venerdì, gennaio 30, 2009

comunicato unsa 32-2009

CCNL COMPARTO MINISTERI

AUMENTI NELLA BUSTA PAGA DI FEBBRAIO

Da comunicazioni acquisite risulta che è stata predisposta da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze l'erogazione, nella busta paga del mese di febbraio p.v., degli aumenti contrattuali previsti dal CCNL biennio economico 2008-2009, firmato in via definitiva il 23 gennaio u.s .

Cordialità e saluti.

IL SEGRETARIO GENERALE

Renato Plaja

giovedì, gennaio 29, 2009

COMUNICATO FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA N. 30/09

RIFORMA DEL MODELLO CONTRATTUALE: EDITORIALE DEL SEGRETARIO GENERALE

Si riporta, di seguito, l'editoriale del Segretario Generale riguardante la riforma del modello contrattuale che sarà pubblicato sul prossimo numero del nostro settimanale "Confsal – società, cultura, lavoro":

RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI:

ACCORDO QUADRO DEL 22 GENNAIO 2009

CENTRATI DUE IMPORTANTI OBIETTIVI DELLA CONFSAL

di Marco Paolo Nigi

Il 22 gennaio 2009, a Palazzo Chigi, Governo e Parti Sociali hanno sottoscritto l'Accordo Quadro sulla "riforma degli assetti contrattuali".

L'Accordo costituisce un importante fatto storico sia per i suoi contenuti innovativi che per la larga condivisione delle Parti Sociali rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro.

Ed è così che dopo quindici anni e sei mesi si è preso atto che l'analogo Accordo del luglio'93, di fatto disapplicato, non poteva più rispondere alle esigenze della nuova economia e della moderna organizzazione del lavoro. Infatti, tale Patto era maturato in un contesto monetario-inflattivo, economico-finanziario e politico-culturale completamente diverso dall'attuale.

L'avvento della moneta europea, l'attuale politica monetaria e creditizia della Banca Centrale Europea, l'avanzata globalizzazione dell'economia, l'evoluzione nel credito, nella finanza privata e pubblica e nella cultura e nella gestione imprenditoriale e la vigente normativa sullo stato giuridico e sull'organizzazione del lavoro imponevano da tempo un nuovo Patto funzionale allo sviluppo economico e alla crescita occupazionale.

Pertanto, in discontinuità con i ricorrenti falliti tentativi di adeguamento del modello'93, a cominciare da quello relativo alla proposta della "commissione Giugni" del 1997, l'ultima trattativa, tenuta "autonomamente" dalla Parti Sociali e condivisa nella fase decisiva dal Governo, anche quale datore di lavoro, si è basata sul necessario senso di responsabilità, lungimiranza e concretezza delle Parti Sociali rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro. E Patto è stato sulla base delle forti motivazioni condivise nella consapevolezza che per centrare l'obiettivo dichiarato sono indispensabili l'aumento della produttività aziendale e della competitività del sistema economico, nuove dinamiche retributive eque e premianti ed una maggiore qualità dei servizi resi dalle Pubbliche Amministrazioni.

L'Accordo fissa fondamentali principi di un modello contrattuale "comune", per il settore privato e per quello pubblico.

Secondo il modello definito il contratto collettivo nazionale di categoria:

v ha durata triennale sia per la parte economica che per quella normativa: si corregge così l'anomalia della quadriennalità normativa e della biennalità economica che non consentivano l'indispensabile corrispondenza temporalmente perfetta fra prestazione e controprestazione;

v garantisce la certezza dei trattamenti economici e normativi comuni e regola le relazioni industriali a tutti i livelli;

v fa riferimento all'indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo ed elaborato da un soggetto terzo: si afferma, così, la valenza europea del parametro negoziale e si supera la fissazione unilaterale da parte del Governo del tasso annuo di inflazione programmata che, utilizzato rigidamente per l'aggiornamento delle retribuzioni, ha portato all'accertato impoverimento dei lavoratori dipendenti;

v semplifica le procedure negoziali e garantisce il regolare svolgimento delle trattative;

v fissa due livelli di contrattazione collettiva - nazionale e aziendale -, valorizzando il secondo livello, incentrato sulla premialità e sulla incentivazione, anche attraverso la leva della fiscalità strategica;

v punta sulla diffusione universale del secondo livello e fornisce adeguate garanzie per le situazioni di difficoltà economico-produttiva;

v prevede la definizione entro tempi brevissimi delle nuove regole per la rappresentanza delle Parti Sociali da ammettere alla contrattazione collettiva e la semplificazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro nei diversi comparti;

v rilancia l'obiettivo della riduzione "finanziariamente compatibile" della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese.

L'Accordo aprirà certamente una nuova stagione nelle relazioni sindacali e nell'andamento del rinnovo dei prossimi contratti di lavoro e costituirà un fondamentale strumento di sostegno alla crescita economica ed occupazionale.

La Confsal, con la sottoscrizione dell'Accordo, ha centrato due importanti obiettivi fissati dalla sua piattaforma politico-sindacale: la definizione certa di un moderno modello contrattuale "unico" per il privato e pubblico impiego e quella "possibile" di un nuovo sistema di relazioni sindacali basato finalmente sulla legittimazione delle Parti Sociali interagenti in base alla rappresentatività effettiva e "certificata".

La Confsal, infine, valuta l'Accordo quale strumento fondamentale per il sostegno alla prevedibile ripresa economica del 2010 e considera, pertanto, fondamentale il totale e continuo impegno delle Parti Sociali per la puntuale attuazione dello stesso.

