giovedì, novembre 24, 2011

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 69/2011 DEL MESE DI NOVEMBRE 2011

POMPEI, I FONDI MAI UTILIZZATI E QUALCHE PROPOSTA

 

In una recente interrogazione parlamentare, 16 senatori, con in testa la parlamentare Pdl Diana De Feo, hanno chiesto chiarimenti, agli allora Ministri Galan e Tremonti, circa ingenti somme a disposizione della So printendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei che però non sono mai state utilizzate o utilizzate per interventi inutili.

Tale situazione, se confermata, pesa come un macigno sulla gestione attuale del Sito archeologico più famoso del mondo, con implicazioni sociali, culturali e tecniche delle quali sarà chiamato in causa il nuovo Ministro Prof. Lorenzo Ornaghi.

In breve, la situazione prospettata dai senatori in discorso è la seguente:

la Corte dei conti ha recentemente reso noto che nel corso degli ultimi anni la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei ha restituito al bilancio dello Stato la somma di 231 milioni di euro, in quanto non spesi.

Inoltre, nella cassa della Soprintendenza risultano esservi, al momento, 54 milioni di euro non spesi, destinati a non meglio precisati progetti.

Peraltro, sono in arrivo ulteriori 105 milioni di euro provenienti da fondi europei.

Per concludere, a breve saranno disponibili ulteriori 200 milioni di euro in 10 anni, erogati da un fondo internazionale, denominato "Défense", costituito da 2.500 imprenditori francesi.

Da queste premesse, si può ben capire che, contrariamente a quanto spesso affermato, le risorse finanziarie in questi anni non sono mancate, né mancano attualmente.

Eppure, negli ultimi anni, la Soprintendenza in questione non ha compiuto gli interventi indispensabili ed inderogabili per la conservazione del sito di Pompei e dall'indagine della Corte dei Conti sugli interventi di manutenzione del patrimonio archeologico, risultano spesi dalla Soprintendenza, per le attività di conservazione e tutela degli scavi, soltanto 165.000,00 euro nel 2007 e soltanto 266.000,00 euro nel 2008.

Ciò nonostante, Po mpei non è stata una città monumentale ma un luogo di villeggiatura, i cui edifici erano perciò costruiti con materiali semplici e deperibili.

Inoltre, non solo le domus, ma anche gli interventi murari più recenti sono messi in pericolo dalla forte umidità che sale dal terreno, tanto consistente in quanto il sito si trova in una depressione rispetto all'area circostante, la quale deteriora mosaici, intonaci ed affreschi.

Peraltro, le antiche canalizzazioni costruite dai Romani sono state distrutte all'epoca degli scavi.

Occorre quindi mettere in sicurezza le fondamenta attraverso un accurato intervento sul regime delle acque, nonché sula parte superiore degli edifici attraverso un sistema di coperture, grondaie, finestre. Purtroppo, gli unici interventi significativi sulla regimazione delle acque e di riduzione del danno sulle strutture e sugli apparati decorativi, sinora realizzati, sono quelli ascrivibili al periodo commissariale ed hanno riguardato il ripristino dell'antica rete fognaria e interventi sulle coperture delle Domus.

E' evidente quindi che negli scavi di Pompei, se è mancata quasi del tutto l'attività quotidiana di conservazione e manutenzione, non è certo per mancanza di fondi che invece sono stati dirottati su opere mai entrate in funzione, come ad esempio, i "serpentoni" dell'ingresso di piazza Anfiteatro, i depositi e gli spogliatoi per il personale di Porta Nola e in Viale San Paolino. La chiara conclusione è che i vertici della Soprintendenza sono stati incapaci di utilizzare al meglio le risorse per l'attività di manutenzione, conservazione e tutela.

Tutto questo è assurdo e non possiamo che unirci allo sdegno dei firmatari dell'interrogazione parlamentare per denunciare ancora una volta la grave incuria in cui versa Pompei, con scarso, ed eroico personale di vigilanza, con fondi dirottati, come abbiamo visto, verso opere inutili, con antiche e preziose strutture che cadono, ma con una voglia di risorgere che non ha pari.

La ricetta a tutto questo?

Forse sarebbe meglio, a questo punto e a nostro avviso, ripristinare l'autonoma Soprintendenza di Pompei, separandola dalla Soprintendenza archeologica di Napoli. Gli esperimenti tecnico-burocratici che hanno portato all'accorpamento si sono infatti rivelati dannosi per il Sito archeologico più bello del mondo. Questa è purtroppo la triste realtà dei nostri monumenti; anche se ben conosciuti all'estero, non sono affatto valorizzati in patria, anzi a volte proprio per l'incuria occupano le pagine dei quotidiani e costituiscono l'inevitabile motivo che fanno parlare male sullo stato di abbandono del nostro patrimonio artistico nazionale. Basterebbe un pò più di lungimiranza e accortezza politica per capire che l'infausta scelta di unificare in unica Soprintendenza Napoli e Pompei, ha comportato un depauperamento delle funzioni primarie e scarsa "govenance" e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Qualcuno reclamerà che Pompei per andare bene necessita di essere sottoposta all'intervento dell'ennesima Fondazione, quasi da far credere che tutto ciò che è statale non va mai bene e che solo con l'elemento del privato le cose possono funzionare. No! Non  non è affatto così, e lo dimostrano i fatti. Lo Stato non solo spende di più, ma non abbiamo risolto lo stesso i nostri problemi con il paese dell'arte di cui l'Italia tanto ha da mostrare e soprattutto da ben conservare. Occorre saper impostare una nuova politica per i beni culturali, che non sia superficiale o che tenda a risolvere i problemi non solo di facciata, e che non serva a far risaltare l'immagine del momento del  Ministro di turno, e  dopodiché le cose rimangono tali e quali come sempre se non addirittura peggio.

In questa prospettiva la Confsal-Unsa, oltre che denunciare apertamente le vistose  discrasie che mettono in crisi seriamente il settore, sta studiando proposte e suggerimenti per il nuovo Ministro che possano rivalutare il ruolo del personale e dare un' incisivo slancio ai nostri  beni culturali.

 

Giuseppe Urbino

 

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