanti di turno che anziché operare con scelte ponderate, cercano di raschiare il barile andando a colpire chi manda avanti realmente la pubblica amministrazione.

Un consiglio noi lo abbiamo – prosegue il sindacalista –  in un momento in cui si parla tanto di meritocrazia per esempio, potrebbe essere l’occasione giusta per abolire quel comma 6 del D. Lgs. n.165/2001 che nell’ultimo decennio ha permesso alla politica di fare entrare nella dirigenza pubblica, ed è proprio il caso di dirlo, “cani e porci” penalizzando invece chi con più requisiti avrebbe potuto ricoprire quel ruolo piovutogli addosso solo per interessi di partito(quando va bene) o per altri motivi che negli anni siamo stati abituati a leggere sulla stampa.

Siamo venuti a sapere che il centrodestra – continua Urbino – è contrario all’abolizione delle nomine politiche dei dirigenti e si sta battendo per mantenere il comma 6, lo stesso comma per cui al Mibac oggi ci ritroviamo una marea di dirigenti a contratto catapultati dai partiti a gestire la cosa pubblica, !!. Il tutto si traduce in fiume di denaro pubblico riversato su persone che in larghissima parte non sono state sottoposte ad alcuna forma di selezione ma che entrano e quasi sempre restano in virtù di vincoli politico- fiduciari con ministri. Una vera vergogna tutta italiana!!!

A Monti & C. – conclude la Confsal – chiediamo un po’ di coraggio, abolisca le nomine d’ufficio dei dirigenti “portaborse” di turno per dare un vero segnale di rinnovamento per la Pubblica Amministrazione, tagli le consulenze e le esternalizzazioni che portano via molti soldi, chiuda le società in house, pletoriche segreterie tecniche dai contorni indefiniti, schiere di collaboratori con fumosi compiti di esperti, solo così potrà riconquistare la fiducia del popolo statale ricordando che nel 2013 questo popolo si dovrà recare alle urne.”

Roma, 05 lugio 2012

Tel. 06 67232348 -2889

comunicato stampa del 04/07/2012

“Spending Review:

al Mibac saranno tagliati 2000 posti di lavoro mentre il ministro Ornaghi sta a guardare”

“Si rischia la chiusura e la paralisi degli istituti culturali”

 

“Spending Review di lacrime a sangue per il Mibac e come al solito a pagare sono sempre i più deboli , quelli che devono tirare avanti la “carretta” – tuona Giuseppe Urbino, Segretario Nazionale, Confsal Unsa-Beniculturali – la sforbiciata che si vorrebbe fare al dicastero della cultura, di cui ne diamo un’anteprima è di 2000 dipendenti fuori dalla pianta organica e 7, forse 8 dirigenti a casa.

Sono cifre allarmanti soprattutto per quanto riguarda i dipendenti.

Invece  di pensare a tagliare la vera spesa pubblica – prosegue il sindacalista – le consulenze d’oro che ci portiamo avanti ormai da decenni, invece di procedere con la chiusura  di Arcus, di Ales, invece di finanziare il Maxxi (che si  fa chiamare Fondazione ma opera e neppure in modo cos’ trasparente con i soldi del ministero), si vuole intaccare quel patrimonio che consente alla cultura italiana di andare avanti.

Il Governo Monti e in particolare  il suo ministro Ornaghi, dovranno assumersi tutta la responsabilità per il cattivo funzionamento dell’organizzazione ministeriale, dal momento che in termini concreti una ulteriore riduzione di personale significherebbe una chiusura forzata degli istituti culturali che già risentono della cronica mancanza di organici a tutti i livelli.

Ancora una volta – prosegue Urbino - Ornaghi, ha dato prova di saper non essere l’uomo giusto alla guida del MiBAC, così come del resto non lo sono stati i suoi predecessori che non hanno fatto altro che tracciare la strada degli sprechi percorsa poi da molti.

 Emerge pertanto, la considerazione che il MiBAC sia solo una macchina di spesa e non si considera invece che è soprattutto per chi sa ben vedere le cose anche una volano di crescita utile alle entrate dello Stato e all’indotto per tutto il settore dei Beni e le Attività Culturali.

