venerdì, novembre 28, 2008

INPDAP - RICHIESTA DETRAZIONI PER FAMILIARI A CARICO - SCADENZA TERMINI IL 28.11 P.V. PER I RITARDATARI

La finanziaria per l'anno 2008 ha introdotto per i pensionati l'obbligo di richiedere annualmente la detrazione fiscale per familiari a carico. Senza questa richiesta non si potranno beneficiare delle detrazioni fiscali previste.

Già nei mesi passati l'Inpdap aveva avvisato i circa 2,6 milioni di pensionati pubblici di richiedere le detrazioni fiscali presentando domanda, entro luglio 2008, all'Istituto stesso o ai Caf. Circa 500 mila pensionati però, da come risulta, non hanno usufruito di tale possibilità, per cui a loro, l'Istituto ha concesso di richiedere le agevolazioni fiscali entro il 28 novembre 2008, presentando una autocertificazione, da trasmettere anche via fax, alle sedi provinciali Inpdap.

Naturalmente, in caso di persistente mancato interessamento ad opera delle parti in causa, l'Istituto dovrà applicare la normativa vigente e procedere alla revoca delle detrazioni per carichi familiari, a questo punto non più spettanti, a partire dalla rata di gennaio 2009.

Nel caso di necessità di recupero di somme erogate e indebitamente percepite, poiché non si prodotta entro il termine utile l'autocertificazione, l'Istituto procederà al conguaglio recuperando tali somme sulla rata di febbraio 2008.

Cordialità e saluti

IL SEGRETARIO GENERALE

Renato Plaja

Dal notiziario Confsal n. 206 del 27.11.08:

«CONCORSO PUBBLICO E SCORRIMENTO GRADUATORIA

Tar Lazio - Roma, Sez. I - sentenza 19 novembre 2008 n. 10423

In materia di riparto di giurisdizione nelle controversie relative a procedure concorsuali nell'ambito del pubblico impiego privatizzato, la cognizione della domanda, avanzata dal candidato utilmente collocato nella graduatoria finale, riguardante la pretesa al riconoscimento del diritto allo scorrimento della graduatoria del concorso espletato, appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario, facendosi valere, al di fuori dell'ambito della procedura concorsuale, il diritto all'assunzione; ove, invece, la pretesa al riconoscimento del suddetto diritto sia consequenziale alla negazione degli effetti del provvedimento di indizione di un nuovo concorso, la contestazione investe l'esercizio del potere dell'amministrazione di merito, a cui corrisponde una situazione di interesse legittimo, la cui tutela spetta al giudice amministrativo ai sensi dell'art. 63, comma 4, d.lgs. n. 165/2001.

GIURISDIZIONE IN MATERIA DI INCARICHI DIRIGENZIALI

Corte Di Cassazione, Sez. Unite Civili - sentenza 7 novembre 2008 n. 26799

In tema di impiego pubblico privatizzato, ai sensi dell'art. 63 D.Lgs. n. 165 del 2001, e dell'art. 45, comma 17, D.Lgs. n. 80 del 1998, sono attribuite alla giurisdizione del Giudice ordinario le controversie inerenti ad ogni fase del rapporto di lavoro, incluse quelle relative al conferimento di incarichi dirigenziali; infatti, la riserva, in via residuale, alla giurisdizione amministrativa, contenuta nel quarto comma dell 'art. 63 D.Lgs. n. 165 del 2001, concerne esclusivamente le procedure concorsuali, strumentali alla costituzione del rapporto con la pubblica amministrazione, nonchè quelle cosiddette interne per l'accesso ad aree o fasce funzionali superiori, ricomprese nell'area dei procedimenti amministrativi, mentre gli atti di conferimento di incarichi dirigenziali - i quali non concretano procedura concorsuale, ed i cui destinatari non solo sono già in servizio, ma sono anche in possesso della relativa qualifica professionale - conservano natura privata, in quanto atti interni di organizzazione, anche dopo la riforma attuata con la L. n. 145 del 2002. (Il Segretario Generale, Prof. Marco Paolo Nigi)»

Cordialità e saluti

IL SEGRETARIO GENERALE

Renato Plaja

Dal notiziario Confsal n. 205 del 27.11.08

«RINNOVO CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO: AGGIORNAMENTO

Si ritiene utile fare il punto, al 27 novembre 2008, sulla situazione riguardante il rinnovo dei contratti dei lavoratori del pubblico impiego:

Quadriennio normativo 2006/2009

Biennio economico 2007/2007

Comparti

a) contratti sottoscritti n. 7: Agenzie Fiscali, Enti Pubblici non economici, Ministeri, Regioni-Autonomie Locali, Scuola, Servizio Sanitario Nazionale, Università;

b) negoziati aperti all'Aran n. 4: Alta Formazione Artistica e Musicale (Afam), Presidenza Consiglio Ministri, Ricerca, Segretari Comunali (in sequenza del comparto Regioni-Autonomie Locali).

Aree Dirigenziali

a) contratti sottoscritti n. 2: Area III – Sanità, Area IV – Medici;

b) negoziati aperti all'Aran n. 1: Area I – Ministeri;

c) mancanza atto di indirizzo del Governo all'Aran n. 5: Area II Regioni-Autonomie Locali (la bozza è al MEF per il parere), Area V – Scuola (la bozza è al MIUR e al MEF per i pareri), Area VI – EPNE – Agenzie Fiscali (la bozza è in fase di stesura al MPAI), Area VII – Ricerca-Università, Area VIII – Presidenza Consiglio Ministri.

Biennio economico 2008/2009

Comparti

a) ipotesi contrattuali sottoscritte all'Aran n. 2: Agenzie Fiscali, Ministeri;

b) negoziati aperti all'Aran n. 1: Scuola;

c) mancanza atti di indirizzo del Governo all'Aran n. 7: Enti Pubblici non economici (il Consiglio dei Ministri si esprimerà prevedibilmente in settimana), Regioni-Autonomie Locali (il Consiglio dei Ministri si esprimerà prevedibilmente la prossima settimana), Servizio Sanitario nazionale (il Consiglio dei Ministri si esprimerà prevedibilmente la prossima settimana), Università, Ricerca, Afam (la bozza è in fase di stesura al MPAI), Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Aree Dirigenziali

a) mancanza atto di indirizzo del Governo all'Aran: tutte le Aree dirigenziali. Soltanto per l'Area V – Scuola, la bozza è alla valutazione del MIUR e del MEF.

Relativamente al quadriennio normativo 2006/2009 ed al biennio economico 2006/2007, i negoziati all'Aran concernenti i comparti Afam, Ricerca e Segretari comunali sono da tempo in una grave situazione di stallo per ragioni di carattere normativo e/o economico, mentre il negoziato riguardante il comparto Presidenza Consiglio Ministri è stato aperto recentemente, il 25 novembre u.s..

Per cinque Aree dirigenziali su otto non sono stati ancora emanati gli atti di indirizzo del Governo all'Aran.