Il convinto, responsabile e coerente impegno della Confsal non mancherà per perseguire concretamente gli obiettivi fissati dall'Accordo nell'interesse dei lavoratori e del Paese. (Dal notiziario Confsal n.15-09)

mercoledì, gennaio 28, 2009

COMUNICATO Federazione Confsal-Unsa 27/09

CIRCOLARI BRUNETTA IN MATERIA DI ASSENZA DEI DIPENDENTI PUBBLICI

Tar Lazio - Roma, sez. I - sentenza 15 Gennaio 2009 n. 236

Il Tar del Lazio, con la recente sentenza n. 236 del 15 gennaio 2009, ha ritenuto inammissibile il ricorso proposto da alcuni dipendenti pubblici avverso le circolari del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione n. 7 e 8 del 2008 esplicative della portata precettiva e delle modalità applicative dell'art. 71 del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni nella legge 6 agosto 2008, n. 133, recante una nuova disciplina del trattamento economico relativo ai periodi di assenza per malattia, delle connesse certificazioni sanitarie e delle fasce di reperibilità per le visite di controllo. Tali circolari, infatti, secondo i giudici amministrativi, costituiscono atti privi di diretta e autonoma idoneità ed efficacia lesiva, con connessa insussistenza di interesse legittimo effettivo, attuale e tutelabile al loro annullamento, salva la loro eventuale disapplicazione in relazione a controversie riguardanti precipui atti di gestione del rapporto, applicativi della disposizione normativa, da instaurare dinanzi alla competente Autorità giudiziaria ordinaria, posto che i ricorrenti appartengono a categorie contrattualizzate.

In buona sostanza, il Tar del Lazio ha ritenuto le circolari del ministro Brunetta atti che non hanno efficacia lesiva diretta e quindi, non impugnabili direttamente dal dipendente pubblico.

Consiglio di Stato, sez. V - Sentenza 14 gennaio 2009 n. 99

L'estensione degli effetti di un giudicato a soggetti estranei alla lite non costituisce adempimento di uno specifico obbligo per l'Amministrazione, la quale gode di ampia discrezionalità in materia; di conseguenza, le posizioni dei soggetti che aspirano all'estensione del giudicato devono essere qualificate come interessi legittimi e ogni pretesa deve essere tutelata attraverso l'impugnazione degli atti con i quali viene data esecuzione al giudicato e, solo in assenza di tali atti, mediante il ricorso avverso il silenzio-rifiuto formatosi sull'istanza e conseguente diffida dell'amministrazione volta all'estensione del giudicato stesso. ( Il Segretario Generale: Prof.Marco Paolo Nigi )

martedì, gennaio 27, 2009

comunicato unsa 26-2009

 INPDAP – DETRAZIONI FISCALI PER FAMILIARI A CARICO

 

Come annunciato con il Comunicato 248 del 28 novembre 2008, le pensioni di chi non ha richiesto in tempo la detrazione fiscale per familiari a carico, attraverso una autocertificazione da inviare alla sede Inpdap del proprio territorio, potrebbero essere decurtate di una cifra variabile dai 50 a i 200 €.

Si rammenta infatti che la Finanziaria per l'anno 2008 aveva previsto l'obbligo di richiedere per iscritto la concessione del beneficio fiscale per familiari a carico, ed erano stati altresì prorogati i termini durante lo scorso anno per effettuare tale dichiarazione: tra febbraio e marzo 2008 l'Inpdap aveva inviato agli oltre 2 milioni e 600 mila pensionati la comunicazione circa la necessità di presentare apposita domanda entro il luglio successivo. Nel mese di ottobre 2008 la stessa Inpdap aveva inviato al mezzo milione di "ritardatari" un secondo avviso per ricordare la necessità di presentare la dichiarazione entro il termine ulteriormente posticipato di novembre 2008.

In 200 mila –dalle stime raccolte- risultano essere coloro che non hanno presentato la domanda in tempo utile e che si vedranno decurtare la pensione già dalla rata di gennaio 2009.

L'Istituto fa sapere, in ogni caso, che di questi 200 mila, una parte non avrebbe avuto più diritto a ricevere il beneficio fiscale, per mutate situazioni familiari.

Coloro invece che, mantenendo una situazione familiare tale da far permanere il diritto al beneficio fiscale, e che pertanto sono semplicemente in ritardo nella comunicazione, potranno presentare i documenti all'Inpdap, che provvederà a restituire successivamente le detrazioni subite, che saranno in tal modo recuperate dagli aventi diritto malgrado il forte ritardo della comunicazione.

 

 

venerdì, gennaio 23, 2009

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

ALLE  DONNE  LAVOTRARICI ITALIANE

 

A TUTTE LE ASSOCIAZIONI SINDACALI

 

 

Sono una donna di 54 anni con un impiego ministeriale. Lavoro da 28 anni e aspetto con ansia il momento di andare in pensione, un momento che rischia di diventare chimera.

Svanito il sogno di andare a 55 anni e ormai proiettata verso il limite dei 60 anni temo l' innalzamento di tale limite.

L'aumento dell'età pensionabile contribuirebbe, secondo il nostro sistema politico a risanare un paese che sano non è grazie: ai privilegi di alcuni; agli stipendi altissimi di particolari ceti sociali; alle truffe ed imbrogli che si ripetono incessantemente sottraendo ingenti ricchezze a coloro che se ne gioverebbero per avere una esistenza più dignitosa, senza l'incubo di una bolletta o di un ticket  sanitario da pagare, di un pasto da racimolare.

Se non ci fossero indebiti arricchimenti, se si procedesse ad un ridimensionamento delle  inopportune spese del nostro sistema politico (attraverso una riduzione immediata del numero dei parlamentari e dei loro emolumenti, attraverso l'annullamento dei troppi privilegi  indotti dal loro status sociale), se esistesse una migliore perequazione delle risorse economiche, non sarebbe necessario intervenire sul sistema pensionistico, sul settore della cultura e ricerca o sul sistema sanitario (oggi fare un esame specialistico in una struttura pubblica costa come effettuarlo in una struttura privata, rendendo vana la osannata prevenzione dei mali. Una buona fascia di popolazione italiana non gode di esenzione delle spese sanitarie ma ha difficoltà a sostenerle).

