giovedì, gennaio 31, 2013

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 83/12 DEL MESE DI GENNAIO

 CARBURANTI

Troppi gli aumenti: economia a picco Diminuiscono potere d'acquisto e produzione

 

Sono ormai in molti gli italiani che hanno rinunciato all'uso dell'automobile.

La crisi economica ha inciso con virulenza sulle già modeste disponibilità economiche della maggior parte delle famiglie italiane obbligandole a pesanti rinunce sia per quanto riguarda l'alimentazione che per la tutela della salute. Data la situazione gli italiani sono stati costretti a eliminare tutte le spese non strettamente indispensabili e quindi a rinunciare all'uso dell'auto ed ad utilizzare per i loro trasferimenti i mezzi pubblici, scomodi, lenti, affollatissimi ma certamente meno costosi. inevitabile, a questo punto, il crollo verticale delle vendite di carburanti che gli aumenti continui delle accise decisi dal governo Monti hanno trasformato in un prodotto inaccessibile per i comuni mortali.

Conseguenza logica di tanto attivismo montiano una forte contrazione della vendita  dei prodotti petroliferi in calo dell'11 per cento rispetto al 2012 con solo 63 milioni di tonnellate, cifra più bassa anche di quella raggiunta ai tempi dell'austerity.

Malgrado questo il Fisco ha incassato 42 miliardi di euro ovvero il 10 per cento in più rispetto al 2011 toccando il record assoluto ricavato dalla tassazione del settore. Monti con tali introiti è riuscito a coprire il 17 per cento della stretta economica imposta agli italiani ma, al tempo stesso, con una tassazione così sconsiderata per la sua entità, ha penalizzato i consumi dell'intera nazione perché la produzione, industriale e agricola il commercio all'ingrosso e quello al dettaglio, l'artigianato e quant'altro hanno riversato sulla collettività i maggiori costi derivanti dall'aumento dei carburanti.

E per collettività, in questo caso, bisogna intendere quel 90 per cento delle famiglie italiane che arrancano per tirare avanti e si barcamenano con mille espedienti per sopravvivere e vedono avvicinarsi sempre più quella soglia di povertà oltre la quale già vivono disperatamente e senza speranza alcuna oltre dieci milioni di italiani.

Le sempre più frequentate ed affollate mense allestite dalla Caritas sono in tal senso un indicatore assai probante.

Conclusione. precipita il potere d'acquisto, calano a picco i consumi, la produzione si inaridisce perché è inutile produrre per chi non può acquistare. È il totale fallimento di una politica fiscale miope, oppressiva e vessatoria, dagli obiettivi volti solo all'immediato e che non si cura minimamente dello stato di indigenza in cui versa la popolazione e del futuro stesso del paese. E ciò che maggiormente preoccupa tutti coloro che attendono dalla politica risposte certe in termini di crescita economica e a cui si spera ponga riparo il futuro governo, è che per il mese di luglio è stato già stabilito un aumento dell'iva di un punto percentuale (dall'attuale 21 al 22 per cento), aumento che andrà ad incidere ulteriormente sul prezzo dei carburanti con un effetto domino ancor più destabilizzante sull'economia dell'intera nazione.

S'impone pertanto una decisa inversione di rotta che impedisca tanta inettitudine che si tramuta poi in autentica scelleratezza.

E non si possono certo investire di tale compito coloro che ne sono stati artefici e che si ripropongono con ulteriori appesantimenti fiscali su un settore che è il traino di tutta l'economia nazionale.

L'appello è dunque ai futuri governanti finalmente provenienti dalla politica che devono porsi, accantonando gli sterili e controproducenti calcoli ragionieristici del governo Monti, come imperativo categorico la crescita reale dell'economia che rappresenta l'unica via percorribile per la salvezza della nazione.

F.D.L.

 

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