E' il caso di puntualizzare che per i contratti del biennio economico 2006/2007 esiste, in linea di massima, la copertura finanziaria.

Riguardo al biennio economico 2008/2009, si rileva la mancanza degli atti di indirizzo per sette comparti su dieci e per tutte le Aree dirigenziali.

Il rinnovo dei contratti 2008/2009 ha, al momento, quale base di riferimento l'accordo di Governo – Sindacati di Palazzo Chigi del 30 ottobre 2008.

L'insostenibile grave ritardo per i rinnovi dei contratti scaduti è stato denunziato dalla Confsal e dalle Federazioni aderenti ripetutamente, anche recentemente, in tutte le sedi governative e istituzionali.

Vi terremo tempestivamente informati sugli sviluppi della situazione.(Il Segretario Generale, Prof. Marco Paolo Nigi)»

Cordialità e saluti

IL SEGRETARIO GENERALE

Renato Plaja

COMUNICATO STAMPA

GIUSEPPE URBINO(SEGR.NAZIONALE CONFSAL-UNSA BENICULTURALI):

SUL CONCORSO A 500 POSTI PRESSO IL MIBAC

"CERCHIAMO DI FARE CHIAREZZA

SULLA PRESUNTA SESSIONE STRAORDINARIA

PER AMMALATI EVITANDO DI AGEVOLARE

I SOLITI FURBETTI".

"La prova preselettiva del concorso pubblico per esami a 500 posti presso l'amministrazione centrale e periferica del Mibac era nata male e stando alle comunicazioni che arrivano a questa OO.SS. non prosegue certamente meglio –

- dice Giuseppe Urbino, Segretario Nazionale della Confsal Unsa Beni Culturali – dopo le numerose polemiche sulla redazione dei quiz, questa volta siamo venuti a conoscenza dell'intenzione della Direzione Generale del personale di approntare delle apposite sessioni di recupero per i candidati assenti alla prova preselettiva per motivi di salute.

Non ci sarebbe niente di male fin qui - prosegue Urbino – se questo fosse contemplato nel bando di concorso, ma la cosa non suona bene visto che, tali sessioni sarebbero però state decise e organizzate in un momento successivo all'inizio delle prove tanto è vero che molti concorrenti, che ci hanno contattato, avevano chiesto al preposto ufficio personale del Mibac se era possibile recuperare la prova in caso di malattia e si erano sentiti rispondere in modo negativo poiché appunto il bando pubblico non lo prevede.

E' evidente che, se tali sessioni sono state decise in un secondo tempo, senza peraltro essere previste dal bando di concorso – conclude il sindacalista della Confsal- Unsa - ciò ha comportato un grave danno e pregiudizio nei confronti dei molti concorrenti che si sono sentiti rispondere negativamente.

Pertanto, come Segreteria Nazionale, abbiamo chiesto al Direttore Generale del persona, dott.ssa Antonia Pasqua Recchia di portarci a conoscenza dell'esatta situazione al riguardo considerato che, almeno per la Regione Lazio, detta sessione straordinaria sembrerebbe prevista per il prossimo 2 dicembre.

