lunedì, novembre 26, 2012

COMUNICATO STAMPA DELLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA DEL 26.11.2012

Dati Aran sulla rappresentatività sindacale:
strepitoso successo della Confsal-Unsa
 
"Siamo estremamente soddisfatti per il risultato provvisorio certificato dall'Aran sulla rappresentatività sindacale" afferma Massimo Battaglia, Segretario generale della Federazione Confsal-Unsa "La nostra organizzazione si conferma di gran lunga il quarto sindacato italiano nel comparto ministeri, e prima forza in alcuni dicasteri importanti".
"I dati resi noti dall'Aran decretano una crescita sia delle iscrizioni dei lavoratori alla Confsal-Unsa, che dei voti ricevuti dalla nostra O.S. in occasione delle elezioni Rsu del marzo scorso."
"Appare evidente, confrontando questi dati del 2012 con quelli del 2007, che molte organizzazioni sindacali, confederali e non, hanno subito una forte diminuzione di consensi tanto in termini di iscrizioni che di voti ricevuti alle elezioni" prosegue Battaglia "Ciò rende la netta affermazione della Confsal-Unsa ancora più preziosa e per questo sento il dovere di ringraziare tutte quelle migliaia di lavoratrici e di lavoratori che si sono stretti attorno alla nostra bandiera e a questo modo di fare sindacato".
"Con orgoglio oggi possiamo dire, una volta di più, che il nostro sindacalismo autonomo è forte e altamente radicato nel territorio nazionale. Il successo che porta a quasi il 13% di rappresentatività la Confsal-Unsa è il segno, secondo me, che i lavoratori ritengono sempre più necessario affidarsi ad un sindacato che non abbia né retaggi ideologici e né legami con qualche area politica, visto che ciò si trasforma sempre in un debito o in una limitazione dell'attività di tutela sindacale."
"Utilizzeremo questa forza attribuitaci dai lavoratori" conclude il Segretario generale "in primis per proseguire la grande battaglia sull'adeguamento delle buste paga dei dipendenti pubblici, in linea con quanto già fatto attraverso la manifestazione "Stipendio Day". Inoltre, a breve, annunceremo ulteriori iniziative da realizzare direttamente sul territorio nazionale e volte a rivendicare l'ormai indifferibile rilancio del reddito dei lavoratori statali"

 

 

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NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 81/2012 DEL MESE DI NOVEMBRE

L'ENORME INCERTEZZA POLITICA NELLA GESTIONE DEI BENI CULTURALI

 

Così com'è noto, un pò di tempo fa e precisamente, lo scorso 12/06/2012 si è tenuta la prevista riunione con il Ministro Ornaghi, fortemente voluta dalla Confsal-Unsa Beni Culturali e da tutte le altre Organizzazioni Sindacali del MiBAC.

Come già reso noto attraverso il nostro comunicato n. 39, erano presenti tutti i rappresentanti sindacali nazionali nonché, da parte dell'Amministrazione, oltre al Ministro Ornaghi, il Capo di Gabinetto, il Direttore Generale OAGIP, il Direttore dl Servizio IV della Direzione Generale OAGIP, nonché il Dott. Quinzi, Direttore dell'Ufficio di Gabinetto del MEF.

Quest'incontro, secondo le promesse del Ministro, doveva essere il primo di una lunga serie ma, a distanza di molti mesi e ormai vicini al termine della legislatura, siamo costretti a trarre la conclusione che così non è stato e così non sarà.

Purtroppo dobbiamo anche constatare la fallimentare gestione di un Ministero sempre più allo sbando, in mano ad alti burocrati "sclerotizzati" ed attaccati solo alle loro poltrone e ai loro privilegi.

In tutto questo non può che inserirsi la piena responsabilità di chi è al vertice del MiBAC, ovvero il Ministro Ornaghi la cui fama sarà tramandata ai posteri più per la nomina della Melandri al MAXXI che per quanto ha fatto per la cultura nel nostro Paese.

Eppure questo doveva essere un Governo di tecnici, ovvero di gente preparata e competente, adeguata a dirigere, ciascuna nel suo ruolo, il Dicastero di propria competenza.

Abbiamo constatato che sono tanti i cittadini italiani che vedrebbero di buon occhio una privatizzazione dei Beni Culturali, (ipotesi che ci ha sempre visto fermamente contrari) poiché, dicono, sarebbe l'unico modo per salvarli da un certo e progressivo degrado.

Se si è arrivati a questo desiderio da parte di molti, evidentemente è perché così come sono gestiti i Beni Culturali dallo Stato appare sempre più deludente e non valorizzante dell'immenso patrimonio storico, archeologico, artistico e paesaggistico di cui l'Italia  è piena.

