venerdì, giugno 01, 2012

RELAZIONE 2012 DELLA CORTE DEI CONTI SUL COSTO DEL LAVORO PUBBLICO

RELAZIONE 2012 DELLA CORTE DEI CONTI SUL COSTO DEL LAVORO PUBBLICO

Breve sintesi ed alcune considerazioni anche in relazione alle ultime esternazioni del Ministro Fornero sui lavoratori pubblici.

 

Così come è emerso nella relazione 2012 della Corte dei Conti sul costo del lavoro pubblico, i continui tagli al personale delle pubbliche amministrazioni stanno peggiorando la qualità dei servizi pubblici. Infatti, come si legge nella relazione, "I reiterati tagli lineari agli organici obbligano le amministrazioni a una continua attività di revisione degli assetti organizzativi che impedisce il consolidamento di procedure, competenze e professionalità, con inevitabili, negativi riflessi sulla quantità e qualità dei servizi erogati". Per quanto riguarda il tema della spending review, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi, ha rivelato di essere in procinto nel "Fare verifiche ispettive un po' a sorpresa sulle consulenze esterne della pubblica amministrazione". Così come lo stesso Ministro Patroni Griffi ha detto in un'intervista esclusiva rilasciata ad Agorà, su Raitre, circa la possibilità di intervenire con dei blitz: "Ognuno ha le sue modalità, l'obiettivo è verificare a campione il rispetto della legge. Le verifiche servono per gli enti verificati, ma servono soprattutto per gli enti che da un momento all'altro potrebbero essere soggetti all'ispezione". Per quanto riguarda la perdita di produttività, nella sua relazione, la Corte dei Conti che: "In un contesto caratterizzato dalla perdita di competitività del sistema Italia, preoccupanti segnali riguardano la produttività del settore pubblico". "Il blocco della crescita delle retribuzioni complessive e della contrattazione collettiva nazionale hanno comportato il rinvio, da un lato, delle norme più significative in materia di valutazione del merito individuale e dell'impegno dei dipendenti contenute nel d.Lgs. N. 150 Del 2009 e, dall'altro, impedito l'avvio del nuovo modello di relazioni sindacali delineato nell'intesa del 30 aprile 2009, maggiormente orientato a una effettiva correlazione tra l'erogazione di trattamenti accessori e il recupero di efficienza delle amministrazioni". Inoltre, secondo la Corte dei Conti, "Suscita perplessità" l'intesa sottoscritta a maggio fra governo, enti locali e sindacati sulla riforma del lavoro statale nella parte in cui rimette in discussione il percorso già avviato" sulla valutazione della performance delle PA e del merito dei dipendenti". "Il rischio, secondo la Corte, "è quello di una possibile permanenza delle criticità che hanno caratterizzato sinora la contrattazione collettiva nazionale e integrativa, non in grado di rendere effettiva la correlazione fra componenti accessorie della retribuzione e incrementi di produttività del settore pubblico". Per ciò che concerne la differenza delle retribuzioni tra pubblico e privato, viene evidenziato che tra il 2005 e il 2011 il divario tra le retribuzioni contrattuali pubbliche e quelle dei privati "subisce un drastico ridimensionamento, passando da un valore dell'8% al 2,6%, forbice destinata a ulteriormente

restringersi per effetto del blocco della contrattazione collettiva per i soli dipendenti pubblici fino a tutto il 2014". Infine, per quanto riguarda il rapporto Pil/Spesa per redditi al minimo decennale esso è stimato in calo sino a raggiungere, nel 2014, un valore del 10%, che rappresenta "il minimo decennale" dell'indicatore.

La spesa dell'Italia per i redditi dei dipendenti pubblici è "in linea con i principali paesi dell'Unione Europea"  secondo la Corte dei Conti, "ma il raffronto tra il numero dei dipendenti pubblici e il totale degli occupati, in forte discesa per l'Italia nell'ultimo decennio (dal 16,4% al 14,4%), evidenzia un peso della burocrazia sul mercato del lavoro pari a circa la metà della Francia e di gran lunga inferiore anche al Regno Unito".

A questo punto, vista la relazione che abbiamo inteso sintetizzare, corre l'obbligo di puntualizzare la veridicità di certe affermazioni, della Corte dei Conti, soprattutto per quanto riguarda i continui tagli al personale delle pubbliche amministrazioni, che stanno peggiorando la qualità dei servizi pubblici, nonché l'uso eccessivo ed indiscriminato delle consulenze esterne della pubblica amministrazione, lautamente retribuite con soldi pubblici.

Detto questo, non possiamo esimerci dal fare alcune considerazioni anche sull'ultima esternazione del Ministro Fornero, che auspica libertà di licenziamento nel Pubblico Impiego, sulla falsa riga di quanto sta avvenendo nel settore privato. Premesso che nel settore pubblico ormai da lungo tempo esistono già norme precise che disciplinano il licenziamento del dipendente pubblico, che sono più severe di quelle che esistono nel lavoro privato, ci preme sottolinerare, come già precisato anche dal Segretario Generale della Federazione CONF.SAL-UNSA, che si tratta di "un'indebita intromissione in un campo di competenza di un altro collega Ministro, Patroni Griffi, il quale non ci pare abbia bisogno di ricevere indirizzi visto che non ha peccato di immobilismo fino a questo momento ma si è reso protagonista di un preciso progetto di riforma del pubblico impiego".

Forse il Ministro Fornero ha compreso male il suo ruolo e si trova meglio nei panni di "Ministro dei licenziamenti facili" piuttosto che in quello di Ministro del Lavoro, nella cui veste dovrebbe intervenire per sbloccare questa assurda "empasse" cui si trova il mondo del lavoro in generale ed il settore pubblico in particolare. Piuttosto che piangere "lacrime da coccodrillo" bene farebbe la Fornero ad impegnarsi di più per la crescita e l'occupazione, visto che una percentuale altissima di giovani sono talmente rassegnati che stanno ormai evitando di cercare lavoro.

Il settore pubblico potrebbe essere l'occasione per creare nuova occupazione, anche in considerazione che l'età media dei dipendenti è di circa 58 anni con almeno 36 anni di servizio.

Per non parlare dei tanti "MegaDirettoriGalattici" che non ne vogliono sapere di andare in pensione e quando ci vanno si riciclano nei modi più disparati attraverso, appunto, consulenze esterne.

Diciamo basta ad una Pubblica Amministrazione guidata da Brontosauri e con lavoratori ormai stanche e desiderosi di andare in pensione.

Diamo a chi lo desidera l'opportunità di farlo, magari con un'apposito "scivolo" e liberiamo i posti per i giovani, nuove leve sicuramente più motivate ed adatte ad una mentalità e concezione della cosa pubblica moderna ed efficiente.

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