lunedì, novembre 17, 2008

CHE FURBETTO QUEL BRUNETTA

Fonte L'ESPRESSO di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo

La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni
La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.
Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza. A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.
Chi l'ha visto Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso). Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.
Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse. Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento. Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.
La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78. Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.
Se la partecipazione ai lavori d'aula non è da seguace di Stakanov, neanche in commissione Brunetta appare troppo indaffarato. L'economista sul suo sito personale ci fa sapere che, da vicepresidente della commissione Industria, tra il 1999 e il 2001 ha partecipato alle riunioni solo la metà delle volte, mentre nel biennio 2002-2003, da membro titolare della delicata commissione per i Problemi economici e monetari, si è fatto vedere una volta su tre. Strasburgo è lontana dall'amata Venezia, ma non si tratta di un problema di distanza. A Ca' Loredan, nel municipio dove è stato consigliere comunale e capo dell'opposizione dal 2000 al 2005, il nemico dei fannulloni detiene il record. Su 208 sedute si è fatto vedere solo in 87 occasioni: quattro presenze su dieci, il peggiore fra tutti i 47 consiglieri veneziani.
Il bello del mattone
LA MAPPA DELLE PROPRIETA' DI BRUNETTA
Brunetta spendeva invece molto tempo libero per mettere a segno gli affari immobiliari della sua vita. Oggi il ministro possiede un patrimonio composto da sei immobili (due ereditati a metà con il fratello) sparsi tra Venezia, Roma, Ravello e l'Umbria, per un valore di svariati milioni di euro. "Mi piacciono le case e le ho pagate con i mutui", ha sempre detto. Effettivamente per comprare e ristrutturare la magione di 420 metri quadrati con terreno e piscina in Umbria, a Monte Castello di Vibio, vicino a Todi, Brunetta ha contratto un mutuo di 600 milioni di vecchie lire del 1993. Ma per acquistare la casa di Roma e quella di Ravello, visti i prezzi ribassati, non ne ha avuto bisogno. Cominciamo da quella di Roma. Alla fine degli anni Ottanta il rampante professore aveva bisogno di un alloggio nella capitale, dove soggiornava sempre più spesso per la sua attività politica. Un comune mortale sarebbe stato costretto a rivolgersi a un'agenzia immobiliare pagando le stratosferiche pigioni di mercato. Brunetta no.
Come tanti privilegiati, riesce a ottenere un appartamento dall'Inpdai, l'ente pubblico che dovrebbe sfruttare al meglio il suo patrimonio immobiliare per garantire le pensioni ai dirigenti delle aziende. Invece, in quel tempo, come 'L'espresso' ha raccontato nell'inchiesta 'Casa nostra' del 2007, gli appartamenti più belli finivano ai soliti noti. Brunetta incluso. Un affitto che in quegli anni era un sogno per tutti i romani, persino per i dirigenti iscritti all'Inpdai ai quali sarebbe spettato. Lo racconta Tommaso Pomponi, un ex dirigente della Rai ora in pensione, che ha presentato domanda alla fine degli anni Ottanta: "Nonostante fossi stato sfrattato, non ottenni nessuna risposta. Contattai presidente e direttore generale, scrissi lettere di protesta, inutilmente". Pomponi ha pagato per anni due milioni di lire di affitto e poi ha comprato a prezzi di mercato, come tutti. Il ministro, invece, dopo essere stato inquilino per più di 15 anni con canone che non ha mai superato i 350 euro al mese, ha consolidato il suo privilegio rendendolo perpetuo: nel novembre 2005 il patrimonio degli enti infatti è stato ceduto. Brunetta compra insieme agli altri inquilini ottenendo uno sconto superiore al 40 per cento sul valore di stima. Alla fine il prezzo spuntato dal grande moralizzatore del pubblico impiego è di 113 mila euro, per una casa di 4 vani catastali, situata in uno dei punti più belli di Roma. Si tratta di un quarto piano con due graziosi balconcini e una veranda in legno. Brunetta vede le rovine di Roma e il parco dell'Appia antica. Un appartamento simile a quello del ministro vale circa mezzo milione di euro: con i suoi 113 mila euro l'economista avrebbe potuto acquistare un box.
GUARDA LO SFOGLIO: I documenti dell'acquisto della casa Inpdai
Un tuffo in Costiera Anche il buen retiro di Ravello è stato un affare immobiliare da Guinness. Brunetta, che si autodefinisce "un genio", diventa improvvisamente modesto quando passa in rassegna i suoi possedimenti campani. "Una proprietà scoscesa", ha definito questa splendida villa di 210 metri quadrati catastali immersa in 600 metri di giardino e frutteto. Seduto nel suo patio il ministro abbraccia con lo sguardo il blu e il verde, Ravello e Minori.
Per comprare i ruderi che ha poi ristrutturato ha speso 65 mila euro tra il 2003 e il 2005. "Quanto?", dice incredula Erminia Sammarco, titolare dell'agenzia immobiliare Tecnocasa di Amalfi: "Mi sembra impossibile: a quel prezzo un mio cliente ha venduto una stalla con un porcile". Oggi un rudere di 50 metri quadri costa circa 350 mila euro, e una villa simile a quella dell'economista supera di gran lunga il milione di euro. Il ministro ha certamente speso molto per la pregevole ristrutturazione, tanto che ha preso un mutuo da 300 mila euro poco dopo l'acquisto del 2003 che finirà di pagare nel 2018, ma ha indubbiamente moltiplicato l'investimento iniziale.
Ma come si fa a trasformare una catapecchia senza valore in una villa di pregio? 'L'espresso' ha consultato il catasto e gli atti pubblici scoprendo così che Brunetta ha comprato due proprietà distinte per complessivi sette vani catastali, affidando i lavori di restauro alla migliore ditta del luogo. Dopo la cura Brunetta, al posto dei ruderi si materializza una villetta su tre livelli su 172 metri quadrati più dépendance, rifiniture in pietra e sauna in costruzione. Per il catasto, invece, l'alloggio passa da civile a popolare. In compenso, i sette vani sono diventati 12 e mezzo. Come è stata possibile questa lievitazione? "Diversa distribuzione degli spazi interni", dicono le carte. La signora Lidia Carotenuto, che fino al 2002 era proprietaria del piano inferiore, ricorda con un po' di malinconia: "La mia casa era composta di due stanzette, al massimo saranno stati 40 metri quadrati e sopra c'era un altro appartamento (che misurava 80 metri catastali, ndr) in rovina. So che ora il Comune di Ravello sta costruendo una strada che passerà vicino all'abitazione del ministro. Io non avrei venduto nulla se l'avessero fatta prima...". A rappresentare Brunetta nell'atto di acquisto della dépendance nel 2005 è stato il geometra Nicola Fiore, che aveva seguito in precedenza anche le pratiche urbanistiche. Fiore era all'epoca assessore al Bilancio del comune, guidato dal sindaco Secondo Amalfitano, del Partito democratico. I rapporti con il primo cittadino è ottimo: Brunetta entra nella Fondazione Ravello. E quest'anno, dopo le elezioni, Amalfitano fa il salto della barricata, entra nel Pdl e lascia la Costiera per Roma dove viene nominato suo consigliere ministeriale.
Il Nobel mancato "Io sono un professore di economia del lavoro, l'ho guadagnato con le unghie e con i denti. Sono uno dei più bravi d'Italia, forse d'Europa", ha spiegato Brunetta ad Alain Elkann, che di rimbalzo lo ha definito "un maestro della pasta e fagioli" prima di chiedergli la ricetta del piatto. L'economista Ada Becchi Collidà, che ha lavorato nello stesso dipartimento per otto anni, dice senza giri di parole che "Renato non è uno studioso. È prevalentemente un organizzatore, che sa dare il meglio di sé quando deve mettere insieme risorse". Alla facoltà di Architettura di Venezia entra nel 1982, dopo aver guadagnato l'idoneità a professore associato in economia l'anno precedente. Come ha ricordato in Parlamento il deputato democratico Giovanni Bachelet, Brunetta non diventa professore con un vero concorso, ma approfitta di una "grande sanatoria" per i precari che gravitavano nell'università. Una definizione contestata dal ministro, che replica: avevo già tutti i titoli.
In cattedra Secondo il curriculum pubblicato sul sito dell'ateneo di Tor Vergata (dove insegna dal 1991), al tempo il giovane Brunetta poteva vantare poche pubblicazioni: una monografia di 500 pagine e due saggi. Il primo era composto di dieci pagine ed era scritto a sei mani, il secondo era un pezzo sulla riduzione dell'orario edito da 'Economia&Lavoro', la rivista della Fondazione Brodolini, di area socialista, che Brunetta stesso andrà a dirigere nel 1980. Tutto qui? Nel mondo della ricerca esistono diverse banche dati per valutare il lavoro di uno studioso. Oggi Brunetta si trova in buona posizione su quella Econlit, che misura il numero delle pubblicazioni rilevanti: 30, più della media dei suoi colleghi. La musica cambia se si guarda l'indice Isi-Thompson, quello che calcola le citazioni che un autore ha ottenuto in lavori successivi: una misura indiretta e certo non infallibile della qualità di una pubblicazione, ma che permette di farsi un'idea sull'importanza di un docente. L'indice di citazioni di Brunetta è fermo sullo zero.
Le valutazioni degli indicatori sono discutibili, ma di sicuro il mondo accademico non lo ha mai amato: "L'università ha sempre visto in lui il politico, non lo scienziato", ricorda l'ex rettore dello Iuav di Venezia, Marino Folin. Nel 1991, da professore associato, riesce a trasferirsi all'Università di Tor Vergata. In attesa del Nobel, tenta almeno di diventare professore ordinario partecipando al concorso nazionale del 1992. In un primo momento viene inserito tra i 17 vincitori. Ma un commissario, Bruno Sitzia, rimette tutto in discussione. Scrive una lettera e, senza riferirsi a Brunetta, denuncia la lottizzazione e la poca trasparenza dei criteri di selezione. "Si discusse anche di Brunetta, e ci furono delle obiezioni", ricorda un commissario che chiede l'anonimato: "La situazione era curiosa: la maggioranza del collegio era favorevole a includere l'attuale ministro, ma non per i suoi meriti, bensì perché era stato trovato l'accordo che faceva contenti tutti. Comunque c'erano candidati peggiori di lui". Il braccio di ferro durò mesi, poi il presidente si dimise. E la nuova commissione escluse Brunetta. Il professore 'migliore d'Europa' viene bocciato. Un'umiliazione insopportabile. Così fa ricorso al Tar, che gli dà torto. Poi si appella al Consiglio di Stato, ma poco prima della decisione si ritira in buon ordine. Nel 1999 era riuscito infatti a trovare una strada per salire sulla cattedra. Un lungo giro che valica l'Appennino e si arrampica alle pendici del Gran Sasso, ma che si rivela proficuo. È a Teramo che ottiene infine il riconoscimento: l'alfiere della meritocrazia, bocciato al concorso nazionale, riesce a conquistare il titolo di ordinario grazie all'introduzione dei più facili concorsi locali. Nel 1999 partecipa al bando di Teramo, la terza università d'Abruzzo. Il posto è uno solo ma vengono designati tre vincitori. La cattedra va al candidato del luogo ma anche gli altri due ottengono 'l'idoneità'. Brunetta è uno dei due e torna a Tor Vergata con la promozione. Un'ultima nota. A leggere le carte del concorso, fino al 2000 Brunetta "è professore associato a Tor Vergata". La stranezza è che il curriculum ufficiale - pubblicato sul sito della facoltà del ministro - lo definisce "professore ordinario dal 1996". Quattro anni prima: errore materiale o un nuovo eccesso di ego del Nobel mancato?
Hanno collaborato Michele Cinque e Alberto Vitucci
(13 novembre 2008)

