mercoledì, novembre 05, 2008

CONSIGLIO GENERALE CONFSAL

Si è tenuto ad Acireale (CT) nei giorni 3 e 4 novembre 2008 il Consiglio Generale della Confsal.
 Si riportano, ai fini informativi, la relazione del Segretario Generale e la Mozione Finale, approvate all'unanimità.
 

CONSIGLIO GENERALE CONFSAL
Acireale (CT) 3 – 4 – 5 novembre 2008
 
SENSO DI RESPONSABILITÀ; METODO DELLA PROPOSTA,
FERMEZZA NEI COMPORTAMENTI
 
RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE
MARCO PAOLO NIGI
 

Colleghi Consiglieri, amici,
questo nostro Consiglio Generale cade in un momento storico di crisi economico-finanziaria globale.
L'analisi della complessa e difficile situazione della finanza e dell'economia reale nel Mondo, in Europa ed in Italia e delle cause strutturali e congiunturali che l'hanno determinata, nonché delle sue dinamiche prospettiche di breve e medio periodo è al centro del confronto mondiale politico ed accademico.
Il Potere Politico a livello di Stati Nazionali e di Comunità Sopranazionali economico – finanziarie e monetarie, ha affrontato la preoccupante emergenza finanziaria con primi, mirati e coordinati interventi a sostegno del sistema bancario e a maggiore garanzia dei depositi di risparmio.
Intanto, il dibattito nel mondo dell'economia, della finanza e dei più accreditati centri di studi economico-finanziari, incluse le maggiori università, vede impegnati autorevoli "esperti mondiali" e già si registrano importanti orientamenti largamente condivisi.
La tesi più accreditata sembra quella secondo la quale "la crisi è prevalentemente strutturale e di periodo medio-breve" e, pertanto, il capitalismo globale necessita di "nuove regole e prassi" sopranazionali e nazionali per affermare il primato dell'economia reale sulla finanza costruita, gonfiata e oltremodo speculativa.
La vera questione da risolvere in tempi utili è quella di impedire che la crisi della "finanza creativa" incida fortemente sull'economia reale, causando una recessione di medio periodo, che inevitabilmente colpirebbe maggiormente i Paesi più esposti per debolezze strutturali, quali in Eurozona l'Italia, già in stagnazione economica.
Nella crisi globale l'Italia si colloca quale Paese maggiormente industrializzato con un grande debito pubblico, una estesa economia irregolare, una enorme evasione fiscale e un difficile accesso al credito delle piccole e medie imprese, per il relativo alto costo del denaro, soprattutto nelle aree deboli del Paese, e delle famiglie. In compenso l'Italia sembra avere un sistema bancario relativamente meno esposto ai "venti di crisi internazionale".
La Confsal individua nel risparmio impiegato "correttamente" e nell'investimento "strategico", sia privato che pubblico, la leva anti – crisi e dello sviluppo economico sostenibile e considera obbligatorio e irrinunciabile l'obiettivo della realizzazione di una diffusa e possibile economia regolare, di una finanza "corretta" e di un mercato finanziario e mobiliare in cui il valore di un titolo azionario, di compartecipazione e obbligazionario dipenda "prevalentemente" dal "valore aziendale" e non sia "costruito ad alto rischio", a danno di risparmiatori e investitori, i quali comunque dovranno disciplinare le loro opzioni finanziarie in un sistema di nuove e corrette regole.
Una importante leva di intervento pubblico è quella fiscale.
Il piccolo risparmio da reddito da lavoro dipendente va non soltanto garantito, ma anche sostenuto, oltreché con eque politiche dei redditi, con politiche fiscali strategiche, riducendo l'attuale imposizione fiscale sugli interessi attivi, possibilmente con un'azione coordinata a livello europeo.
Al contrario, va riconsiderata al rialzo la fiscalità sulle plusvalenze quale azione deterrente sulle forti speculazioni che creano turbative di borsa, oltreché per il conseguimento di una maggiore entrata fiscale.
Il debito pubblico deve essere ridotto sensibilmente con una seria e scientificamente corretta lotta all'evasione e all'elusione fiscale, da rilanciare decisamente e obbligatoriamente in un momento in cui l'entrata fiscale misurata in termini di valore reale sembra segnare il passo con la iniqua e insostenibile prospettiva che le imposte in Italia continueranno a pagarle in gran parte i contribuenti tassati alla fonte, ovvero lavoratori dipendenti e pensionati.