Tornando per un attimo alla riunione del 12 giugno 2012, in linea con la politica della nostra Federazione Confsal-Unsa relativamente all'adeguamento dello stipendio degli statali al costo della vita

(non dimentichiamoci che i contratti sono fermi da tempo, e la possibilità di carriera all'interno della Pubblica Amministrazione è scarsa se non nulla), il nostro capo delegazione consegnò simbolicamente al Ministro una busta paga di un dipendente MiBAC di medio livello (nella fattispecie l'importo era di €. 1.100,00 al netto di un piccolo prestito INPDAP, trattenuta che quasi tutti i dipendenti statali hanno, quasi obbligatoriamente, per tirare avanti).

La motivazione era duplice:

Ricordare alla classe politica e a chi ci governa, con quanta fatica un lavoratore deve tirare avanti mentre chi sta al potere si gongola negli allori;

Lanciare un chiaro segnale al Ministro Ornaghi per fargli capire che se si vogliono valorizzare i Beni Culturali si deve anche valorizzare il personale che ci lavora.

Nei Beni Culturali, infatti, trova impiego un personale altamente specializzato e qualificato, che comprende varie figure professionali, tra le quali: archeologi, storici dell'arte, architetti, passando inevitabilmente per il personale di vigilanza nonché quello amministrativo che è la spina dorsale di ogni Dicastero.

E' inevitabilmente umiliante ricoprire incarichi di responsabilità e di alta specializzazione per una retribuzione che oscilla mediamente tra i 1.200,00 e 1.400,00 Euro mensili.

Detto questo (e non è poco), ci auguriamo:

Che il Ministro Ornaghi onori la sua promessa di incontrare di nuovo le Organizzazioni Sindacali per discutere di tutte le problematiche relative al MiBAC;

Che il Ministro Ornaghi prenda i dovuti provvedimenti per far cessare questo sperpero di denaro pubblico che si concretizza con nomine ed incarichi di alti burocrati (peraltro quasi sempre gli stessi),  quei burocrati che noi non possiamo che definire "vecchie cariatidi" che non vogliono abbandonare il comodo paradiso chiamato MiBAC (vedasi peraltro le varie consulenze o la famosa ed inutile nomina della Melandri al Maxxi);

Che si comporti da Ministro in sede di Consiglio del Ministri, facendosi portavoce della necessità di un adeguamento stipendiale al costo della vita dei pubblici dipendenti. A tal proposito si potrà obiettare che ciò non rientra tra i suoi compiti ma da questo punto di vista siamo convinti che, così come sono stati sensibilizzati dalla Federazione Confsal-Unsa i capi gruppo dei vari partiti presenti alla camera, affinché si facciano portavoce di tali istanze presso il Governo, ancor di più potrebbe fare chi del Governo ne fa parte.

In conclusione, suggeriamo allo stesso Ministro Ornaghi di avviare un programma che preveda la liquidazione il più immediatamente possibile delle Società controllate dal MiBAC (ALES, ARCUS, MIRABILIA, ecc.), in quanto l'esborso per mantenere poltrone addizionate alla già esistente struttura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali è così elevato da non consentire un ulteriore sperpero di denaro pubblico.

Così pure occorre rivedere alcune norme sull' esternalizzazione dei servizi che così come sono organizzati non offrono un effettivo risparmio e potrebbero essere effettuati da personale di ruolo del MiBAC appositamente formato con grande e concreto risparmi a tutto vantaggio del contribuente.

Giuseppe Urbino

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 81/2012 DEL MESE DI NOVEMBRE

 Topi?  Ancora guai per la Nazionale di Firenze

Nelle aiuole di Via Magliabechi sono ritornati i topi

IN POCO MENO DI UN ANNO, QUESTA E' LA SECONDA VOLTA...

 

Da quando hanno tolto (divelto) le cassette-esche per topi per fare posto ai maestosi ponteggi (40 metri x 15 metri) per il restauro dell'Ala Nuova su via Magliabechi, per i topi è stato un invito a nozze…

Ed oggi, eccoli di nuovo qua, tutti contenti a sbizzarrirsi per le aiuole sotto i cipressi di Via Magliabechi (ma se ci sono anche al piano semi-interrato della Biblioteca e/o nell'area del cantiere non ci è dato sapere, dato che da quando hanno finito i lavori nel dicembre 2011, quest'area è sbarrata, top-secret).

Che festa! Altro che festa, qui c'è da stare attenti se non si vuole rifare la fine del 2006 e 2009… Queste le nuove grida di allarme della Segreteria regionale della Toscana della Conf.sal-Unsa Beni culturali. Infatti, la Confsal-Unsa con una nota ha espresso una vibrata protesta alla Direzione Generale delle biblioteche a Roma, dopo che ha appreso che da oltre un mese era già stata allertata la Direzione (e proprio la scorsa settimana, abitanti della via hanno riferito anche ad un casiere tale situazione).

Nonostante queste segnalazioni di preoccupazione tutto tace e tutto è fermo, come se i topi visti in azione per le aiuole non fossero indice di preoccupazione! E si minimizza sul fatto che sono dei "semplici topi" e che sono sulla pubblica via....

Ma quanti ce ne sono nel Semi interrato non ci è dato sapere ...