giovedì, novembre 13, 2008

CCNL COMPARTO MINISTERI BIENNIO ECONOMICO 2008-2009 FIRMATA PREINTESA

Le tre organizzazioni sindacali CISL-UIL-CONFSAL, firmatarie del protocollo d'intesa del 30 ottobre scorso, hanno firmato ieri sera, 12 novembre, la preintesa sul rinnovo del CCNL – Comparto Ministeri - biennio economico 2008/2009, in ritardo di circa 11 mesi a fronte dei precedenti ritardi anche biennali.

Tenendo conto che gli aumenti sono stati calcolati sulla base del 3,2 %, i contenuti economici sono così riassumibili:

-         stipendio base – anno 2008 : aumento medio mensile lordo………….….€  8,64

o       massimo € 14,08 – minimo  7,31

§         è stata calcolata la sola Vacanza contrattuale in quanto il precedente governo Prodi non aveva stanziato alcuna risorsa economica nella finanziaria 2007 per il 2008.

-         stipendio base – anno 2009: aumento medio mensile lordo………….….€ 70,09

o       massimo € 112,63 – minimo 58,47

§         i 60 € previsti dal protocollo d'intesa del 30 ottobre scorso

sono stati incrementati nella trattativa all'Aran dal travaso

dei 10 €, previsti per la produttività, allo stipendio base.

      

-         totale aumento stipendio base - biennio economico 2008/2009…….….€ 70,09

o       Si ponga attenzione che l'aumentato importo di € 70,09

è pensionabile!!

-         salario accessorio – riporto recupero coda contrattuale circa..………...…€    8,64

-         totale incremento risorse………………………………………………...…€   78,73

o       Se si tiene conto che nel precedente contratto 2006/2007

l'aumento mensile medio lordo era stato di circa 90 € per lo

stipendio base e 10 € per la produttività, la differenza negativa

è di circa 19 € lordi per lo stipendio base e circa 2 € lordi

per la produttività.

 

-         Sono stati recuperati i tagli del 10% dei fondi unici, previsti dalla legge 133/08, che avrebbero avuto effetto dal 1 gennaio 2009.

-         Allo stesso modo sono stati recuperati i tagli previsti dalla stessa legge 133/08, derivanti dalla disapplicazione delle leggi speciali (evasione fiscale, lavoro nero, salute pubblica ecc:).

-         E' stato assunto l'impegno che le risorse recuperate saranno erogate integralmente secondo le modalità e le decorrenze già previste.

-         I risparmi realizzati  per effetto della razionalizzazione e quindi della riduzione dei costi di funzionamento delle amministrazioni saranno utilizzati in sede di contrattazione integrativa.

 

Da una oggettiva valutazione abbiamo ritenuto che, coerentemente alla revoca dello sciopero, alla firma del protocollo d'intesa, non potesse essere più praticabile la riapertura della vertenza con il conseguente inizio di nuove azioni di lotta.

Abbiamo, cioè valutato che chiamare i colleghi alla lotta e subire eventuali ulteriori ritenute sullo stipendio, non valesse il recupero delle differenze, quale massimo risultato ottenibile per conseguire lo stesso aumento del biennio precedente.

Abbiamo anche ritenuto che rinviare la chiusura del contratto in una situazione economica così difficile per il Paese, economicamente in crisi, in presenza di tanti licenziamenti diffusi nella  varie categorie di lavoratori, dove anche per  alcuni settori dei dipendenti pubblici esiste il grave problema dell'insostenibile raggiungimento della terza decade del mese, non fosse proprio una scelta responsabile ed eticamente qualificante.

Abbiamo ritenuto che un sindacato non può demagogicamente dire sempre "no", in quanto la sua funzione istituzionale è di dialogare, fare accordi e, principalmente,di portare denaro nella busta paga dei propri aderenti, il più sollecitamente possibile, tenuto conto che anche gli arretrati ( 112 € medi anno 2008 oltre a 70+8 € medi dal 1° gennaio 2009)sono una urgente attesa del personale che da tanto tempo vede gli stipendi bloccati.

Abbiamo ritenuto che l'incidenza degli aumenti potrà essere meno rilevante per coloro che percepiscono stipendi di un livello elevato, ma sono, comunque, risorse fresche in busta paga per tutti i dipendenti.

Tenuto conto che questo accordo riguarda la preintesa di un contratto considerato ponte, è stata inserita la Tabella "c" in questo accordo, riferita al biennio contrattuale 2010-2011, proprio per mettere il riferimento di un incremento preciso per la futura trattativa di un nuovo contratto che potrebbe diventare triennale anche sul piano economico.

Abbiamo salvato la contrattazione integrativa inserendo l'inderogabile riferimento al CCNL in vigore nel corrente quadriennio 2006/2009, impedendo un colpo di mano che avrebbe consentito l'esclusione della consultazione dei sindacati, in materia sopratutto di erogazione del salario accessorio (compensi premiali) da parte del dirigente.

 

Non abbiano ottenuto il massimo, ma abbiamo chiuso un contratto che non avrebbe consentito ulteriori margini di trattativa.

 

Il testo dell'ipotesi di CCNL è disponibile sul sito www.confsal-unsa.it

 

Cordialità e saluti                                      

 

IL SEGRETARIO GENERALE

Renato Plaja

venerdì, novembre 07, 2008

richiesta pagamento compensi arretrati.