Pertanto – conclude Urbino – al momento rimaniamo alla finestra vigili, nell’attesa di conoscere concretamente le misure che  saranno adottate dal Governo, ma non è esclusa una grande mobilitazione dei lavoratori in difesa del posto di lavoro, della rivalutazione salariale e dei rinnovi contrattuali.

Roma, 4 LUGLIO 2012 Tel. 06 67232348 - 2889

 

 

martedì, luglio 03, 2012

Opere di pubblica utilità: sì, ma non a casa mia A volte, però, le ragioni sono valide La discarica di rifiuti non si farà più a ridosso di Villa Adriana.

Diciamo quindi che la vibrante protesta degli abitanti del luogo per contrastare una discarica di rifiuti, che non doveva nemmeno essere ipotizzata tanto era inconcepibile, ha avuto pieno successo. Si trattava del resto di una presa di posizione più che valida mentre assai spesso in Italia le proteste delle popolazioni locali si moltiplicano al solo accenno di un qualsivoglia insediamento di pubblica utilità nel loro territorio. il fatto è che nel nostro paese, forse storicamente troppo giovane, non si è ancora solidificata la concezione di bene collettivo ma resiste contro ogni logica quella di bene individuale. Così ogni comunità piccola o grande che sia si arrocca nella difesa del “suo” territorio anche a discapito dell’interesse dell’intera nazione. Ormai è diventata una prassi: popolazione locale in rivolta se solo si prospetta l’ipotesi di installare nel territorio una centrale idroelettrica, un rigassificatore, un termovalorizzatore, una discarica per rifiuti, un’autostrada, una ferrovia.

Sembra quasi di essere tornati all’Italia dei Comuni che, autosufficienti in tutto, si chiudevano ai prodotti non locali e si amministravano in piena autarchia.

proprio ora che sembra giunto il momento di guardare con ottimismo ai paesi europei arrivati a superare la fase dell’isolazionismo mercantilista per cercare di approdare alla ben più importante unità politica e ai liberi scambi commerciali, certe forme localistiche di protezionismo appaiono a dir poco anacronistiche.

Tuttavia esistono anche talune eccezioni perché, a volte, la protesta delle popolazioni locali è ben motivata e merita la massima considerazione da parte delle autorità locali e nazionali.

È il caso della nuova discarica dei rifiuti prodotti da Roma che, in alternativa a quella di Malagrotta ormai satura, avrebbe dovuto sorgere a Corcolle nei pressi di Tivoli.

Discarica indispensabile per evitare che si ripetesse nella Capitale una situazione di degrado ambientale analoga a quella verificatasi a Napoli.

E questo è un dato di fatto indiscutibile. Tuttavia nel caso specifico esistevano controindicazioni validissime per quanto riguarda la località prescelta. il luogo individuato dagli esperti per la discarica si trova a soli 700 metri da Villa Adriana, uno dei più affascinanti e ricchi siti archeologici italiani che, annualmente, è visitato da milioni di turisti e che per il suo riconosciuto valore storico-artistico-culturale è patrimonio dell’Unesco.

E vi è di più. gli splendidi resti di quella che fu la residenza dell’imperatore Adriano, definita assai giustamente la Versailles dell’antica Roma, rappresentano soltanto un terzo dell’intero complesso originario che deve ancora essere riportato alla luce e quindi tutto il territorio circostante è soggetto a nuovi ritrovamenti archeologici.

È chiaro che in questa situazione e per questi motivi la protesta degli abitanti del posto, alla quale si era unita quella di studiosi, artisti ed intellettuali e persino del New York Times, aveva ben motivo di essere. Non bisogna mai dimenticare, inoltre, che al di là della conservazione e della valorizzazione dei nostri Beni culturali che pure rappresentano l’oro nero del nostro paese, l’Italia ha ben precise responsabilità circa l’utilizzo, la conservazione, la disponibilità e la visibilità dei siti archeologici come quello di Villa Adriana che sono giustamente patrimonio dell’intera umanità.

