venerdì, dicembre 21, 2012

DAL NOTIZIARIO DI DICEMBRE 2012

I BAMBOCCIONI

Promozione del lavoro e della buona occupazione in funzione dello sviluppo Riduttiva e malevola interpretazione di un drammatico disagio sociale

Una situazione sconvolgente che la politica fa finta di non vedere

 

 

In Italia si intensifica il desiderio di vivere in famiglia o comunque a distanza ravvicinata ai propri genitori oppure ai parenti.

In una parola, come usano dire gli addottorati in materia, "fare comunità".

Questa è almeno l'interpretazione del tutto soggettiva che viene data al fenomeno dagli esponenti politici e propagandata con grande evidenza dai media.

Interpretazione palesemente falsata e interessata dei dati che emergono dal Rapporto Coldiretti-Censis secondo il quale il 31 per cento degli italiani abita con la madre e il 42,3 per cento abita a meno di 30 minuti di distanza dalla sua abitazione.

I giovani italiani, dunque, sarebbero, semplicisticamente, un popolo di mammoni e bamboccioni incapaci di staccarsi dal nucleo familiare originario e quindi di vivere autonomamente la propria esistenza.

Uno squallido inganno questo per mascherare la drammatica situazione in cui versa la maggior parte dei giovani.

Pertanto, invece di considerare, con una venatura piuttosto accentuata di sarcasmo mista a compatimento, mammoni e bamboccioni i giovani e meno giovani che vivono in famiglia, i politici che interpretano in modo poco obiettivo e fuorviante il Rapporto Coldiretti-Censis, abbiano il coraggio di dire come stanno realmente le cose oppure tacciano almeno per pudore pensando alle loro laute e non sempre meritate retribuzioni.

Come si fa, infatti, a far finta di non sapere che il continuare a vivere in famiglia ha motivazioni ben precise che derivano dalla oggettiva impossibilità di operare scelte diverse anche se fortemente desiderate?

Così come stanno oggi le cose si resta mammoni e bamboccioni per forza, perché mancano i presupposti essenziali per potersi affrancare da una simile situazione non certo gradita:

il lavoro, la casa, la totale o sufficiente disponibilità economica. per quanto riguarda il lavoro è il Rapporto dell'ISTAT "noi Italia, 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo" che ci fornisce un quadro assai preciso della situazione.

già nel 2010 in Italia più di due milioni di giovani, pari al 22,1 per cento, ovvero 1 su 5, della popolazione tra i 15 e i 29 anni era fuori dal circuito formativo e lavorativo.

Il numero di disoccupati più elevato dell'Unione Europea dopo la Bulgaria.

Inoltre il 48,5 per cento di costoro era disoccupato da oltre un anno.

Oggi, nel 2012 la situazione è fortemente peggiorata dal momento che il numero dei disoccupati oscilla, a secondo delle Regioni, tra il 31 e il 55 per cento con punte anche dell'80 per cento.

E veniamo al problema abitazioni. il costo medio di una casa di 100 metri quadri, secondo il "Rapporto immobiliare 2012" realizzato dall'agenzia del Territorio con la collaborazione dell'ABI, è di circa 160 mila euro ovvero 1,584 euro al metro quadro.

Il costo per l'acquisto richiede un mutuo di circa 700 euro al mese per 23 anni.

Somma questa inavvicinabile per un disoccupato ma anche quasi impossibile per un lavoratore dipendente sia pubblico che privato la cui retribuzione oscilla tre i 900 e i 1.200 euro mensili. né potrebbe essere diversamente se si considera, tra l'altro, che i salari e gli stipendi dei lavoratori italiani hanno subìto un deleterio blocco pluriennale mentre, contestualmente, il loro potere d'acquisto è stato falcidiato da inflazione e tasse.

per quanto riguarda l'inflazione bisogna considerare quella reale ovvero percepita dalla popolazione che va valutata intorno al 7/8 per cento annuo mentre per l'imposizione fiscale sugli stipendi, un quadro preciso ce lo fornisce l'Ocse.

L'Italia sulla retribuzione media di un lavoratore single senza figli applica un prelievo del 46,9 per cento. Quasi un primato europeo che costringe il lavoratore a ricorrere a mille espedienti per sopravvivere.

Da questo quadro decisamente poco confortante, sempre secondo il citato "Rapporto ISTAT", scaturisce anche la difficoltà delle famiglie nel dover sostenere il peso di disoccupati, sottopagati e super tassati.

E non è che le famiglie abbiano grandi disponibilità economiche. bisogna infatti considerare che in Italia si contano 8,3 milioni di individui poveri, il 13 per cento della popolazione residente. La povertà totale colpisce il 4,6 per cento delle famiglie per un totale di 3,1 milioni di poverissimi, completamente indigenti.

il 58 per cento delle famiglie italiane, poi, ha un reddito inferiore all'importo medio annuo necessario per condurre una vita dignitosa.

E nel 2012 la situazione generale si è ancor più aggravata per il cumulo di tasse, imposte e balzelli vari di cui la popolazione è stata gratificata dal governo Monti.

Su tutto l'imposizione dell'imu sulla prima casa e l'aumento spropositato delle accise sulla benzina nonché la necessità di provvedere in qualche modo ai mammoni e ai bamboccioni che taluni vorrebbero identificare come i parassiti della società e che per vivere devono necessariamente cercare aiuto in ambito familiare.

Così sono aumentati vertiginosamente i casi di famiglie una volta benestanti che hanno varcato o si accingono a farlo la soglia fatidica della povertà tant'è che, dopo aver esaurito i modesti risparmi e venduti gli ori di casa, per il 36 per cento hanno già ridotto drasticamente anche i consumi di prodotti alimentari essenziali nonché i controlli e le cure per la salute.

Questa la realtà dei fatti. Situazione dunque tragica in cui versa la maggior parte della popolazione italiana nella quale si agitano disperatamente i mammoni e i bamboccioni cercando di sopravvivere in attesa che la politica faccia ciò per cui è deputata.

Ma la politica fino ad ora ha solo elargito sterili promesse di una fantomatica crescita.

Eppure molto ci sarebbe da fare: creare posti di lavoro incoraggiando le assunzioni attraverso la defiscalizzazione degli oneri contributivi, diminuire l'imposizione fiscale sulle retribuzioni, rivitalizzare il piano-Casa dandogli concreta attuazione, fornire alle famiglie aiuti concreti attraverso una diminuzione generalizzata delle imposte.

Solo così si potrà recuperare il potere d'acquisto perduto, rivitalizzare l'intera economia, consentire al paese di riprendere il cammino interrotto dalla grande crisi.

Se la politica farà il suo dovere finalmente mammoni e bamboccioni cesseranno di essere tali anche nell'immaginario politico e troveranno quella tanto agognata strada del riscatto sociale.

Federico De Lella

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