giovedì, novembre 24, 2011

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 69/2011 DEL MESE DI NOVEMBRE 2011

POMPEI, I FONDI MAI UTILIZZATI E QUALCHE PROPOSTA

 

In una recente interrogazione parlamentare, 16 senatori, con in testa la parlamentare Pdl Diana De Feo, hanno chiesto chiarimenti, agli allora Ministri Galan e Tremonti, circa ingenti somme a disposizione della So printendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei che però non sono mai state utilizzate o utilizzate per interventi inutili.

Tale situazione, se confermata, pesa come un macigno sulla gestione attuale del Sito archeologico più famoso del mondo, con implicazioni sociali, culturali e tecniche delle quali sarà chiamato in causa il nuovo Ministro Prof. Lorenzo Ornaghi.

In breve, la situazione prospettata dai senatori in discorso è la seguente:

la Corte dei conti ha recentemente reso noto che nel corso degli ultimi anni la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei ha restituito al bilancio dello Stato la somma di 231 milioni di euro, in quanto non spesi.

Inoltre, nella cassa della Soprintendenza risultano esservi, al momento, 54 milioni di euro non spesi, destinati a non meglio precisati progetti.

Peraltro, sono in arrivo ulteriori 105 milioni di euro provenienti da fondi europei.

Per concludere, a breve saranno disponibili ulteriori 200 milioni di euro in 10 anni, erogati da un fondo internazionale, denominato "Défense", costituito da 2.500 imprenditori francesi.

Da queste premesse, si può ben capire che, contrariamente a quanto spesso affermato, le risorse finanziarie in questi anni non sono mancate, né mancano attualmente.

Eppure, negli ultimi anni, la Soprintendenza in questione non ha compiuto gli interventi indispensabili ed inderogabili per la conservazione del sito di Pompei e dall'indagine della Corte dei Conti sugli interventi di manutenzione del patrimonio archeologico, risultano spesi dalla Soprintendenza, per le attività di conservazione e tutela degli scavi, soltanto 165.000,00 euro nel 2007 e soltanto 266.000,00 euro nel 2008.

Ciò nonostante, Po mpei non è stata una città monumentale ma un luogo di villeggiatura, i cui edifici erano perciò costruiti con materiali semplici e deperibili.

Inoltre, non solo le domus, ma anche gli interventi murari più recenti sono messi in pericolo dalla forte umidità che sale dal terreno, tanto consistente in quanto il sito si trova in una depressione rispetto all'area circostante, la quale deteriora mosaici, intonaci ed affreschi.

Peraltro, le antiche canalizzazioni costruite dai Romani sono state distrutte all'epoca degli scavi.

Occorre quindi mettere in sicurezza le fondamenta attraverso un accurato intervento sul regime delle acque, nonché sula parte superiore degli edifici attraverso un sistema di coperture, grondaie, finestre. Purtroppo, gli unici interventi significativi sulla regimazione delle acque e di riduzione del danno sulle strutture e sugli apparati decorativi, sinora realizzati, sono quelli ascrivibili al periodo commissariale ed hanno riguardato il ripristino dell'antica rete fognaria e interventi sulle coperture delle Domus.

E' evidente quindi che negli scavi di Pompei, se è mancata quasi del tutto l'attività quotidiana di conservazione e manutenzione, non è certo per mancanza di fondi che invece sono stati dirottati su opere mai entrate in funzione, come ad esempio, i "serpentoni" dell'ingresso di piazza Anfiteatro, i depositi e gli spogliatoi per il personale di Porta Nola e in Viale San Paolino. La chiara conclusione è che i vertici della Soprintendenza sono stati incapaci di utilizzare al meglio le risorse per l'attività di manutenzione, conservazione e tutela.

Tutto questo è assurdo e non possiamo che unirci allo sdegno dei firmatari dell'interrogazione parlamentare per denunciare ancora una volta la grave incuria in cui versa Pompei, con scarso, ed eroico personale di vigilanza, con fondi dirottati, come abbiamo visto, verso opere inutili, con antiche e preziose strutture che cadono, ma con una voglia di risorgere che non ha pari.

La ricetta a tutto questo?

Forse sarebbe meglio, a questo punto e a nostro avviso, ripristinare l'autonoma Soprintendenza di Pompei, separandola dalla Soprintendenza archeologica di Napoli. Gli esperimenti tecnico-burocratici che hanno portato all'accorpamento si sono infatti rivelati dannosi per il Sito archeologico più bello del mondo. Questa è purtroppo la triste realtà dei nostri monumenti; anche se ben conosciuti all'estero, non sono affatto valorizzati in patria, anzi a volte proprio per l'incuria occupano le pagine dei quotidiani e costituiscono l'inevitabile motivo che fanno parlare male sullo stato di abbandono del nostro patrimonio artistico nazionale. Basterebbe un pò più di lungimiranza e accortezza politica per capire che l'infausta scelta di unificare in unica Soprintendenza Napoli e Pompei, ha comportato un depauperamento delle funzioni primarie e scarsa "govenance" e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Qualcuno reclamerà che Pompei per andare bene necessita di essere sottoposta all'intervento dell'ennesima Fondazione, quasi da far credere che tutto ciò che è statale non va mai bene e che solo con l'elemento del privato le cose possono funzionare. No! Non  non è affatto così, e lo dimostrano i fatti. Lo Stato non solo spende di più, ma non abbiamo risolto lo stesso i nostri problemi con il paese dell'arte di cui l'Italia tanto ha da mostrare e soprattutto da ben conservare. Occorre saper impostare una nuova politica per i beni culturali, che non sia superficiale o che tenda a risolvere i problemi non solo di facciata, e che non serva a far risaltare l'immagine del momento del  Ministro di turno, e  dopodiché le cose rimangono tali e quali come sempre se non addirittura peggio.

In questa prospettiva la Confsal-Unsa, oltre che denunciare apertamente le vistose  discrasie che mettono in crisi seriamente il settore, sta studiando proposte e suggerimenti per il nuovo Ministro che possano rivalutare il ruolo del personale e dare un' incisivo slancio ai nostri  beni culturali.

 

Giuseppe Urbino

 

martedì, novembre 08, 2011

COMUNICATO STAMPA: GIUSEPPE URBINO(SEGR.NAZIONALE CONFSAL-UNSA BENICULTURALI):

“GIANFRANCO CERASOLI, - EX SINDACALISTA UIL - , HA LASCIATO IL MIBAC CON UN’ASPETTATIVA ILLEGITTIMA PER ANDARE IN SIAE COME DIRIGENTE”

 

Il “paladino” di tante battaglie contro il Mibac ha accettato il prezzo della “cricca”che lo ha messo a tacere. Ora non è più dalla parte degli iscritti Uil che per dignità dovrebbero restituire la loro tessera. Un avanzamento di carriera che ha dell’incredibile.

 

PRONTO UN ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

 

Cosa ne pensano i ministri Galan e Brunetta?

 

Al “paladino” di tante battaglie contro il Mibac la “cricca” gli ha tappato la bocca, ora non può più nuocere – afferma Giuseppe Urbino, Segretario Nazionale della Confsal-Unsa Beni Culturali – perché gli hanno regalato, tra mille irregolarità nelle procedure concorsuali e non, un bell’incarico di dirigente, pensate un po’, alla Siae, un’istituzione privata vigilata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, incarico profumatamente retribuito rispetto al suo originario stipendio di Area II - F3 al Collegio Romano.