Ogni cosa detta è retorica, ma la rabbia e l'impotenza che ci pervade di fronte ai molti soprusi della nostra classe politica, di qualsiasi colore sia,  impone ancora una riflessione e discussione su questi temi.

Su tutto prevale il senso di impotenza. Gli uomini politici che, di ogni partito  ormai, ci ossessionano con l'idea del paese in crisi, non vivono sulla loro pelle la ristrettezza economica non hanno quindi la vera e passionale comprensione del problema (aumentano persino  le loro indennità).

In nome dell'abusato bene del Paese sono oramai i risolutori freddi e impassibili, poiché non colpiti da contingenze economiche negative, della sorte dei  poveri.

Durkeim, eminente sociologo, sosteneva che la classe politica avrebbe dominato e imperato con le proprie leggi su ogni altra classe sociale impotente a contrastarla.

La nostra classe  politica è ancora formata prevalentemente da uomini, quando una maggiore presenza delle donne, allenate a far quadrare i conti nel privato, produrrebbe effetti positivi anche nella res publica (il solo ruolo della donna come angelo del focolare ed amministratrice della casa persiste indenne dopo anni di lotta emancipatrice per avere un ruolo anche all'esterno).

Una classe politica preminentemente al maschile soggioga in maggiore misura il mondo femminile che non è stato compreso nei suoi bisogni.

Ogni donna viene ancora discriminata nel sociale e non è facile che possa assurgere a posti rilevanti. Perché questo avvenga deve subire una virilizzazione (secondo molti uomini la professionalità, austerità, efficienza sono prerogative maschili), deve far scadere in secondo piano i bisogni della sua famiglia o, ancora meglio, non deve averne una per potersi esprimere" felicemente e professionalmente appagata " in campo lavorativo come i nostri uomini che una famiglia possono averla poiché l'angelo del focolare, amorevolmente e mai compreso, li solleva dalla cura della casa e dei figli.

Lavorare   fuori e dentro casa per una donna è molto faticoso. Vive inquietudini forti poiché due forze contrastanti sono presenti: l'una la spinge ad affermarsi come soggetto intelligente, capace, razionale, affidabile sul lavoro (quasi sempre si trova a dimostrare ad un uomo che la sovrintende la sua precisione e puntualità); l'altra la  spinge a rimanere a casa dove c'è un figlio piccolo da  accudire, un pranzo da preparare, un vecchio da assistere.

Una donna che ha alto senso del dovere  e professionalità trascura questi obblighi naturali (che questi competano alla donna è pensiero degli stessi uomini), assicura la sua presenza in ufficio e in fabbrica senza alcuna pericolosa distrazione. Quando ricorre al congedo per malattia poiché è necessario sostenere questi" onorevoli obblighi" viene considerata assenteista (il congedo ordinario, i pochi permessi retribuiti a disposizione non sono sufficienti a coprire i bisogni di una famiglia; altre forme di congedo parentale previste dalla legge comportano forti detrazioni dallo stipendio).

L'uomo più sciocco e retrivo si chiede perché la donna  non sia rimasta in casa obbedendo al  suo ruolo di madre e moglie.

Quando l'uomo ha fatto sentire la propria compagna inutile, dipendente economicamente, servile nei suoi confronti, poiché unico procacciatore di cibo e sostento della famiglia, quando ha cercato piaceri altrove poiché una  moglie sciatta, nevrotica e stanca lo innervosiva, la donna è uscita all'aperto. L'indipendenza economica l'ha resa più forte, l'ha emancipata e tuttavia il senso  di colpa costante di non essere adeguata a svolgere  compiutamente i suoi numerosi ruoli l'ha indebolita e resa fragile. Ha cercato un uomo che la sorreggesse, che collaborasse, ma non sempre lo ha trovato. E così, con affanno ed incertezze corre nel suo ufficio e nella sua casa.

La donna lavoratrice della mia età può trovarsi in due condizioni.

Può avere un impiego soddisfacente e ben remunerato (cosa molto rara) e una situazione familiare ormai semplificata con figli grandi e autonomi; libera dalle inquietudini delle tante e varie cose da fare si impegna nel lavoro in modo pratico e fattivo.

Può invece avere un impiego che, per vari motivi, non la soddisfa; il lavoro comincia a diventare alienante.

Alle lavoratrici delle fabbriche non viene risparmiata né l'alienazione né la fatica.

Gli uomini che ci governano non hanno mai legiferato effettivamente a nostro favore (la legge sul part-time ha accomunato donne che ne hanno fruito per poter gestire al meglio la famiglia senza altra remunerazione, a uomini che ne hanno fruito per un doppio lavoro con altra remunerazione. In egual misura a donne e uomini è stato decurtato lo stipendio ed un periodo proporzionale di congedi ordinari, proprio quei congedi ordinari che, essendo pochi per una donna, l'hanno spinta a chiedere il part-time).

Si sostiene che la parità di diritti tra uomo e donna imporrebbe una eguale età pensionabile tra uomo e donna a 65 anni.

Si trascura, si ignora, è inesistente il diritto della donna a vedere riconosciuta "la doppia usura".

Ancora necessarie a svolgere in famiglia quel ruolo che, solo e sostanzialmente molti uomini ci riconoscono, lasciateci quindi andare a casa poiché c'è ancora molto da fare e non saremo mai in pensione.