Certe scelte, pertanto, vanno accuratamente effettuate, meditate, valutate, senza affidarsi esclusivamente ai pareri di un geologo e alle decisioni di un prefetto né, tantomeno, come nel nostro caso, la soluzione del problema si può delegare al presidente Monti che ha prima dato il suo consenso al luogo prescelto per la discarica per poi fare precipitosamente marcia indietro di fronte alla sollevazione generale di tutto il mondo della cultura nonché dei suoi stessi Ministri.

Questa volta, quindi, la protesta degli abitanti del luogo ha avuto motivazioni del tutto condivisibili con il risultato di impedire che fosse perpetrato un ennesimo scempio ai Beni culturali del nostro paese.

Federico De Lella

 

 

APPELLO PER LE BIBLIOTECHE PUBBLICHE STATALI

Alcuni lavoratori hanno scritto una lettera indirizzata oltre che al Ministro dei Beni Culturali Ornaghi, anche al dott. Salvatore Nastasi Capo di Gabinetto MiBAC, all’Arch. Roberto Cecchi Sottosegretario per il MIBAC e all’Arch. Antonia Pasqua Recchia Segretario Generale MiBAC, per descrivere la recente vicenda della Biblioteca dei Girolamini di Napoli, saccheggiata da chi doveva custodirla, valorizzarla e metterla a disposizione degli studiosi, è sicuramente un caso limite, ma è anche un gravissimo segnale d’allarme sulla gestione delle biblioteche pubbliche statali.

Da troppo tempo al sistema delle biblioteche e degli istituti culturali nazionali che si riferiscono al Ministero per i beni e le attività culturali non è riservato che il disinteresse dei Ministri succedutisi in questi ultimi anni e dei governi che hanno operato continui tagli alle risorse loro destinate, già generalmente esigue.

Sembra che sfugga completamente il valore di questa parte fondamentale del patrimonio culturale dell’Italia, custode, assieme agli Archivi di Stato, della memoria scritta e quindi strumento imprescindibile per la crescita culturale, la consapevolezza storica e insieme la promozione della creatività presente e futura, senza la quale è pregiudicato anche lo sviluppo economico del paese.

D’altra parte le funzioni vitali dell’intero sistema delle biblioteche italiane, costituito in larga misura dalle strutture piccole e grandi diffuse nei comuni e dalle biblioteche dello Stato, delle Università e delle istituzioni culturali, appaiono da molti anni in sofferenza.

In particolare l’intervento del Ministero per i beni e le attività culturali per le sue specifiche competenze si è molto affievolito perché la rete nazionale dei servizi bibliotecari – il Servizio Bibliotecario Nazionale, SBN – non ha ricevuto impulsi per lo sviluppo e il rinnovamento necessari, perché non è maturata, dopo gli annunci iniziali, un’adeguata politica nazionale per la digitalizzazione delle collezioni bibliotecarie, perché il taglio delle risorse rende sempre più difficile l’accrescimento dei fondi e la gestione degli istituti, perché, di conseguenza, il rinnovamento e l’allineamento ai livelli di servizio raggiunti in Europa dalle principali istituzioni bibliotecarie sembra una meta irraggiungibile, in particolare per le due biblioteche nazionali centrali di Firenze e Roma penalizzate nello svolgimento dei loro compiti istituzionali. La situazione è resa ancora più grave per il progressivo depauperamento del personale tecnico-scientifico, il cui organico non è alimentato da oltre 25 anni.

Anche ogni altro sostegno a una politica culturale del settore si è indebolito, come testimoniano, ad esempio, l’agonia degli istituti culturali e il blocco posto alla realizzazione delle Edizioni nazionali.

Così come è avvenuto per i ministeri economici per i quali, in periodo di crisi, sono stati scelti tecnici e super tecnici di chiara fama, ugualmente riteniamo necessario che nel Ministero per i beni culturali, dove è altrettanto urgente e indispensabile un intervento forte, i responsabili delle direzioni generali centrali vengano selezionati secondo criteri di provata competenza tecnica e capacità manageriale.

Pertanto, nell’imminenza delle nuove nomine nei ruoli dirigenziali del Ministero, chiediamo con forza che l’incarico di direttore generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore venga assegnato a una persona esperta del settore, in grado di assicurare quelle conoscenze e competenze scientifiche e gestionali necessarie a fermare l’abbandono e avviare la ripresa delle biblioteche.