Nel recente passato, già altre volte con il sentirsi dire che "sono dei semplici topi" poi la situazione è degenerata ed ha visto il pronto intervento della ASL e delle ditte specializzate alla derattizzazione.

«Nel giro di sei anni questa è la quarta volta che i topi assaltano i locali o le pertinenze della Biblioteca Nazionale e le colpe non sono da dare alla mancanza di fondi ma all'inerzia e imperizia di chi è chiamato a svolgere i controlli e fa di tutto, fuorché i controlli.

Eppure, già negli anni 2006 e 2009 sono stati attuati "piani di intervento specifici" anche dietro specifica della competente ASL, che aveva imposto la prescrizione obbligatoria di perimetrare tutto l'edificio con sistemi di "cassette-esche" a base di derivati della cumarina (come del resto indicato dal protocollo del Ministero della salute) e costanti verifiche delle esche che, in caso di mancata verifica o periodica manutenzione (rifornimento) a poco serve tale piano di messa in sicurezza.

Data la gravità della circostanza, la Confsal-Unsa rammenta che già nel gennaio 2007 è stato fatto anche un ordine di servizio specifico per le misure di prevenzione e protezione contro i ratti: fu formata una squadra che aveva il compito preciso del controllo visivo settimanale delle postazioni-esche.

Ma da allora, tutto è stato lasciato alla bontà della  "venuta a passeggio" della presenza dei topi in biblioteca  Con questa forte protesta pubblica, la Segreteria regionale della Toscana della Conf.sal-Unsa Beni culturali, denuncia l'ennesimo scempio ai mancati controlli di manutenzione preventiva, che ciclicamente si ripresenta nei locali della più "bislacca" fra le Biblioteche Nazionali del nostro paese, dato che per la manutenzione ordinaria e la prevenzione della sicurezza in Biblioteca tutto è affidato al caso ed alla sorte finché non succede niente.

Ma anche allora, non furono individuati i responsabili a questa invasione, che con il loro disinteresse hanno dato adito a scarsi controlli e manutenzione.

Learco Nencetti

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 81/2012 DEL MESE DI NOVEMBRE

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Difesa dei lavoratori e credibilità sindacali

S'impongono strategie unitarie

 

Non sfugge ad alcuno il valore, per i lavoratori, del coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nella gestione dei processi di cambiamento e, in particolare, nel ridisegno della rivisitazione delle "carriere delle risorse umane" e, quindi, la valenza "della ricerca del consenso" delle organizzazioni sindacali nei processi riorganizzativi degli Uffici pubblici.

Quanto sopra, in seno ad alcune metamorfosi in atto: la riparametrazione del perimetro di attività della pubblica amministrazione, la lenta, ma graduale, omogeneizzazione del pubblico impiego a quello privato, la "delegittimazione" della funzione dei servizi pubblici, la rigorosa applicazione dei criteri di produttività ed economicità nell'azione della pubblica amministrazione e, infine, "il diffuso convincimento dell'inutile costo di un apparato pubblico" che ostacola l'azione economica di molti settori produttivi. aggiungasi la pericolosa caduta di credibilità, in generale, dell'azione sindacale, sia che essa si manifesti in azioni di sciopero, sia che essa si estrinsechi in razionali azioni di condivisione della strategia governativa.

non aiuta certo, infine, a migliorare il quadro di cui sopra, la normata, scientifica e determinata volontà politica di "sterilizzare ed annullare" i contenuti di qualsiasi "relazione sindacale", sulla scorta di argomentazioni politiche e giuridiche a noi tutti note. Sullo sfondo il convincimento comune del Sistemapaese dell'esistenza di una categoria di lavoratori pubblici privilegiati ed eccessivamente tutelati e, da ultimo, improduttivi. La verità, invero, risiede altrove e lo stato dell'arte di cui sopra va metabolizzato, rivisitato, ed aggredito, innanzi tutto, con un'azione sindacale a livelli confederali forse ben diversa dall'attuale, laddove rimane aperta ed integra, a nostro avviso, l'efficace, ancorché residua azione, meglio se unitaria, delle Federazioni a livello di comparto.

È nostro convincimento che il ruolo del sindacato, ma in particolare di quello di Federazione, debba essere sviluppato anche attraverso momenti di più che opportuna sinergia che, superando le fisiologiche differenziazioni tra le medesime, riesca a canalizzare i necessari interventi a tutela dei lavoratori in azioni rivendicative ed oppositive utili, sia a ricostituire una credibilità quasi persa, sia a rompere quella "immunità" riformista che troppa dirigenza pubblica ritiene di aver acquisito, nei processi riformisti, dalle incursioni brunettiane sino ad oggi. Continueremo, quindi, e presto, con azioni unitarie concrete, ad attivare tutte le iniziative, sia al centro, sia in periferia, ritenute indispensabili per evitare che i lavoratori pubblici finiscano in un "tritacarne". Non assisteremo passivamente all'azione disinvolta di troppi dirigenti la cui azione rischia di demotivare e penalizzare migliaia di colleghe e di colleghi.Infine, la nostra azione e, in particolare, quella della nostra Confederazione, formalmente e sostanzialmente critiche nei confronti, da ultimo, della spending-review, dovrebbero concretizzarsi a breve in una coerente e consequenziale giornata di sciopero.

