venerdì, marzo 29, 2013

NOTIZIARIO ON-LINE SINDACATO CULTURA LAVORO N. 85/13 DEL MESE DI MARZO 2013

lettera ai lavoratori da parte

del Segretario generale della Federazione Confsal-Unsa

 

Si riporta la nota del Segretario generale, Massimo Battaglia, rivolta ai lavoratori e relativa al particolare momento politico e sociale che sta attraversando il nostro Paese.

Cari amici della Federazione Confsal-Unsa,

La maggior parte dei cittadini e dei lavoratori oggi si trova in una situazione di grande confusione e, credo, anche di profondo sconforto a causa dello scenario politico che si è determinato a seguito dell'esito elettorale. I vari partiti continuano ad alzare i toni ed a dibattere sull'opportunità o meno di formare un governo, con chi formarlo, o se andare un'altra volta alle elezioni, ripetendo così l'esperienza greca che ha certificato tanto il diffuso malessere sociale quanto l'incapacità delle forze politiche di trovare punti di incontro in un momento determinante per tutta la società. E' vero che ogni cittadino è animato dalla speranza di vedere alla guida del governo quei rappresentati che ha votato, ma, purtroppo, ciò non può avvenire perché nessuno dei partiti detiene quei numeri parlamentari in grado di assicurare un governo "monocolore" al Paese. Voglio sottolineare, consapevolmente questa parola: Paese. Perché è proprio il Paese che deve essere al primo posto di ogni valutazione politica, e non certo le beghe di bassissimo livello che trovano la loro ragion d'essere solo nella volontà di difendere la propria bandiera o la propria casta. È il Paese ad urlare oggi i suoi bisogni. Da anni stiamo denunciando le difficoltà dei lavoratori, ma queste difficoltà stanno aumentando in maniera esponenziale, tremenda, gravissima. Le ultime rivelazioni della Banca d'Italia ci dicono che il 63% delle famiglie è sull'orlo della crisi e questo, semplicemente, non è giusto e grida vendetta. Che fare allora?

Cosa fare di questa rabbia, di questo senso di ingiustizia, di questa percezione di violenza subita anno dopo anno attraverso una legislazione vessatoria al limite del mobbing collettivo verso i lavoratori pubblici? E ancora, cosa deve fare e cosa può fare il sindacato?

Le risposte, per ogni lavoratore, sono legate al modo in cui esso considera l'associazionismo sindacale: esso può essere inteso come un'opportunità per lottare insieme tutte quelle battaglie che da soli non si possono combattere, oppure come un'associazione distante e terza che non ha nulla a che fare con la mia vita.

Se questo secondo approccio fosse condiviso da tutti i lavoratori, o dalla loro maggioranza, vivremmo in una realtà totalmente individualizzata, composta di tanti "uno" staccati gli uni dagli altri, dove ogni lavoratore sarebbe una goccia infinitesima senza voce all'interno di un oceano di forze, politiche ed economiche, capaci di schiacciarlo senza rimorso e senza traccia di rimpianto. Se invece i lavoratori fossero, oggi più che mai, capaci di avvertire nella loro interiorità l'esigenza di uscire dall'isolamento –che porta solo frustrazione, impotenza e ulteriore chiusura sociale- si aprirebbe per loro uno spiraglio di speranza, frutto della condivisione e del percepire una comunità intorno a sé che si muove compatta ed unita per cambiare la realtà. Più la crisi è dura, più la situazione è difficile, e più c'è bisogno di unità, di superare le differenze, di farsi attori protagonisti del cambiamento attraverso tutti quei metodi democratici che abbiamo a disposizione, come del resto è l'associazionismo sindacale. E' giunto il momento di rafforzare ancora di più il sindacato e di dare ad esso una forza capace di svolgere il ruolo di difesa degli interessi collettivi, proprio davanti ad una situazione istituzionale difficile e secondo me preoccupante per il futuro di tutti noi.

Cari amici, mentre la politica non sembra vicina a chi dovrebbe tutelare, vale a dire "il popolo", lo stesso si ribella utilizzando sempre più quegli spazi nuovi di comunicazione come il web, per unirsi e protestare. Ma e' questa, mi chiedo, la strada giusta? O invece bisogna risvegliare quella voglia di partecipazione e di coinvolgimento nel dialogo di tutte le parti della società civile per permettere un rilancio del nostro Paese, senza rischiare -e la storia lo insegna- che venga un uomo solo capace di prendere il comando dell'apparato istituzionale? I lavoratori chiedono, alla politica e al sindacato, non le teorie ma le cose concrete:

i rinnovi dei contratti, la dignità e la stabilità del lavoro, la sicurezza per il sostenimento delle proprie famiglie e sopratutto un futuro per i propri figli, con una scuola che funzioni, con una sanità che ne assicuri la salute, con una giustizia veramente "giusta", con un ambiente rispettato, con una pubblica amministrazione capace di erogare i servizi necessari, con reale sicurezza nelle città; questo e solo questo, non voli pindarici.

A noi, a ciascuno di noi, amici, spetta la responsabilità di fare le scelte giuste per realizzare il mondo che vorremmo e di cui abbiamo bisogno, tanto come singoli che come collettività. Facciamo sì di non uccidere questa speranza e questa aspirazione. Su questi temi essenziali vorremmo discutere, come cittadini, lavoratori e sindacato, con un governo dello Stato italiano, un governo numericamente forte, capace di prendere decisioni, anche se frutto di mediazioni tra le forze politiche che lo sorreggono.

Non è tempo di maschere o balletti.

Non c'è tempo per il gioco delle parti.

La gente è in difficoltà nera.

Vogliamo far sapere a tutti i politici che oggi più che mai essi hanno l'obbligo di porre quale priorità assoluta della loro azione politica l'interesse primario del Paese e dei cittadini.

Questa è la nostra linea politica come sindacato autonomo e a questo fine faremo sentire la voce dei lavoratori.

Massimo Battaglia

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