giovedì, ottobre 25, 2012

TFR: DISCRIMINATORIA LA TRATTENUTA DEL 2,5% SUGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI IN REGIME DI TFS

LE AMMINISTRAZIONI DOVRANNO RESTITUIRE LE QUOTE SOTTRATTE AI SALARI, AUMENTANO I RICORSI PRESENTATI PER VIA GIUDIZIARIA

 

 

Una nuova sentenza boccia la trattenuta del TFR per i dipendenti pubblici sotto forma di prelievo aggiuntivo del 2,5%, che lINPDAP operava come effetto della cosiddetta manovra Tremonti (dl 78/2010): la Corte Costituzionale ha ritenuto tale misura discriminatoria verso i dipendenti pubblici rispetto a quelli privati.

Il provvedimento che estendeva il TFR anche al lavoro pubblico è stato infatti ritenuto incostituzionale: “A seguito delle modifiche introdotte dal 1° gennaio 2011, l’indennità di buona uscita non è stata più calcolata sul 9,60% - di cui 7,10% a carico della Amministrazioni e 2,5% a carico dei dipendenti – dell’80% dell’ultima retribuzione annua utile, ma quantificata accantonando annualmente il 6,91% della retribuzione utile”, spiega Giuseppe Urbino il Segretario Nazionale della Confsal-Unsa.

Pertanto “Con effetto sulle anzianità contributive maturate a decorrere dal 1° gennaio 2011, per i lavoratori alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche il computo dei trattamenti di fine servizio andava effettuato secondo le regole del TFR. Questo voleva dire che i lavoratori avrebbero dovuto versare non più il contributo del 2,50% bensì il 6,91%, così come è regolato dal TFR”.

La manovra Tremonti infatti, non diceva nulla sulla quota pagata già dai pubblici, pari al 2,50%, che in questi circa due anni è stata comunque sottratta dal salario dei pubblici, ovviamente insieme al 6,91% della nuova disciplina introdotta. Con la sentenza la Corte ha giudicato incostituzionale questa sottrazione perché, a parere dell’alta magistratura, queste due voci non si potevano sommare.

Bisognerà capire quali saranno gli effetti, soprattutto sui futuri pensionati, di questo mancato incasso per l’ex INPDAP e quindi dell’INPS, che ora dovrà restituire 3,8 miliardi di euro e perderà fino a 2 miliardi di euro l’anno (per il 2012 era stimato 1 milione di euro e 7 milioni nel 2013).

Ora le Amministrazioni di appartenenza devono dunque provvedere alle dovute restituzioni. Se così non fosse ogni lavoratore interessato può adire le vie giudiziarie (tenendo conto che il termine di prescrizione è quinquennale e ha preso a decorrere dal 1° gennaio 2011).

La sentenza, una grande vittoria per tutti i lavoratori pubblici, sancisce ancora una volta la correttezza dei ricorsi promossi dalla Confsal - Unsa in tutta Italia; pertanto le nostre azioni legali continueranno e i giudici di merito dovranno tener conto della sentenza sopra richiamata assicurando ai ricorrenti l’annullamento del prelievo e il reintegro delle somme indebitamente trattenute.

 

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