Fin qui qualcuno potrebbe dire che tutto rientra nella norma, nella propria eticità, che nella Pubblica Amministrazione succede anche di peggio se non fosse che nel nostro caso, all’ex sindacalista della Uil-Bac, Gianfranco Cerasoli, è stato concesso, a dir poco con leggerezza, di andarsene alla SIAE mettendolo in aspettativa senza assegni, in modo da conservargli il posto di lavoro  presso il Mibac, consentendogli di fargli assumere un incarico dirigenziale a tempo determinato per tre anni (dal 15.11.2010 al 15.11.2013) senza fargli correre  il minimo rischio qualora fosse poi rispedito al mittente.

Queste cose succedono al Mibac – prosegue Urbino – soltanto a chi ha la fortuna di chiamarsi Cerasoli e di aver ricoperto per anni il ruolo di sindacalista della Uil, i responsabili del personale e non solo, gli hanno concesso questa aspettativa violando l’art. 7 comma 8 lett. B del CCNI, violazione che è avvenuto nel caso di Cerasoli e di un altro dipendente, certo Alessandro  Bracci, anche lui finito in SIAE guarda caso anche lui a ricoprire incarico dirigenziale.

Il Mibac, più volte  interessato dal nostro sindacato – continua – che oltretutto ha anche prodotto  un parere legale sul caso specifico, continua a far finta di nulla, difendendo le irregolarità e le violazioni delle leggi che  favoriscono alcuni dipendenti a discapito di altri.

Detto questo, come ultima spiaggia per far rispettare le norme, non ci rimane – conclude il sindacalista Confsal-Unsa, Urbino – che rimettere tutto nelle mani della Procura della Repubblica alla quale ci rivolgeremo con un esposto-denuncia dettagliato sin dai prossimi giorni, perché crediamo che la questione è davvero sfociata  anche nel penale e vogliamo che i responsabili di questi comportamenti illegittimi e di parte debbano essere puniti  severamente.

Se poi il Ministro Galan insieme al suo collega della Funzione Pubblica, Brunetta, si degnassero di intervenire, non sarebbe davvero male, visto che del caso si stanno occupando dei parlamentari che presenteranno una serie di  interpellanze”.

 

Roma, 8 NOVEMBRE 2011 Tel. 06 67232348 -2889

 

DAL COMUNICATO 61/11

PERSONALE AREA VIGILANZA

RILASCIO TESSERINI AGENTI DI PUBBLICA SICUREZZA E CONSEGUENTI PRESUNTE AGEVOLAZIONI

Permangono elementi di criticità e molti interrogativi.

 

Questo Coordinamento Nazionale ha preso visione, con vivo stupore, di un comunicato di una Organizzazione Sindacale (FLP), con il quale si annuncia a tutti i lavoratori, il raggiungimento di uno “STORICO RISULTATO” riguardante l’ottenimento a breve, per tutti il personale inquadrato nei profili di Operatore e Assistente alla vigilanza e all’accoglienza, del tesserino di Agente di Pubblica Sicurezza.

Tale storico risultato, a quanto si apprende dal comunicato in discorso, è frutto del pressante e continuo impegno di tale sigla sindacale, per ottenere un riordino della normativa in materia di rilascio del tesserino di Agente di Pubblica Sicurezza e la normalizzazione dei rapporti con il Ministero dell’Interno.

Sempre in questo comunicato, dopo aver espresso demagogicamente i complimenti di rito al Dott. Paolo D’angeli, Dirigente ad interim del servizio V della DG-OAGIP e del suo “purtroppo esiguo staff”, viene chiesto al Dott. Guarany di attivarsi con sollecitudine alla stampa dei suddetti tesserini.

Per il momento ci fermiamo a questo punto poiché corre l’obbligo di fare alcune precisazioni.

La questione dei tesserini, è stata sollevata da diverso tempo inizialmente proprio dalla nostra Organizzazione Sindacale e, successivamente, da altre sigle che, a differenza di questo Coordinamento Nazionale, non si sono dimostrate sufficientemente propositive.

Infatti, già con il nostro recente comunicato n. 7/11 del 14 marzo 2011, (scaricabile dal nostro sito internet www.unsabeniculturali.it alla voce COMUNICATI), abbiamo evidenziato le caratteristiche delle mansioni, fatto una corposa premessa giuridica e due interessanti proposte:

1) Decentramento immediato delle competenze assegnate al Servizio V D.G.-OAGIP agli Istituti di appartenenza degli Assistenti alla Vigilanza, Sicurezza. Accoglienza, Comunicazione e Servizio al Pubblico interessati al provvedimento o, in alternativa, alle Direzioni Regionali, che si occuperebbero peraltro della attività di raccolta, riordino ed inserimento dati, compilazione della modulistica, registrazione e classificazione dei documenti, etc.. Pertanto, il Servizio V della Direzione Generale OAGIP, potrebbe svolgere solamente un’attività di direzione e coordinamento con evidente beneficio per i lavoratori in attesa del riconoscimento della qualifica di Agenti di P.S., che vedrebbero accorciarsi notevolmente i tempi di attesa;

2) Proposta di nuovi tesserini, rilasciati dal MiBAC che potrebbero essere stampati con modello plastificato. Questo sia per evitare il rischio di facile deterioramento che per un adeguamento a standard ormai consueti (vedasi patente di guida, carta d’identità, tesserino sanitario, etc.).

E’ evidente quindi che, almeno noi non siamo stati con le mani in mano e, per quello che ci è stato possibile, abbiamo cercato di essere estremamente costruttivi, al punto che le proposte in questione sono state anche fatte proprie dalla  Unità Organica 16 - Agenti di Pubblica Sicurezza del Servizio V, in una relazione presentata all’allora Direttore del Servizio V ad interim Dott.ssa Anna Rita ORSINI.

Peraltro, giova ricordare che su tale tematica hanno lavorato, avvalendosi delle competenze “dell’esiguo staff dell’Unità Organica 16 - Agenti di Pubblica Sicurezza del Servizio V”, numerosi Dirigenti che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni, alcuni dei quali avevano l’incarico di Direttore del Servizio V ad interim.

Tornando al comunicato, non possiamo che esprimere il nostro stupore e disappunto per alcune altre notizie in esso contenute che, se non chiarite, rischiano di ingenerare delle false aspettative da parte del personale appartenente all’ Area della vigilanza in attesa del tesserino di Agente Pubblica Sicurezza.

Poiché si parla di un’iniziativa della Direzione Regionale del Veneto, che ha stipulato una convenzione con la società di trasporto pubblico per consentire la libera circolazione sui mezzi di trasporto pubblico delle categorie equiparate alle Forze dell’Ordine.

Pertanto, conclude il comunicato in questione, i nostri operatori e Assistenti alla vigilanza e all’accoglienza in possesso del tesserino di Agente di Pubblica Sicurezza, in servizio, circoleranno gratuitamente su autobus e metro.