Seguono Firme

 

DALLE RSU UN VENTO DI CAMBIAMENTO

Le recenti consultazioni per le elezioni delle RSU hanno evidenziato una forte disaffezione dei lavoratori verso le organizzazioni che, tradizionalmente, raccoglievano la maggioranza dei consensi. Le forti perdite in termini di voti e di seggi hanno interessato principalmente la CISL-FP, che ha registrato una perdita di oltre 12.000 voti. Ma anche la UIL-PA (con i suoi -7.000) e la FP-CGIL (-3.000) non si discostano di molto. Una evidente débâcle che è il risultato di una linea operativa, seguita in questi ultimi anni e sempre più distante dagli interessi dei lavoratori. Le grandi confederazioni (in termini numerici) hanno abbandonato ormai da tempo le rivendicazioni, per assumere un ruolo di fiancheggiatori delle formazioni politiche e parlamentari, assumendo posizioni chiare di destra o di sinistra, stravolgendo la propria natura di rappresentanti dei bisogni dei lavoratori e degli emarginati e frantumando il movimento sindacale. Ma i lavoratori non hanno dimenticato le grandi proteste che, pur nella diversità delle componenti, portavano in piazza milioni di cittadini. Erano momenti di lotta, ma anche di grande entusiasmo. In ogni città d’Italia si ritrovavano persone di estrazione diversa, con differenti posizioni sociali, con diverse ideologie, ma che insieme si riconoscevano nella difesa di conquiste sociali, frutto di decenni di lotte. All’esaltazione di quei giorni è subentrata la rassegnazione ed il comprensibile distacco da organizzazioni in cui il lavoratore non si riconosce più. Ma l’emorragia di voti ed iscritti non dovrebbe allarmare i tre sindacati maggioritari? Il loro sostentamento non si dovrebbe basare sul contributo che mensilmente ogni lavoratore iscritto versa dalla propria busta paga? Purtroppo non è più così. Il tradimento è stato ben pagato dalla parte datoriale, che ha delegato alle organizzazioni sindacali servizi (CAF, patronato) altamente remunerativi. Dalla Comunità Europea sono stati messi a disposizione centinaia di milioni di euro per la formazione che lo Stato e le regioni hanno immediatamente veicolato ai sindacati, non in maniera proporzionale alla consistenza numerica, ma in virtù della rispettiva acquiescenza alle decisioni politiche. E qui non c’è stata competizione. Destra e sinistra hanno ricompensato i propri fiancheggiatori nel totale silenzio ed in pieno accordo. Ed il prezzo pagato è stato altissimo! Decenni di conquiste sindacali sono stati buttati alle ortiche.

Nel pubblico (leggi ammazza-contrattazioni) come nel privato (FIAT, art. 18 – solo per citare qualche esempio) l’attacco è stato durissimo e c’è stata solo qualche finta reazione, nella certezza che sarebbe stata perdente. Ma i lavoratori hanno colto l’occasione delle elezioni delle RSU nel pubblico impiego, per dimostrare che un’alternativa esiste ed è il sindacalismo autonomo. Il successo elettorale della CONFSAL, soprattutto se rapportato al tracollo di CGIL, CISL ed UIL, è la dimostrazione che in Italia c’è ancora voglia di lottare, c’è una grande esigenza di essere rappresentati nei propri bisogni e nelle proprie istanze. Pertanto, anche nella considerazione che le tradizionali categorie degli operai e degli impiegati sono ormai unificate dalla scarsezza dei propri salari e dalla impossibilità di arrivare alla fine del mese, tocca alla CONFSAL, il più grande sindacato autonomo, afferrare questa bandiera e tenerla ben alta. E’ venuto il momento di aggregare tutta la richiesta di autonomia che viene dalla gente ed iniziare una stagione di rivendicazioni e di sostegno per quanti soffrono questa crisi.