L'azione anti-evasione/elusione va potenziata a maggior ragione nell'attuale situazione di stagnazione con la prospettiva negativa di una possibile recessione e con il conseguente rischio reale che "la crisi" possa costituire il pretesto ulteriore per evadere totalmente o parzialmente.
Il Bilancio dello Stato Italiano, rispetto a quello degli altri Paesi membri dell'Eurozona, risente dell'anomalia di una minore entrata fiscale causata dalla grande evasione e gli obiettivi di equilibrio finanziario dello stesso non possono essere raggiunti esclusivamente con il taglio delle spese e la conseguente diminuzione della qualità e della quantità dei servizi pubblici essenziali, quali la sanità, la sicurezza, i trasporti, e degli investimenti strategici, come quelli nei settori dell'istruzione e della ricerca.
Nell'attuale difficile situazione italiana per effetto della crisi finanziaria globale altri importanti fattori da considerare seriamente sono costituiti dall'incidenza negativa dell'elevato debito pubblico in relazione ad un eventuale massiccio soccorso statale in termini di liquidità al sistema bancario e, soprattutto, il crescente e più oneroso debito delle famiglie per effetto degli insostenibili interessi sui mutui e dell'aumento dei prezzi al consumo di beni e servizi di prima necessità.
Su quest'ultimo aspetto si registra un grave ritardo, se non l'inerzia, del Governo sul controllo delle tariffe e dei prezzi dei servizi pubblici, nonché sulle "lunghe" filiere della distribuzione.
Una situazione e una prospettiva così delineata meriterebbero politiche illuminate e di ampio respiro basate soprattutto su eque politiche dei redditi e fiscali a sostegno della domanda interna, su una fiscalità strategica a favore delle piccole e medie imprese e del "made in Italy", anche in funzione dell'allargamento della sua domanda, su una fiscalità di vantaggio per gli utili reinvestiti per le piccole e medie imprese localizzate nelle aree deboli del Paese e su politiche capaci di creare attrazione di capitali esteri nelle aree meno sviluppate e di scoraggiare le delocalizzazioni di impresa o rami della stessa con significativi investimenti nei settori della legalità, della sicurezza e delle infrastrutture.
Le economie di spesa pubblica dovrebbero riguardare massicciamente gli sprechi della "Politica", quali la soppressione di enti pubblici territoriali inutili, in primis le comunità montane, le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, la riduzione delle spese relative alla gestione delle rappresentanze delle Istituzioni, il taglio drastico delle consulenze nelle Pubbliche Amministrazioni e l'azzeramento delle spese derivanti esclusivamente dall'invadenza della Politica.
Dette economie andrebbero reinvestite in una seria e organica riforma delle Pubbliche Amministrazioni dalla scuola all'università e ricerca, dalla sanità ai servizi sociali, dalla sicurezza alla protezione civile.
Al contrario il Governo ha ideato e strutturato una "Manovra Estiva da solleone", riducendo, in tre anni, indiscriminatamente e drasticamente la spesa pubblica, penalizzando pesantemente le Pubbliche Amministrazioni con le inevitabili ripercussioni negative sul livello qualitativo e quantitativo dei servizi pubblici essenziali come la scuola, l'università, la ricerca, la sanità, la sicurezza e i servizi amministrativi e sociali.
Ed è così che in montagna rimarrà la costosa e inutile comunità montana e sarà cancellata la scuola, la frontiera della civiltà, della cultura e della stessa cittadinanza lungo quei tornanti!
Ed è così che la Politica è fine a se stessa e colpevolmente miope!
La Confsal prese immediatamente le distanze da una manovra di medio periodo impostata prevalentemente, per non dire esclusivamente, sull'obiettivo primario del risanamento dei conti pubblici, marginalizzando così le vere priorità della crescita economica ed occupazionale e dell'equità sociale.
La Confsal, valutata la complessità del contesto economico e sociale, allora era consapevole come lo è a maggior ragione oggi che la manovra governativa non poteva dare risposte adeguate ai grandi problemi del Paese (economia irregolare, lavoro sommerso, istruzione e formazione, ricerca e innovazione e sicurezza) e, in particolare, ai lavoratori dipendenti ed ai pensionati (potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, servizi sanitari e sociali) e conseguentemente si impegnò in una azione sindacale strategica basata sul senso di responsabilità, sul metodo della proposta e sulla fermezza e coerenza dei comportamenti.