A questo punto, è necessario chiarire che nulla vieta alla Direzione Regionale del Veneto di stipulare una convenzione con la società di trasporto pubblico, tanto è che ci risulta che già da diverso tempo esistono attivate analoghe iniziative in altre regioni, ma è bene stare con i piedi per terra e ricordarci che essere un Operatore e/o Assistente alla vigilanza e all’accoglienza del MiBAC non è esattamente come essere un agente della Polizia di Stato, poiché sono diverse le funzioni e sono diverse le prerogative, in quanto trattasi di semplice attribuzione prevista dalla normativa vigente nell’ambito dello svolgimento del servizio.

Pertanto, poiché è innegabile che su questa materia si è generata molta confusione, nel passato, e tenuto conto peraltro che sono intervenute alcune innovazioni per quanto concerne le modalità del rilascio, ciò ha suscitato parecchia criticità, tanto da doversi esprimere sia la nostra Amministrazione centrale, con apposita circolare, che il Ministero dell’Interno, con direttive specifiche, tese a ribadire la necessità che tale attribuzione debba permanere sul personale dell’area vigilanza.

In tale contesto, consigliamo vivamente ai nostri colleghi in possesso del famoso tesserino, di stare attenti a strumentalizzazioni di natura demagogica fatte probabilmente al solo scopo di acquistare visibilità e magari in preparazione delle ormai prossime elezioni per il rinnovo delle R.S.U..

Questo Coordinamento Nazionale resta sempre a disposizione di chiunque desideri approfondire tale tematica o esprimere proposte e/o suggerimenti in merito.

Cordialità e saluti.

IL SEGRETARIO NAZIONALE

(Dott. Giuseppe Urbino)

 

giovedì, novembre 03, 2011

comunicato stampa del 03/11/2011 -“COLLABORATORE FANTASMA ALL'ISTITUTO CENTRALE DEL RESTAURO: L’AGENZIA DELLE ENTRATE GLI MANDA IL CONTROLLO” Cosa ne pensa il ministro Galan?

"COLLABORATORE FANTASMA

ALL'ISTITUTO CENTRALE DEL RESTAURO:

L'AGENZIA DELLE ENTRATE GLI MANDA IL CONTROLLO"

 

Dall'ICR gridano all'errore materiale ma intanto avevano anche emesso le buste paga all'insaputa dell'individuo

 

Cosa ne pensa il ministro Galan?

 

Il nostro Sindacato è venuto a conoscenza di un episodio che se confermato ha davvero dell'incredibile – afferma Giuseppe Urbino, Segretario Nazionale della Confsal-Unsa Beni Culturali – originariamente poteva sembrare un classico controllo incrociato che l'Agenzia delle Entrate è solita fare in presenza di dichiarazioni da parte di un soggetto privato o pubblico quando si è consumato un rapporto di lavoro-collaborazione ma in realtà,  il controllo incrociato,  è arrivato ad  un ignaro collaboratore di un Ente dei Beni Culturali, (l'Istituto Centrale del Restauro) che  non ha mai messo piede in quegli uffici siti in via di S. Michele.

 

Tutto succede quando l'Agenzia delle Entrate, in presenza di dichiarazione dell'ICR con modello 770, contesta all'individuo il fatto di aver percepito per una collaborazione con l'Istituto,  una somma poco superiore ai 5 mila  euro e che questi non l'aveva mai dichiarata nella sua denuncia dei redditi, azione questa che gli  sarebbe costata una forte sanzione pecuniaria.

 

Per l'interessato – prosegue il sindacalista – inizia così il calvario per dimostrare di non aver mai avuto un contratto con questo istituto e che la contestazione dell'Agenzia delle Entrate era da annullare.

 Dopo un tira e molla, lo sfortunato riesce ad avere una dichiarazione dall'ICR(che lo scagionerebbe) e nello stesso tempo scopre che a suo nome erano state persino emesse a sua insaputa  delle buste paga per l'importo di cui sopra ma senza la presenza di un regolare contratto.

 

Dal tam–tam ministeriale – prosegue la Confsal-Unsa Beni Culturali – parrebbe che ci siano anche altri episodi del genere, alcuni dei quali,  l'hanno "sfangata" in quanto l'Agenzia delle Entrate non ha effettuato il cosiddetto "controllo incrociato".

 

Ora ci chiediamo che le Autorità giudiziarie(sperando che l'Agenzia delle Entrate le abbia interessate) indaghino a fondo per capire se trattasi di un episodio isolato, "di un mero errore materiale" come hanno detto  all'ICR  (ANCHE SE CI VIENE DIFFICILE PENSARE AD UN ERRORE MATERIALE QUANDO DELL'INDIVIDUO INTERESSATO AL CONTROLLO, DETTA AMMINISTRAZIONE CONOSCEVA TUTTO ED AVEVA PERSINO EMESSO DELLE BUSTE PAGA A SUO NOME, BUSTE PAGA PERO' CHE NON HA MAI INCASSATO).

 

Mi auguro – conclude Urbino – che la Guardia di Finanza prima e la Magistratura se servirà, ristabiliscano la chiarezza su quello che è uno degli episodi  a dir poco disdicevoli. Cosa ne pensa il ministro Galan? Non sarebbe il caso di aprire anche un'inchiesta interna?"

 

Roma, 3 NOVEMBRE 2011 Tel. 06 67232348 -2889

DAL NOSTRO COMUNICATO 59/11

OMBRE SUGLI INCARICHI DIRIGENZIALI, ECCESSIVA PROTEZIONE DA PARTE DEL MIBAC NEL CONFERIMENTO DEGLI INCARICHI AL PERSONALE DI SECONDA AREA F3 (EX B3) E DI TERZA AREA F4 (EX C3)

 

ILLEGITTIME ATTRIBUZIONI DI ASPETTATIVE E INCARICHI DIRIGENZIALI ALLA SIAE PER IL SINDACALISTA UIL CERASOLI E ALTRI

 

 

Questa Organizzazione Sindacale con nota prot. 327 del 05.10.2011 ha denunciato agli Organi Superiore del MiBAC, l'illegittimità per violazione dell'art. 7 comma 8 lett. B) del CCNI, concessione dell'aspettativa al Segretario Nazionale Beni Culturali della UIL Dr. Gianfranco Cerasoli, al fine di fargli assumere un incarico dirigenziale a tempo determinato per tre anni (dal 15.11.2010 al 15.11.2013, quale Dirigente della SIAE (Ente Pubblico Economico, vigilato dal MBAC).

Rispetto a tale esposto l'Amministrazione, nonostante sia decorso un mese di tempo non ha fornito alcuna risposta; però nel frattempo, questa Organizzazione Sindacale è venuta a conoscenza di ulteriori aspetti della vicenda, che generano ulteriori perplessità. Difatti il Cerasoli Gianfranco è inquadrato nei ruoli del MiBAC nella seconda AREA F3, (EX B3), quindi all'interno di un'Area non di funzionari, ma di impiegati esecutivi. In altre parole è stato attribuito al Cerasoli (Segretario Nazionale di un sindacato dei Beni Culturali) un incarico esterno Dirigenziale da parte della SIAE, che è si un ente pubblico economico, ma vigilato dallo stesso MiBAC ai sensi dell'art. 1 comma 3 della Legge 09.01.2008, un incarico dirigenziale, pur non appartenendo lo stesso non solo all'Area Dirigenziale, ma addirittura, neanche all'Area dei Funzionari!

