giovedì, aprile 21, 2011

UN SISTEMA CULTURALE ITALIANO PIU' COMPETITIVO

UN SISTEMA CULTURALE ITALIANO PIU' COMPETITIVO

ATTRAVERSO LA VALORIZZAZIONE DEI SERVIZI MUSEALI IN CONCESSIONE

 

Da tempo, gli addetti ai lavori si domandano perché il nostro sistema culturale pur avendo per importanza e consistenza il maggior patrimonio artistico e culturale del mondo, purtroppo, non riesce a reggere il confronto con altre realtà esistenti all'estero e che a detta di tutti, anche se importanti e significative, non possono costituire quell'immenso motivo di interesse che dovrebbe essere riconosciuto senza alcuna discussione alla nostra Nazione. La risposta sta tutta nella mancanza del ruolo centrale del Ministero per i Beni e Le Attività Culturali, che finora non ha mai centrato gli obiettivi e cioè quello di rivalorizzare seriamente e rendere più competitivo il sistema culturale italiano. Per anni nel nostro Paese, i Beni Culturali sono stati sottovalutati, senza riuscire a vedere le situazioni di criticità e quindi riorganizzare l'intera rete a livello territoriale e far emergere con forza tutta la vocazione dell'Italia, quale luogo e simbolo della cultura e dell'arte legate ad antiche radici che hanno contribuito a renderla famosa nel mondo. Se da una lato l'Italia

Rappresenta uno dei luoghi da visitare ed ammirare, dall'altro non si può non rilevare come la "cosa pubblica", durante tutti questi anni non sia stata capace di organizzare correttamente quel giusto rapporto che deve intercorrere tra i Beni amministrati e la sana gestione del patrimonio culturale. È così, purtroppo, che i nostri Musei di Roma, hanno un costo inferiore a quelli di Parigi, Londra e Madrid, così come gli ordinari orari di apertura, sono più limitati e vi sia meno affluenza di  visitatori.

Le principali cause di questa situazione sono da ricercare anche nei diversi fattori che hanno contribuito a rendere meno interessante l'offerta culturale, la prima è la mancanza assoluta di una buona comunicazione e la seconda la troppa frammentazione del nostro sistema museale.

Tuttavia, anche se si potessero allungare gli orari di apertura degli Istituti d'Arte e di Cultura, ci troveremmo davanti ad improvvisati servizi cosiddetti aggiuntivi, con spazi mal progettati e adibiti a librerie o a posti di ristoro scadenti e poco accoglienti, nonché all'utilizzo da parte del pubblico di maleodoranti e poco puliti servizi igienici. Per questo, ultimamente il Ministero sembra che abbia finalmente compreso l'importanza di mettere fra i propri obiettivi anche quello di offrire un miglior servizio e quindi imporre ai concessionari che si aggiudicheranno detti servizi di garantire la qualità e l'efficienza secondo "standard europei" che possono competere anche con tutte le altre realtà esistenti. C'è voluto tempo per capire l'importanza strategica di tale scelta, poiché dopo una fase che potremo definire sperimentale, è finalmente giunto il momento di congedare i vecchi e indiscussi concessionari, anche se in tutto questo ci siamo impegnati per tutelare i lavoratori occupati, contribuendo in  maniera significativa a far sottoscrivere un protocollo tra il Ministero e le Associazioni datoriali e di Categoria, finalizzato a far inglobare nei relativi bandi, la clausola di salvaguardia occupazionale, che deve essere utile non solo per Firenze, che ha già dimostrato di essere attenta e ricettiva al problema, ma anche per tutte quelle grandi realtà e non solo, come Pompei, Roma, Napoli, Venezia ecc.

Per questo è stato deciso di fare un Tavolo Tecnico per i servizi aggiuntivi con le Associazioni Datoriali, le Organizzazioni Sindacali  e il Segretario Generale per valutare l'inserimento della clausola di sociale, poiché una volta che saranno rese note le preselezioni delle società che hanno dato la propria disponibilità a partecipare all'aggiudicazione è necessario dare garanzie ai lavoratori di quelle società che non dovessero risultare non aggiudicatarie attraverso la suddetta norma

di salvaguardia occupazionale.

I presupposti, oltre a quelli sopradescritti, sono soprattutto anche quelli di disciplinare diversamente le concessioni pubbliche e che siano all'altezza del compito e rispettino  i requisiti dell'alta professionalità, sulla scorta dell'esperienza e la specializzazione acquisita nel settore. Solo così si potranno avere nei nostri siti museali archeologici ecc.  vere librerie più grandi e ben fornite, ristoranti di buon livello e servizi aggiuntivi più complessi e più integrati. Nell'assolvere questo compito istituzionale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali deve lavorare insieme con i diversi soggetti interessati, con obiettivi chiari che mirino ad assicurare la crescita e rafforzare lo sviluppo degli istituti d'arte e di cultura. Tutto ciò si traduce in termini pratici, quasi una scommessa alquanto durissima, finalizzata al soddisfacimento della domanda che sempre più sta caratterizzando il contesto turistico-culturale del nostri paese. Con questo rapporto di reciproca correttezza dei ruoli occorre precisare che né il Ministero, tantomeno il Sindacato vuole tutelare a tutti i costi i concessionari, ma certamente si vuole porre in essere il concetto che chi prende in concessione certi servizi della pubblica amministrazione, debba necessariamente ottemperare a certe adempienze. Per questo il MIBAC nel procedere pedissequamente al rinnovo delle concessioni, deve innanzitutto assicurare la qualità dei servizi e la condivisione del progetto nelle migliori condizioni sia dal punto di vista dell'efficienza, che dal punto di vista della salvaguardia dei livelli occupazionali.

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