Se il nostro sistema politico è incline alla vera democrazia renda volontaria la scelta di rimanere al lavoro o meno. Chi rimane per scelta darà ancora passione ed impegno fruttuoso; chi rimane per obbligo, stanco e demotivato, darà male o nulla e l'assenteismo sarà il pericolo.

Noi donne finalmente a casa emancipate e non più servili, lavoreremo ancora con i nostri figli senza quella nevroticità e ansia che da noi sono diventate loro patrimonio. La nostra presenza li curerà dai disagi di questo mondo moderno, insegneremo equilibrio e moralità e, ancora per molto, staremo lì a sentirli senza fretta.

La lettera è indirizzata ad ogni donna. Lo scopo è quello di mobilitare tutte le donne prima che si legiferi un innalzamento dell'età pensionabile.

 

venerdì, gennaio 16, 2009

comunicato Unsa 14-2009

Dal notiziario Confsal n. 6 del 16.01.2008.

 

«CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO: AGGIORNAMENTO

 

Si comunica che oggi, 16 gennaio 2009, all'ARAN, è stata sottoscritta l'Ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il personale non dirigente del comparto Università, relativo al biennio economico 2008/2009.

Riguardo ai contenuti contrattuali si rinvia ai notiziari ed ai siti della nostra Federazione CONFSAL – SNALS-Università-CISAPUNI: www.snals.it e www.cisapuni.it.

Si comunica, inoltre, che il Consiglio dei Ministri, nella seduta odierna, ha autorizzato il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, ad esprimere il parere favorevole del Governo sulle Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale non dirigente dei comparti Agenzie Fiscali, Ministeri e Scuola per il biennio economico 2008/2009. Dette Ipotesi contrattuali saranno sottoposte immediatamente alla valutazione della Corte dei Conti per la prescritta validazione. Vi terremo informati sugli esiti del "controllo" e sui tempi riguardanti la liquidazione dei benefici contrattuali.

mercoledì, gennaio 14, 2009

ALTERNATIVITA' TRA RICORSO STRAORDINARIO E RICORSO GIURISDIZIONALE

TAR CAMPANIA - Salerno, SEZ. II - Sentenza 8 gennaio 2009 n. 15

 

La regola dell'alternatività tra il ricorso straordinario al Capo dello Stato e quello giurisdizionale, prevista dall'art. 8 del D.P.R. 24 novembre 1971 n. 1199, pur non essendo suscettibile di interpretazione analogica, allorché le due impugnative riguardino atti distinti, deve comunque ritenersi operante anche nel caso in cui, dopo l'impugnativa in sede straordinaria dell'atto presupposto, venga successivamente impugnato in sede giurisdizionale l'atto conseguente, al fine di dimostrarne l'illegittimità derivata; ciò per l'identità sostanziale delle due impugnative in relazione alla "ratio" della norma summenzionata, la quale appare volta ad impedire un possibile contrasto di giudizi in ordine al medesimo oggetto. E' pertanto inammissibile un ricorso giurisdizionale proposto avverso l'atto consequenziale, nel caso in cui risulti che l'atto presupposto sia stato impugnato con ricorso straordinario (fattispecie relativa ad impugnativa di decreto di occupazione in sede giurisdizionale, mentre la presupposta dichiarazione di p.u. era stata impugnata in sede straordinaria). (Il Segretario Generale, Prof. Marco Paolo Nigi)»

Dal notiziario Confsal n. 3 del 13.01.2009

«DIRITTO DI ACCESSO E PROCEDIMENTO TRIBUTARIO

 

TAR LAZIO - Roma, Sez. II - Sentenza 7 gennaio 2009 n. 22

 

Sussiste il diritto di un cittadino di accedere e di ottenere copia di una cartella esattoriale, e del ruolo in forza del quale tale cartella è stata emessa, nel caso in cui ciò sia necessario per difendere i propri interessi giuridici, ed il procedimento tributario di verifica e di liquidazione delle imposte dovute finalizzato all'emissione della cartella stessa sia stato definito. In base ad una lettura costituzionalmente orientata dell'art. 24 della l. n. 241/1990, l'inaccessibilità agli atti del procedimento tributario, ivi prevista, è da ritenere temporalmente limitata alla sola fase di pendenza del procedimento stesso, non rilevandosi esigenze di "segretezza" nella fase successiva, quella, cioè, che concerne l'adozione dell'atto d'accertamento definitivo o di riscossione dei tributi da parte del Fisco; diversamente opinando, si perverrebbe alla singolare conclusione che, in uno Stato di diritto, il cittadino possa essere inciso dall'imposizione tributaria, senza neppure conoscere il perché di quest'ultima e della relativa quantificazione del debito tributario.

 

PENSIONI - AUMENTO ETA' PENSIONABILE

In linea di principio non è accettabile che ogni anno si possa tornare a introdurre modifiche peggiorative al sistema pensionistico, un bacino fortemente agevole per immediati e fruttuosi recuperi di risorse economiche per far fronte alle sempre crescenti esigenze del bilancio dello Stato.

            Detto questo, non può sfuggire all'attenzione che il prolungamento della vita della popolazione, italiana in particolare, necessiti di attente riflessioni per impedire al sistema previdenziale di entrare in crisi e di non reggere all'implosione che ne potrebbe derivare nel prossimo futuro, mettendo a rischio le pensioni sia dei giovani che dei meno giovani.

            Il circolo perverso che occorre superare è dato dal fatto che i pensionati sono troppi, i lavoratori attivi sono pochi, i contributi sono conseguentemente ridotti per pagare le pensioni nel futuro più o meno prossimo, a danno delle nuove generazioni.

            Si tenga,altresì, conto che molti lavoratori o dipendenti non vanno in pensione e restano al lavoro per necessità e poter continuare a percepire lo stipendio.