Ebbene il MiBAC potrebbe rispondere, in relazione alla concessione dell'aspettativa al Cerasoli, non dovuta, che si è trattato di un mero errore, allora a questo punto dovrebbe spiegarci come mai la stessa aspettativa, sempre non dovuta, è stata concessa anche ad un altro dipendente del MiBAC il sig. Bracci Alessandro inquadrato nella terza AREA F4 (EX C3), assegnato all'Ufficio del Gabinetto del MiBAC, che ha avuto anch'egli un incarico a tempo determinato (dal 15.09.2010 al 15.09.2013) Dirigenziale presso la SIAE.

D'altronde in merito alle attribuzioni di incarichi Dirigenziali esterne anche presso Enti Pubblici Economici, la ratio dovrebbe essere quella dell'eccezionalità, per fornire all'Ente, professionalità indispensabili. A questo punto ci si chiede, come mai è stato nominato Dirigente presso la SIAE (ente pubblico vigilato dal MiBAC) un sindacalista dello stesso Ministero, inquadrato nell'area degli impiegati esecutivi, e con la concessione di un'aspettativa non dovuta per legge e nonostante l'esposto di questa Organizzazione Sindacale, il MiBAC, non ha revocato la suddetta aspettativa? E come mai è stata concessa un'aspettativa non dovuta, ad un altro dipendente Bracci Alessandro assegnato presso il Gabinetto del Ministro, per l'attribuzione di un incarico Dirigenziale sempre presso la SIAE? E per altro la concessione di tali illegittime aspettative, ai suddetti dipendenti, con l'illegittima conservazione del posto per tre anni, determinano un danno all'Amministrazione Pubblica (per altro già sotto organico), che è privata dell'attività lavorativa del suddetto personale, che invece riceve un indebito vantaggio economico e professionale (percependo una retribuzione più alta) e l'acquisizione di titoli ed esperienze professionali.

Ma tali esempi, non sono casi isolati, ma aprono uno squarcio su un sistema di gestione delle nomine dirigenziali; l'ex Segretario Generale dei Beni Culturali il Dr. Giuseppe Proietti  in data 8 marzo 2010, dopo essere andato in quiescenza volontariamente, ha stipulato un contratto a tempo determinato esterno quale Soprintendente p.t della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Roma ex art. 19 comma 6 dlgs 165/2001, con l'allora Direttore Generale per le Antichità Dr. Stefano De Caro (quanto per l'altro all'epoca vi era un Dirigente esterno pagato dalla Pubblica Amministrazione, con notevoli titoli culturali e professionali, privo di un incarico e tenuto parcheggiato, contro la propria volontà senza far nulla Dr. Mario Pagano). Orbene l'attribuzione di tale incarico era illegittima sia perché violava la stessa ratio della norma art 19 Dlgs 165/2001, che prevede l'attribuzione di incarichi dirigenziali esterni, in casi eccezionali, e quando non vi sono Dirigenti interni disponibili, sia per la violazione dell'art. 24 della Legge 23.12.1994 n. 724, che sancisce il divieto di conferimenti di incarichi all'interno dell'amministrazione a personale che sia andato volontariamente in pensione. Ebbene tale contratto del Dr Proietti non è stato né pubblicato, né registrato presso la Corte dei Conti. Infatti, prima che tale contratto fosse risolto, il Dr. Proietti nella qualità di Soprintendente per i Beni Archeologici di Roma, nell'agosto 2010, prima di lasciare tale incarico, ha stipulato un contratto con la società ALES (società di servizi) per un importo di 70.000,00 Euro (da finanziare nell'ambito delle perizie tra le somme a disposizione), per fornire supporto tecnico amministrativo ai diversi architetti e archeologi responsabili del procedimento dalla progettazione al collaudo degli interventi eseguiti. A decorrere dal settembre 2010, quindi, dopo meno circa di un mese, ) dalla stipula di tale contratto (e quindi senza che fossero trascorsi sei mesi dalla cessazione dell'incarico di Soprintendente di Roma, il Dr, Proietti, (che ha lasciato l'incarico di Soprintendente di Roma in data il 31.08.2010), è stato nominato, guarda caso, Presidente del Consiglio di Amministrazione dell'ALES!! Per altro nonostante fosse stato stipulato il predetto contratto con l'ALES di €70.000,00 per fornire supporto tecnico e amministrativo ad archeologi e architetti, la Soprintendenza ha continuato nell'anno di riferimento a stipulare contratti di consulenza esterna.

Questi sono gli sprechi dei soldi pubblici, conseguenti ad atti illegittimi, che dovrebbero essere immediatamente eliminati, con conseguenti provvedimenti di recupero delle somme delle quali la P.A. ha ricevuto il danno erariale, direttamente con i Dirigenti individuati responsabili. Invece mentre il nostro Stato rischia il default per il disavanzo del debito pubblico, si pensa ai licenziamenti dei dipendenti pubblici, del taglio alle pensioni, senza sollevare "un coperchio" di una pentola che contiene sprechi gravissimi, legati ad un sistema di nomine e di gestione di denaro pubblico, non conforme alle norme vigenti, e ai principi di legalità imparzialità ed efficienza della P.A ex art. 97 della Cost.

Questa Organizzazione Sindacale quale sindacato a difesa dei lavoratori pubblici, aspetta dal MiBAC non solo delle risposte, ma l'adozione di opportuni provvedimenti.

 

La Confsal-Unsa Beni Culturali procederà a denunciare ulteriormente il caso anche presso gli Organismi giurisdizionali competenti, richiamando all'assunzione di responsabilità dei preposti al rispetto delle norme di legge in materia.

 

 

Cordialità e saluti

 

IL SEGRETARIO NAZIONALE

(Dott. Giuseppe Urbino)

 

venerdì, ottobre 21, 2011

ESPOSTO CONFSAL-UNSA PER L'ILLEGITTIMA ASPETTATIVA AL SINDACALISTA DELLA UIL CERASOLI

Dopo essere venuti a conoscenza di quanto è avvenuto nell’ambito del MiBAC e dopo la pubblicazione sullo scorso numero del nostro notiziario, ove riportavamo l’anomala posizione del Dott. Gianfranco Cerasoli, con la quale viene rimarcata la poca chiarezza sulla titolarità o meno di alcune posizioni generate dall’illegittima aspettativa concessa al dott. Cerasoli. Infine, le molteplici riforme in ambito amministrativo hanno fatto perno sui principi di trasparenza, pubblicità economicità ed efficacia ma evidentemente la legge non è uguale per tutti e la cosa, ha generato e genererà non pochi problemi anche in ambito pratico, dando adito ad equivoci e disservizi. Lo stesso dicasi per i rapporti tra sindacati ed Amministrazione: si ribadisce che l’Amministrazione nel caso di specie ha agito illegittimamente violando l’art. 7 comma.8 lett. b) del CCNL 2009 nonché la legge n. 150/2009 oltre al fatto che nella prassi ha creato disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici. Sembra tuttavia strano che la UIL, cosi attenta al notevole dispendio economico per le casse dello Stato, non faccia caso al danno causato dalla conservazione del posto di un suo esponente che ha sottoscritto un contratto triennale con un ente pubblico economico. Per questa incresciosa  situazione la Confsal-Unsa Beni Culturali ha presentato un esposto agli Organi di Controllo Contabile e agli Organismi Amministrativi di valutazione, che si trascrive integralmente qui di seguito, in merito all’illegittima aspettativa concessa al Dott. Gianfranco Cerasoli a seguito della sua nomina a Dirigente Generale della SIAE.