Da ultimo, l'azione della Confsal-Salfi, unitariamente alle altre Federazioni, dovrà svilupparsi all'interno della strategica delega per la riforma fiscale e relativi obiettivi strategici, ben rappresentati dal Direttore Befera nell'audizione in Commissione Finanze alla Camera, in larga massima condivisibili (fatta eccezione per la riforma del catasto, all'interno dell'accorpamento dell'agenzia del Territorio), tra i quali ricordo la cultura della legalità, la semplificazione dei tributi, un'attività di controllo non vessatoria, un'applicazione equa ed intelligente della normativa tributaria, una necessaria evoluzione culturale del paese, la creazione di un'amministrazione Finanziaria "illuminata", la rivisitazione e la risistemazione delle agevolazioni fiscali, del sistema sanzionatorio, del contenzioso tributario ed un'operatività degli uffici che utilizzi la nuova disciplina dell'abuso del diritto con l'obiettivo, attraverso i decreti delegati, di creare cooperatività tra uffici e contribuenti, un sistema premiale per il contribuente virtuoso,  potenziando il contraddittorio, evitando l'invasività dei controlli, nel rispetto dello Statuto dei Diritti del Contribuente.

Quanto sopra, sulla scorta degli artt. 2, 3 e 4, nonché degli artt. 5, 6,7 e 9 della prefata Legge Delega.

Un contesto riformista che, laddove riconsacra la centralità degli uffici finanziari e la strategicità della nostra attività quotidiana, manca ancora di una particolare attenzione al "valore di chi quotidianamente ne garantisce efficienza, immagine e, quindi, credibilità nel Sistema-paese".

Lavoriamo, quindi, auspicabilmente, con le altre Federazioni, per evitare che l'illuminata mission dell'amministrazione Finanziaria oscuri i diritti e le aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori.

Sebastiano Callipo

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 81/2012 DEL MESE DI NOVEMBRE

NUOVE FORME DI GOVERNO?

il crepuscolo della democrazia La realtà di oggi tra partiti estinti e governo degli ottimati

 

Il sistema democratico può essere "messo in sonno" secondo opportunismi e convenienze? E può essere risvegliato a comando? a giudicare da quanto è successo in italia, parrebbe di . in presenza di una crisi economico-finanziaria priva di precedenti, la nostra classe politica, già ampiamente priva di credibilità, ha compiuto un atto incredibile dichiarando di non essere in grado di gestire la situazione e confessando di fatto di esistere solo per la gestione del "potere" e per coltivare interessi di parte se non addirittura personali. Un atteggiamento di grave e di inammissibile impotenza, soprattutto quando si consideri che negli Stati che condividono condizione analoga se non peggiore della nostra, grecia, Spagna, portogallo, irlanda, la classe politica mai ha abdicato alle proprie prerogative anzi si è sottoposta, in una normale logica di democrazia, al giudizio degli elettori.

invece nel nostro paese la dichiarazione di impotenza accompagnata dall'indisponibilità a percorrere l'unica strada costituzionalmente corretta, ha creato le condizioni perché si formasse una sorta di governo degli "Ottimati".

Lo stesso presidente della Repubblica, evidentemente anch'egli convinto dell'assenza di una qualsiasi soluzione parlamentare, si è speso in questa direzione assumendosene coraggiosamente la responsabilità politica.

Tuttavia, a più di nove mesi dal suo insediamento siamo ancora in attesa dei risultati promessi: lo spread, che fu il segnale più evidente della crisi, viaggia sempre sugli stessi livelli senonchè ora sembra appassionare sempre meno i commentatori nostrani, il debito pubblico addirittura aumenta avvicinandosi all'emblematica cifra di 2 milioni di miliardi, le aziende chiudono e il problema della disoccupazione sta diventando una vera emergenza sociale, la ricchezza nazionale è in veloce decremento e, cosa stranamente non rilevata dai mass-media, i livelli di inflazione sono il doppio o il triplo degli altri paesi europei; si è realizzata cioè quella situazione indicata da sempre e da tutti gli economisti come la peggiore: inflazione e contemporaneamente recessione. Gli unici non penalizzati appaiono essere i banchieri oggetto di particolare cura ed attenzione da parte dell'attuale governo, in pratica l'unica attività imprenditoriale nel nostro paese ad ottenere benefici.