            I collocamenti in pensione dei dipendenti pubblici previsti dall'Inpdap per l'anno 2009 assommano a 125.700 che potrebbero salire a 160/170 mila includendovi l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne.

            La spesa pensionistica aumenterà nel 2009 rispetto al 2008 del 4,2% fermo quasi restando il numero, per il 2009, di 15.983.215 pensionati in Italia.

            Il discorso non deve essere affrontato semplicemente affermando che occorre innalzare l'età pensionabile da 60 a 65, 67, 70 anni al solo scopo di far cassa, perché sarebbe un vulnus immorale ed iniquo a carico di molti di coloro che rappresentano già da tempo la categoria degli emarginati sociali.

            Sia chiaro, inoltre, che l'argomento delle riforma delle pensioni potrà essere affrontato solo se sarà bilanciato da adeguate contropartite che mitighino la insostenibile situazione  in cui versano i pensionati.

            Per ritornare a modificare, a così poca distanza di tempo, lo scalone della legge Maroni, il sistema pensionistico dovrebbe prevedere risorse economiche che diano garanzie riguardanti in particolare:

-          L'aumento degli assegni previdenziali per il recupero delle quote di 10 anni d'inflazione non corrisposta;

-          L'eliminazione dei gravi effetti riduttivi dovuti alla persistenza, nel sistema, delle penalizzanti pensioni d'annata;

-          La previsione di un pensionamento flessibile tra i 62 ed i 67 anni di età, tenuto conto del passaggio dal sistema retributivo a quella contributivo che nei prossimi anni produrrà per i futuri pensionati una maggiore riduzione dell'assegno pensionistico.

            Per dare una equa soluzione al sistema pensionistico si dovrà risanare il bilancio e diminuire il gigantesco debito pubblico, attraverso un seria e concreta lotta all'evasione fiscale e una drastica riduzione della spesa improduttiva.

PENSIONI - AUMENTO ETA' PENSIONABILE PER LE DONNE

            Il Ministro Brunetta ha costituito un gruppo di lavoro per dare sia una risposta motivata alla nota di condanna della Corte di Giustizia del Lussemburgo del 13 novembre scorso contro la differenza di età del pensionamento esistente nel nostro Paese fra donne(60 anni) e uomini (65) nel pubblico impiego, sia per elaborare un testo che superi queste differenze da presentare in Consiglio dei Ministri entro il corrente mese di gennaio, da formalizzare come d.d.l. governativo oppure da inserire nel d.d.l. comunitario in corso di esame nella Commissione Politiche Europee del Senato.

            Sia ben chiaro che la critica della Commissione europea non può essere  un'occasione raccolta dal governo per valutare quanta cassa è possibile realizzare attraverso  il rinvio della permanenza in servizio delle donne, che rappresentano oltre il 50% dei dipendenti pubblici, circa, cioè, 1.840.000 su un totale di 3.366.000.

                        L'allineamento dell'età pensionabile, uomini/donne, secondo la Banca d'Italia porterebbe un aumento del PIL annuo del 17% con una maggiore ricchezza per il Paese di circa 260 milioni di euro annui.

            Nel pubblico impiego le donne che sono andate in pensione prima dei 60 anni sono state circa il 44%; fra i 60 ed i 64 anni il 19%.

            Si tratta di risparmi molto rilevanti che nel giro di alcuni anni potrebbero raggiungere cifre di diversi miliardi di euro.

            Fatta questa premessa non possiamo sottacere che nella realtà quotidiana la situazione tende ad un sostanziale cambiamento di indirizzo in quanto molte donne nell'approssimarsi dell'età della pensione, meno impegnate nella faticose attività domestiche, anche perchè i figli sono cresciuti o magari usciti dal nucleo familiare, sono più attente ai benefici economici e di carriera e quindi più sensibili a quelle aspettative insoddisfatte nel passato, e più disponibili a valutare autonomamente la possibilità di superare il tetto dei 60 anni ed in alcuni casi anche quelli dei 65 anni.

            A parte questa valutazione per certi versi criticabile, ed astraendoci dai contesti particolari che possono presentarsi nelle realtà quotidiane dovute allo stressante impegno super-lavorativo delle donne – lavoro,casa, famiglia, maternità, ufficio - dobbiamo anche su questa materia valutare i ritorni, in termini giuridici ed economici, che ne possono derivare per le donne dal prolungamento dell'attività di servizio in regime di obbligator, quale contropartita dell'eventuale prolungamento dell'attività lavorativa delle donne in servizio negli uffici pubblici, superando e sfatando quella cultura maschilista propria dei paesi del bacino mediterraneo.  I paletti di garanzia possono essere così individuabili:

-          prioritaria condizione di destinare i 5/6 miliardi di euro di risparmio all'attuazione dell'allineamento dell'età pensionabile;

-          innalzamento dell'età anagrafica secondo criteri di gradualità e flessibilità;

-          riconoscimento dello stesso trattamento giuridico, di carriera ed economico analogo a quello in vigore per gli uomini;

-          riconoscimento di ammortizzatori sociali mirati, come, ad esempio l' adeguata disponibilità di asili nido e l'istituzione dell'anno sabbatico per conciliare lavoro e famiglia e consentire alla donne nel periodo della giovane e media età di adempiere con più disponibilità alla cura ed alla crescita dei figli, beneficiando di contributi figurativi;

-          prevedere un allineamento degli scaglioni di un anno ogni due per il collocamento in pensione che diverrebbe obbligatorio e non più facoltativo;

-          prevedere, in alternativa, un pensionamento di anzianità fra i 62 ed i 67 anni uguale per tutti i pubblici dipendenti;

 

        Abbiamo inteso con queste riflessioni dare un contributo valutativo su una tematica di così forte impatto sociale individuandone gli aspetti positivi e negativi convinti che non possono trovare ,ovviamente, un unico riscontro nelle colleghe interessate.

