giovedì, ottobre 16, 2008

NO ALLE URNE!

ASTENSIONISMO STRATEGICO

ALLE PROSSIME ELEZIONI.

BASTA SEPOLCRI IMBIANCATI: BOICOTTIAMO LE ELEZIONI DEI TRE RAPPRESENTANTI DEL PERSONALE DEL MINISTERO NEL CONSIGLIO SUPERIORE PER I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI

Eccoci di nuovo qui, a distanza di qualche anno, ad affrontare la problematica delle elezioni dei tre rappresentanti del personale in seno al Consiglio superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici.

Questo Consiglio nasce come organo consultivo del ministero per i Beni e le Attività culturali a carattere tecnico-scientifico in materia di beni culturali e paesaggistici.

E' composto da:

a) i presidenti dei Comitati tecnico-scientifici;

b) otto eminenti personalità del mondo della cultura nominate dal ministro, tre delle quali su designazione della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

ed è integrato, appunto con i tre rappresentanti di cui sopra.

Al di là di quanto previsto dalla legge e delle valide motivazioni che ne hanno visto la costituzione, questo organo si è visto via via svuotare del significato originario fino a diventare un candido contenitore vuoto, privo di reale potere e svuotato del suo significato originario, non ultimi ma significativi, i drastici tagli al bilancio ordinario del Ministero che contraddicono obbiettivamente i propositi di potenziamento dell'azione di tutela enunciati dal Ministro Bondi alla Camera e nelle dichiarazioni alla stampa. Questa situazione è stata denunciata dal Presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici senza sortire alcun effetto se non quello dell' ennesima polemica politica che ha visto dividersi intellettuali e presidenti di associazioni culturali (Italia nostra, Archeologia italiana, ecc.) con il mondo politico pro Ministro Bondi.

Per meglio capire che aria tira all' interno del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici riportiamo integralmente l' articolo a firma del Presidente Salvatore Settis apparso sul Sole 24 Ore del 4 luglio 2008

GOVERNO PROGRAMMI E PRIMI ATTI - Beni culturali in liquidazione? di Salvatore Settis. Il Sole 24 Ore. 4 luglio 2008 testo tratto da patrimonio S.O.S.