…“Lo scrivente Dott. Giuseppe Urbino Segretario Nazionale della Federazione Confsal-Unsa Beni Culturali, vi evidenzia quanto qui di seguito rappresentato.

Alla fine dell'anno 2010 l'allora Direttore Generale Dott.ssa Antonia Pasqua Recchia ha concesso al Dott. Gianfranco Cerasoli, dipendente del MiBAC e Segretario Nazionale UIL Beni Culturali, l'aspettativa per tre anni ai sensi dell'art. 7 comma 8 lett. b) del CCNI 2009, a seguito dell'ottenimento da parte dello stesso di un incarico a tempo determinato, quale Dirigente della SIAE. Orbene l'art. 7 comma 8 lett. b) del CCNI sancisce che: “ L'aspettativa senza retribuzione e senza decorrenza dell'anzianità, è, altresì concessa al dipendente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato:

b) per tutta la durata del contratto di lavoro a termine se assunto presso la stessa o altra amministrazione del comparto ovvero in altre pubbliche amministrazioni di diverso comparto o in organismi della comunità europea con rapporto di lavoro ed incarico a tempo determinato. Ne discende che un dipendente a tempo indeterminato del MiBAC, può usufruire della predetta aspettativa, soltanto nel caso in cui, venga assunto con contratto a termine, presso la stessa amministrazione o altra amministrazione ovvero in altre pubbliche amministrazioni. L'art. 1 comma 2 del Dlgs 30.03.2001 n. 165 definisce le Pubbliche Amministrazioni:” omissis… per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità Montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di Commercio, industria artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regioni e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al DLgs 30.07.1999 n. 300”.

Invece la SIAE è un Ente pubblico economico, così come si rileva dallo Statuto di tale Ente approvato con delibera del 27.03.2008.

Ne discende che essendo la SIAE un Ente pubblico economico, tale società non è una pubblica amministrazione, con la conseguenza che non è possibile usufruire da parte del Dott.. Gianfranco Cerasoli, dell'aspettativa di cui all'art. 7  comma 8 lett. b) del CCNI 2009. Pertanto, illegittimamente, l'Amministrazione “de qua sta” conservando il posto fin dal novembre 2010 al Dott. Cerasoli Gianfanco,che ha sottoscritto un contratto a tempo determinato per tre anni con la SIAE, quale Dirigente del personale, con il profilarsi di danno all'erario. Pertanto l'Amministrazione immediatamente dovrebbe avviare la procedura nei confronti del Dott. Cerasoli per il recesso dal rapporto di lavoro a tempo indeterminato con il MiBAC.

Infine questa Organizzazione Sindacale rileva che il Dott.. Cerasoli essendo Segretario Nazionale UIL Beni Culturali, ai sensi della legge n. 150/2009, così come interpretata dallo stesso Ministro Brunetta con la circolare n. 11/2010, non avrebbe potuto, neanche, assumere l'incarico di Dirigente del personale della SIAE, in quanto avrebbe dovuto aspettare il termine di 24 mesi dall'eventuale cessazione della carica di Dirigente Sindacale.

Pertanto questa Organizzazione Sindacale, si chiede come sia stato possibile tutto questo, e chiede adottarsi tutte gli opportuni provvedimenti, da parte degli Organi in indirizzo.

Si resta quindi in attesa di conoscere le determinazioni che saranno adottate in merito a quanto segnalato”…

Del resto la denuncia che facciamo come Confsal-Unsa Beni Culturali, trova risconto anche in una nota del 10 ottobre 2011 a firma dell’attuale Coordinatore Generale CISL Beni Culturali, inviata all’Arch. Francesco Prosperetti — Direttore generale per i beni culturali  e paesaggistici della Calabria e per conoscenza all’Arch. Roberto Cecchi e al Dott. Salvatore Nastasi, con la quale si richiama l’anomala posizione del Cerasoli, il cui tenore è così riportato:

…“solo in data odierna leggiamo la nota UIL, che per comodità le alleghiamo, e con  somma meraviglia, ancor prima di leggerla, si nota che l’estensore Enzo Feliciani pone la propria firma su tale documento per conto della segreteria di detta organizzazione.

Questo fatto ci ha fortemente confusi in quanto ritenevamo che fosse lui il nuovo segretario della UIL dal momento che il suo predecessore, assumendo l’incarico di direttore generale presso la SIAE (riteniamo meritatamente), abbia lasciato l’incarico di segretario generale di detta organizzazione. Ritenevamo, quindi, che il nuovo incarico di D.G. a cui è stato destinato il Cerasoli, attesa la sua diretta responsabilità sul personale SIAE, avesse consigliato al neo direttore generale di lasciare l’incarico sindacale all’amico Enzo Feliciani”...

Sappiamo benissimo che quanto da noi denunciato su questa vicenda ha destato molta contrarietà negli uffici del Ministero ed ha altrettanto allarmato gli ambiti politici vicino al Ministro, soprattutto ci ha fatto inimicare un po’ di più gli attuali sostituti del titolare UIL , ma a noi poco importa, se certe cose vengono effettuate da sindacalisti senza scrupoli, che come si è visto “predicano bene  razzolano male”.

Nessuno può dimenticare con quanto zelo e altrettanta caparbietà il Cerasoli ha combattuto nell’ambito del suo mandato, contro le nomine ministeriali, a suo dire, attribuite senza competenza e merito, per poi approdare miserevolmente a chiudere una carriera sindacale per l’ambito incarico, ritenuto sì di prestigio e che però a molti è sembrato un utile baratto, concessogli probabilmente in cambio  della sua uscita dalla scena e a farlo smettere di continuare in quel ruolo di disturbatore sociale e sindacale. Questo è purtroppo, il prodotto dell’opportunismo sindacale che non smetteremo mai di denunciare apertamente. Auspichiamo pertanto, che l’Amministrazione fornisca immediata chiarezza, onde evitare un crescendo di malcontenti generati dalla poca trasparenza dei rapporti e delle posizioni effettive dei soggetti, ripristinando altresì una situazione di legittimità.

Giuseppe Urbino

 

 

 

Pompei chiama. Roma non risponde

Forse qualcuno avrà pensato che se gli scavi di Pompei sono abbandonati a sé stessi, questo è quello che ci meritiamo, frutto della nostra ignoranza e della pessima gestione, e pertanto, forse, ci si aspetterebbe qualche altra catastrofe naturale che seppellisse di nuovo e magari definitivamente questo importante sito archeologico.

In realtà il tema è un po’ più complesso e richiede intelligenze e progettualità non comuni. Innanzitutto, dal punto di vista organizzativo, dobbiamo chiederci se è stato bene riunire sotto un solo dirigente due realtà una volta unite e poi disunite per ragioni che non intendiamo (o è meglio non intendere perché a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca, come diceva Andreotti).

Verrebbe da pensare che queste realtà, siano state riunite più per ragioni clientelari che funzionali e comunque in qualche modo legate ai tagli alla dirigenza.

Senza dubbio, nel tempo le soprintendenze si sono organizzate e fossilizzate e i mutamenti vengono mal visti e tollerati, lasciando purtroppo notevoli discrepanze sul loro funzionamento. I primi a mal tollerale questi cambiamenti sono proprio i dirigenti che vedono l’aggiunta come fumo negli occhi, un artificio pesante e tedioso.