 

RINNOVI CONTRATTUALI : SLITTANO I PAGAMENTI

            Purtroppo i pagamenti in busta paga degli aumenti contrattuali del biennio 2008-2009 slitteranno almeno di un mese.

            Gli adempimenti procedurali, conseguenti alla firma delle Intese sui CCNL dei Comparti Ministeri, Agenzie Fiscali e Scuola, legati ai visti del Ministero dell'Economia, della Corte dei Conti e del Consiglio dei Ministri, si sono bloccati venerdì 9 u.s.  a seguito del rinvio della riunione di quest 'ultimo Consiglio, per motivi politici estranei alla vicenda in oggetto, ostacolando la definizione dell'iter del successivo passaggio all'Aran per la firma definitiva del contratto e quindi dell'invio alla Ragioneria Generale dello Stato per la conclusiva erogazione.

            Questo imprevedibile inghippo ha vanificato le assicurazioni date dal Ministro Brunetta circa il pagamento nella busta paga di gennaio degli aumenti contrattuali e quindi anche le anticipazioni, legate però al condizionale, fornite con il nostro comunicato n.1 del 5 gennaio scorso.

            Nonostante gli interventi per semplificare le procedure burocratiche, persistono ineludibili ed arcaici formalismi di visti e controvisti, propri di un cultura ancestrale ottocentesca che non riesce a sradicare l'immagine di una Pubblica Amministrazione inefficiente ed intempestiva e a rendere affidabili le assicurazioni e gli impegni assunti anche dei maggiori esponenti del Governo.

BRUNETTA: D.D.L.- A.S. 847 - RIFORMA P.A.

Il d.d.l. Atto Senato 847/08 sulla riforma della P.A. recante "delega al Governo finalizzata alla ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico" è stato approvato dal Senato il 18 dicembre u.s., con voto bipartisan, è ora passato all'esame della Camera dei Deputati, in seconda lettura.

            Il testo costituito da nove articoli è così sintetizzabile:

 

            Art.1 -  RELAZIONI SINDACALI E CONCORSI

-          convergere gli assetti delle relazioni del lavoro pubblico e privato, con particolare riferimento al sistema delle relazioni sindacali;

-          migliorare l'efficienza e l'efficacia della procedure della contrattazione;

-          introdurre sistemi di valutazione del personale e delle strutture amministrative;

-          valorizzare il merito ed i meccanismi premiali;

-          definire in modo più rigoroso le responsabilità dei dipendenti pubblici;

-          assicurare una più efficace organizzazione delle procedure concorsuali, privilegiando il requisito della residenza dei concorrenti.

 

Art.2 – RIFORMA ARAN – AGENZIA RAPPRESENTANZA NEGOZIALE.

-          precisare meglio gli ambiti di competenza in materia di rapporto di lavoro pubblico riservati alla legge od alla contrattazione collettiva;

-          riordinare le procedure di contrattazione collettiva nazionale ed integrativa con il settore privato;

-          semplificare i procedimenti di contrattazione per verificare i costi degli accordi;

 

ART.3 – VALUTAZIONE DELLE STRUTTURE E DEL PERSONALE

-          predisporre obiettivi preventivi annuali dell'Amministrazione, anche territoriale, da rilevare a consuntivo;

-          organizzare confronti pubblici annuali sul funzionamento dell'Amministrazione con la partecipazione di associazioni consumatori e utenti, sindacati, studiosi e organi di informazione;

-          prevedere mezzi di tutela giurisdizionali degli interessati nei confronti dell'Amministrazione e dei Concessionari pubblici;

-          istituzione di un organismo centrale di valutazione, autonomo ed indipendente, i cui membri saranno nominati con il parere favorevole dei due terzi dei componenti delle Commissioni parlamentari competenti, aventi il compito di:

o       esercitare le funzioni di valutazione;

o       garantire la trasparenza dei sistemi di valutazione;

o       assicurare comparabilità e visibilità degli indici gestionali.

 

ART.4 – MERITO, INCENTIVI E PREMI

-          introdurre strumenti di valorizzazione del merito e del metodo di incentivazione della produttività e della qualità della prestazione in sintonia con le modalità attuative stabilite dalla contrattazione collettiva;

 

ART.5 – RIFORMA DELLA DIRIGENZA PUBBLICA

-          vietare la corresponsione del trattamento economico accessorio al dirigente responsabile di scarsa vigilanza sulla produttività delle risorse umane e sull'efficienza della struttura che dirige;

-          prevedere concorsi per l'accesso alla prima fascia dirigenziale con riduzione di incarichi ai non dirigenti o estranei alla p.a.;

-          favorire la mobilità  dei dirigenti fra comparti nazionali ed internazionali;

-          prevedere che la retribuzione dei dirigenti legata al risultato non debba essere inferiore al 30% della retribuzione complessiva:

 

ART.6 – SANZIONI DISCIPLINARI E RESPONSABILITA' DEI PUBBLICI DIPENDENTI;

-          razionalizzare i tempi di conclusione dei procedimenti disciplinari e prevedere meccanismi rigorosi per i controlli medici nelle assenze per malattia dei dipendenti;

-          favorire la conoscenza del codice disciplinare prevedendo l'equipollenza tra affissione all'ingresso dell'ufficio e pubblicazione sul sito web dell'amministrazione;

-          prevedere la tipologia delle infrazioni più gravi che comportano la sanzione del licenziamento;

 

ART.7 – VICEDIRIGENZA

-          prevedere la istituzione e la disciplina della vicedirigenza esclusivamente con la contrattazione collettiva nazionale di comparto, che ha facoltà di introdurre una specifica previsione al riguardo e, pertanto, il personale in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente può essere destinatario della disciplina della vicedirigenza a seguito della sua avvenuta istituzione.

