martedì, luglio 03, 2012

UNA PESANTE E INSOSTENIBILE SITUAZIONE CHE CONTINUA AD AGGRAVARE SULLE SPALLE DEI LAVORATORI

Occorre più che mai in questo momento difendere il lavoro pubblico dagli scriteriati attacchi del governo che ancora una volta vuole effettuare i tagli economici sui lavoratori del Pubblico Impiego.

Nelle intenzione del governo in merito alla spending-review c’è senza ombra di dubbio, un ulteriore attacco alla categoria degli Statali.

Vi è infatti l'ipotesi di un intervento sugli esuberi over 60 (che avrebbero due anni di mobilità all'80 per cento dello stipendio), in alternativa sarebbero colpiti solo i dirigenti. Inoltre si parla di blocco totale del turn over, di riduzione della pianta organica, ma anche di spostamento del pagamento della tredicesima al gennaio del 2013.

Tutto l'insieme dei tagli agli apparati dello Stato è nel menù: si va dall'intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture. Non saranno risparmiate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il riscaldamento degli uffici e l'aria condizionata. Infatti, nell'insieme i tagli riguarderanno gli apparati dello Stato è nel contesto: si va dall'intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture.

Non saranno risparmiate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il riscaldamento degli uffici e l'aria condizionata.

Il Governo intende così chiudere le misure restrittive con i conti ed è per questo pronto per varare immediatamente la doppia operazione contro gli sprechi e la tenuta dei conti pubblici.

Di fatto, si tratterà di una vera e propria manovra che dovrà anticipare la legge di stabilità ed avrà una valenza triennale: si annuncia così un intervento di 25-30 miliardi, tra il secondo semestre di quest'anno (6-7 miliardi) e il biennio 2013-2014 con tagli e risparmi di 10-13 miliardi all'anno.

Parimenti sul piano delle misure, gli uffici legislativi dei vari ministeri hanno lavorato costantemente con il coordinamento del Ministero dell’Economia e Finanze.

Il commissario straordinario per la revisione della spesa, Enrico Bondi ha proposto la riduzione delle spese per l'acquisto di merci e servizi per 4-5 miliardi, mentre il resto inciderebbe soprattutto dal settore della sanità (1-1,5 miliardi) e del pubblico impiego (circa 1 miliardo).

In maniera consistente il pacchetto sanità prevederebbe 400 milioni (che coi-nciderebbero anche con l'operazione sugli acquisti); circa 300 milioni verrebbero dalla revisione della filiera del farmaco con risparmi per Asl e ospedali; il resto potrebbe arrivare dalle ricette elettroniche per i medici di base e da un fondo assicurativo per risarcire i danni eventualmente provocati dalla sanità e attualmente a carico allo Stato.

Per il Governo la manovra si è resa inevitabile. Sul tavolo infatti oltre al pressing che arriva da più parti per scongiurare l'aumento dell'Iva negli ultimi tre mesi di quest'anno e per il prossimo, ci sono anche le spese impreviste per il terremoto dell'Emilia, il pacchetto delle misure inderogabili (dalle missioni di pace al 5 per mille).

Senza contare che la recessione, e il mancato gettito di 3,4 miliardi nei primi quattro mesi dell'anno, mette a rischio l'obiettivo dell' 1,7 percento di deficit-Pi di quest'anno.

Per quanto riguarda le ipotesi ventilate sulla spending-review sono quelle circolate nei giorni scorsi e cioè riorganizzazione della pubblica amministrazione, con l'utilizzo della mobilità per i dipendenti pubblici. Riduzione delle province.

Accorpamento - inizialmente dei servizi - per i 4.000 comuni al di sotto dei 1.000 abitanti. Poi riduzione drastica delle società pubbliche «locali» e risparmi sul fronte sanitario con la norma - già votata dal parlamento - che obbliga le Usl a rinegoziare i contratti di fornitura troppo onerosi, e nel caso, annullando accordi già presi.

Secondo il calendario lunedì è previsto il confronto prima con i sindacati e poi con gli enti locali.

Quindi sarebbe previsto – ma la convocazione non è ancora stata fatta - un Cdm per il confronto collegiale e il varo. Il governo punta a raccogliere per quest'anno i 5-7 miliardi che consentiranno di bloccare il previsto aumento Iva di due punti che dovrebbe scattare dal primo ottobre, ma anche a finanziare interventi di rilancio della crescita e di ricostruzione in Emilia. E gli interventi, a regime, potrebbero valere sui 13 miliardi. I ministeri hanno già preparato i propri interventi le cui scelte devono ancora essere compiute collegialmente.

Le risorse per bloccare l'aumento Iva, che avrebbe l'effetto di rallentare ancora la crescita, sembrerebbero già messe al sicuro.

Ma gli interventi potrebbero essere più incisivi, per stendere un cordone di sicurezza contro il calo di gettito dovuto al rallentamento economico e per ammortizzare il rischio di una maggiore spesa per interessi.

Il parlamento ha invece approvato una norma che di fatto anticipa l'arrivo dei «costi standard» per le Asl: dovranno verificare i prezzi previsti per l'acquisto di beni e, se risulteranno troppo alti, dovranno avviare una procedura di rinegoziazione. Se non riescono a spuntare un prezzo migliore potranno recedere dal contratto.

Novità anche per i consumi di energia.

Il capitolo sanità prevederebbe un taglio di circa 1 miliardo su beni e servizi, ma sarebbe salvo il cosiddetto «fondino» da 1,8 miliardi.

Altri interventi potrebbero determinarsi con nuovi tetti per i farmaci.

Inoltre è prevista la riorganizzazione della spesa pubblica nuovamente è il taglio delle provincie. A seconda dei criteri usati si andrà da un minimo di 20 ad un massimo di 42 provincie in meno. Ma non sfuggiranno nemmeno i comuni: sotto i 1.000 abitanti - e sono circa 4.000 quelli interessati - dovranno puntare ad unire i servizi. C'è poi il nodo «dipendenti pubblici». La riorganizzazione passerà attraverso la «mobilità» così come già prevista dalla legge. Su questa partita le Organizzazioni Sindacali sono già in allarme ed in particolare la Federazione Confsal-Unsa è già scesa in piazza il 23 giugno 2012 per esternare la rabbia e l’orgoglio dei lavoratori pubblici che chiedono:

 

·        aumentare le detrazioni fiscali fino a 500 Euro annui

·        abolizione dell’Imu sulla prima casa

·        tassazione delle transazioni finanziarie e dei grandi patrimoni

·        aumento degli stipendi e rinnovo dei contratti

 

Non possiamo accettare ulteriori tagli e blocchi sul salario, ne va della nostra dignità di lavoratori del Pubblico Impiego per cui non si può più sottostare all’enorme ingiustizia che i vari governi hanno messo in atto in questi ultimi anni, scaricando di fatto sulle spalle dei lavoratori il costo di questa difficile crisi.

 

Giuseppe Urbino

 

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