Tralasciando questioni molto poco trasparenti come l'ipotesi di evasione fiscale e di esportazione di capitali, per arrivare all'oscura vicenda del Monte dei paschi di Siena che ha attirato l'attenzione della Consob a causa delle forti rivalutazioni del titolo all'annuncio dell'intervento del Mef: una crisi da una parte pagata dai Lavoratori del Monte, destinatari di feroci tagli di occupazione, e dai contribuenti attraverso l'intervento del Mef (si parla della necessità di una ricapitalizzazione pari a 4 miliardi di euro!) mentre dall'altra parte la "solita" assoluzione per amministratori, grandi azionisti e la politica da sempre coinvolta nella gestione della Banca. inoltre, in un clima di generale conformismo, per poter governare a "mani libere" si sta affermando una sorta di restaurazione autoritaria: il parlamento legifera esclusivamente con voto di fiducia e le rare volte che pretende di "dire la sua" viene minacciato di una crisi politica che non saprebbe gestire; per altro verso e d'altra parte si è "provveduto" a neutralizzare il Sindacato sottraendogli i poteri di contrattazione ed escludendolo-sostanzialmente dal confronto sui principali temi che caratterizzano la vita e la condizione dei Lavoratori come il sistema previdenziale e la riforma del mercato del lavoro. Luigi Einaudi, uomo certamente non sospettabile di simpatie per i soviet e spirito coraggiosamente indipendente al quale non poteva sfuggire il destino cupo e tragico in cui il paese sarebbe stato trascinato dal regime dittatoriale, scrive nel 1924, due anni dalla marcia su Roma, la "bellezza della lotta". Ebbene Einaudi, in quello scritto da liberale in politica e liberista in economia, sosteneva che la libera dialettica sociale tra interessi contrapposti, esercitata al di fuori dai monopoli sindacali e industriali, è elemento di crescita e di sviluppo per la società moderna, quando, invece, si pretende di intervenire con provvedimenti normativi o legislativi per regolare gli opposti interessi rappresentati dai diversi gruppi sociali, si è in presenza di uno stato totalitario la cui economia è destinata a languire o addirittura a recedere. Evidentemente alla luce dei fatti, il "governo dei professori" non condivide le opinioni dell'insigne Maestro. Da tutto ciò emerge che non solo si è in presenza di una grave crisi economica e finanziaria e delle connesse problematiche di risanamento, ma, sia pure sottotraccia, si evidenzia una ancora più grave criticità che riguarda la tenuta del sistema democratico nel nostro paese. Impressiona e spaventa che a distanza di otto mesi dalla scadenza naturale per il rinnovo delle Camere sia partita già una campagna elettorale i cui spin-doctors vengono da lontano spesso da oltreoceano. Le grandi istituzioni internazionali e le "famigerate" agenzie di rating, organismi misteriosi ed incontrollati che sempre più gli osservatori in materia economica e politica finalmente cominciano a percepire quale braccio armato della grande speculazione internazionale, quella tanto per intendersi che gioca con i destini dei popoli, ci fanno sapere che nel 2013 la crisi in italia potrebbe finire a condizione che venga confermato il governo Monti. Ora a prescindere che sarebbe utile sapere qualcosa di più sui meccanismi di uscita dalla crisi attesi i fondamentali attuali dell'economia italiana, costoro praticamente ci dicono che il popolo italiano è incapace di intendere e volere e quindi se esercitasse liberamente il proprio voto finirebbe per combinare pasticci. Non c'è che dire: una significativa conferma in ordine a da dove "viene" l'attuale governo e una inaccettabile pretesa di limitare la sovranità popolare, sino ad oggi garantita dalla Costituzione, decidendo a new York o in qualunque altro luogo quale debba essere o non essere il governo italiano. Dichiarazioni inusitate e prive di precedenti, un atteggiamento mai tenuto nel passato nemmeno nei confronti del terzo mondo, ma quello che veramente annichilisce e fa preoccupare è che non abbiano trovato alcuna adeguata risposta da parte delle istituzioni e della politica italiana: i partiti appaiono impegnatissimi nel balletto della riforma del sistema elettorale alla ricerca ognuno di loro del massimo vantaggio, il parlamento appare sempre più come un bivacco in disarmo e il governo, che per inciso ha giurato di difendere la Costituzione, tace ed evidentemente… incassa soddisfatto. Siamo, quindi, al crepuscolo della Democrazia? Difficile dirlo, certo è che oggi essa appare fortemente appannata e se non ci dovesse essere uno scatto di orgoglio complessivo, se dovessimo prendere atto con dolore che è riuscita l'opera di conformismo che da tempo è in atto, non dovremo parlare di fase crepuscolare bensì di cancellazione.

Lucio rizzo

 

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 81/2012 DEL MESE DI NOVEMBRE

 Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri

 

Il Segretario Generale Massimo Battaglia ha fatto pervenire una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, relativa alle rivendicazioni stipendiali dei dipendenti pubblici:

Sig. Presidente,

Le scrivo questa lettera per far sentire la voce di un popolo che spesso è denigrato e mediaticamente umiliato solo per il fatto di appartenere alla categoria dei lavoratori statali, i quali, ogni giorno tra mille difficoltà, riescono a far sì che la pubblica amministrazione continui a funzionare. La Federazione Confsal-Unsa che rappresento è il quarto sindacato del comparto dei ministeri, e il primo in alcuni dicasteri; per questo avverto la grande responsabilità verso migliaia di lavoratori e delle loro famiglie di trasmettere le loro rivendicazioni, i loro timori, le loro insicurezze, ma anche la loro rabbia, alla classe politica in generale e al governo che Lei guida. So bene che Lei sta cercando di fare del suo meglio nel contesto di una crisi continentale che stiamo attraversando, ma mi permetta di richiamare la Sua attenzione sul fatto che -sperando di non essere considerato uno dei tanti che protestano solo per il gusto di farlo- i lavoratori sono in una condizione al limite della sopravvivenza, poiché con 1.200 o 1.400 euro al mese non riescono più a garantire una sicurezza di vita al proprio nucleo familiare.