La Confsal, in sintonia con le sue Federazioni aderenti del settore privato e di quello pubblico, ha manifestato un alto senso di responsabilità quando ha:
 dichiarato la sua disponibilità per un Patto di Legislatura fra Governo e Parti Sociali sulle politiche dei redditi, sociali e fiscali e sulla riforma e allargamento a livello europeo del welfare;
 privilegiato una proposta politico – sindacale avanzata e riformista, prospettando interventi a volte alternativi, quali le proposte sulla scuola e sulle pubbliche amministrazioni, e a volte modificativi rispetto a quelli indicati da Governo, nonché percorsi sostenibili, altrettanto innovativi e impegnativi.
La Confsal ha espresso determinazione allorquando ha:
 saputo rilanciare, con fondate motivazioni e con ferma convinzione, le sue proposte di "riforma" e di "interventi mirati" a livello istituzionale, soprattutto negli incontri ufficiali con il Governo e nelle audizioni parlamentari.
La Confsal ha dimostrato serietà, coerenza e fermezza nel momento in cui:
 ha saputo interpretare il disagio dei lavoratori liberi ed autonomi, dichiarando la "mobilitazione generale" ed aprendo così la strada alla proclamazione di significative azioni di lotta di categoria nel settore della conoscenza e in tutto il pubblico impiego e ai memorabili successi delle azioni di sciopero, come quello della scuola del 30 ottobre 2008, e delle riuscitissime manifestazioni di proposta politico-sindacale, inclusa la tavola rotonda del 24 settembre 2008 su "rappresentatività e rappresentanza".
La Confsal, da sempre e in particolare in questi primi sei mesi di legislatura, ha rivelato la sua forza nel suo costante impegno, nella sua capacità di elaborare e prospettare le migliori proposte possibili nell'interesse del Paese e dei lavoratori  e nei contenuti della sua piattaforma politica e rivendicativa, equilibrata e finanziariamente compatibile.
Il Governo, al contrario, sta dimostrando una incredibile debolezza relazionale con le Parti Sociali organizzate, in particolare con il Sindacato.
Il Governo in questa prima fase della legislatura, infatti, ha messo in essere poche, "formali" e discontinue iniziative di confronto, rendendo, nella maggior parte dei casi, le relazioni industriali sterili ed insoddisfacenti per i lavoratori e i pensionati.
Il Governo, di fatto, non ha riconosciuto, come avrebbe dovuto, il fondamentale ruolo istituzionale e sociale del Sindacato, con la decisione di ridurre sensibilmente le prerogative sindacali nel pubblico impiego, comprimendo così le libertà sindacali (D.M. "Brunetta" del 16.10.2008 ai sensi della legge 133/2008 sulla riduzione dei distacchi e dei permessi), e con la proposta del disegno di Legge "Sacconi" in materia di "misure restrittive" sul diritto di sciopero, anziché impegnarsi a normare, nel settore privato, la rappresentatività sindacale finalizzata a realizzare la "rappresentanza legittima" dei soggetti sindacali e datoriali.
Si tratta di un affondo "storico" contro il Sindacato, confermato dalla norma del disegno di legge finanziaria 2009 secondo la quale il Governo sarebbe autorizzato ad accreditare ai lavoratori pubblici miglioramenti retributivi, in assenza di accordi negoziali, che si traduce in un attacco alla "centralità costituzionale" del lavoro e al suo "valore assoluto" nella società e nell'economia.
Ma il Governo deve sapere, pena il suo inevitabile insuccesso, che la forza di una azione governativa, in uno Stato democratico e di diritto, risiede nel consenso democratico dei cittadini e dei lavoratori e nella capacità di ascolto e di coinvolgimento e, possibilmente, nella condivisione larga delle impegnative scelte politiche socio-economiche e per lo sviluppo.
La forza di una azione di governo risiede non soltanto nella sua efficacia, ma anche nella sua equità e nel suo valore sociale. Sicuramente non trova fondamento nei numeri della maggioranza parlamentare al servizio dell'abuso del decreto legge, né nei sondaggi, negli annunci mediatici e nella spettacolarizzazione della politica. Il Governo deve, inoltre, sapere che un Sindacato forte e radicato nella esperienza associativa democratica, quale è quello italiano e in special modo quello libero ed autonomo, non si ferma se contrastato, anzi si rafforza.
E' di questi ultimi giorni la difficile ed impegnativa vertenza sul rinnovo dei contratti nel pubblico impiego che ha visto impegnato il ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione ed i sindacati rappresentativi del settore pubblico.