Al Direttore Generale
Arch. Antonia Pasqua Recchia
Direzione generale servizio II


Gentile Direttore,
si rivolgono presso lo scrivente Coordinamento, molti nostri rappresentanti sindacali e appartenenti alle RSU, nonché tanti lavoratori, i quali lamentano taluni Istituti che pur avendo la disponibilità di fondi, si rifiutano di mettere in pagamento dei compensi al personale per le prestazioni rese a qualunque titolo, nonostante le direttive che la S.V. ha emanato con la circolare n. 179/08, con la quale si esplicitava che detti pagamenti dovevano avvenire con le anticipazioni di cassa dalle contabilità speciali e/o tesoreria.
Pertanto, pur essendo la circolare in questione molto indicativa, si ritiene che la responsabilità di tale inadempimento debba ricadere esclusivamente sui singoli capi d' Istituto che di questo ne debbono tener conto. Infatti tale comportamento, non trova affatto giustificazione di fronte alle direttive impartite da codesta Direzione Generale.
A tal fine, si chiede un tempestivo intervento affinché si precisa che i pagamenti dei compensi al personale è di estrema priorità, dal momento che vi sono lavoratori che attendono da diversi mesi.
Si resta in attesa delle determinazioni adottate.

Cordiali saluti.

IL SEGRETARIO NAZIONALE
( Dott. Giuseppe Urbino )

mercoledì, novembre 05, 2008

CONSIGLIO GENERALE CONFSAL

Si è tenuto ad Acireale (CT) nei giorni 3 e 4 novembre 2008 il Consiglio Generale della Confsal.
 Si riportano, ai fini informativi, la relazione del Segretario Generale e la Mozione Finale, approvate all'unanimità.
 