E ne siamo capaci. Lo abbiamo dimostrato nel novembre del 2011 quando la CONFSAL-UNSA, da sola, ha manifestato davanti alle prefetture di tante città, quando le bandiere dell’autonomia hanno sventolato libere da ogni etichettatura di destra e di sinistra.

Ed in quelle piazze abbiamo dimostrato di poter essere progressisti e conservatori, legalisti, ma se dovesse essere necessario, anche illegalisti, democratici, ma anche disposti ad assumere il ruolo di condottieri di un popolo che ormai dice BASTA ai soprusi, ai trasformismi ed agli inginocchiamenti nei confronti di un potere politico sempre più legato al potere economico che, in nome del liberismo e di una falsa competizione affama le fasce deboli e concentra la ricchezza nazionale nel 10% della popolazione. E’ un momento storico.

Ma, per coglierlo, la CONFSAL dovrà dotarsi di una formula organizzativa che le consenta di programmare le proprie azioni in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, finalizzandole ad un progetto che veda, come obbiettivo, la riconquista della dignità per tutti i lavoratori e, perché no, la salvaguardia delle aziende, che costituiscono un patrimonio non solo per i datori di lavoro, ma per l’intera Nazione. Un progetto che veda padronato e prestatori d’opera procedere, nel rispetto dei rispettivi ruoli, verso l’obbiettivo comune della produttività e del benessere collettivo.

Alfredo Lutri

 

UNA PESANTE E INSOSTENIBILE SITUAZIONE CHE CONTINUA AD AGGRAVARE SULLE SPALLE DEI LAVORATORI

Occorre più che mai in questo momento difendere il lavoro pubblico dagli scriteriati attacchi del governo che ancora una volta vuole effettuare i tagli economici sui lavoratori del Pubblico Impiego.

Nelle intenzione del governo in merito alla spending-review c’è senza ombra di dubbio, un ulteriore attacco alla categoria degli Statali.

Vi è infatti l'ipotesi di un intervento sugli esuberi over 60 (che avrebbero due anni di mobilità all'80 per cento dello stipendio), in alternativa sarebbero colpiti solo i dirigenti. Inoltre si parla di blocco totale del turn over, di riduzione della pianta organica, ma anche di spostamento del pagamento della tredicesima al gennaio del 2013.

Tutto l'insieme dei tagli agli apparati dello Stato è nel menù: si va dall'intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture. Non saranno risparmiate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il riscaldamento degli uffici e l'aria condizionata. Infatti, nell'insieme i tagli riguarderanno gli apparati dello Stato è nel contesto: si va dall'intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture.

Non saranno risparmiate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il riscaldamento degli uffici e l'aria condizionata.

Il Governo intende così chiudere le misure restrittive con i conti ed è per questo pronto per varare immediatamente la doppia operazione contro gli sprechi e la tenuta dei conti pubblici.

Di fatto, si tratterà di una vera e propria manovra che dovrà anticipare la legge di stabilità ed avrà una valenza triennale: si annuncia così un intervento di 25-30 miliardi, tra il secondo semestre di quest'anno (6-7 miliardi) e il biennio 2013-2014 con tagli e risparmi di 10-13 miliardi all'anno.

Parimenti sul piano delle misure, gli uffici legislativi dei vari ministeri hanno lavorato costantemente con il coordinamento del Ministero dell’Economia e Finanze.

Il commissario straordinario per la revisione della spesa, Enrico Bondi ha proposto la riduzione delle spese per l'acquisto di merci e servizi per 4-5 miliardi, mentre il resto inciderebbe soprattutto dal settore della sanità (1-1,5 miliardi) e del pubblico impiego (circa 1 miliardo).

In maniera consistente il pacchetto sanità prevederebbe 400 milioni (che coi-nciderebbero anche con l'operazione sugli acquisti); circa 300 milioni verrebbero dalla revisione della filiera del farmaco con risparmi per Asl e ospedali; il resto potrebbe arrivare dalle ricette elettroniche per i medici di base e da un fondo assicurativo per risarcire i danni eventualmente provocati dalla sanità e attualmente a carico allo Stato.