La Confsal, in linea con la sua piattaforma e con quella delle sue Federazioni aderenti, non ha condiviso "la soluzione governativa unilaterale" prospettata il 23 ottobre 2008 a Palazzo Vidoni, con il "Protocollo Brunetta" per tre importanti ragioni di fondo:
 l'insufficienza delle risorse finanziarie corrispondenti ad un aumento medio mensile lordo a regime per 13 mensilità riferito al "comparto Ministeri" di circa 70 euro, compreso l'accessorio di 10 euro;
 la mancanza di certezza in relazione al ripristino integrale delle risorse tagliate con la legge 133/2008 riguardanti il fondo unico di amministrazione (FUA) e i fondi speciali di categoria;
 l'assenza di un esplicito e pubblico "impegno politico" del Governo nella sua collegialità riguardo all'introduzione di concrete forme di detassazione delle retribuzioni accessorie nel pubblico impiego.
A distanza di una settimana, durante l'incontro di Palazzo Chigi del 30 ottobre 2008, la Confsal, nonostante la forte resistenza del Governo, ha centrato due importanti obiettivi:
 una modifica sostanziale del testo del Protocollo d'intesa che si sostanzia nella "garanzia del ripristino integrale" delle risorse tagliate con la legge 133/2008, riguardanti il fondo unico di amministrazione (FUA) e i fondi speciali;
 l'esclusione categorica che si realizzino maggiori risparmi per effetto di "licenziamento" di precari finalizzati a trovare risorse per l'incremento del cosiddetto "dividendo dell'efficienza" da destinare al finanziamento della contrattazione integrativa.
La Confsal ha ottenuto, inoltre, l'impegno politico del Governo a considerare la possibilità concreta di introdurre nel sistema fiscale per il settore pubblico, come in quello privato, forme di detassazione dell'accessorio, anche nella prospettiva della valorizzazione del secondo livello contrattuale nell'ambito della possibile nuova configurazione del modello contrattuale.
Infine, le note ragioni legate alle compatibilità nella difficile situazione della finanza pubblica italiana ed in particolare nell'equilibrio critico della legge finanziaria 2009, hanno impedito alla Confsal di ottenere dal Governo l'aumento delle risorse previste nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri e attualmente in iter parlamentare.
Quando il Governo ha presentato la sua proposta ultimativa contenuta nel "Protocollo d'intesa finale", la Confsal ha valutato positivamente le modifiche migliorative apportate al "testo iniziale" e, conseguentemente, ha deciso di sottoscrivere una Intesa che consente la chiusura dei contratti pubblici riportandoli alla scadenza del 31 dicembre 2009, data che dovrebbe segnare la fine di un periodo di quindici anni di vigenza del Patto del luglio 1993, ormai superato e di fatto disapplicato.
Anche questa è stata un'importante decisione responsabile nell'esclusivo interesse dei lavoratori.
Il nostro forte impegno è anche rivolto al rinnovo in tempi brevi dei contratti pubblici scaduti il 31 dicembre 2005, inclusi quelli della dirigenza, e degli Accordi contrattuali scaduti, sempre nel settore pubblico, per le categorie comprese nel sistema pubblicistico.
Altra questione aperta è costituita dal "nuovo modello contrattuale" che vede la Confsal impegnata con la sua nota e articolata piattaforma politica in un tavolo di confronto Governo-Parti Sociali.
I punti fondamentali del nuovo modello contrattuale per la Confsal dovranno essere l'unicità fra settore privato e pubblico e nel pubblico, fra statale e non statale, la coincidenza fra durata normativa ed economica, l'indice previsionale di inflazione al quale riferire gli aumenti retributivi al posto del tasso di inflazione programmata, il primo livello contrattuale incentrato sul reale recupero del potere d'acquisto e il secondo livello finalizzato all'incentivazione e alla premialità in relazione a produttività e risultati.
La Confsal e le sue Federazioni aderenti del settore privato hanno individuato da tempo una emergenza: quella dei rinnovi dei contratti scaduti. La pressione sulle aziende organizzate dei diversi settori sulla base di precise piattaforme dovrà essere incessante per centrare l'obiettivo dell'apertura dei negoziati o della sottoscrizione, per quelli in corso, in tempi brevi di contratti adeguati e condivisi dai lavoratori.
Il totale e forte impegno della Confsal e delle sue Federazioni aderenti nella complessa e difficile stagione politico-sindacale si esplicherà sul fronte:
• governativo, nonostante le difficoltà legate allo sperimentato ostracismo del Governo e la sua evidente "refrattarietà" alle relazioni industriali, con l'obiettivo di assicurare un contributo critico, costruttivo e propositivo sui provvedimenti dell'Esecutivo;
• concertativo con il Governo per eventuali intese generali o di settore;
• parlamentare al fine di seguire attivamente l'iter al Senato e alla Camera dei deputati di alcuni disegni di legge, anche proponendo emendamenti migliorativi;
• negoziale con l'Aran e il Ministero della Pubblica Amministrazione e Innovazione per il settore pubblico e con le "Aziende" per quello privato.
In Parlamento la Confsal è impegnata e lo sarà soprattutto nei prossimi giorni su:
• il disegno di legge finanziaria 2009, con l'obiettivo di ottenere la sostanziale modifica dei contenuti della legge 133/2008, anche in relazione all'impegno governativo del 30 ottobre 2008 sul ripristino integrale dei fondi speciali della Pubblica Amministrazione. La Confsal, inoltre, valuta "finanziariamente compatibile" un eventuale adeguato sostegno ai redditi con detrazioni d'imposta per i redditi da lavoro e da pensione e con detassazione della contrattazione di secondo livello sia nel settore privato che in quello pubblico, nonché alcuni investimenti strategici prioritari, almeno nei settori in emergenza. Questo sarebbe un intervento fiscale socialmente equo e nel contempo funzionale al sostegno della domanda interna e darebbe l'avvio a quegli investimenti di qualità  in funzione della ripresa della crescita economica;
• il disegno di legge n. 847/2008 "Brunetta" sulla delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, con l'obiettivo di ridurre gli effetti negativi sul sistema delle relazioni sindacali e su quello della contrattazione nel pubblico impiego. Si tratta, in sintesi, di evitare il passaggio di fatto e di diritto dal sistema privatistico a quello semi-privatistico, con minori garanzie e tutele per i lavoratori e l'allargamento della decontrattualizzazione della attuale materia negoziale;
• il disegno di legge "Sacconi" su "misure restrittive" nell'esercizio del diritto costituzionale di sciopero, sul quale la Confsal si misurerà a testo definito.
• la stabilizzazione dei precari.
Nei rapporti con il Governo tra l'altro, è all'ordine del giorno, dal luglio 2008, il Libro Verde sulla riforma del Welfare, sul quale la Confsal ha assicurato un suo primo contributo, come sono sul "tavolo"del possibile e auspicato confronto la riforma degli ammortizzatori sociali, il riordino della normativa sui servizi d'impiego, sull'apprendistato e sull'occupazione femminile.
Ma la questione politica più impegnativa e complessa è costituita dall'attuazione dell'art. 119 della Costituzione e della delega al Governo sul Federalismo Fiscale, riforma che dovrà, a parere della Confsal, coniugare responsabilità, solidarietà, compatibilità finanziaria e trasparenza e rigore di spesa.
Sul fronte sindacale il 30 ottobre 2008, a Palazzo Chigi, in occasione della mancata sottoscrizione da parte della Cgil del Protocollo d'intesa su "rinnovo dei contratti pubblici e nuovo modello contrattuale", è emersa in tutta la sua evidenza la "frattura" fra Cisl e Uil da una parte e Cgil dall'altra. In effetti negli ultimi anni il processo di crisi dell'unitarietà confederale era rilevabile concretamente e ricorrentemente nell'esperienza negoziale degli accordi separati nel settore privato che hanno contraddistinto una forte involuzione delle relazione all'interno della triplice confederale.
La vicenda del 30 ottobre 2008 ha segnato la prima importante frattura nel settore pubblico ed è possibile che si sia aperta così una nuova fase nelle relazioni delle confederazioni sindacali italiane.
La Confsal, quale quarta confederazione, dovrà interpretare al meglio e nell'interesse esclusivo dei lavoratori e dei pensionati, la "nuova stagione" del sindacalismo italiano facendo leva sulla sua impareggiabile cultura dell'autonomia.
Il contesto politico-sindacale delineato è effettivamente complesso e difficile, ma la Confsal – sono fiducioso – saprà con rinnovato impegno svolgere adeguatamente il suo ruolo di soggetto delle politiche economiche, sociali e del lavoro.
Ci sosterrà – sono sicuro - la forza della nostra storia e del nostro progetto politico-sindacale e la continuità della nostra responsabile azione sindacale.
 