CONSIGLIO GENERALE CONFSAL
Acireale (CT) 3 – 4 – 5 novembre 2008
 
SENSO DI RESPONSABILITÀ; METODO DELLA PROPOSTA,
FERMEZZA NEI COMPORTAMENTI
 
RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE
MARCO PAOLO NIGI
 

Colleghi Consiglieri, amici,
questo nostro Consiglio Generale cade in un momento storico di crisi economico-finanziaria globale.
L'analisi della complessa e difficile situazione della finanza e dell'economia reale nel Mondo, in Europa ed in Italia e delle cause strutturali e congiunturali che l'hanno determinata, nonché delle sue dinamiche prospettiche di breve e medio periodo è al centro del confronto mondiale politico ed accademico.
Il Potere Politico a livello di Stati Nazionali e di Comunità Sopranazionali economico – finanziarie e monetarie, ha affrontato la preoccupante emergenza finanziaria con primi, mirati e coordinati interventi a sostegno del sistema bancario e a maggiore garanzia dei depositi di risparmio.
Intanto, il dibattito nel mondo dell'economia, della finanza e dei più accreditati centri di studi economico-finanziari, incluse le maggiori università, vede impegnati autorevoli "esperti mondiali" e già si registrano importanti orientamenti largamente condivisi.
La tesi più accreditata sembra quella secondo la quale "la crisi è prevalentemente strutturale e di periodo medio-breve" e, pertanto, il capitalismo globale necessita di "nuove regole e prassi" sopranazionali e nazionali per affermare il primato dell'economia reale sulla finanza costruita, gonfiata e oltremodo speculativa.
La vera questione da risolvere in tempi utili è quella di impedire che la crisi della "finanza creativa" incida fortemente sull'economia reale, causando una recessione di medio periodo, che inevitabilmente colpirebbe maggiormente i Paesi più esposti per debolezze strutturali, quali in Eurozona l'Italia, già in stagnazione economica.
Nella crisi globale l'Italia si colloca quale Paese maggiormente industrializzato con un grande debito pubblico, una estesa economia irregolare, una enorme evasione fiscale e un difficile accesso al credito delle piccole e medie imprese, per il relativo alto costo del denaro, soprattutto nelle aree deboli del Paese, e delle famiglie. In compenso l'Italia sembra avere un sistema bancario relativamente meno esposto ai "venti di crisi internazionale".
La Confsal individua nel risparmio impiegato "correttamente" e nell'investimento "strategico", sia privato che pubblico, la leva anti – crisi e dello sviluppo economico sostenibile e considera obbligatorio e irrinunciabile l'obiettivo della realizzazione di una diffusa e possibile economia regolare, di una finanza "corretta" e di un mercato finanziario e mobiliare in cui il valore di un titolo azionario, di compartecipazione e obbligazionario dipenda "prevalentemente" dal "valore aziendale" e non sia "costruito ad alto rischio", a danno di risparmiatori e investitori, i quali comunque dovranno disciplinare le loro opzioni finanziarie in un sistema di nuove e corrette regole.
Una importante leva di intervento pubblico è quella fiscale.
Il piccolo risparmio da reddito da lavoro dipendente va non soltanto garantito, ma anche sostenuto, oltreché con eque politiche dei redditi, con politiche fiscali strategiche, riducendo l'attuale imposizione fiscale sugli interessi attivi, possibilmente con un'azione coordinata a livello europeo.
Al contrario, va riconsiderata al rialzo la fiscalità sulle plusvalenze quale azione deterrente sulle forti speculazioni che creano turbative di borsa, oltreché per il conseguimento di una maggiore entrata fiscale.
Il debito pubblico deve essere ridotto sensibilmente con una seria e scientificamente corretta lotta all'evasione e all'elusione fiscale, da rilanciare decisamente e obbligatoriamente in un momento in cui l'entrata fiscale misurata in termini di valore reale sembra segnare il passo con la iniqua e insostenibile prospettiva che le imposte in Italia continueranno a pagarle in gran parte i contribuenti tassati alla fonte, ovvero lavoratori dipendenti e pensionati.
L'azione anti-evasione/elusione va potenziata a maggior ragione nell'attuale situazione di stagnazione con la prospettiva negativa di una possibile recessione e con il conseguente rischio reale che "la crisi" possa costituire il pretesto ulteriore per evadere totalmente o parzialmente.
Il Bilancio dello Stato Italiano, rispetto a quello degli altri Paesi membri dell'Eurozona, risente dell'anomalia di una minore entrata fiscale causata dalla grande evasione e gli obiettivi di equilibrio finanziario dello stesso non possono essere raggiunti esclusivamente con il taglio delle spese e la conseguente diminuzione della qualità e della quantità dei servizi pubblici essenziali, quali la sanità, la sicurezza, i trasporti, e degli investimenti strategici, come quelli nei settori dell'istruzione e della ricerca.
Nell'attuale difficile situazione italiana per effetto della crisi finanziaria globale altri importanti fattori da considerare seriamente sono costituiti dall'incidenza negativa dell'elevato debito pubblico in relazione ad un eventuale massiccio soccorso statale in termini di liquidità al sistema bancario e, soprattutto, il crescente e più oneroso debito delle famiglie per effetto degli insostenibili interessi sui mutui e dell'aumento dei prezzi al consumo di beni e servizi di prima necessità.
Su quest'ultimo aspetto si registra un grave ritardo, se non l'inerzia, del Governo sul controllo delle tariffe e dei prezzi dei servizi pubblici, nonché sulle "lunghe" filiere della distribuzione.
Una situazione e una prospettiva così delineata meriterebbero politiche illuminate e di ampio respiro basate soprattutto su eque politiche dei redditi e fiscali a sostegno della domanda interna, su una fiscalità strategica a favore delle piccole e medie imprese e del "made in Italy", anche in funzione dell'allargamento della sua domanda, su una fiscalità di vantaggio per gli utili reinvestiti per le piccole e medie imprese localizzate nelle aree deboli del Paese e su politiche capaci di creare attrazione di capitali esteri nelle aree meno sviluppate e di scoraggiare le delocalizzazioni di impresa o rami della stessa con significativi investimenti nei settori della legalità, della sicurezza e delle infrastrutture.
Le economie di spesa pubblica dovrebbero riguardare massicciamente gli sprechi della "Politica", quali la soppressione di enti pubblici territoriali inutili, in primis le comunità montane, le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, la riduzione delle spese relative alla gestione delle rappresentanze delle Istituzioni, il taglio drastico delle consulenze nelle Pubbliche Amministrazioni e l'azzeramento delle spese derivanti esclusivamente dall'invadenza della Politica.
Dette economie andrebbero reinvestite in una seria e organica riforma delle Pubbliche Amministrazioni dalla scuola all'università e ricerca, dalla sanità ai servizi sociali, dalla sicurezza alla protezione civile.
Al contrario il Governo ha ideato e strutturato una "Manovra Estiva da solleone", riducendo, in tre anni, indiscriminatamente e drasticamente la spesa pubblica, penalizzando pesantemente le Pubbliche Amministrazioni con le inevitabili ripercussioni negative sul livello qualitativo e quantitativo dei servizi pubblici essenziali come la scuola, l'università, la ricerca, la sanità, la sicurezza e i servizi amministrativi e sociali.
Ed è così che in montagna rimarrà la costosa e inutile comunità montana e sarà cancellata la scuola, la frontiera della civiltà, della cultura e della stessa cittadinanza lungo quei tornanti!
Ed è così che la Politica è fine a se stessa e colpevolmente miope!
La Confsal prese immediatamente le distanze da una manovra di medio periodo impostata prevalentemente, per non dire esclusivamente, sull'obiettivo primario del risanamento dei conti pubblici, marginalizzando così le vere priorità della crescita economica ed occupazionale e dell'equità sociale.
La Confsal, valutata la complessità del contesto economico e sociale, allora era consapevole come lo è a maggior ragione oggi che la manovra governativa non poteva dare risposte adeguate ai grandi problemi del Paese (economia irregolare, lavoro sommerso, istruzione e formazione, ricerca e innovazione e sicurezza) e, in particolare, ai lavoratori dipendenti ed ai pensionati (potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, servizi sanitari e sociali) e conseguentemente si impegnò in una azione sindacale strategica basata sul senso di responsabilità, sul metodo della proposta e sulla fermezza e coerenza dei comportamenti.
La Confsal, in sintonia con le sue Federazioni aderenti del settore privato e di quello pubblico, ha manifestato un alto senso di responsabilità quando ha:
 dichiarato la sua disponibilità per un Patto di Legislatura fra Governo e Parti Sociali sulle politiche dei redditi, sociali e fiscali e sulla riforma e allargamento a livello europeo del welfare;
 privilegiato una proposta politico – sindacale avanzata e riformista, prospettando interventi a volte alternativi, quali le proposte sulla scuola e sulle pubbliche amministrazioni, e a volte modificativi rispetto a quelli indicati da Governo, nonché percorsi sostenibili, altrettanto innovativi e impegnativi.
La Confsal ha espresso determinazione allorquando ha:
 saputo rilanciare, con fondate motivazioni e con ferma convinzione, le sue proposte di "riforma" e di "interventi mirati" a livello istituzionale, soprattutto negli incontri ufficiali con il Governo e nelle audizioni parlamentari.
La Confsal ha dimostrato serietà, coerenza e fermezza nel momento in cui:
 ha saputo interpretare il disagio dei lavoratori liberi ed autonomi, dichiarando la "mobilitazione generale" ed aprendo così la strada alla proclamazione di significative azioni di lotta di categoria nel settore della conoscenza e in tutto il pubblico impiego e ai memorabili successi delle azioni di sciopero, come quello della scuola del 30 ottobre 2008, e delle riuscitissime manifestazioni di proposta politico-sindacale, inclusa la tavola rotonda del 24 settembre 2008 su "rappresentatività e rappresentanza".
La Confsal, da sempre e in particolare in questi primi sei mesi di legislatura, ha rivelato la sua forza nel suo costante impegno, nella sua capacità di elaborare e prospettare le migliori proposte possibili nell'interesse del Paese e dei lavoratori  e nei contenuti della sua piattaforma politica e rivendicativa, equilibrata e finanziariamente compatibile.
Il Governo, al contrario, sta dimostrando una incredibile debolezza relazionale con le Parti Sociali organizzate, in particolare con il Sindacato.
Il Governo in questa prima fase della legislatura, infatti, ha messo in essere poche, "formali" e discontinue iniziative di confronto, rendendo, nella maggior parte dei casi, le relazioni industriali sterili ed insoddisfacenti per i lavoratori e i pensionati.