Per il Governo la manovra si è resa inevitabile. Sul tavolo infatti oltre al pressing che arriva da più parti per scongiurare l'aumento dell'Iva negli ultimi tre mesi di quest'anno e per il prossimo, ci sono anche le spese impreviste per il terremoto dell'Emilia, il pacchetto delle misure inderogabili (dalle missioni di pace al 5 per mille).

Senza contare che la recessione, e il mancato gettito di 3,4 miliardi nei primi quattro mesi dell'anno, mette a rischio l'obiettivo dell' 1,7 percento di deficit-Pi di quest'anno.

Per quanto riguarda le ipotesi ventilate sulla spending-review sono quelle circolate nei giorni scorsi e cioè riorganizzazione della pubblica amministrazione, con l'utilizzo della mobilità per i dipendenti pubblici. Riduzione delle province.

Accorpamento - inizialmente dei servizi - per i 4.000 comuni al di sotto dei 1.000 abitanti. Poi riduzione drastica delle società pubbliche «locali» e risparmi sul fronte sanitario con la norma - già votata dal parlamento - che obbliga le Usl a rinegoziare i contratti di fornitura troppo onerosi, e nel caso, annullando accordi già presi.

Secondo il calendario lunedì è previsto il confronto prima con i sindacati e poi con gli enti locali.

Quindi sarebbe previsto – ma la convocazione non è ancora stata fatta - un Cdm per il confronto collegiale e il varo. Il governo punta a raccogliere per quest'anno i 5-7 miliardi che consentiranno di bloccare il previsto aumento Iva di due punti che dovrebbe scattare dal primo ottobre, ma anche a finanziare interventi di rilancio della crescita e di ricostruzione in Emilia. E gli interventi, a regime, potrebbero valere sui 13 miliardi. I ministeri hanno già preparato i propri interventi le cui scelte devono ancora essere compiute collegialmente.

Le risorse per bloccare l'aumento Iva, che avrebbe l'effetto di rallentare ancora la crescita, sembrerebbero già messe al sicuro.

Ma gli interventi potrebbero essere più incisivi, per stendere un cordone di sicurezza contro il calo di gettito dovuto al rallentamento economico e per ammortizzare il rischio di una maggiore spesa per interessi.

Il parlamento ha invece approvato una norma che di fatto anticipa l'arrivo dei «costi standard» per le Asl: dovranno verificare i prezzi previsti per l'acquisto di beni e, se risulteranno troppo alti, dovranno avviare una procedura di rinegoziazione. Se non riescono a spuntare un prezzo migliore potranno recedere dal contratto.

Novità anche per i consumi di energia.

Il capitolo sanità prevederebbe un taglio di circa 1 miliardo su beni e servizi, ma sarebbe salvo il cosiddetto «fondino» da 1,8 miliardi.

Altri interventi potrebbero determinarsi con nuovi tetti per i farmaci.

Inoltre è prevista la riorganizzazione della spesa pubblica nuovamente è il taglio delle provincie. A seconda dei criteri usati si andrà da un minimo di 20 ad un massimo di 42 provincie in meno. Ma non sfuggiranno nemmeno i comuni: sotto i 1.000 abitanti - e sono circa 4.000 quelli interessati - dovranno puntare ad unire i servizi. C'è poi il nodo «dipendenti pubblici». La riorganizzazione passerà attraverso la «mobilità» così come già prevista dalla legge. Su questa partita le Organizzazioni Sindacali sono già in allarme ed in particolare la Federazione Confsal-Unsa è già scesa in piazza il 23 giugno 2012 per esternare la rabbia e l’orgoglio dei lavoratori pubblici che chiedono:

 

·        aumentare le detrazioni fiscali fino a 500 Euro annui

·        abolizione dell’Imu sulla prima casa

·        tassazione delle transazioni finanziarie e dei grandi patrimoni

·        aumento degli stipendi e rinnovo dei contratti

 

Non possiamo accettare ulteriori tagli e blocchi sul salario, ne va della nostra dignità di lavoratori del Pubblico Impiego per cui non si può più sottostare all’enorme ingiustizia che i vari governi hanno messo in atto in questi ultimi anni, scaricando di fatto sulle spalle dei lavoratori il costo di questa difficile crisi.

 

Giuseppe Urbino