La drammatica contrazione del potere di acquisto degli stipendi medi – oggi divenuti bassi- è resa ancor più insostenibile a causa delle tasse che tutti i governi, quelli prima di Lei ed anche il suo, hanno catapultato su tutti i lavoratori dipendenti. Certo, il nostro Paese sta vivendo la crisi più difficile degli ultimi 40 anni. Ma è innegabile che tale situazione trovi una delle cause primarie nella gestione della cosa pubblica realizzata dall'intera classe politica, la quale non ha fatto nei decenni quello per cui il popolo l'ha eletta in Parlamento. Al contrario, essa ha beneficiato di ampi privilegi, a tutto vantaggio di sé stessa e dell'organizzazione partitica che ne ha assicurato l'elezione.

Per tutto questo Sig. Presidente, unendo senso di necessità e memoria storica, ho l'obbligo, per il ruolo ricoperto, di farmi portatore nei suoi confronti di quanto emerso nella nostra ultima manifestazione di protesta del 10 novembre 2012 tenutasi a Roma, intitolata "Stipendio Day", in cui migliaia di persone hanno democraticamente gridato la loro rabbia ma anche il loro orgoglio di essere lavoratori che hanno giurato fedeltà alla Repubblica italiana, ed hanno richiesto l'adeguamento degli stipendi al costo della vita per poter assolvere alle responsabilità di padri e di madri di famiglia.

Per tale motivo, a loro nome, sono a chiederLe un intervento diretto, politico, volto a aprire immediatamente i contratti del pubblico impiego.

Nella speranza che Ella possa trovare un minuto della sua giornata per rispondere alla mia lettera, Le garantisco che la sua eventuale risposta sarà trasmessa ai lavoratori da me rappresentati.

Massimo Battaglia

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Riqualificazione passaggi d'area dei Ministero per i Beni e le attività culturali.

 

I lavoratori del Ministero per i Beni e le Attività Culturali constatano con grande rammarico che a distanza di cinque anni dalla pubblicazione del bando per i passaggi fra le aree, solo la metà dei posti messi a concorso sono stati finanziati ed approvati.

Sarebbe ora che tutte le OO.SS., costituissero un fronte comune nel richiedere, a tutti i livelli istituzionali, compreso quello politico, il finanziamento dell'altro 50% dei posti a concorso.

È necessario che non vada disperso l'impegno già sostenuto sia dall'Amministrazione sul piano organizzativo ed amministrativo con il lavoro di tutte le Commissioni Regionali e Nazionali, sia da parte dei dipendenti che hanno investito intere giornate di lavoro per prepararsi e seguire i corsi programmati nell'ambito delle procedure di riqualificazione, considerando che questi posti sono stati già contratti e banditi. Si vuole

evidenziare che tramite i meccanismi della spending rewiew si riescono a tagliare somme ingenti nell'ambito dei Ministero e non si sia, invece riusciti a trovare, nel corso di questi anni, le modeste somme per finanziare i passaggi d'area già definiti, in quanto non si tratta di finanziare nuove .assunzioni, ma semplicemente, nella quasi totalità dei casi, di slittamento di una posizione economica.

I lavoratori del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Seguono Firme

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 81/2012 DEL MESE DI NOVEMBRE

Archivi e riorganizzazione del Ministero.

 

Si pubblica qui si seguito il documento collettivo in merito alla situazione degli istituti archivistici periferici del MiBAC e sull'ipotesi di riorganizzazione e riduzione in discussione.

I sottoscritti dipendenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, funzionari e impiegati degli istituti archivistici, intendono esprimere la loro opinione in merito al dibattito sorto intorno all'eventuale riforma del MiBAC derivata dalla Legge 135/2012 «recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini».

Nell'ambito dell'applicazione della sopraddetta al settore archivistico statale di recente il Consiglio Direttivo dell'ANAI - Associazione Nazionale Archivistica Italiana «dopo aver preso in considerazione varie opinioni e proposte recenti sulla riorganizzazione del Ministero, ha deciso di scrivere al Ministro una lettera in data 31 ottobre con richiesta di dialogo e alcune osservazioni, con particolare riferimento alla necessità che le decisioni da prendere non siano mirate alla pura riduzione di risorse, ma tengano conto della realtà operativa e delle esigenze funzionali degli istituti del settore» (per la lettura completa vedi http://media.regesta.com.