Il Governo, di fatto, non ha riconosciuto, come avrebbe dovuto, il fondamentale ruolo istituzionale e sociale del Sindacato, con la decisione di ridurre sensibilmente le prerogative sindacali nel pubblico impiego, comprimendo così le libertà sindacali (D.M. "Brunetta" del 16.10.2008 ai sensi della legge 133/2008 sulla riduzione dei distacchi e dei permessi), e con la proposta del disegno di Legge "Sacconi" in materia di "misure restrittive" sul diritto di sciopero, anziché impegnarsi a normare, nel settore privato, la rappresentatività sindacale finalizzata a realizzare la "rappresentanza legittima" dei soggetti sindacali e datoriali.
Si tratta di un affondo "storico" contro il Sindacato, confermato dalla norma del disegno di legge finanziaria 2009 secondo la quale il Governo sarebbe autorizzato ad accreditare ai lavoratori pubblici miglioramenti retributivi, in assenza di accordi negoziali, che si traduce in un attacco alla "centralità costituzionale" del lavoro e al suo "valore assoluto" nella società e nell'economia.
Ma il Governo deve sapere, pena il suo inevitabile insuccesso, che la forza di una azione governativa, in uno Stato democratico e di diritto, risiede nel consenso democratico dei cittadini e dei lavoratori e nella capacità di ascolto e di coinvolgimento e, possibilmente, nella condivisione larga delle impegnative scelte politiche socio-economiche e per lo sviluppo.
La forza di una azione di governo risiede non soltanto nella sua efficacia, ma anche nella sua equità e nel suo valore sociale. Sicuramente non trova fondamento nei numeri della maggioranza parlamentare al servizio dell'abuso del decreto legge, né nei sondaggi, negli annunci mediatici e nella spettacolarizzazione della politica. Il Governo deve, inoltre, sapere che un Sindacato forte e radicato nella esperienza associativa democratica, quale è quello italiano e in special modo quello libero ed autonomo, non si ferma se contrastato, anzi si rafforza.
E' di questi ultimi giorni la difficile ed impegnativa vertenza sul rinnovo dei contratti nel pubblico impiego che ha visto impegnato il ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione ed i sindacati rappresentativi del settore pubblico.
La Confsal, in linea con la sua piattaforma e con quella delle sue Federazioni aderenti, non ha condiviso "la soluzione governativa unilaterale" prospettata il 23 ottobre 2008 a Palazzo Vidoni, con il "Protocollo Brunetta" per tre importanti ragioni di fondo:
 l'insufficienza delle risorse finanziarie corrispondenti ad un aumento medio mensile lordo a regime per 13 mensilità riferito al "comparto Ministeri" di circa 70 euro, compreso l'accessorio di 10 euro;
 la mancanza di certezza in relazione al ripristino integrale delle risorse tagliate con la legge 133/2008 riguardanti il fondo unico di amministrazione (FUA) e i fondi speciali di categoria;
 l'assenza di un esplicito e pubblico "impegno politico" del Governo nella sua collegialità riguardo all'introduzione di concrete forme di detassazione delle retribuzioni accessorie nel pubblico impiego.
A distanza di una settimana, durante l'incontro di Palazzo Chigi del 30 ottobre 2008, la Confsal, nonostante la forte resistenza del Governo, ha centrato due importanti obiettivi:
 una modifica sostanziale del testo del Protocollo d'intesa che si sostanzia nella "garanzia del ripristino integrale" delle risorse tagliate con la legge 133/2008, riguardanti il fondo unico di amministrazione (FUA) e i fondi speciali;
 l'esclusione categorica che si realizzino maggiori risparmi per effetto di "licenziamento" di precari finalizzati a trovare risorse per l'incremento del cosiddetto "dividendo dell'efficienza" da destinare al finanziamento della contrattazione integrativa.
La Confsal ha ottenuto, inoltre, l'impegno politico del Governo a considerare la possibilità concreta di introdurre nel sistema fiscale per il settore pubblico, come in quello privato, forme di detassazione dell'accessorio, anche nella prospettiva della valorizzazione del secondo livello contrattuale nell'ambito della possibile nuova configurazione del modello contrattuale.
Infine, le note ragioni legate alle compatibilità nella difficile situazione della finanza pubblica italiana ed in particolare nell'equilibrio critico della legge finanziaria 2009, hanno impedito alla Confsal di ottenere dal Governo l'aumento delle risorse previste nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri e attualmente in iter parlamentare.
Quando il Governo ha presentato la sua proposta ultimativa contenuta nel "Protocollo d'intesa finale", la Confsal ha valutato positivamente le modifiche migliorative apportate al "testo iniziale" e, conseguentemente, ha deciso di sottoscrivere una Intesa che consente la chiusura dei contratti pubblici riportandoli alla scadenza del 31 dicembre 2009, data che dovrebbe segnare la fine di un periodo di quindici anni di vigenza del Patto del luglio 1993, ormai superato e di fatto disapplicato.
Anche questa è stata un'importante decisione responsabile nell'esclusivo interesse dei lavoratori.
Il nostro forte impegno è anche rivolto al rinnovo in tempi brevi dei contratti pubblici scaduti il 31 dicembre 2005, inclusi quelli della dirigenza, e degli Accordi contrattuali scaduti, sempre nel settore pubblico, per le categorie comprese nel sistema pubblicistico.
Altra questione aperta è costituita dal "nuovo modello contrattuale" che vede la Confsal impegnata con la sua nota e articolata piattaforma politica in un tavolo di confronto Governo-Parti Sociali.
I punti fondamentali del nuovo modello contrattuale per la Confsal dovranno essere l'unicità fra settore privato e pubblico e nel pubblico, fra statale e non statale, la coincidenza fra durata normativa ed economica, l'indice previsionale di inflazione al quale riferire gli aumenti retributivi al posto del tasso di inflazione programmata, il primo livello contrattuale incentrato sul reale recupero del potere d'acquisto e il secondo livello finalizzato all'incentivazione e alla premialità in relazione a produttività e risultati.
La Confsal e le sue Federazioni aderenti del settore privato hanno individuato da tempo una emergenza: quella dei rinnovi dei contratti scaduti. La pressione sulle aziende organizzate dei diversi settori sulla base di precise piattaforme dovrà essere incessante per centrare l'obiettivo dell'apertura dei negoziati o della sottoscrizione, per quelli in corso, in tempi brevi di contratti adeguati e condivisi dai lavoratori.
Il totale e forte impegno della Confsal e delle sue Federazioni aderenti nella complessa e difficile stagione politico-sindacale si esplicherà sul fronte:
• governativo, nonostante le difficoltà legate allo sperimentato ostracismo del Governo e la sua evidente "refrattarietà" alle relazioni industriali, con l'obiettivo di assicurare un contributo critico, costruttivo e propositivo sui provvedimenti dell'Esecutivo;
• concertativo con il Governo per eventuali intese generali o di settore;
• parlamentare al fine di seguire attivamente l'iter al Senato e alla Camera dei deputati di alcuni disegni di legge, anche proponendo emendamenti migliorativi;
• negoziale con l'Aran e il Ministero della Pubblica Amministrazione e Innovazione per il settore pubblico e con le "Aziende" per quello privato.
In Parlamento la Confsal è impegnata e lo sarà soprattutto nei prossimi giorni su:
• il disegno di legge finanziaria 2009, con l'obiettivo di ottenere la sostanziale modifica dei contenuti della legge 133/2008, anche in relazione all'impegno governativo del 30 ottobre 2008 sul ripristino integrale dei fondi speciali della Pubblica Amministrazione. La Confsal, inoltre, valuta "finanziariamente compatibile" un eventuale adeguato sostegno ai redditi con detrazioni d'imposta per i redditi da lavoro e da pensione e con detassazione della contrattazione di secondo livello sia nel settore privato che in quello pubblico, nonché alcuni investimenti strategici prioritari, almeno nei settori in emergenza. Questo sarebbe un intervento fiscale socialmente equo e nel contempo funzionale al sostegno della domanda interna e darebbe l'avvio a quegli investimenti di qualità  in funzione della ripresa della crescita economica;
• il disegno di legge n. 847/2008 "Brunetta" sulla delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, con l'obiettivo di ridurre gli effetti negativi sul sistema delle relazioni sindacali e su quello della contrattazione nel pubblico impiego. Si tratta, in sintesi, di evitare il passaggio di fatto e di diritto dal sistema privatistico a quello semi-privatistico, con minori garanzie e tutele per i lavoratori e l'allargamento della decontrattualizzazione della attuale materia negoziale;
• il disegno di legge "Sacconi" su "misure restrittive" nell'esercizio del diritto costituzionale di sciopero, sul quale la Confsal si misurerà a testo definito.
• la stabilizzazione dei precari.
Nei rapporti con il Governo tra l'altro, è all'ordine del giorno, dal luglio 2008, il Libro Verde sulla riforma del Welfare, sul quale la Confsal ha assicurato un suo primo contributo, come sono sul "tavolo"del possibile e auspicato confronto la riforma degli ammortizzatori sociali, il riordino della normativa sui servizi d'impiego, sull'apprendistato e sull'occupazione femminile.
Ma la questione politica più impegnativa e complessa è costituita dall'attuazione dell'art. 119 della Costituzione e della delega al Governo sul Federalismo Fiscale, riforma che dovrà, a parere della Confsal, coniugare responsabilità, solidarietà, compatibilità finanziaria e trasparenza e rigore di spesa.
Sul fronte sindacale il 30 ottobre 2008, a Palazzo Chigi, in occasione della mancata sottoscrizione da parte della Cgil del Protocollo d'intesa su "rinnovo dei contratti pubblici e nuovo modello contrattuale", è emersa in tutta la sua evidenza la "frattura" fra Cisl e Uil da una parte e Cgil dall'altra. In effetti negli ultimi anni il processo di crisi dell'unitarietà confederale era rilevabile concretamente e ricorrentemente nell'esperienza negoziale degli accordi separati nel settore privato che hanno contraddistinto una forte involuzione delle relazione all'interno della triplice confederale.
La vicenda del 30 ottobre 2008 ha segnato la prima importante frattura nel settore pubblico ed è possibile che si sia aperta così una nuova fase nelle relazioni delle confederazioni sindacali italiane.
La Confsal, quale quarta confederazione, dovrà interpretare al meglio e nell'interesse esclusivo dei lavoratori e dei pensionati, la "nuova stagione" del sindacalismo italiano facendo leva sulla sua impareggiabile cultura dell'autonomia.
Il contesto politico-sindacale delineato è effettivamente complesso e difficile, ma la Confsal – sono fiducioso – saprà con rinnovato impegno svolgere adeguatamente il suo ruolo di soggetto delle politiche economiche, sociali e del lavoro.
Ci sosterrà – sono sicuro - la forza della nostra storia e del nostro progetto politico-sindacale e la continuità della nostra responsabile azione sindacale.
 