Il ministro Sandro Bondi ha reso alle Camere e alla stampa dichiarazioni encomiabili sul futuro dei beni culturali e del paesaggio. Si è impegnato a un rigoroso rispetto dell`articolo 9 della Costituzione («La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione») sottolineando, come già hanno fatto dal Quirinale Ciampi e Napolitano, lo stretto nesso fra i due commi e il ruolo dello Stato. Ha considerato il Codice dei Beni culturali e del paesaggio, dopo i tre "passaggi" coi suoi predecessori Urbani, Buttiglione e Rutelli, il frutto positivo di un lavoro genuinamente bipartisan, e si è impegnato ad attuarlo attivando un tavolo di coordinamento ministero-Regioni. Ha insistito sulla necessità di potenziare le Soprintendenze mediante nuove assunzioni, di ripristinare i paesaggi degradati, di migliorare la capacità di spesa del ministero, di rilanciare la cultura italiana del restauro. Con questi lodevoli propositi, della cui sincerità non c`è motivo di dubitare, contrasta tuttavia in modo stridente la politica economica del Governo. Il decreto sull`esenzione dell`Ici per la prima casa (Dl 93/2008) azzera i 45 milioni che la Finanziaria aveva destinato al ripristino dei paesaggi degradati; inoltre, accantonamenti di bilancio dei Beni culturali per oltre 15 milioni dal 2008 al 2010 sono utilizzati a copertura dei mancati introiti Ici, e 9o milioni nel triennio confluiscono nel «Fondo per interventi strutturali di politica economica». A questi tagli già cospicui (in totale 150 milioni) si aggiungono le misure ancor più drastiche del recentissimo Dl 112, che sottrae ai Beni culturali 228 milioni nel 2009, 240 milioni nel toto e 423 milioni nel 2011: un taglio complessivo di quasi un miliardo che, aggiungendosi ai 150 milioni già menzionati, infliggerà un colpo mortale a un`amministrazione già in grande sofferenza per mancanza di risorse (invano Prodi aveva promesso di portare il bilancio dei Beni culturali dal misero 0,28% all`1% del bilancio dello Stato). Di più, come ha scritto Luigi Lazzi Gazzini sul Sole 24 Ore del 26 giugno, il Dl 112 capovolge d`autorità, «stiracchiando la Costituzione», la gerarchia delle fonti normative, demandando al Governo (anzi al ministro dell`Economia) il potere di modificare per decreto gli stanziamenti approvati dalle Camere per legge. I tagli ai Beni culturali non vengono operati su attività marginali né su progetti opzionali: la maggior parte della riduzione di spesa prevista per il triennio 2009-11 grava infatti sulla voce «Tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici», cuore e "ragione sociale" del ministero. I tagli alla tutela sono 198 milioni su 228 nel 2009, 207 milioni su 240 nel 2010, 366 milioni su 423 nel 2011. Se prendiamo come anno di riferiménto il 2011, in cui al taglio più massiccio si sommerà l`effetto incrementale del decurtamento 2008-2010, si può dire che resteranno sul bilancio del ministero solo gli stipendi per il personale residuo, del resto in via di esaurimento visto che l`età media dei funzionari tecnico-scíentifci ha ormai varcato la soglia di guardia dei 55 anni, e che le pochissime nuove assunzioni in vista non bastano nemmeno a coprire il 10% del turn over. In queste condizioni, non solo non sarà possibile ripristinare i paesaggi degradati, ma neppure proteggere quel poco che ancora c`è di intatto. Non solo non si potrà promuovere il restauro, ma si stenterà a lasciare aperti musei e monumenti. Forse migliorerà la capacità di spesa: ma solo perché resterà ben poco da spendere. Il disegno politico sotteso a questi provvedimenti del Governo appare diametralmente opposto a quello che l`onorevole Bondi ha delineato alla Camera. Tagli di tale entità configurano la messa in mora del ministero fondato da Spadolíni, che ereditò la gloriosa tradizione italiana di tutela e l`ha fatta sopravvivere con dignità fino ad oggi. Si può avanzare l`ipotesi che alla messa in mora debba seguire, nell`intenzione del Governo odi una sua parte, l`abolizione del ministero (o, che è lo stesso, la sua riduzione allo stato larvale) e forse la devoluzione della tutela alle Regioni, secondo la proposta avanzata nel 2007 dalla Lombardia e dal Veneto. Un progetto come questo presupporrebbe un`interpretazione assai forzata del Titolo V della Costituzione (articolo 116), infelicemente riformato nel 2oo1 con esigua maggioranza. Se questo è il progetto, il Codice dei Beni culturali, che prevede una forte interazione fra Soprintendenze e Regioni, è già lettera morta, e il "tavolo di coordinamento" Stato Regioni voluto da Bondi segnerebbe la resa incondizionata di un ministero in via di liquidazione. L`articolo 9 della Costituzione, che assegna alla competenza esclusiva dello Stato la tutela dei beni culturali e del paesaggio (come la Corte Costituzionale ha ribadito da ultimo nella sentenza 367/2007), verrebbe in tal modo svuotato, anzi capovolto. Ma se questo è il disegno, perché non dirlo subito? E se il disegno non è questo, chi ci spiegherà come potrà mai funzionare la tutela in Italia con le casse vuote e il personale in costante decremento?

Parole sagge quelle del Presidente Settis ma che hanno scatenato un putiferio fino a chiederne, in modo neanche troppo velato, le dimissioni.

A questo punto ci chiediamo: se l' unica cosa che deve fare il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici è quella di esprimere pareri non vincolanti, com'è possibile che, per una volta che un suo componente esprime liberamente un' opinione, si cerca immediatamente di tappargli la bocca?

E qui torniamo al discorso iniziale: ha ancora un senso tenere in piedi un organo consultivo così svuotato del suo significato e boicottato dagli stessi vertici politici del Ministero?

A nostro giudizio si deve operare una scelta radicale: o il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici viene dotato di reali poteri oppure è meglio sopprimerlo, piuttosto che continuare a tenere forzatamente in piedi un organismo consultivo che di fatto non può incidere in alcun modo nella sana gestione del Ministero.

Come abbiamo visto, il Consiglio è integrato da tre rappresentanti del personale e, a tale scopo, martedì 14 ottobre si è insediata la commissione centrale per le elezioni che si terranno in data 16 novembre 2008.

Assisteremo quindi al solito teatrino di alcune Organizzazioni Sindacali che indiranno assemblee del personale con il solo scopo di prendere voti e poter essere presenti in questo ormai inutile organismo.

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, che vede il Pubblico impiego messo alla berlina da alcuni politici malati di protagonismo nonché in un momento di recessione che sta assottigliando ulteriormente il nostro già magro salario, con dei contratti che ancora devono essere rinnovati, insomma, con tanti e tanti problemi concreti che assillano il lavoratore pubblico (per non parlare nello specifico del settore dei Beni culturali),dobbiamo assistere al solito sperpero di denaro pubblico per un' elezione inutile in un organo altrettanto inutile.

Per queste motivazioni diciamo NO a queste elezioni e dichiariamo di volerci astenere dalla partecipazione alla competizione elettorale.

Invitiamo pertanto tutti gli iscritti, i simpatizzanti e i lavoratori tutti a non andare a votare il giorno 16 novembre 2008. Il vostro e il nostro silenzio sarà più rumoroso di un coro di protesta.

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