Il documento costituisce una efficace sintesi dei punti più salienti in discussione e, in modo equilibrato, una rivendicazione e una difesa competenti ed intelligenti delle funzioni e delle attività di Archivi e Soprintendenze.

Esso, in particolare, ci sembra meritevole di attenzione in alcuni punti ben esplicitati.

In primo luogo chiede che sia «rafforzata in concreti ambiti operativi (interventi sui beni di competenza esclusiva, iniziative di studio, descrizione, valorizzazione e divulgazione) l'autonomia tecnico-scientifica degli organi periferici che operano sul patrimonio archivistico, ancora troppo genericamente prevista dall'art. 17 (N.d.R.: del DPR 233/2007] rispetto alle Direzioni regionali.

L'autonomia non è un fine in sé o una rivendicazione di prestigio, ma condizione per l'efficacia di un'attività non meramente burocratica».

Dopo aver denunciato «una tendenza all'accentramento e appesantimento burocratico delle procedure nelle Direzioni Regionali», si sofferma su una delle peculiarità dell'Amministrazione affermando che «la capillarità della rete degli istituti archivistici sul territorio è un valore che il Ministero dovrebbe difendere» e che, sempre per quanto concerne la realtà degli Archivi di Stato, è «doveroso che importanti servizi culturali (e di garanzia giuridica) continuino a essere svolti, con direttori scientifici, proprio sul territorio in cui sono radicati spesso da oltre un secolo (o anche più, quando si tratti di ex capitali di Stati preunitari)».

Nella sostanza l'autonomia si espleta con la possibilità di prendere decisioni in modo rapido ed efficiente, anche in materia di spesa, tanto che anche «i direttori archivisti non dirigenti dovrebbero mantenere autonomia scientifica e almeno in parte anche amministrativa, come funzionari delegati, per garantire efficacia alla loro azione gestionale e culturale nell'area di competenza».

A partire dall'autorevole presa di posizione dell'associazione di categoria, che ringraziamo per l'attenzione dimostrata, i sottoscritti manifestano la loro preoccupazione che l'ennesima riorganizzazione si traduca in una ulteriore contrazione della capacità operativa degli istituti archivistici, contrazione d'altra parte palesemente contraria alle aspettative e agli obbiettivi fissati dagli organi politici.

Crediamo che gli istituti archivistici non possano essere considerati uffici di rappresentanza o appendici burocratiche in quanto sono chiamati a rispondere, attraverso servizi alle comunità, di un patrimonio materiale e cospicuo ossia di chilometri di documentazione di interesse storico (allocati a volte in immobili di interesse artistico).

Il ruolo di Archivi di Stato e Soprintendenze Archivistiche, in termini non solo di conservazione ma di valorizzazione e promozione, è quanto mai rilevante, specialmente laddove essi sono i principali se non unici siti archivistici funzionanti (veri e propri "poli") e permettono, conservando pure archivi storici pubblici, di enti locali e di privati, la fruizione del patrimonio nelle sale di studio e, se supportati con risorse adeguate, con altri mezzi (siti Web, pubblicazioni, laboratori, ecc.).

Se difettasse l'autonomia decisionale e di spesa sarebbero compromesse proprio quelle iniziative che a parole, non sempre nei fatti, sono caldeggiate dall'Amministrazione, ovvero le manifestazioni, la formazione e la didattica, gli stessi lavori archivistici che se possibile si avvalgono del contributo di sponsor locali grazie al rapporto diretto con direttori riconosciuti e riconoscibili nella loro potestà.

Insomma, i sottoscritti ritengono fondamentale che l'allocazione delle risorse avvenga, prima di tutto, dove è valorizzato il patrimonio e sono erogati i servizi al pubblico (si rammenti la testuale «invarianza dei servizi ai cittadini» della norma di legge) i quali per essere sempre cospicui e puntuali necessitano di risorse certe e specifiche.

È importante ribadire e definire il "chi fa e che cosa fa" in riferimento alla mission della nostra amministrazione, mission che può essere addirittura funzione della vision ossia di cosa le persone percepiscono dell'ente (i nostri istituti) nel concreto dell'esperienza e della comunicazione grazie ad una presenza che è presidio autentico non eliminabile o comprimibile in modo indolore in nome di una discutibile economicità.

In definitiva, in base ai compiti e agli obbiettivi, tutti gli istituti sono e debbono essere considerati sullo stesso piano; la loro articolazione, la vantata rete capillare, priva di doppioni e di superfetazioni, può essere considerata funzionalmente ed economicamente sostenibile come è dimostrato, pur patendo il continuo calo di risorse, dalla perdurante e ostinata vitalità espressa negli ultimi anni.

Però a tutto c'è un limite.