 
 
CONSIGLIO  GENERALE  CONFSAL
Acireale (CT), 3 - 4 – 5  novembre 2008
 
SENSO DI RESPONSABILITA'
METODO DELLA PROPOSTA
FERMEZZA NEI COMPORTAMENTI
 
MOZIONE FINALE
 

 Il Consiglio Generale della Confsal, riunitosi in Acireale (CT) nei giorni 3 - 4 e 5 novembre 2008, ascoltata la relazione del Segretario Generale, il quale, dopo aver rappresentato puntualmente la difficile e complessa situazione sociale ed economica del Paese, nell'ambito del presente contesto di crisi globale, economica e finanziaria, ha denunciato la grave assenza di adeguate ed incisive politiche governative incentrate sulla valorizzazione del lavoro e indirizzate al sostegno della crescita economica ed ha indicato possibili vie per conseguire irrinunciabili obiettivi sociali ed economici per il Paese e per assicurare le dovute risposte alle legittime aspettative dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, la approva.
Il Consiglio, a seguito di un articolato ed approfondito dibattito sul tema dei lavori "Confsal: senso di responsabilità, metodo della proposta e fermezza nei comportamenti", interpretando il crescente disagio dei lavoratori e dei pensionati, maturato nella perdurante, difficile situazione sociale ed economica, aggravata dagli effetti negativi della crisi globale economico-finanziaria, esprime profonda preoccupazione.
 
Il Consiglio Generale valuta la manovra finanziaria triennale d'estate 2008:
 
 debole per l'assenza di mirati e significativi interventi sul fronte delle politiche fiscali e degli investimenti di qualità e strategici funzionali allo sviluppo economico;
 
 iniqua per non aver avviato nuove politiche dei redditi e di defiscalizzazione dei redditi da lavoro e da pensione, al fine di garantire almeno il livello dell'acquisito benessere ai lavoratori e ai pensionati;
 
 penalizzante per il pubblico impiego per aver "destinato" gran parte del peso economico della manovra sui pubblici dipendenti con pesanti e indiscriminati tagli di organici e di risorse, senza un razionale progetto di riforma delle Pubbliche Amministrazioni.
 
Il Consiglio, pertanto, invita la Segreteria Generale a chiedere con forza al Governo di riconsiderare i contenuti della Legge 133/2008 nell'ambito della rivisitazione della proposta di Disegno di Legge Finanziaria 2009, in iter parlamentare, al fine di andare oltre la semplice miope politica del risanamento dei conti pubblici attraverso tagli di spesa in settori strategici come scuola, università, ricerca e pubbliche amministrazioni, peraltro senza rafforzare le norme anti-evasione ed anti-elusione ed avviare finalmente politiche di ampio respiro e di prospettiva a sostegno della crescita economica ed occupazionale.
Il Consiglio Generale valuta positivamente l'Intesa di Palazzo Chigi del 30 ottobre 2008 sul "rinnovo dei contratti pubblici" e sul "nuovo modello contrattuale", sottoscritta da Governo e Confsal insieme a tutte le maggiori confederazioni sindacali rappresentative, esclusa la Cgil.
Il Consiglio affida alla Segreteria Generale il compito di  intensificare la pressante azione al fine di ottenere la puntuale attuazione della predetta Intesa, sia in sede legislativa che in sede negoziale e, relativamente al nuovo modello contrattuale, ripropone con forza la piattaforma Confsal a suo tempo definita e resa pubblica.
 
Il Consiglio Generale, inoltre, respinge decisamente l'attacco del Governo al Sindacato che al momento si è concretizzato, oltre che con la sua evidente refrattarietà riguardo alle relazioni industriali, con la riduzione delle prerogative sindacali, con la proposta di misure restrittive per l'esercizio del diritto di sciopero e con il "ricatto," ormai reso inefficace dalla recente Intesa di Palazzo Chigi, di aggiornare unilateralmente al 1° gennaio 2009 le retribuzioni dei pubblici dipendenti, nell'eventualità di mancati accordi contrattuali, sulla base di una proposta governativa "chiusa e non concordata".
 
Il Consiglio, infine, invita la Segreteria Generale a chiedere ancora una volta al Governo l'avvio di regolari e autentiche relazioni industriali con i soggetti sociali legittimati al fine di confermare e possibilmente rafforzare il sistema privatistico con una responsabile e compiuta contrattualizzazione evitando ricorrenti, illogiche e penalizzanti incursioni legislative.(approvata all'unanimità) (Il Segretario Generale, Prof. Marco Paolo Nigi)»