 

ART.8 – ULTERIORI ATTRIBUZIONI AL CNEL

-          predisporre una Relazione annuale al Parlamento ed al Governo sulla qualità dei servizi erogati dalla P.A. alle imprese e ai cittadini;

-          predisporre una Relazione annuale dello stato della contrattazione collettiva nella P.A.;

-          organizzare una Conferenza annuale sull'attività della P.A.

 

ART.9 -  ULTERIORI POTERI DI CONTROLLO ATTRIBUITI ALLA CORTE DEI CONTI.

- Consentire alla Corte dei Conti di effettuate controlli sulle gestioni pubbliche statali in corso di svolgimento, su richiesta delle competenti Commissioni parlamentari o del Consiglio dei Ministri.

 

             Cordialità e saluti.

 

                                                                                               IL SEGRETARIO GENERALE

                                                                                              Renato Plaja

EVASIONE FISCALE - SEMPRE PIU' IN CRESCITA

Secondo l'Istat l'evasione fiscale in Italia ammonta al triplo di quella parte europea che vanta risultati migliori ed al doppio di quella media della stessa Europa.

            Si consideri che l'evasione fiscale in Italia viene valutata in 100 miliardi di euro dal Ministero dell'Economia mentre la stessa Istat valuta più pesantemente l'evasione in 280 milioni di euro, cioè al 20 % del Pil  !!

            E' assolutamente inaccettabile che l'evasione fiscale raggiunga questa dimensione e che cifre così pazzesche possano trovare riscontro nelle indagini statistiche.

            Una crescita da sballo è stata registrata nel 2007 dove, ad esempio, gli accertamenti dell'Amministrazione finanziaria hanno registrato un recupero di evasione del 50% superiore a quella del 2006.

            Una evasione così rilevante spiega perché in Italia la pressione fiscale sia di oltre il 43%, la più alta dell'Europa, gravando soprattutto sui redditi dei lavoratori e dei pensionati che nelle statistiche di quelle inique evasioni sono assolutamente estranei.

            In questo Paese c'è troppo spazio per aggirare in fisco per i redditi derivanti da impresa, lavoro autonomo, rendite finanziarie e da licenziose  interpretazioni elusive delle normative che lasciano spesso troppo spazio all'evasione.

            Chiediamo maggiore attenzione all'evasione fiscale: è sempre più in crescita.

POVERTA' - SEMPRE PIU' IN CRESCITA

La povertà continuerà a crescere sino a quando cresceranno le disuguaglianze fra i cittadini presenti in un contesto sociale.

La disuguaglianza è causa di crisi finanziarie che colpiscono l'economia reale di un paese procurando dissesti per le imprese che chiudono, disoccupazione per i lavoratori che perdono il posto di lavoro, retribuzioni che perdono potere di acquisto, famiglie che non riescono a soddisfare i bisogni economici primari nell'ultima parte del mese.

La disuguaglianza se non viene combattuta produce crisi economica sino a diventare depressione economica allorquando:

      - i mercati diventano espressione eclatante di concentrazioni di ricchezza;

      - i super ricchi privilegiano investimenti speculativi, anziché produttivi;

      - gli operai ed i ceti medi si impoveriscono perdendo potere di acquisto;

      - i consumi calano e la produzione si riduce.

In 20 anni (fonte Banca d'Italia) il 10% delle famiglie più ricche ha visto crescere la propria ricchezza  dal 44% al 48% di tutta la ricchezza prodotta.  La società italiana è costituita da 1/3 di ricchi e 2/3 di poveri.

Si tenga conto che l'11.1%, (pari a 2.653.000 persone) delle famiglie in Italia ha vissuto nel 2007 in relativo stato di povertà. Un dato impressionante che dovrebbe far riflettere. 

Causa di questa iniquità è la disuguaglianza fra i cittadini che avvertono una povertà  sempre più in crescita.

FIRMA CCNL PUBBLICI: CALCOLO RAPPRESENTATIVITA'

            In premessa occorre riferire che il dissenso emerso nella triplice confederale si è già manifestato in modo evidente in occasione della firma, apposta da Cisl e Uil e non da Cgil, della pre-intesa con Confindustria ed a seguire degli accordi su artigianato, commercio, piccola e media impresa.

Sulla scia di questo indirizzo, sono state sottoscritte le ipotesi di intesa sui rinnovi dei CCNL di alcuni comparti pubblici:  Ministeri812/11/08) - Agenzie Fiscali (24/11/08)- Scuola (17/12/08) – Parastato (23/12/08), relativi al biennio economico 2008/2009, con la firma dei sindacati CISL-UIL-CONFSAL e senza la firma della Confederazione CGIL.

            L'accordo è stato ritenuto valido in quanto le tre organizzazioni firmatarie superano la soglia del 51%, dato dalla media fra iscritti e voti RSU conseguiti, prevista dal decreto legislativo 165/2001. Si noti, per inciso, che il requisito si può conseguire anche con il solo 60% dei voti conseguiti, dato non posseduto, ad oggi, da alcuna organizzazione sindacale.

            La soglia del 51% è oggi più facilmente raggiungibile a seguito del parere del Consiglio di Stato che ha ammesso nella base di calcolo, agli effetti della rappresentatività, solo le organizzazioni sindacali rappresentative nel comparto per aver raggiunto la soglia del 5%, modificando il criterio in precedenza adottato che prevedeva l'applicazione della media calcolata fra tutti i sindacati presenti nel comparto, comprendendovi quindi anche quelli rimasti sotto il 5% e pertanto non rappresentativi.

