mercoledì, ottobre 23, 2013

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 92/13 DEL MESE DI OTTOBRE 2013

IVA: aumenta l’aliquota, pagano i più deboli

Un tira e molla della politica risoltosi contro il Paese

 

Tanto tuonò che piovve. Naturalmente sulle teste degli italiani. L’aumento dell’aliquota iva dal 21 al 22 per cento più volte paventato, minacciato e oggetto di contrattazione continua tra le parti è divenuto realtà. È mancata la volontà politica per le solite quanto stucchevoli diatribe di bottega. Fatto sta che alla fine non si è trovato il necessario miliardo di euro per scongiurare il rinvio di tre mesi dell’aumento dell’aliquota corrispondente ad una somma irrisoria se rapportata agli enormi sprechi di denaro pubblico ai quali quotidianamente gli  Italiani sono costretti ad assistere e purtroppo a subire senza possibilità alcuna di opporvisi. Apparentemente l’aumento dell’aliquota iva di un punto percentuale sembra poca cosa, ma così non è perché la misura va ad incidere direttamente o indirettamente sul costo di tutti i prodotti, alimentari compresi. Così dal 1° ottobre sono aumentati - e non solo dell’1 per cento visti gli arrotondamenti invariabilmente per eccesso - tutti i beni di consumo tecnologici come televisori, macchine fotografiche, computer, lavatrici, lavastoviglie e tutta la vasta gamma degli altri elettrodomestici nonché i mobili. A tutto questo vanno aggiunti giocattoli, articoli sportivi, strumenti musicali, abbigliamento e tutti i prodotti necessari per la pulizia della persona e della casa. E l’elenco potrebbe continuare a lungo fino a comprendere tutta l’intera produzione nazionale giusto per comprendere meglio il perché dell’affannoso e precario respiro di tante nostre industrie che sono sull’orlo del fallimento sovrastate come sono dalla montagna di tasse con le quali sono costrette a convivere. È anche vero che l’aumento dell’iva al 22 per cento riguarda solo una fascia di prodotti considerati di “lusso” mentre l’aliquota è rimasta al 4 e al 10 per cento a salvaguardia di tutti gli altri prodotti considerati indispensabili per la collettività come i generi alimentari. Pura illusione. Infatti anche questi ultimi ne risentiranno in maniera rilevante perché subiranno per “trascinamento” gli effetti dell’aumento dell’iva del 22 per cento su tutti gli altri prodotti. in particolare faranno da “traino” carburanti e autostrade perché nel nostro paese la quasi totalità delle merci viene trasportata su gomma. Conclusione. La nuova aliquota iva andrà ad incidere ancor più sul potere d’acquisto di lavoratori e famiglie ovvero sui percettori dei redditi più bassi già largamente immiseriti da una serie incredibile di tasse e balzelli vari nonché dal blocco ormai storico di qualsivoglia aumento di retribuzioni e pensioni. L’istat, che nel suo rapporto annuale aveva calcolato la diminuzione del potere d’acquisto del 4,8 per cento considerandola come una “caduta eccezionale giunta dopo un quadriennio caratterizzato da un continuo declino”, dovrà ora rivedere le sue stime al ribasso alla luce proprio della nuova iva. Tutto questo senza che alla fine l’erario ne tragga utili concreti. È il caso dei carburanti, ma l’esempio può essere esteso a tutti gli altri settori commerciali, che con l’aumento dell’iva raggiungono costi insostenibili per lavoratori e famiglie che, inevitabilmente, fanno a meno dell’auto il più possibile. Si verifica così che si vende meno carburante con la logica  conseguenza che diminuiscono gli introiti fiscali. Secondo il Centro Studi promotor nei primi tre mesi dell’anno in corso il gettito di imposte su benzina e gasolio da autotrazione è calato di 870 milioni. È il cosiddetto “effetto Laffer” ovvero la contrazione del gettito per l’aumentare eccessivo delle imposte. Ora, con il nuovo incremento fiscale sui carburanti dovuto all’aumento dell’iva è possibile prevedere che la perdita per l’erario a fine anno potrebbe essere assai vicina ai 4 miliardi di euro dal momento che la situazione non potrà che peggiorare. Le entrate dell’erario diminuiranno ancor più e i cittadini oltre al danno subiranno anche la beffa di sapere che i loro sacrifici sono stati non solo inutili ma del tutto dannosi. Del resto la maggiorazione dell’iva è apparsa subito anche ai più sprovveduti come una manovra fine a se stessa, solo un modo scriteriato per far soldi senza lambiccarsi tanto nel trovare possibili alternative. Eppure bastava solo guardare in casa altrui per trovare adeguate risposte in merito. Anche in Giappone, ad esempio, il premier Shinzo abe ha deciso di portare l’iva dal 5 all’8 per cento ma solo dopo un’accurata indagine circa la fattibilità e la convenienza e perché la situazione economica del paese lo consentiva. inoltre ha motivato la manovra fiscale con la necessità di approntare un preciso piano di provvedimenti sociali per una società in rapido invecchiamento.

E a questo punto, se l’insipienza dei nostri governanti è dovuta a quelle contrapposizioni se non addirittura ripicche infantili tra forze politiche di segno opposto e che nulla hanno a che vedere con le reali necessità dei cittadini, c’è da meravigliarsi del crescere e prolificare di quell’antipolitica che ormai si è diffusa a macchia d’olio in tutto il paese?

Federico De Lella

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