martedì, luglio 03, 2012

DALLE RSU UN VENTO DI CAMBIAMENTO

Le recenti consultazioni per le elezioni delle RSU hanno evidenziato una forte disaffezione dei lavoratori verso le organizzazioni che, tradizionalmente, raccoglievano la maggioranza dei consensi. Le forti perdite in termini di voti e di seggi hanno interessato principalmente la CISL-FP, che ha registrato una perdita di oltre 12.000 voti. Ma anche la UIL-PA (con i suoi -7.000) e la FP-CGIL (-3.000) non si discostano di molto. Una evidente débâcle che è il risultato di una linea operativa, seguita in questi ultimi anni e sempre più distante dagli interessi dei lavoratori. Le grandi confederazioni (in termini numerici) hanno abbandonato ormai da tempo le rivendicazioni, per assumere un ruolo di fiancheggiatori delle formazioni politiche e parlamentari, assumendo posizioni chiare di destra o di sinistra, stravolgendo la propria natura di rappresentanti dei bisogni dei lavoratori e degli emarginati e frantumando il movimento sindacale. Ma i lavoratori non hanno dimenticato le grandi proteste che, pur nella diversità delle componenti, portavano in piazza milioni di cittadini. Erano momenti di lotta, ma anche di grande entusiasmo. In ogni città d’Italia si ritrovavano persone di estrazione diversa, con differenti posizioni sociali, con diverse ideologie, ma che insieme si riconoscevano nella difesa di conquiste sociali, frutto di decenni di lotte. All’esaltazione di quei giorni è subentrata la rassegnazione ed il comprensibile distacco da organizzazioni in cui il lavoratore non si riconosce più. Ma l’emorragia di voti ed iscritti non dovrebbe allarmare i tre sindacati maggioritari? Il loro sostentamento non si dovrebbe basare sul contributo che mensilmente ogni lavoratore iscritto versa dalla propria busta paga? Purtroppo non è più così. Il tradimento è stato ben pagato dalla parte datoriale, che ha delegato alle organizzazioni sindacali servizi (CAF, patronato) altamente remunerativi. Dalla Comunità Europea sono stati messi a disposizione centinaia di milioni di euro per la formazione che lo Stato e le regioni hanno immediatamente veicolato ai sindacati, non in maniera proporzionale alla consistenza numerica, ma in virtù della rispettiva acquiescenza alle decisioni politiche. E qui non c’è stata competizione. Destra e sinistra hanno ricompensato i propri fiancheggiatori nel totale silenzio ed in pieno accordo. Ed il prezzo pagato è stato altissimo! Decenni di conquiste sindacali sono stati buttati alle ortiche.

Nel pubblico (leggi ammazza-contrattazioni) come nel privato (FIAT, art. 18 – solo per citare qualche esempio) l’attacco è stato durissimo e c’è stata solo qualche finta reazione, nella certezza che sarebbe stata perdente. Ma i lavoratori hanno colto l’occasione delle elezioni delle RSU nel pubblico impiego, per dimostrare che un’alternativa esiste ed è il sindacalismo autonomo. Il successo elettorale della CONFSAL, soprattutto se rapportato al tracollo di CGIL, CISL ed UIL, è la dimostrazione che in Italia c’è ancora voglia di lottare, c’è una grande esigenza di essere rappresentati nei propri bisogni e nelle proprie istanze. Pertanto, anche nella considerazione che le tradizionali categorie degli operai e degli impiegati sono ormai unificate dalla scarsezza dei propri salari e dalla impossibilità di arrivare alla fine del mese, tocca alla CONFSAL, il più grande sindacato autonomo, afferrare questa bandiera e tenerla ben alta. E’ venuto il momento di aggregare tutta la richiesta di autonomia che viene dalla gente ed iniziare una stagione di rivendicazioni e di sostegno per quanti soffrono questa crisi.

E ne siamo capaci. Lo abbiamo dimostrato nel novembre del 2011 quando la CONFSAL-UNSA, da sola, ha manifestato davanti alle prefetture di tante città, quando le bandiere dell’autonomia hanno sventolato libere da ogni etichettatura di destra e di sinistra.

Ed in quelle piazze abbiamo dimostrato di poter essere progressisti e conservatori, legalisti, ma se dovesse essere necessario, anche illegalisti, democratici, ma anche disposti ad assumere il ruolo di condottieri di un popolo che ormai dice BASTA ai soprusi, ai trasformismi ed agli inginocchiamenti nei confronti di un potere politico sempre più legato al potere economico che, in nome del liberismo e di una falsa competizione affama le fasce deboli e concentra la ricchezza nazionale nel 10% della popolazione. E’ un momento storico.

Ma, per coglierlo, la CONFSAL dovrà dotarsi di una formula organizzativa che le consenta di programmare le proprie azioni in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, finalizzandole ad un progetto che veda, come obbiettivo, la riconquista della dignità per tutti i lavoratori e, perché no, la salvaguardia delle aziende, che costituiscono un patrimonio non solo per i datori di lavoro, ma per l’intera Nazione. Un progetto che veda padronato e prestatori d’opera procedere, nel rispetto dei rispettivi ruoli, verso l’obbiettivo comune della produttività e del benessere collettivo.

Alfredo Lutri

 

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