            La motivazione del parere del Consiglio di Stato – Sezione Prima n. 4108/2008 del 3 dicembre 2008 – richiama, ad esempio, l'ipotesi della presenza in un comparto di una pletora di sigle sindacali non rappresentative (cioè sotto il 5%) che, messe insieme, raggiungono una media superiore al 49%, impedendo, pertanto, ai sindacati maggiormente rappresentativi (cioè sopra il 5%) di raggiungere, messi insieme, il 51%, con la conseguenza, da una parte di rendere impossibile la definizione di un accordo per carenza percentuale di sottoscrizione e dall'altra di rendere inapplicabile la norma.

Riteniamo corretta l'interpretazione, perché, diversamente argomentando, si renderebbero possibili le seguenti conseguenze:

- inefficacia del requisito della rappresentatività in capo alle organizzazioni che hanno avuto il riconoscimento della rappresentatività;

- impossibilità delle organizzazioni sindacali così legittimate di svolgere, in sede di contrattazione, il loro mandato, istituzionalmente rivolto alla valida stipulazione e sottoscrizione di contratti collettivi nazionali, venendo, così, meno la legittimità negoziale;

- definitiva inapplicabilità della norma.

- privazione, a tempo indeterminato, di copertura contrattuale per il personale in servizio nel comparto.

Il parere del Consiglio di Stato è consultabile sul nostro sito internet: www.confsal-unsa.it

 

          Cordialità e saluti                                                      IL SEGRETARIO GENERALE

                                                                                              Renato Plaja            

MINISTERI - RIORGANIZZAZIONE - RINVIATA

Il Decreto Legge 207/2008, pubblicato sulla gazzetta ufficiale n. 304 del 31/12/2008 ha disposto, come avviene quasi sempre a fine anno, la proroga dei termini previsti da disposizioni legislative e finanziarie urgenti a decorrere dal 1° gennaio 2009.

           

RIORGANIZZAZIONE DEGLI UFFICI PUBBLICI

 

L' ART. 74 DELLA LEGGE 133/2008 dispone la riorganizzazione degli uffici pubblici a tutte le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Agenzie, comprese quelle fiscali, procedendo alla riduzione degli uffici dirigenziali generali del 20%, con una riduzione degli organici del 10% e quelli non dirigenziali del 15%, con una riduzione degli organici del 5%.

Una riduzione del 10% del restante personale non dirigenziale, escluso quello degli Enti di ricerca.

Le riduzioni di cui sopra comporteranno una riduzione:

-                           dei dirigenti di 1^ fascia da 33 a 29 con una minor spesa di 776 milioni di euro;

-                           dei dirigenti di 2^ fascia da 245 a 208 con una minor spesa di 3.687 milioni di euro;

-                           del personale non dirigenziale da 4.396 a 3.733 con una minor spesa di 20.358 milioni di euro.

 

Fra i numerosi rinvii, evidenziamo quelli che sono di maggiore interesse per le competenze della scrivente Federazione:

 

-          MINISTERO PER LO SVILUPPO ECONOMICO – ha accorpato le Comunicazioni e il Commercio internazionale - la riorganizzazione ha già avuto luogo ed il relativo regolamento è stato pubblicato sulla G.U. n.294 del 17/12/2008 ed è operativo dal 1° gennaio 2009. Tagli di spesa per 26 milioni di euro.

-          MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI – riaccorpato con la nascita dell'attuale governo – il regolamento relativo, approvato dal Governo, dalle Commissioni parlamentari e dal Consiglio di Stato è in dirittura di pubblicazione. Taglio di spesa per circa 42 milioni di euro.

-          MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA – ha accorpato Università e Ricerca  - analogamente al Ministero di cui sopra, il regolamento è in fase di definizione. Il taglio di spesa prevede risparmi per circa 45 milioni di euro.

-          MINISTERO DEI BENI CULTURALI – il regolamento di riorganizzazione ha già avuto l'approvazione del Consiglio dei Ministri del 18 dicembre scorso ed deve ora passare al vaglio delle Commissioni parlamentari e dal Consiglio di Stato. Taglio di spesa non quantificato.

-          MINISTERO DEL WELFARE (LAVORO-SALUTE E POLITICHE SOCIALI) - il regolamento di riorganizzazione già predisposto deve essere approvato dal Consiglio dei Ministri. Taglio di spesa non quantificato.

-          MINISTRO DELLA DIFESA – il regolamento di riorganizzazione è stato già predisposto ed è ancora in fase di concertazione interministeriale per cui deve ancora iniziare le fasi dell'iter procedurale. Taglio di spesa non quantificato.

-          MINISTERO DEGLI INTERNI – il regolamento è in corso di elaborazione ed il riassetto ancora incompleto dovrà essere a breve definito. Taglio di spesa non quantificato.

-          MINISTERO DEGLI ESTERI – la situazione si presenta diversa in quanto con il Dpr 258 del 2007, finalizzato ad un più razionale utilizzo del personale e ad un migliore servizio agli italiani all'estero, si è gia provveduto ad una riduzione e razionalizzazione delle strutture dirigenziali, unitamente ad un piano di ristrutturazione delle sedi diplomatiche, consolari e degli istituti di cultura all'estero. Taglio di spesa non quantificato.

 

ALTRI RINVII AL 31/12/2009 - PREVISTI DAL DECRETO MILLEPROROGHE

 

            Accesso della P.A. ai servizi di rete online.

            Previdenza complementare dipendenti P.A. - utilizzo risorse per avvio fondi.

            Comitati italiani all'estero – elezioni.

            Uffici periferici dello Stato – possibilità di ulteriori istituzioni.

            Ministero della Difesa – proroghe diverse previste dall'art. 4 del decreto.

 

 

          Cordialità e saluti.

                                                                                              IL SEGRETARIO GENERALE

                                                                                              Renato Plaja