Le vicende dell’archeologica di Napoli con Pompei molto sono dipese dalla mancata integrazione, così come sta accadendo all’Archeologica di Ostia accorpata con quella di Roma.

Peraltro, quest’ultima soprintendenza ha al suo vertice un dirigente che continua ad avere l’interim dell’Etruria meridionale ed è alla vigilia del suo collocamento a riposo. Pompei è sinonimo di contrasti, di luci ed ombre e la sua autonomia non ha fatto altro che creare una conflittualità, immobilizzando somme e rendendo più complicata la vita dell’Istituto. Ad esempio, mentre si era riusciti ad eliminare lo scempio degli ingressi e dei biglietti, mettendo ben due biglietterie ad aprire al pubblico restavano inevase le importanti questioni della sicurezza, della conservazione, il discusso punto di ristoro e il famoso problema del randagismo.

Esiste poi, ed è notorio, una paurosa assenza di una pratica della conservazione ordinaria e straordinaria. Infatti, dopo il crollo della “Schola Armaturarum” il mondo intero è stato portato a conoscenza che interventi di “consolidamento” fatti successivamente alla seconda guerra mondiale in cemento armato, non sono mai stati rimossi, oltre alla paurosa assenza di una continua opera di monitoraggio.

Di chi sono state le responsabilità? Sicuramente dei dirigenti centrali, e dei ministri che si sono succeduti nel tempo ma, ancor di più, dei vari soprintendenti.

Nessuno di loro ha avuto presente che Pompei è una città antica e per questo vulnerabile nelle sue strutture.

In questi anni, per risolvere questi problemi, se ne sono viste di tutti i colori, arrivando persino al commissariamento senza vedere prima quali nodi fossero da sciogliere per rendere efficiente la gestione autonoma. Ricorrere al commissariamento, come si è ampliamente dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ha creato solo problemi di spesa per il proprio funzionamento, avviando ostilità col dirigente e il personale, concentrando le risorse ed esautorando la dirigenza dalle scelte decisive. In realtà non vi sono sistemi diversi del tutto autonomi nella gestione, poiché i commissariamenti, se pur dotati di ampi poteri e di provenienza da specifiche professionalità tecniche, impongono una personale pressione sulla struttura esistente, e sono quasi sempre mal visti, dal momento che, a torto o a ragione, sono considerati un corpo estraneo. La Confsal-Unsa, più volte ha ribadito, che con una più attenta e risolutiva politica di gestione Pompei non solo non dovrebbe tanto aspettare gli eventuali fondi europei per mettere in sicurezza idrogeologica l’area archeologica, ma addirittura avrebbe potuto disporre di somme notevoli derivanti dalla vendita dei biglietti d’ingresso con le quali i lavori, potevano già partire da diverso tempo, nelle conosciute aree critiche, di cui se ne è ampiamente discusso.

Noi della Confsal-Unsa Beni Culturali siamo sempre stati, e continueremo ad esserlo, estremamente vigili su questa realtà che, almeno a parole, è stata presa a cuore anche dal neo ministro Galan che ha annunciato nuove assunzioni proprio per colmare i vuoti tecnici in quel sito.

Vigileremo quindi affinché dalle parole si passi ai fatti, ricordando peraltro che oltre ai problemi suesposti, esiste anche una cronica carenza di personale di vigilanza e che i nostri custodi in servizio a Pompei vivono la loro realtà lavorativa tra mille disagi eppure orgogliosi di prestare servizio in uno dei siti archeologici più belli del mondo.

Giuseppe Urbino

 

MiBAC: GIORNATA DI PROTESTA A MILANO CONTRO LA SVENDITA DEL PATRIMONIO CULTURALE.

LA PINACOTECA DI BRERA, IL CENACOLO VINCIANO, LA BIBLIOTECA BRAIDENSE, L’ARCHIVIO DI STATO E TUTTI GLI ISTITUTI DEL MINISTERO BENI CULTURALI IN MILANO SONO RIMASTI CHIUSI AL PUBBLICO DALLE 10 ALLE 12.30

 

L’iniziativa promossa dalle OO.SS. e sfociata con un presidio di protesta si e’ svolto nella mattinata del 19 ottobre 2011 in corso magenta 24, presso la sede della direzione regionale per i beni culturali della Lombardia, a cui hanno partecipato più di un centinaio di lavoratori del settore che con megafoni e cartelli hanno fatto sentire la loro voce denunciando la volontà del ministero di abbandono dell’intervento pubblico nel settore cultura e di svendita dei “gioielli di famiglia”.

Nel 1998 il Demanio ha affidato alla Biblioteca Nazionale Braidense, (che riveste un interesse storico rilevantissimo per la città di Milano e a livello nazionale per il valore delle raccolte possedute), l’ex Cavallerizza di Radetzky, immobile di rilevante interesse culturale anche a causa  del suo riferimento con la storia politica e militare del Risorgimento Italiano, (ospitava cavalli e magazzini ai tempi del ritorno del Maresciallo Radetzky a Milano nel 1848), l’immobile si trova a Milano in via Foldi n.2 (zona cinque giornate, corso 22 marzo).

Il Ministero ha finanziato interamente, a partire dal 2003, un intervento di restauro e riqualificazione funzionale, denominato ”Intervento per il recupero strutturale, impiantistico e funzionale dell’edificio al precipuo fine di soddisfare le esigenze della Biblioteca Nazionale Braidense”, specificamente finalizzato all’apertura alla città di una grande emeroteca, costato complessivamente circa 7 milioni di euro. I lavori sono terminati da qualche mese, la superficie oggi utilizzabile è complessivamente pari a 6.500 metri quadri.

La Direzione Regionale per i Beni Culturali della Lombardia, la Direzione della Biblioteca Braidense, con l’adesione della competente Direzione Generale del Ministero, ha stipulato un accordo di valorizzazione, da inquadrarsi nell’ambito dell’art.112 comma 9 del Codice dei Beni Culturali, con il FAI (Fondo Ambiente Italiano) che nelle intenzioni avrebbe dovuto garantire una più ampia e completa fruizione degli spazi dell’ex Cavallerizza.

In realtà, l’immobile ospiterà l’archivio raccolte della Biblioteca Nazionale Braidense, che non potranno, quindi, essere visibili in quel sito, per circa 2.350 metri quadri; mentre la restante parte dell’immobile verrà assegnata al FAI, che vi insedierà i propri uffici di Milano.

Il Fai si impegna a sostenere i costi di gestione e le spese di manutenzione ordinaria per tutto l’immobile, stimate in circa 100 mila euro per anno; mentre il progetto di valorizzazione, ed in questo senso il FAI ad oggi si impegna, sarebbe assolto con la proposizione e la gestione di 12 eventi all’anno negli ambienti nobili dell’immobile.

