giovedì, novembre 25, 2010

L’IRRIMEDIABILE SCEMPIO DI POMPEI E L’INCAPACITA’ POLITICA DEL MINISTRO BONDI NELLA GESTIONE DEL MiBAC


Il fallimento dei Commissariamenti e dei City Manager

Con il crollo della Schola Armaturarum, si è compito il disastro annunciato, l’ultimo in ordine di tempo, dal momento che pochi giorni prima era già franato un muro trascinando con se un’ingente massa di materiale vulcanico nella Casa dei Casti Amanti, ciò pone con urgenza il problema della sicurezza negli scavi di Pompei e la gestione della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei.
Il crollo rappresenta la cruda realtà a cui non è più possibile nascondere la mala gestione del sito archeologico più amato nel mondo. L’azione che si sta dispiegando con tutta la sua minaccia è partita da lontano, con l’introduzione dei city-manager ad opera dei diversi Governi, fino ad arrivare all’ultima situazione che ha introdotto, quella dei Commissariamenti ad opera della Protezione Civile.
Tutte queste trovate, sfoderate dai vari Governi di turno, sono state esercitate come pretesto per risaltare l’immagine del Governo e risolvere le cosiddette emergenze delle più importanti Soprintendenze. Le pressioni esercitate dal Governo sui grandi “giacimenti culturali” di fatto hanno indebolito le Soprintendenze, le quali pur rivestendo un importante ruolo di tutela del territorio dagli assalti edilizi, delle mafie locali, e dalla ingerenze politiche, che purtroppo le pongono debolmente, facendole versare in una grave crisi perenne, che rasenta quasi la paralisi delle stesse.
La cattiva politica di questo Governo tesa a privatizzare la Pubblica Amministrazione e a bloccare di fatto il turn-over con il ricorso all’affidamento dei lavori e servizi direttamente ai privati. Si è così assistito all’impoverimento degli uffici ed alla trasformazione del lavoro, che purtroppo ha fatto emergere il cronico stato di incuria e la mancata manutenzione ordinaria. Così facendo intere maestranze di operai (muratori, idraulici, falegnami, imbianchini, fabbri) sono state annullate attraverso un vergognoso programma di riqualificazione ministeriale che, invece di trasformare i ruoli degli operai generici in specializzati, cosa che avrebbe dato dignità ai lavoratori restituendogli la giusta identità, paradossalmente, li ha assegnati a compiti ed attribuzioni di assistenti tecnici, privandoli di fatto del loro ex bagaglio culturale e professionale.
Pertanto, anche il Commissariamento per mano della Protezione Civile si è rivelato del tutto fallimentare, in quanto si è servito dei mezzi di propaganda dei mass-media, che attraverso spot opportunamente studiati ad hoc, hanno fornito all’opinione pubblica una distorta visione della realtà.
Per questo per la Confsal-Unsa Beni Culturali ribadisce che occorre avere una visuale politica più ampia, che possa sfociare nell’ambito sindacale con una mobilitazione a riguardo e aprire nel contempo una vertenza nazionale di ampio respiro, che faccia emergere tutte le problematiche delle Soprintendenze d’Italia.
Detta vertenza strategicamente organizzata dovrà portare ad una rivendicazione unitaria, superando anche le divergenze dei diversi soggetti politici e sindacali, al fine di poter elaborare un programma comune che contempli i seguenti punti:
Ristrutturare gli uffici delle Soprintendenze e predisporre un piano di riorganizzazione delle risorse umane;
Ricostituire le squadre di operai attraverso un periodo di formazione al fine di specializzarli nelle varie qualità: muratori, idraulici, restauratori, falegnami, ecc;
Intensificare la vigilanza con un adeguato turn-over e integrare i profili con nuove assunzioni di giovani disoccupati ed inoccupati.
Occorre, che il responsabile del dicastero faccia pervenire più fondi per la cultura, in quanto è impensabile che al Ministero siano destinati solo lo 0,22 per cento del bilancio statale, meno di ogni Stato europeo. In media gli altri sono allo 0,35 e qualcuno arriva all’1 per cento.
In finanziaria c’è stato un taglio di 1,7 miliardi di euro alla cultura. Un colpo mortale.
Tutta la nostra manovra economica contiene tagli per 24 miliardi di euro, la Germania ha tagliato ben 80 miliardi ma ne ha investiti 15 in cultura. In Italia invece per i beni culturali i fondi sono tagliati e continueranno ad essere tagliati.
Pompei ci insegna che abbiamo un patrimonio troppo importante da salvaguardare a fronte di una realtà di bilancio molto difficile e che continuerà ad esserlo anche per scelte nefaste del Governo attuale.
E’ necessario perciò cambiare radicalmente il modo di gestire i beni culturali in Italia, occorre un assunzione di responsabilità a vari livelli che sappia individuare le priorità che emergono con forza dopo l’ennesimo scempio che si è compiuto a Pompei.

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