mercoledì, ottobre 06, 2010

DAL NOTIZIARIO DEL MESE DI LUGLIO

L’ACCOLLO FALLIMENTARE DELLA SOCIETA’ ALES SUL BILANCIO DEL MIBAC

La Società Ales creata nel 1998, dopo un passato fallimentare, un tempo mista e appositamente creata per "riciclare" gli ex LSU, ha subito una profonda metamorfosi.

E' diventata una SPA a totale partecipazione statale ed ha cambiato lo statuto candidandosi, in tal modo, alla realizzazione di tutte le attività di gestione dei servizi e valorizzazione dei Beni Culturali.

Da pochi mesi dovrebbe entrare nella gestione dei Beni Culturali in Campania, tranne Pompei destinata ad un’ennesima fondazione.

La Società Ales, come già accennato, si è dotata di un nuovo statuto che ne amplia il raggio d'azione, e ciò ha fa preoccupare i concessionari privati che già operano nel settore dei Beni Culturali. Infatti, la società per azioni del Ministero per i Beni culturali che si occuperà dei lavori e dei servizi a cui pochi conoscevano l'esistenza, parte già sul piede sbagliato, in quanto, nonostante i notevoli finanziamenti, chiuderà quest’anno il proprio bilancio negativamente e così sarà anche per il prossimo anno. C’è da chiedersi a chi sia servito accollarsi una montagna di debiti per far uscire dall'ombra una Società tanto discussa e trasformarla in un oggetto misterioso che assomiglia tanto  all’altra Società di Stato com’è Arcus, anch’essa coinvolta in notevoli inchieste giudiziarie.

Infatti, l’interrogativo più frequente è quello di capire a che cosa serve e quale sarà la sua funzione in futuro? Se solo pensiamo che si tratta di una Società che fu creata nel 1998 ed è stata solo utile per sistemare alcune centinaia di «lavoratori socialmente utili» assegnati al Ministero per i Beni e attività culturali e impiegati in lavori di pulizia, giardinaggio e vigilanza in Campania e nel Lazio.

Per anni i lavoratori dell’Ales sono serviti a tappare i buchi nell’organico del Ministero e oggi regolarmente assunti, attualmente rispetto alle migliaia di unità si sono assottigliate a circa 800 persone e che tra l’altro molti di loro hanno raggiunto la soglia della pensione. E’ ben noto a tutti che la Società Ales è servita soprattutto negli anni a sistemare personaggi espulsi dalla politica e per scopi prettamente clientelari, così come avviene per tutti quegli Enti fortemente voluti dal potere politico. Pertanto, solo i “benpensanti” della ristretta cerchia dei collaboratori del Ministro Bondi, potevano accollarsi un passivo così tanto vistoso che in un periodo come questo, di tagli alla spesa pubblica, che già incute tanto timore e altrettanta preoccupazione, d’altro canto e facile pensare che se si trattasse solo di sostenere i costi dei lavoratori, forse ancora ancora si potrebbe fare, ma, purtroppo, come abbiamo già avuto modo di appurare, i costi non sono solo quelli, ma molto di più e quindi, inevitabilmente confluiscono sul bilancio, che come è risaputo, già negli anni tra il 2007 e 2008 erano in rosso di circa 2 milioni di euro e che proprio per questo la stessa società ha rischiato la chiusura e i 430 dipendenti il loro licenziamento, se non fosse intervenuto un accordo sindacale nel settembre 2008, che ha favorito la riduzione del personale e la vendita di alcuni uffici.

Attualmente i dipendenti ammontano a circa 311, pur avendo la società nello stesso anno cambiato e ampliato le sue competenze. Dal mese di gennaio 2010, è stato varato un terzo statuto che specifica e conferma quanto riportato negli statuti precedenti ed stende il raggio d'azione della stessa società.

La società Ales, nelle intenzioni politiche più influenti,doveva diventare la “Beni Culturali Spa” quella che fu definita a suo tempo una “megasocietà” di tipo poliedrica al servizio del Ministero per i beni e le attività Culturali, un progetto questo, se pur ambizioso, ma, miserevolmente abbandonato.

Dopo svariati tentativi dei vari organismi istituzionali che a fatica cercavano di districarsi la “patata bollente” senza alcuna via d’uscita, c’è stata l’illuminazione della politica del Gabinetto Bondi, che ha pensato, che tutto sommato avere a propria disposizione un contenitore assai utile, come quello di  Ales, poteva comunque far comodo alla gestione e al potere discrezionale dell’Amministrazione.