E’ necessario porre alcune domande a chi si è fatto promotore di questa iniziativa:

il Codice dei Beni Culturali consente la stipula di accordi di valorizzazione, i quali dovrebbero prevedere l’erogazione di servizio pubblico: in questo caso si fa davvero fatica a comprendere come la conservazione delle raccolte e l’organizzazione di 12 eventi in un anno, tra l’altro nemmeno abbozzati nel testo dell’accordo, possa giustificare la concessione dell’intero immobile per 9 anni a zero canone di affitto, in una zona di Milano di forte rilievo commerciale.

l’Amministrazione Pubblica sembrerebbe non aver pubblicizzato in alcun modo l’intenzione di procedere ad una assegnazione dell’immobile; dichiara, infatti, di aver scelto le modalità di affidamento a seguito di una disponibilità del FAI, manifestata nello scorso mese di febbraio;

la scelta di stipulare un simile accordo mal si concilia con la fame di spazi che l’Amministrazione dei Beni Culturali vive a Milano, in cui in questo momento affronta il dramma della Grande Brera, ristruttura Palazzo Litta per ospitare i propri uffici ed è gravata da affitti per centinaia di migliaia di euro.

Pertanto, gli Istituti dei Beni Culturali di Milano sono rimasti chiusi al pubblico il giorno Mercoledì 19 ottobre 2011 per denunciare un altro tentativo di svendita del patrimonio pubblico; oggi è stato proclamato lo stato di agitazione e numerose sono le iniziative di protesta in programmazione nei prossimi giorni.

A cura di Ermes Muzzupappa

 

 

CONSIGLIO SUPERIORE PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI RESOCONTO DELLA SEDUTA DEL 19 OTTOBRE 2011

Il giorno 19 ottobre 2011 si è tenuta la riunione del Consiglio Superiore avente come ordine del giorno:

• lo stato del Ministero nella crisi

• rimodulazione di programmazione

Alla riunione, a nome del Ministro On.le Galan, ha partecipato il Sottosegretario Giro. Il Presidente Andrea Carandini ha dato lettura di una sua ampia relazione sulla crisi in cui si trova non solo il Ministero, ma, più in generale, la cultura nel nostro Paese – la parte principale dell’intervento è pubblicata a p. 45 del Corriere della Sera del giorno 20/10/2011 – insistendo sulla mancata comprensione da parte della classe politica del ruolo che essa può e deve avere nello sviluppo civile ed economico, elencando poi anche i punti critici del bilancio del Ministero in questa fase di tagli e le possibili prospettive di relativo contenimento dei tagli stessi su cui è impegnato il Ministro On.le Giancarlo Galan. Prima dell’apertura della discussione il Sottosegretario Giro ha dato notizia più dettagliata della situazione economica e delle iniziative del Ministro, informando che i tagli in realtà verranno effettuati attraverso il recupero delle giacenze non impegnate esistenti nel Mibac, 60.000.000 per l’anno in corso e 20.000.000 per l’anno successivo. Il compito di individuarle è stato demandato al Segretario Generale. Il Sottosegretario ha poi comunicato che altre richieste, come la rimodulazione della legge su Pompei, sono confluite nella legge di stabilità (ex finanziaria), che però, per le note vicende parlamentari, non avrà iter breve, per cui altre misure più urgenti (relative all’assunzione delle 168 unità, alla possibilità di missioni con mezzi propri) verranno inserite nel prossimo decreto-legge per lo sviluppo in modo da accelerarne l’approvazione. Il Direttore Generale OAGIP Dott. Mario Guarany ha poi chiarito che le unità da assumere sono 168, di cui 20 funzionari archeologi da destinare alla Soprintendenza speciale di Pompei e che nelle disposizioni si dovrà prevedere le assunzioni dei 20 funzionari attraverso una graduatoria nazionale, dal momento che non esistono per quelle qualifiche graduatorie regionali.  Sulla riduzione dell’organico del 20% prevista complessivamente dalle recenti manovre la richiesta della previsione di una eventuale deroga è stata più genericamente rinviata alla legge di stabilità, una volta acquisita l’autorizzazione alle 168 assunzioni col Decreto legge imminente. È stato chiesto all’Amministrazione di adoperarsi per ottenere una deroga, oltre che sui tagli ai fondi, soprattutto sul taglio del 20% degli organici del personale, che causerebbe la messa in soprannumero di circa 3000 persone (secondo i dati della Direzione generale del personale) e creerebbe una pericolosa impossibilità da parte del Mibac di assicurare i servizi e di esercitare la sua funzione sia rispetto alla Tutela sia rispetto alla Valorizzazione. A questo proposito si rammenta che le nuove norme approvate dal Parlamento l’estate scorsa prevedono la possibilità di mettere in mobilità tale personale. E’ quindi necessario arrivare a una deroga che permetta l’aggiramento di tale norma .

L’altro elemento delle attuali disposizioni legislative che abbiamo fortemente chiesto di modificare è la norma che preclude di fatto di utilizzare il mezzo proprio per le missioni di esercizio delle attività di tutela del nostro personale. Il Sottosegretario ha preso l’impegno, su questi due punti, di sollecitare il Governo a dare seguito alle richieste – unanimemente condivise dal Consiglio – con apposito comma nel decreto Sviluppo. La discussione è proseguita sulla realizzazione del progetto per Pompei finanziato con 105 milioni dei Fondi europei; anche in questo caso unanimemente si è chiesto di intervenire affinché il piano approvato dal Consiglio Superiore non venga snaturato e sia gestito esclusivamente dal Mibac attraverso la Soprintendenza di Pompei e il suo personale, senza interferenze politiche o di privati. Inoltre il Consiglio ha approvato l’idea di costituire un gruppo del Consiglio (presidenti dei comitati archeologia e architettura e altri) che, insieme ai funzionari e Dirigenti competenti, vigili sulla corretta attuazione di questi principi. È stato ribadito da parte delle rappresentanze del personale la necessità che non si debba ricorrere al privato per attività che può svolgere il personale del Ministero.

 

Appello dei lavoratori della Direzione Generale Spettacolo dal vivo

In previsione dell'annunciata riorganizzazione dei 3 servizi della Direzione Generale dello Spettacolo dal vivo e dell'intenzione di procedere a mobilità interna del personale da parte della S.V. i sottoscritti dipendenti rappresentano alcune criticità e desiderata.

Rileviamo che, purtroppo, non risultano omogenei i percorsi professionali dei dipendenti dell'ex Eti e di quelli già in ruolo nel Ministero; essi esprimono delle differenze significative. A tale proposito evidenziamo infatti che, mentre i colleghi ex Eti hanno avuto nel corso della loro attività professionale il giusto riconoscimento formale per il loro impegno e le conoscenze acquisite e che ciò garantisce loro delle posizioni giuridiche ed economiche in linea con le loro competenze, il personale già di ruolo presso la Direzione Generale (in particolare gli impiegati di ex area B), per motivi ormai ben noti, non hanno ancora potuto vedere riconosciute le competenze sviluppate in tanti anni di impegno professionale. Forti ostacoli si sono, inoltre, presentati in merito all'attuazione di processi di riqualificazione del personale di area B già avviati da tempo e non ancora conclusi. L'assunzione di compiti nuovi da parte dei colleghi ex Eti necessita una formazione pertinente alle attività contabili - amministrative richieste per adempiere alle funzioni specifiche dei nostri uffici. Si rappresenta che qualora venga richiesto agli impiegati della Direzione già presenti negli uffici di effettuare un addestramento nei confronti dei nuovi colleghi, come accaduto in altre circostanze e dal momento che non sono stati previsti percorsi formativi ad hoc per il personale transitato nei nostri uffici, tale impegno richiede un onere aggiuntivo rispetto al lavoro ordinario degli impiegati.