I responsabili e il personale degli istituti hanno imparato a tirare la cinghia, a individuare faticosamente co-llaborazioni e contributi diversi in sede locale, tuttavia ci sembra giunto il momento che il Ministero dia un segnale di rilancio, che investa in tutte le sedi; chiediamo che si fidi, che investa su di noi e inoltre su una nuova necessaria leva di professionisti pubblici e privati che vivifichino il settore culturale italiano, da più parti considerato il "petrolio" del nostro Paese. Non vogliamo rassegnarci né al declino né all'oblio, riteniamo di non difendere privilegi o rendite, chiediamo di fare al meglio, con efficienza e, perché no?, con libertà ed entusiasmo, il lavoro che siamo chiamati a fare. Non è semplice né remunerativo ma possiede il richiamo di saperi sedimentati nel processo storico, si consolida nella pratica documentaria e nella ricerca, si nutre e si rafforza attraverso l'approfondimento delle relazioni che nei territori sempre si sviluppano.

Per tutto quanto sopra enunciato i sottoscritti invitano il superiore Ministero a preservare e a rafforzare l'identità e la natura degli istituti archivistici periferici assicurando loro piena autonomia scientifica e di spesa ai fini della tutela, manutenzione e valorizzazione del patrimonio posseduto o vigilato, un patrimonio unico per quantità e qualità.

Seguono Firme

 

giovedì, novembre 22, 2012

NOSTRO COMUNICATO N.67/12

VINCOLO QUINQUENNALE DI PERMANENZA NELLA SEDE DI PRIMA ASSEGNAZIONE.

SITUAZIONI PREGRESSE ED ATTUALI.

RISPOSTA INSODDISFACENTE DA PARTE DELL'AMMINISTRAZIONE ALLA NOSTRA RICHIESTA DATI SULLA MOBILITA' INTERNA

 

Facendo seguito al nostro comunicato n. 64/12, si comunica che in data 21 novembre 2012 (lettera allegata al comunicato n. 67/12 scaricabile dal sito www.unsabeniculturali.it), il Direttore Generale OAGIP Dott. Mario Guarany ha risposto allo scrivente Coordinamento Nazionale, in modo non esaustivo e assolutamente vago.

A questo punto sorge spontanea una domanda: a chi giova questa astrattezza?

Si vuole forse nascondere qualcosa?

Eppure le nostre richieste sono state estremamente chiare e dettagliate!

Il Dott. Guarany tira in ballo la L. 104/92 e l'art. 42 bis del D. Lgs n. 151/2001, normative che rispettiamo e condividiamo ma noi, così com'è noto, abbiamo chiesto altro e, per la precisione:

un elenco completo di tutto il personale che, pur essendo soggetto al vincolo quinquennale, è stato distaccato ad altra sede lavorativa;

tale elenco dovrà essere dettagliato e distinto per città, provincia e regione e contenere i profili professionali coinvolti, la data di inizio del distacco e le motivazioni che hanno portato l'Amministrazione ad approvare tale provvedimento;

un analogo elenco riguardante tutti i lavoratori dipendenti del MiBAC non soggetti al vincolo quinquennale ma che si trovano in posizione di distacco;

essere portati a conoscenza degli esuberi individuati recentemente dalla Funzione Pubblica, distinti per area, fascia retributiva e profilo professionale;

l'applicazione di quanto previsto dal CCIM e specificatamente per quanto concerne la trasparenza e la pubblicità dei movimenti a vario titolo.

Il motivo di queste richieste è semplice: siamo certi che nel tempo siano state fatte disparità di trattamento e si sia usata la discrezionalità per alcuni dipendenti e non per altri, pur trattandosi di casi estremamente gravi e umanamente meritevoli di attenzione.

E' ovvio che applicare freddamente la normativa senza considerare le "sfumature" che si celano dietro ogni singolo caso, risulta facile, così com'è facile "lavarsene le mani" mentre il potere discrezionale di un Direttore Generale dovrebbe a maggior ragione valere proprio in situazioni non classificabili facilmente tramite i canoni della normativa.

Tale potere discrezionale, in presenza di fondate e motivate situazioni di gravità, è stato peraltro più volte richiesto da altre Organizzazioni Sindacali del MiBAC e l'Amministrazione (sic!) con tutta risposta ci ha paventato il parere dell'Avvocatura dello Stato, come se quest'ultimo fosse "Vangelo".

La nostra azione di dissenso all'operato dell'Amministrazione trova inoltre le sue origini nel fatto che a noi risultano casi di lavoratori che già in posizione di distacco, pur avendone essi stessi chiesto la revoca, si sono visti negare, per i più svariati e spesso fantasiosi motivi, l'opportunità di tornare alla sede lavorativa di origine, nonostante che la stessa Direzione Generale OAGIP si sia espressa ripetutamente in modo favorevole alle istanze degli interessati, senza però mai imporsi con forza per la definizione di queste situazioni.

Chiediamo pertanto, anche in vista dell'approssimarsi della definizione delle dotazioni organiche, che venga fatta un'apposita riunione per rivedere l'accordo sulla mobilità che comprenda le situazioni di distacchi e comandi, nonché il ripristino dei trasferimenti definitivi in piena trasparenza e linearità con la normativa di riferimento.

 

Cordialità e saluti.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE

CONF.SAL-UNSA BENI CULTURALI