Così è passata alle dipendenze del Direttore Generale per la valorizzazione Cav. Mario Resca e continua nei suoi compiti stabiliti in contratti d'appalto con il Ministero per tutto ciò che concerne le pulizie, custodia e giardinaggio, anche se per il futuro la società Ales, pur non avendo ancora un proprio mercato, fa preoccupare gli erogatori dei servizi privati che già sono inseriti nel settore, in quanto per statuto può svolgere una lunga serie di compiti in ambito nazionale e internazionale, inerenti la gestione dei musei, aree archeologiche, monumentali, biblioteche e archivi, nonché i servizi al pubblico, la vigilanza, le visite guidate, la biglietteria, il bookshop, la gestione dei posti di ristoro, oltre a ogni altra necessità di tipo istituzionale o attività di supporto.

E come se non bastasse, può gestire convegni, fiere, spettacoli, farsi casa editrice per la produzione di libri, periodici e stampati, materiali audiovisivi e didattici, nonché  esercitare l'attività di merchandising, progettare e realizzare allestimenti, call center e perfino i servizi di supporto alla catalogazione delle opere d'arte.

La società Ales pur non avendo ancora, il know-how e le professionalità capaci di occuparsi di tutto questo, tuttavia il suo statuto ne fa un potenziale colosso, un formidabile partner «in house» del Ministero.

Tutto questo, come abbiamo già detto, preoccupa quell'insieme società private che, dopo la legge Ronchey del 1993, si sono sviluppate e lavorano per le Soprintendenze nei musei di tutta Italia, nel campo dei «servizi al pubblico», le quali temono che il Ministero possa usare la società Ales per invadere il mercato con tutta la sua ingombrante presenza.

L'Europa è molto chiara su questo: le società in house come la Ales, dovrebbero rappresentare l’estrema “ratio”, e quindi un eccezione. C’è comunque da augurarsi che la Ales non parteciperà mai a gare e non opererà in deroga al regime degli appalti.

L'applicazione di questo tipo di attività fa intravedere quello che una volta si poteva definire “compartecipazione statale” e che negli anni è stata del tutto accantonata per lasciare spazio al mercato e far sì che non sia sempre lo Stato a sanare i deficit di bilancio delle Aziende.

Nel programma del Direttore Generale Mario Resca si prevede di trovare finanziamenti per consentire alla società Ales di agire formalmente e di intervenire in tutti quei settori nei quali Ministero e Soprintendenze mancano di personale. Ma quali saranno questi settori?

Non è ancora chiaro, e forse potrebbero essere la manutenzione e la sorveglianza, o la fornitura di alcune figure professionale di livello medio-alto che potrebbero trovare collocazione all'interno delle Soprintendenze, al fine di coprire le loro carenze d’organico, creando nel contempo una anomala struttura parallela.

La Confsal-Unsa Beni Culturali da tempo si sta battendo per impedire lo sviluppo di fondazioni e di società finanziate con capitale pubblico e messe a disposizione di privati che acquisiscono la gestione dei beni culturali a condizioni assai favorevoli,scevra dai costi del personale ed altre situazioni di spese pur incamerando  gli utili ad incremento dei loro capitali.

Contrariamente a quanti che intravedono nuove prospettive di sviluppo per il settore, il nostro sindacato è attento e vigile sull’operato dell’Amministrazione che ancora una volta sta optando al proprio ruolo istituzionale, in cambio di un surrogato organizzativo che non potrà mai eguagliare le capacità Tecniche-Scientifiche—Amministrative del personale del MiBAC.

Spiace constatare che a fronte di una simile situazione le Organizzazioni Sindacali si presentano come al solito disunite, dando un ulteriore prova della loro incapacità di difendere gli interessi dei lavoratori, che attraverso la delega hanno affidato la loro fiducia affinché non vengano depauperate le funzioni e le professionalità.

Pertanto, rispondiamo in maniera compatta a CGIL e CISL del settore, che ci accusano di essere corporativi, così come replichiamo alla UIL-BAC che ogni nostro operato è svolto esclusivamente a difendere la base produttiva del Ministero e quindi non ci lasciamo distrarre da accuse gratuite, che tendono a nascondere la verità pur di accalappiare qualche iscritto in più.

 

 

 

 

 

 

 

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