Riteniamo pertanto giusto un riconoscimento in tal senso.

Nell'ultimo periodo gli uffici della Direzione si sono sguarniti di personale qualificato a svolgere precise funzioni a seguito di trasferimenti e pensionamenti.

In merito a quanto sopra rappresentato chiediamo alla S.V., come già fatto nelle sedi opportune dalla RSU Spettacolo dal vivo e da alcune sigle sindacali:

- di procedere, qualora necessario, alla mobilità interna su base volontaria,

- alla predisposizione di riconoscimenti formali da parte del Direttore Generale per personale addetto alla formazione dei nuovi colleghi, da far valere nei processi di progressione di carriera e che tale formazione venga concordata volontariamente con chi fosse interessato ad occuparsene, anche attraverso un incarico che preveda lo svolgimento del proprio ordinario lavoro e una presenza part-time nel servizio dove necessita l'addestramento,

- di coprire in via prioritaria i posti lasciati scoperti dai colleghi che sono stati trasferiti in altra sede e/o sono andati in pensione con colleghi provenienti dall'Ente soppresso, che si avviano ad iniziare comunque una nuova esperienza lavorativa.

Confidando nella condivisione e, pertanto, nell'accoglimento delle nostre istanze, inviamo distinti saluti.

 

Cassazione: onere della prova a carico del datore di lavoro in tema di licenziamento per giusta causa

In tema di licenziamento del lavoratore per giusta causa, incombe sul datore di lavoro l'onere della prova della realizzazione da parte del lavoratore di un comportamento che integri una grave negazione degli elementi essenziali del rapporto ed, in particolare, di quello fiduciario, con riferimento non al fatto astrattamente considerato bensì agli aspetti concreti di esso, afferenti alla natura ed alla qualità del singolo rapporto, alla posizione delle parti, al grado di affidamento richiesto dalle specifiche mansioni del dipendente nell'organizzazione dell'impresa, nonché alla portata soggettiva del fatto stesso, ossia alle circostanze del suo verificarsi, ai motivi ed all'intensità dell'elemento volitivo. Questo il principio di diritto ribadito dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 20385 del 5 ottobre 2011, ha altresì precisato che la valutazione della gravità dell'infrazione e della sua idoneità ad integrare giusta causa di licenziamento si risolve in un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito ed incensurabile in sede di legittimità, se congruamente motivato.

 

Cassazione: nel contratto di lavoro a tempo indeterminato il preavviso non ha efficacia reale ma obbligatoria

Da una interpretazione letterale e sistematica dell'art. 2118 cod. civ., nel contratto di lavoro a tempo indeterminato il preavviso non ha efficacia reale, ma efficacia obbligatoria.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione specificando che, di conseguenza, "nel caso in cui una delle parti eserciti la facoltà di recedere con effetto immediato, il rapporto si risolve altrettanto immediatamente, con l'unico obbligo della parte recedente di corrispondere l'indennità sostitutiva e senza che da tale momento possano avere influenza eventuali avvenimenti sopravvenuti, a meno che la parte recedente, nell'esercizio di un suo diritto potestativo, acconsenta, avendone interesse, alla continuazione del rapporto lavorativo, protendono l'efficacia sino al termine del periodo di preavviso".

Sulla base di tale principio la Suprema Corte, con la sentenza n. 20099 del 30 settembre 2011, ha accolto il ricorso proposto dall'INPS avverso la sentenza con cui la Corte d'Appello aveva ritenuto, nel caso di specie, che, pur non essendoci alcuna prestazione lavorativa, il rapporto doveva considerarsi esistente per tutta la durata del preavviso e che tale principio doveva trovare applicazione anche in materia di indennità di mobilità.

Accolta dunque la tesi dell'INPS secondo cui, ai fini dell'applicazione della disposizione normativa prevista dall'art. 7 della L. 223/1991, in caso di licenziamento con preavviso e accettazione della relativa indennità sostitutiva il rapporto deve considerarsi immediatamente risolto, con la conseguenza che il lavoratore, avendo avuto meno di 50 anni alla data della risoluzione, non aveva acquisito il diritto all'elevazione a 36 mesi del trattamento di mobilità.

 

 

Cassazione: il lavoratore licenziato illegittimamente ha diritto anche al premio di produzione

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 20266 del 4 ottobre 2011, ha affermato che "in caso di declaratoria di illegittimità del licenziamento del lavoratore nell'ambito della cosiddetta tutela reale, la retribuzione globale di fatto, cui fa riferimento l'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300 nel testo modellato dalla legge 11 maggio 1990, n. 108, quale parametro di computo sia del risarcimento del danno patito sia della determinazione dell'indennità sostitutiva della reintegrazione, deve includere non soltanto la retribuzione base ma anche ogni compenso di carattere continuativo che si ricolleghi alle particolari modalità della prestazione in atto al momento del licenziamento, quale (come nella specie) il premio di produzione, una volta riconosciutone il carattere retributivo, dovendosi invece escludere dal compenso i soli compensi aventi natura indennitaria o di rimborso spese".

In particolare, affermano i giudici di legittimità, nel caso di specie la Corte di merito ha accertato che l'emolumento in questione aveva carattere continuativo, era stato percepito fino al momento del licenziamento e non era legato ad alcuna particolare posizione organizzativa né a specifiche prestazioni da parte del lavoratore. Ciò rende irrilevante - si legge nella sentenza, - come esattamente affermato dalla sentenza impugnata che, in quanto assente, il lavoratore non abbia potuto realizzare gli obiettivi ai quali il premio era collegato essendo l'assenza riconducibile ad una unilaterale e illegittima determinazione del datore di lavoro.

 

Ministero del Lavoro: interpelli in materia di salute e sicurezza del lavoro

Il Ministero del Lavoro rende nota la pubblicazione del Decreto Direttoriale del 28 settembre 2011 che costituisce, presso la Direzione generale per l'attività ispettiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la Commissione per gli interpelli prevista dall'articolo 12, comma 2, del Testo Unico in materia di salute e sicurezza nel lavoro (D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81).

I quesiti di ordine generale sull'applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza del lavoro possono essere inoltrati alla Commissione per gli interpelli, esclusivamente tramite posta elettronica, all'indirizzo interpellosicurezza@lavoro.gov.it, dagli organismi associativi a rilevanza nazionale degli enti territoriali e gli enti pubblici nazionali, nonché dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e dai consigli nazionali degli ordini o collegi professionali.

Le istanze di interpello trasmesse da soggetti non appartenenti a dette categorie indicate o privi dei requisiti di generalità non potranno essere istruite e conseguentemente non saranno istruiti i quesiti trasmessi, ad esempio, da studi professionali, associazioni territoriali dei lavoratori o dei datori di lavoro, Regioni, Province e Comuni. Il Dicastero precisa che le indicazioni fornite nelle risposte ai quesiti costituiscono criteri interpretativi e direttivi per l'esercizio delle attività di vigilanza e sottolinea la necessità, prima di inoltrare l'istanza, di verificare: che il quesito, concernente l'interpretazione della normativa in materia di salute e sicurezza del lavoro sia di carattere generale e non attenga a problematiche aziendali specifiche; che il soggetto firmatario rientri nelle categorie indicate. Tutti gli interpelli saranno pubblicati nell'apposita sezione "Interpello Sicurezza" del sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.