 
 
CONSIGLIO  GENERALE  CONFSAL
Acireale (CT), 3 - 4 – 5  novembre 2008
 
SENSO DI RESPONSABILITA'
METODO DELLA PROPOSTA
FERMEZZA NEI COMPORTAMENTI
 
MOZIONE FINALE
 

 Il Consiglio Generale della Confsal, riunitosi in Acireale (CT) nei giorni 3 - 4 e 5 novembre 2008, ascoltata la relazione del Segretario Generale, il quale, dopo aver rappresentato puntualmente la difficile e complessa situazione sociale ed economica del Paese, nell'ambito del presente contesto di crisi globale, economica e finanziaria, ha denunciato la grave assenza di adeguate ed incisive politiche governative incentrate sulla valorizzazione del lavoro e indirizzate al sostegno della crescita economica ed ha indicato possibili vie per conseguire irrinunciabili obiettivi sociali ed economici per il Paese e per assicurare le dovute risposte alle legittime aspettative dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, la approva.
Il Consiglio, a seguito di un articolato ed approfondito dibattito sul tema dei lavori "Confsal: senso di responsabilità, metodo della proposta e fermezza nei comportamenti", interpretando il crescente disagio dei lavoratori e dei pensionati, maturato nella perdurante, difficile situazione sociale ed economica, aggravata dagli effetti negativi della crisi globale economico-finanziaria, esprime profonda preoccupazione.
 
Il Consiglio Generale valuta la manovra finanziaria triennale d'estate 2008:
 
 debole per l'assenza di mirati e significativi interventi sul fronte delle politiche fiscali e degli investimenti di qualità e strategici funzionali allo sviluppo economico;
 
 iniqua per non aver avviato nuove politiche dei redditi e di defiscalizzazione dei redditi da lavoro e da pensione, al fine di garantire almeno il livello dell'acquisito benessere ai lavoratori e ai pensionati;
 
 penalizzante per il pubblico impiego per aver "destinato" gran parte del peso economico della manovra sui pubblici dipendenti con pesanti e indiscriminati tagli di organici e di risorse, senza un razionale progetto di riforma delle Pubbliche Amministrazioni.
 
Il Consiglio, pertanto, invita la Segreteria Generale a chiedere con forza al Governo di riconsiderare i contenuti della Legge 133/2008 nell'ambito della rivisitazione della proposta di Disegno di Legge Finanziaria 2009, in iter parlamentare, al fine di andare oltre la semplice miope politica del risanamento dei conti pubblici attraverso tagli di spesa in settori strategici come scuola, università, ricerca e pubbliche amministrazioni, peraltro senza rafforzare le norme anti-evasione ed anti-elusione ed avviare finalmente politiche di ampio respiro e di prospettiva a sostegno della crescita economica ed occupazionale.
Il Consiglio Generale valuta positivamente l'Intesa di Palazzo Chigi del 30 ottobre 2008 sul "rinnovo dei contratti pubblici" e sul "nuovo modello contrattuale", sottoscritta da Governo e Confsal insieme a tutte le maggiori confederazioni sindacali rappresentative, esclusa la Cgil.
Il Consiglio affida alla Segreteria Generale il compito di  intensificare la pressante azione al fine di ottenere la puntuale attuazione della predetta Intesa, sia in sede legislativa che in sede negoziale e, relativamente al nuovo modello contrattuale, ripropone con forza la piattaforma Confsal a suo tempo definita e resa pubblica.
 
Il Consiglio Generale, inoltre, respinge decisamente l'attacco del Governo al Sindacato che al momento si è concretizzato, oltre che con la sua evidente refrattarietà riguardo alle relazioni industriali, con la riduzione delle prerogative sindacali, con la proposta di misure restrittive per l'esercizio del diritto di sciopero e con il "ricatto," ormai reso inefficace dalla recente Intesa di Palazzo Chigi, di aggiornare unilateralmente al 1° gennaio 2009 le retribuzioni dei pubblici dipendenti, nell'eventualità di mancati accordi contrattuali, sulla base di una proposta governativa "chiusa e non concordata".
 
Il Consiglio, infine, invita la Segreteria Generale a chiedere ancora una volta al Governo l'avvio di regolari e autentiche relazioni industriali con i soggetti sociali legittimati al fine di confermare e possibilmente rafforzare il sistema privatistico con una responsabile e compiuta contrattualizzazione evitando ricorrenti, illogiche e penalizzanti incursioni legislative.(approvata all'unanimità) (Il Segretario Generale, Prof. Marco Paolo Nigi)»

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